Siria. Ci si prepara all’indizione di una nuova scellerata guerra umanitaria? Il governo seguirà cautela e previggenza della Bonino?

29 Maggio 2013

Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

 

Colonialismo sfrontato e proiezione di potenza delittuosa. A cosa serviranno? Ad esportare democrazie al sangue?

 Etica politica e obiettivi di profitto: considerare i costi umani? – Nuovi exploit di massacri religiosi e di infiltrazioni degli esclusivisti islamici? A chi giova?

 

 

 

 

 

 

Il presidente americano Obama ha dunque varcato il Rubicone? Ha richiesto ufficialmente alle forze armate uno “studio di fattibilità “ sull’imposizione di una no fly zone in Siria. Questo è solo un primo, irreversibile passo per andare oltre?
Questa notizia fa seguito al fallimento di una linea comune dell’Unione Europea nella crisi siriana. Regno Unito e Francia, che scalpitavano da tempo, e forse altre nazioni, seguiranno la loro strada, quella della “vendita” di armi all’esercito siriano “libero”.
Benissimo ha fatto il ministro italiano degli esteri, Emma Bonino,a prendere una chiara posizione per non “vendere” armamenti ai miliziani anti – Assad. Emma Bonino ha dichiarato a chiare lettere che chiederà al governo di fare propria la sua posizione.
Va da sé che quando si parla di vendere armamenti, in casi come questo, significa donare armamenti ed esigere cambiali in bianco. Ciò nonostante, sappiamo, come i precedenti e recenti avvenimenti del contesto del mondo islamico abbondantemente insegnano, chi sono coloro che di queste crisi e di queste armi  ne traggono oggettivo vantaggio, per metterci su un carico addizionale di escalation alle stragi e al terrorismo: gli esclusivisti islamici.
La Siria non è la Libia e non è l’Afghanistan. Non è neppure l’Iraq. E’ un Paese di soli 185.000 kmq con oltre venti milioni di abitati, con un’incredibile densità di oltre 122 abitanti per kmq, con un reddito procapite tra i più elevati di tutto il mondo islamico, Paesi produttori di petrolio della penisola arabica esclusi (dove però la distribuzione della ricchezza presenta le più elevate disuguaglianze al mondo). Considerando la Turchia già ponte dell’Unione Europea, la Siria è il Paese più occidentalizzato, assieme all’Egitto e Paesi del nord Mediterraneo. Dopo l’Egitto, la Turchia e l’Algeria è la nazione islamicomediterranea più popolosa. E’ un Paese politicamente laico che ha raggiunto equilibri confessionali difficilissimi e instabili, precari. Equilibri che sono stati mantenuti attuando una politica sicuramente repressiva. E’ il Paese, infine, che non ha chinato la testa alle minacce e ai ricatti degli Stati Uniti e delle ex potenze coloniali europee (Francia e Regno Unito).
Si dirà che la politica siriana è da sempre coinvolta nella protezione e nella promozione del terrorismo internazionale di marca araba e islamica. In tutto questo c’è molto di vero e c’è molto di falso. Non si vuole qui negare l’ininterrotta ipoteca che il regime di Damasco ha tentato di porre sul Libano e le incessanti, sanguinosissime vicende che hanno costellato gli ultimi quarant’anni di storia.
Ma bisogna cercare, per quanto sia difficile, la verità oltre i limiti della convenienza e della disinformazione. La Siria, assieme alle altre nazioni arabe e islamiche del vicino e del medio Oriente, fu letteralmente divorata dal colonialismo anglo-francese (nel suo caso da quello francese) alla fine della prima guerra mondiale, al seguito del disfacimento dell’impero ottomano. Nel periodo della decolonizzazione, fu costretta a legarsi, così come fecero via via tutti i Paesi della regione ad eccezione di quelli assolutisti della penisola arabica, all’Unione Sovietica, finite tragicamente le attese che molti di questi popoli avevano riposto nella vittoria tedesca e italiana. La nascita dell’entità sionista in Palestina determinò in questo contesto infatti il definitivo tracollo di ogni possibile equilibrio, anche perché l’Inghilterra tradì per l’ennesima volta le promesse, e gli Stati Uniti non di meno.
