Presidente delle Corte di Assise di Appello a Palermo
Giudice semplice eroe di giustizia
Quella sera del 25 settembre 1988 mentre il magistrato Antonino Saetta guidava la sua auto senza scorta col figlio Stefano per tornare a Palermo doveva avere negli occhi il sorriso innocente del nipotino al cui battesimo il mattino aveva partecipato nella serenità familiare a Canicattì. Quello sprazzo di gioia non allontanava la
preoccupazione per il suo delicato lavoro: i processi di mafia, da quello per l’omicidio del collega Rocco Chinnici a quello più recente per l’omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile per i quali la Corte d’Assise da lui presieduta aveva deciso severe condanne per boss responsabili; e la guida del maxiprocesso che probabilmente l’attendeva a Palermo. Guidava nella notte guardando di tanto in tanto con tenerezza lo sfortunato figlio Stefano a lui accanto. D’improvviso un’auto affianca la loro ed é una raffica interminabile di colpi d’arma da fuoco. Poi buio e silenzio. La loro auto sbanda, si blocca. Gli assassini si dileguano nel buio. Saetta muore accanto al figlio pure lui trucidato. Una cinquantina di bossoli troveranno poi gli inquirenti. La spietata ferocia mafiosa ha colpito senza pietà quel giudice onesto, semplice, tenace, mite, così lontano dai clamori, e con lui il figlio malato.
Due anni dopo, il 21 settembre 1990, sulla stessa strada, in auto anche lui senza scorta, sarà ucciso Rosario Livatino, il giudice ragazzino, anche lui magistrato schivo e riservato, profondamente cristiano. Aveva scritto in un suo appunto “Quando moriremo, ci sarà chiesto non quanto siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili”. Chissà che nella notte dai loro cippi lì nella valle dei tempi non sussurrino preghiere per il nostro sventurato paese e per i suoi accecati abitanti.
“Resta l’infinita domanda per tutti: “Quanto ha perso la collettività con la caina uccisione di questi eroi che con tanti altri martiri di giustizia e legalità sarebbero sempre stati in prima linea contro l’illegalità, la corruzione, il degrado morale di questa umanità smarrita?”. Che ogni coscienza sappia rispondere.