24 Agosto 012
Filippo Giannini
Olimpiadi e medaglieri
La scemenza di Grillo, ossia che le Olimpiadi siano l’apoteosi del nazionalismo, non l’ha bevuta nessuno, vista la sua marchiana, meschina, bugiarda demagogia. Le Olimpiadi hanno subito nel corso delle tante edizioni condizionamenti politici e ideologici nella facciata, ma salvo il caso del boicottaggio di quelle di Mosca in epoca di recrudescenza della guerra fredda con Reagan, ciò è stato qualcosa che ha inciso poco nella sostanza, anche perfino durante quelle di Berlino sotto Hitler. Esse sono state e rimangono uno dei momenti di maggiore risalto della partecipazione di uomini e donne al di là delle più differenti latitudini etniche, politiche e religiose.
Nulla a ciò toglie la ricerca del prestigio inteso in senso sportivo e d’immagine per ogni singola nazione, anche se bisogna considerare certe posizioni di accentuato “investimento politico” fatto da precisi regimi comunisti per tanti lunghi anni, che oggi non esistono più, come quello rumeno e quello della Germania orientale, per non parlare ancora oggi della Cina e della più che probabile contraffazione di date di nascita di giovanissime atlete che ivi vengono fatte.
L’Italia, salvo la buona affermazione avuta alle Olimpiadi romane degli anni ’60, deve risalire a decenni indietro per poter riscoprire ottimi medaglieri. E’ quello che ci ricorda qui Filippo Giannini, certamente coniugandolo con il governo che allora ci guidava. E nessuno o quasi lo ricorda, per procurata lobotomia ideologica.
Si dirà che certo da allora il mondo è radicalmente cambiato, che le nazioni sono quasi duecento. E’ vero, ma è anche vero che le maggiori nazioni si riconfermano in generale in testa alle classifiche. E da qui viene fuori la balla del G8 sportivo. Perché mai? Perché non possiamo considerare a piacimento soltanto il medagliere d’oro, ma quello generale. In riferimento al primo, poi, è da rilevare come la Corea del Sud abbia conseguito risultati incredibili. Nel medagliere generale (oro, argento e bronzo), vediamo quante medaglie ha preso il Giappone e quante ne hanno preso Australia e Canada, che hanno una popolazione di meno della metà di quella italiana. Allora parliamo del G10 o del G11, senza mai nulla togliere ai nostri atleti, ma per amore di verità. – Eulà
Visto che ancora siamo siamo in giorni post-olimpiadi e non si fa altro che gridare di gioia e d’orgoglio per il decimo (sottolineo decimo) posto ottenuto dagli atleti italiani, mi permetto di precisare quanto segue. Alcuni amici lettori ricorderanno come conclusi un mio precedente articolo, ricordando che l’Italia nelle Olimpiadi nel periodo del male assoluto, e cioè nel 1932, nel medagliere figurò al secondo posto e nel 1936 al quarto posto. Dimostrando, una volta ancora che anche) nello sport l’Italia era un simbolo da seguire. Riporto il Medagliere delle due Olimpiadi sopra indicate, citando solo le prime dieci Nazioni:
LOS ANGELES 1932 (X E.F.)
V O A B
Stati Uniti 103 41 32 30
ITALIA 36 12 12 12
Francia 19 10 5 4
Svezia 23 9 5 9
Giappone 18 7 7 4
Ungheria 15 6 4 5
Finlandia 25 5 8 12
Gran Bretagna 16 4 7 5
Germania 20 3 12 5
Australia 5 1 1 0
BERLINO 1936 (XIV E.F.)
V O A B
Germania 89 33 26 30
Stati Uniti 56 24 20 12
Ungheria 16 10 1 5
ITALIA 22 8 9 5
Finlandia 19 7 6 6
Francia 19 7 6 6
Svezia 20 6 5 9
Giappone 18 6 4 8
Olanda 17 6 4 7
Gran Bretagna 14 4 7 3
Ci fosse stato un cane di giornalista che avesse ricordato questi precedenti. Perché? Eppure di chiacchiere ne sono state fatte tante, ma tante…