E’ doveroso ricordare, però, che nel 1956 gli USA furono decisi e pronti a distruggere le flotte dei loro alleati anglo-francesi che avevano attaccato congiuntamente Suez, supportate dalle truppe del neonato Israele, per riappropriarsi del controllo del canale che Nasser aveva nazionalizzato. Purtroppo, gli USA avevano iniziato a percorrere la china della loro politica nel vicino oriente, iniziata con la debolezza umana di Truman davanti ai piagnistei del suo medico ebreo e delle sempre più influenti e potenti lobby sioniste. Da lì a poco avrebbero rotto con l’Egitto, si sarebbero isolati nel Mediterraneo orientale al fine di perseguire una mera politica di potenza e quindi tentare di sostituirsi agli anglo-francesi in tutto e per tutto. Fino ad arrivare alla clamorosa reimpostazione strategica di Nixon, operata dal suo consigliere Henry Kissinger, ebreo polacco naturalizzato americano, reimpostazione strategica che avrebbe legato mani e piedi di Washington a tutte le politiche occulte del sionismo mondiale e alle mene espansionistiche e di esaltazione giudaica di Israele. Sino ad oggi, alla grande.
Dalla guerra del 1967, gli avvenimenti risulteranno sicuramente più facili da ricordare ad ogni lettore. Ma non comprensibili. Infatti, il terrorismo arabo e in particolare palestinese non è stata altra che la mera conseguenza, l’effetto della causa: del terrorismo ebreo in Palestina e quindi del milione e mezzo di palestinesi che dovettero abbandonare la loro terra per vivere ancora, fino ad oggi, come profughi nei diversi campi confinari. Su tutto questo, la stampa d’informazione e le classi politiche egemoni americane ed europee fanno cadere la coltre del silenzio, scriteriate e incoscienti serve degli obiettivi delle organizzazioni sioniste che vivono su quanto è stato lucidamente e in maniera esemplare chiamato da un coraggioso e discriminato studioso ebreo << la fabbrica dell’olocausto >>.
Il contesto degli esiti della tanto sperata ma alla prova dei fatti grama primavera araba ci presenta un quadro di completa destabilizzazione interna di questi Paesi, nei quali per di più sono diventate forze particolarmente dinamiche aggressive e pericolose le entità ideologiche degli esclusivisti islamici. Forze integraliste che irrompono sulla scena della vita civile in modo pericoloso, di fronte a cui le potenze occidentali (USA, Regno Unito e Francia) si sono dimostrate alla prova dei fatti assolutamente imbelli o volutamente incapaci di intercettare e distruggere queste minoranze che oggi utilizzano armi occidentali. Inoltre, questa destabilizzazione interna rende questi Paesi, non solo la Libia o la Tunisia ma perfino l’Egitto, particolarmente vulnerabili e isolabili quanto ricattabili dall’esterno.
L’obiettivo che si prefiggono gli americani è dunque quello di rendere una parte non irrilevante del Mediterraneo area stabilmente destabilizzata? O altrimenti quale è? Finora non è stato detto. Sappiamo che oramai è impossibile accettare quanto in tanti, anche noi, all’inizio di questa nuova sporca guerra ideologica, definita dapprima come atta ad << esportare la democrazia >> dal macellaio ex alcolizzato Bush jr e poi ridefinita con vera ignominia << guerra umanitaria >>; di quanto anche noi avevamo accolto senza vederne e prevederne gli ulteriori sviluppi e le finalità ulteriori e nascoste.
