LETTURE DI LUCA VIOLINI, CON L’EDITORE MASSIMO CANALINI, IL CRITICO MANUEL COHEN, LO SPORTIVO STEFANO MAKULA e GLI ARTISTI ANDREA RONCATO, NEVIO DE ZOLT, FRANCA SEBASTIANI e FABRIZIO SAVI
Domenica 30 settembre 2012, 18.30, Hotel Fortino Napoleonico di Portonovo (Ancona), la giornalista Paola Zanoni presenterà “Inventario delle attese” (Cattedrale, 2012), il libro d’esordio di Bice Previtera, medico messinese, trasferitasi ad Ancona nel 2000, con la passione per la poesia. Alla presentazione libro, che raccoglie trent’anni di poesia, interverranno Massimo Canalini, editore; Manuel Cohen, critico e saggista letterario; Andrea Roncato, attore; Nevio De Zolt, artista; Franca Sebastiani, cantante e compositrice; Stefano Makula, recordman di apnea; lo scultore Fabrizio Savi esporrà le proprie opere; l’attore Luca Violini leggerà alcune poesie tratte dal libro.Musiche per pianoforte a cura del maestro Tony Neiman. Sarà presente l’autrice.
Messina rappresenta il luogo non solo di nascita – il 26 novembre 1964 – ma anche di formazione di Bice Previtera. Vi consegue gli studi classici. Segue la laurea in Medicina e Chirurgia e varie specializzazioni. Il confronto con realtà diverse, grazie a costanti viaggi all’estero a partire dal 1982, risulterà importante per la maturazione di sensibilità e astrazione negli anni successivi. Si sposa nel 1992. Nel 2000 si trasferisce ad Ancona col marito e i due figli, Carlo Alberto e Alfredo. Ancona, scelta come patria d’adozione, costi¬tuisce il momento della rinascita in tutti i sensi: da un lato si afferma nella professione medica e completa la propria formazione abbracciando materie di economia presso l’Università Politecnica delle Marche, dall’altro entra a far parte dell’associazione culturale Nie Wiem, cui collabora in modo assiduo. Due date risultano pietre miliari nel cammino poetico: dapprima l’empatia, nel luglio 2007, con il pittore Nevio De Zolt conferma l’ispirazione tratta da dipinti già emersa in nuce nel 1998; successivamente, l’incontro nel luglio 2010 con Umberto Piersanti, in occasione della dedica del Parco del Cardeto di Ancona a Franco Scataglini, è determinante per la decisione di pubblicare trent’anni di poesia.
Sono disponibili copie del libro per articoli e recensioni.
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Consegnare a un ideale diario di bordo la pratica quotidiana della scrittura in versi potrà apparire come una prassi non rara e alquanto comune. Tuttavia presentano un quid di non ordinario la cura, la passione, il pudore e l’intima volontà di dire portate avanti di decennio in decennio, caparbiamente e quasi in semi clandestinità da Bice Previtera.
L’autrice, a tutt’oggi sostanzialmente ignota a chi si occupa di poesia, non è di fatto un letterato “di professione”: apprendia¬mo che proviene da una formazione scientifica e che nella vita si occupa di sanità: è infatti laureata in medicina e chirurgia. Ma è evidente che da lungo tempo frequenta i territori della parola poetica.
Pochissimo o nulla era fino a oggi trapelato, pochissimi testi avevano sinora avuto una qualche sortita pubblica e, nonostan¬te l’era del web, con le svariate occasioni di visibilità offerte dai numerosi lit-blog, la nostra autrice si è bellamente sottratta alle sirene e ai vezzi di una fantasmatica società letteraria:
«C’è chi vende / la parola / come arma: / mi sono accorta che si deve usarla / con saggezza / estrema, / scandita, / non con arrogan¬za.» (Savoir faire, Messina, 6..986).
Si scrive a volte con ambizioni altre, non per questo sbagliate, lontano dalle mode o dalle carriere letterarie. Tuttavia si scrive con un intento preciso, con un’idea certa, con la consapevolezza di voler segnare il proprio solco, di registrarne i passi, le tracce, le attese, simile alla metafora offerta in Rododendro: «Chiedi / a te stessa / ancora una volta / uno sforzo. // Mettere a fuoco / lo stato del cuore / è non poco» (Messina, 02.03.987).
I versi che ora vengono stampati ci dicono di passioni, di dolo¬ri, di ansie, di pene, di gioie e di emozioni, di risentimenti, di vita interiore e di rapporti, continuamente rinviando a bussole e a bilanci: ovvero ci raccontano una vita, così com’è, ci suggeriscono l’esperienza: «senza un attimo di respiro / compresa tra il tutto e il nulla, / […] // Finalmente fresca, limpida, pura» come annuncia¬no le parole di Libera, un testo datato 26.05.98.
Ed ecco evidenziata una peculiarità dell’opera: ogni testo è tito¬lato ed è altresì datato e quasi sempre è annotata la località in cui è stato scritto: sono dunque registrati metodicamente abbondan¬ti trent’anni di esistenza e di scrittura, i passaggi, i transiti, i nodi e gli snodi, i luoghi vissuti o attraversati. Sono le prime tracce, gli stigmi quasi, di un artigianato di parola che si annuncia con il suo portato lirico, di “canzoniere”: l’Io di chi scrive ne è il testi¬mone e il protagonista, l’attante e l’agito, amato o ferito.
È così in evidenza, nella configurazione di un unico grande libro o del libro unico, unius libri auctor, la divaricazione tra un prima (temporale, geografico, affettivo) e un dopo ogni espe¬rienza, tra una scrittura in praesentia e una consequenziale in absentia.
