Pagine non disperse di romanticismo fascista e di eroismo estremo

29 Maggio 2012

Filippo Giannini

 

Accadde sul Mortirolo

UN METRO DI MISURA

 

F. P, non voglio citare il nome completo perché non autorizzato. Nel 1940, quando l’Italia entrò in guerra, i giovani italiani che studiavano erano dispensati dal presentarsi alle armi. Ma quei giovani non accettarono questa discriminazione e inscenarono una dimostrazione, cioè si radunarono in Nord Italia e intrapresero una marcia, che passò alla storia come la marcia della giovinezza. Partirono in 20 mila, lungo la strada se ne aggiunsero altri 5mila e attraversando l’Italia da Ovest verso Est percorsero a piedi un migliaio di chilometri. A poco valse questa manifestazione di patriottismo e di senso del dovere, perché il Governo di allora perseverò nel rifiuto, anche se, alla fine, dovette cedere qualcosa: a un migliaio di giovani fu concesso l’onore di Servire la Patria (come suona male oggi questa espressione).
Torniamo a F.P., questi allora era un giovane di quindici anni e non faceva parte della suddetta marcia della giovinezza, ma sentiva l’obbligo di partire. Nel 1942, fuggì da casa e si arruolò nel raggruppamento CC.NN. Montebello. Rimase alcune settimane in questa formazione, poi gli ufficiali, avendo controllato l’età, gli consigliarono di tornare a casa. Ma quale casa? Lui voleva combattere per l’Italia e, tra mille peripezie, lo ritroviamo in Russia nelle file della Tagliamento. Partecipò a diversi combattimenti fino a quando la Tagliamento nel giugno 1943 l’unità fu rimpatriata per riorganizzarsi, avendo subite diverse perdite.
Poi avvenne il croocked deal (espressione di Eisenhower) dell’8 settembre 1943 e F.P., similmente a centinaia di migliaia di altri giovani e meno giovani, aderì alla Rsi e rimase nella Tagliamento, esattamente nel Primo Plotone, 63° Brigata, e riprese le armi combattendo, fra l’altro, contro gli angloamericani lungo la dorsale adriatica, sotto il comando del Tenente Giuseppe Mazzoni da Zara.
A proposito del tenente zarino Giuseppe Mazzoni, F.P. alcuni anni fa mi rilasciò questa testimonianza.
Citare un nome come quello del tenente Giuseppe Mazzoni e indicarlo come metro di misura con gli omuncoli di codesta repubblica lo riteniamo offensivo per l’eroico tenente della Repubblica Sociale Italiana. Lui sì, veramente coerente, non i due personaggi, recentemente scomparsi, citatati, come esempio di coerenza (pensate un po’) dal Presidente Giorgio Napolitano.
Leggete e giudicate, quanto ha ricordato F.P..
Siamo agli ultimi giorni della guerra, precisamente nell’aprile 1945.
La Prima Compagnia agli ordini del capitano Carlo De Mattei era rientrata a San Giacomo di Teglio, in alta Valtellina, per riorganizzarsi prima di sferrare l’attacco decisivo alle postazioni trincerate del Mortirolo, dove si erano rinchiusi i partigiani delle Fiamme Verdi, già operai della Todt che erano state riattate agli ordini della Wermacht. Ci si stava dunque preparando, armi pulite e lubrificate, nastri della MG verificati, quando qualcuno, F.P. non ricorda il nome, entrò nella camerata che ospitava i legionari gridando fra le lacrime:  << Ragazzi, è tutto finito, hanno ucciso il Duce. I tedeschi se ne vanno, siamo rimasti soli! >>
<< Non mi è possibile descrivere ciò che ciascuno di noi ha provato in quei momenti. Non so se era più grande la rabbia o il dolore. Come naturale ci attaccammo alla radio per sentire le notizie: era vero! Il Duce, per il quale ognuno di noi era ancora disposto a dare la propria vita, era stato assassinato >>.
Mentre il Comandante di Compagnia, Capitano De Mattei, cercava di mettersi in contatto con eventuali camerati superstiti (erano tagliati fuori dal resto della Legione) e con il Cln locale per cercare di salvare i suoi legionari. Il Tenente (Pino) Giuseppe Mazzoni, come detto, comandante del Terzo plotone della Prima Compagnia, adunava nel cortile tutti i Legionari e dopo aver illustrato la situazione generale, dichiarava: < < Io ho perso non solo la guerra, ma la mia città, la mia Dalmazia. Avevo giurato di vincere o di morire. Una guerra si può perdere, ma con onore, non servendo ed ossequiando il nemico. Noi non abbiamo tradito! Viva il Duce, viva l’Italia! >>. Appoggiò la pistola d’ordinanza alla tempia e sparò. Pallottola difettosa? Misericordia divina? Il colpo non partì. Il Tenente Pino Mazzoni fece scorrere il carrello della pistola mettendo in canna una seconda pallottola. Questa volta il colpo partì, lasciando tutti noi attoniti e sgomenti.
La Legione d’Assalto M Tagliamento, non si arrese a nessuno, si sciolse volontariamente il 5 maggio 1945. >>
Firmato: P. F. – Primo Plotone, 63° Brigata Btg Tagliamento