12 Marzo 2013
Fonte: Fincantieri
Nota di Domenico Cambareri
Abbiamo più volte richiamato all’attenzione del mondo politico, di quello dell’informazione e dell’opinione pubblica la gravità della reale situazione in cui versano le Forze Armate in tema di adeguamento numerico e qualitativo degli strumenti che dovrebbero essere commisurati a raggiungere e garantire gli obiettivi fissati sul piano strategico dall’autorità politica. Innanzitutto, quello della sicurezza delle rotte e delle vie di rifornimento internazionali, e con esso quello della capacità di realizzare tali obiettivi nel quadro più allargato, ossia quello concorsuale dell’Unione Europea e della Nato. Purtroppo, come la storia degli investimenti nel settore della difesa insegna, una cosa è il dire e una cosa è il fare. Un’altra ancora il voler o il non voler fare. Le nostre Forze Armate sono all’osso, come suole dirsi, usurate dai continui impegni in cui sono coinvolte per le missioni internazionali a cui i governi e i parlamenti italiani hanno deciso liberamente di partecipare. Lo strumento risulta altresì numericamente depauperato per l’ulteriore riduzione decisa dal governo Berlusconi e dal parlamento e anticipata dal consiglio supremo di Difesa. In particolare, la Marina Militare non sarà in grado di garantire il minimo della sicurezza dei rifornimenti energetici in caso di gravi e prolungate crisi internazionali, qualora non sarà potenziata o altrimenti qualora non riceverà un forte aiuto da marine di altri Paesi. Ecco perché il raggiungimento dell’obiettivo minimo di 10 unità della classe Fremm e il ben auspicabile aumento della classe Orizzonte, al di sotto della soglia di esistenza fisica (vi sono solo due unità che dovrebbero contribuire alla difesa aerea allargata delle scorte alle portaerei, delle navi da trasporto per i rifornimenti strategici, del territorio nazionale). E’ doveroso dire no a una difesa fantasma perché ciò ci rende più deboli ricattabili, e vulnerabili in ogni momento, nelle più diverse situazioni e modalità. Infine, non dimentichiamo il grande contributo che il settore cantieristico coinvolto dà alla crescita della ricerca avanzata e del lavoro ad alta ricaduta tecnologica, e di quanto in questi anni di crisi è stato fatto e viene fatto fatto in Francia dal precedente e dal nuovo governo. Tutto l’opposto della miopia italiana. Eppure, noi dipendiamo dal mare e dai rifornimenti via mare in maniera preponderante e siamo da essi dipendenti molto più della quasi totalità degli altri partner europei. C’è davvero sempre da apprendere, in un Paese cronicamente immaturo sul piano politico se non incosciente, così afflitto di autolesionismo e di inesausta demagogia dei luoghi comuni e delle stupidità senza limiti. – Domenico Cambareri
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