Sicché due luoghi, su tutti, ricorrono e ricoprono quasi per in¬tero l’ambientazione esteriore o semplicemente la sua allusione: Messina, la città natale, e Ancona, la città da cui Previtera è stata accolta. Come incentrata sulla dinamica dei rapporti affettivi e interpersonali è quasi per intero la vicenda: un prima e un dopo il matrimonio, un prima e un dopo la nascita dei figli e le ami¬cizie.
Eviteremo di scoprire tutte le carte, di rivelare tutti i contenuti del libro, preferendo dunque lasciare al lettore la freschezza della scoperta e dell’ascolto. Sarà qui bastevole rilevare come in queste pagine, variamente alluso o rialluso, accennato o tratteggiato, si allestisce un vasto repertorio di istanze, di aspettative emotive, re¬ligiose e di pensiero, di vita e di visione, di sospensioni e di crolli, di incontri e di abbandoni, di condivisioni e di incomprensioni, di attese e di ripartenze, di gioie e delusioni, di cautele e di prese di posizione, di osservazione delle dinamiche sociali e della vita pubblica che non si esime dal giudizio, a volte dalla sentenza, pronunziata sempre in punta di penna o voce, con dignità e con garbo: «Ti chiedi / a cosa / valga / essere stati / educati, / annuire, / assecondare / per il bene / comune, / se ti fermi / a guardare / la rosa / appassita / che resta.» (Arabeschi, Ancona, 09.06.2009).
L’incedere della messinese è conciso, cadenzato ed essenziale, affidato a una sintassi che non eccede in subordinate o ipotassi e che ricorda per una vaga analogia l’istanza prosodico-ritmica del sillabato ungarettiano, il tutto armonico della paratassi, spe¬cie nei testi brevissimi in cui una singola parola è verso, o nei versi-frase monorematici. E ricorda Ungaretti anche il tono che, pur poggiandosi su un assetto tonale medio e su un lessico mai compiaciuto e mai esibito, risulta sostanzialmente alto.
Assieme a Ungaretti, una qualche ascendenza rilevante si rav¬visa con Quasimodo: un tratto di similarità in tutta evidenza fon¬dato sulla classicità naturale e la visionarietà fulgida e luminosa, mediterranea quasi, del poeta di Modica.
Accanto ai due maestri del Novecento, sono molti gli incon¬tri e gli autori letteralmente “divorati” dalla nostra autrice e fatti propri e molte le esperienze e le presenze significative che han¬no suggerito più di una svolta, o uno scarto ulteriore, alla sua scrittura: non è un mistero che Bice Previtera sia rimasta pro¬fondamente colpita nel corso di una lettura pubblica dalla poesia di Umberto Piersanti, da lei considerato più di un maestro, un riferimento preciso e illuminante.
Come è altresì evidente che l’esperienza pluriennale del “Labo¬ratorio di poesia” organizzato in Ancona dall’associazione “Nie Wiem” a cura di Luigi Socci e Valerio Cuccaroni – laboratorio da cui sono emerse alcune interessanti voci nuove come Barbara Coacci e Natalia Paci – abbia sortito esiti considerevoli di cui è traccia nell’Inventario delle attese.
Esperienza che ha significato un’acquisizione di consapevolez¬za, un’occasione di confronto dialettico, di crescita e di amplia¬mento di registri, di orizzonti e motivi. O semplicemente è stato il banco di verifica per una chiarificazione ulteriore al proprio connaturato incedere: «Vaghi / e non sai / quanti draghi / dovrai / combattere, / un passo / dopo l’altro. // Che scopo hai, / ti chiedi, / se non vedi, / un passo dopo / l’altro, / la strada / che hai percorso» (Un passo dopo l’altro, Ancona, 04.05.200).
E, ancora, occorrerà sottolineare come la scrittura di Bice Pre¬vitera non si risolva in se stessa, né si chiuda su di sé, ma spesso divenga una sorta di “scrittura-spugna”, come la direbbe Viola Amarelli, una tra le voci più interessanti dei nostri anni, ovvero una scrittura che si imbeve d’altro e di alterità, che respira acco¬gliendo in sé il respiro di altre esperienze e di altre forme d’arte: mi riferisco, per esempio, alla centralità che in anni recenti è ve¬nuta assumendo l’opera pittorica dell’ampezzano Nevio De Zolt, ammirata nelle esposizioni a Portonovo e Ancona, tra figurativo e astratto, surrealismo e istanza metafisica.
Ispirandosi alle tele dell’artista veneto trapiantato a Roma, la nostra autrice ha scritto alcune tra le sue liriche più alte e riu¬scite. I titoli di alcuni testi riproducono fedelmente le titolazioni dei lavori pittorici dell’artista delle Dolomiti. Un incontro, ad alta quota, tra arte e scrittura, nel segno della piena empatia, immersi nel paesaggio e nella vita cosmica dove la tensione di natura ac¬cende la carica mitopoietica: «Verde / intorno / e spazio / infinito / t’avvolgono. / Ti lasci sommergere / dal tempo, / come un manto invisibile / che in un attimo / fa riemergere / i ricordi» (La partita del tempo, Ancona, 23.09.2007).
Questi rapidi appunti di lettura siano uno stimolo ulteriore per i lettori che si avventureranno nell’esperienza di umanesimo sen¬sibile del libro. Siano inoltre, per Bice Previtera, il più concreto e fervido viatico, lo stimolo ulteriore a procedere. La mano amica nel lungo viaggio d’esperienza.