10 Febbraio 2012
Domenico Cambareri
Infoibati ed esiliati:
negli anni ’50 tutti sapevano, ma bisognava tacere.
Per ordine del PCI
Confine nord orientale e massacri commessi dai titini e da comunisti italiani
La storia è stata negata perché la verità è stata maledettamente nemica dell’ideologia comunista. Da allora all’ulteriore tradimento perpetrato ad Osimo (un trattato che è carta straccia!) … fino ad oggi.
Oggi non si può più nascondere tale verità, e c’è chi non si arrende e cerca di addomesticarla con altre modalità, aggravandone il contesto storico e giocando sporco sul ruolo della politica italiana e fascista nell’area istriano-giuliano-dalmata, sempre per denigrare e falsificare in maniera delittuosa la nostra storia patria. Infatti, per quanto l’azione italiana non fu indenne da responsabilità, essa andava e ancora oggi va inquadrata nella necessaria difesa che delle terre e delle popolazioni italiche bisognava condurre con fermezza, a causa delle infiltrazioni etniche slave che perduravano da decenni, in origine volute e attuate dall’impero asburgico durante l’età risorgimentale, per alterare profondamente la reale composizione etnico-linguistica dei residenti lungo la fascia costiera. Non dimentichiamo poi che l’origine degli abitanti dei litorali e dell’ entroterra della costa orientale adriatica affonda nella storia antica dei popoli italici, visto che l’Adriatico era abitato da illiri (per l’appunto),veneti e iapigi (poi apulii: illiri trasferitisi nell’odierna Puglia). La continuità del sostrato e dello strato etnico era durata ininterrottamente per secoli, fino alla repubblica di Venezia e fino all’età contemporanea.
Noi non facciamo dei comunisti di tutta un’erba un fascio, spesso sono stati loro a farlo. Su tutto questo, aspettiamo ancora delle riposte che non arrivano. Visto che le ulteriori falsificazioni non costituiscono risposte valide.