Anni addietro ebbi a scrivere un editoriale dal titolo: << Si scrive Iraq, si legge Iran >>. Non mi sbagliavo. A quanto è valso scatenare due guerre contro l’Iraq? Quanto è stato il costo umano e quanto ancora sarà? Le stragi di Saddam Hussein hanno avuto fine del tutto o continuano sotto il rinnovato furore degli scontri religiosi senza quartiere? Quanto è stato questo costo umano e quanto sarà nei prossimi anni alla luce di quanto precedette, la decennale guerra di Saddam Hussein, supportato in tutto e per tutto dagli occidentali, contro l’Iran di Komeini, che provocò oltre un milione di morti? A cosa è valso salvare uno stato fantoccio quale il Kuwait creato ad hoc da Churchill, strappando un prezioso lembo del deserto e della costa iracheni per controllare direttamente il cuore della regione dei pozzi di petrolio? Perché gli USA, Paese che rivendica da sempre il diritto alla libera informazione,tengono ancora nascosti i filmati dei suoi soldati e non dei giornalisti (mai realmente portati in prima linea) sugli assalti terrestri condotti contro gli irakeni? Con l’abbattimento di Saddam Hussein, l’obiettivo principale, costituito dagli integralisti islamici, fu colpito o solo aiutato, visto che il regime laico di Hussein era visto da al Quaeda come e peggio di un blasfemo eretico?
Adesso e nel prossimo futuro, a cosa servirebbe una guerra umanitaria in Siria o l’instaurazione di una no fly zone? Per quanto sia stato un soggetto da tenere lontano da ospiti per bene, il regime siriano ha realizzato condizioni che risulteranno con più che prevedibile certezza assolutamente irrealizzabili in futuro per tanto tempo. Le intricatissime e pericolosissime divisioni etniche, confessionali e intraconfessionali che sono state “scoperchiate” dagli oppositori proclamatisi liberatori a suon di stragi lascia capire e lascia presagire un futuro denso di nubi e di fiumi di sangue. L’assemblea dell’ONU starà zitta e  componenti del consiglio di sicurezza svolgeranno il ruolo di mummificate marionette dei vincitori perpetui della seconda guerra mondiale sul mondo intero?
Quale ruolo di coprotagonista vogliono rivestire in tale tragedia gli USA, il Regno Unito e la Francia? Quale ruolo vogliono rivestire coloro che ad essi si accoderanno? Germania, Spagna e Italia si accoderanno o ipocritamente concederanno l’utilizzo delle loro basi e delle infrastrutture logistiche? E cosa faranno Olanda e Polonia? La Turchia resisterà alla forte tentazione di entrare in gioco? Quali inconfessabili mene girano nei circoli sionisti e dei grandi speculatori internazionali? In che modo pensa di trastullarsi Netanyahu? Finalmente, per la prima volta, la NATO sarà lasciata fuori da questa crudele e inconcludente avventura? Si lascerà ai russi e soprattutto alla Cina plutocratico-comunista, agli indiani e alle altre potenze del G20 denunciare con impotenza i nuovi misfatti di  una cinica  proiezione di potenza tardo imperialista che non fa altro che accentuare, nel suo risvolto negativo, l’avvicinarsi del tramonto statunitense?
Obama e gli “strateghi” del contraffatto  neoconservatorismo agognano vedere realizzato un isolamento internazionale degli USA e dei suoi accoliti? Inizieranno da questa imprevidente e dissennata avventura una nuova pagina delle storia in cui vedremo la superpotenza che tenterà di aprire i porti che nel mondo le si chiuderanno con le sue navi e i suoi aerei? Ci riusciranno? O il loro smisurato sea power naugfragherà per l’impossibilità di realizzare cotanto obiettivo?
E della moltitudine incalcolabile di ulteriori morti in Siria quale conto terranno? Nessuno? Come sempre? Alla faccia di una riconfermata tacita alleanza di fatto con gli esclusivisti islamici? A che pro? Fare terra bruciata dei regimi che si oppongono e rendere assolutamente irrealizzabile una pacificazione interna di questi popoli per decenni?
Oppure, inaspettatamente e tardivamente, Obama riconsidererà le nefaste influenze delle lobby che lo circondano, saprà rompere il muro di connivenza dei sognatori tardo-imperiali e neutralizzare l’inconcludente strategia della diffusione della destabilizzazione planetaria? Saprà reimpostare il futuro della politica estera a stelle e striscie e riavvicinarsi ai quattro quinti del mondo?

 

 

Vicino Oriente. La geopolitica a stelle e strisce tiene tutti al guinzaglio?
26 giugno 2012
26 Giugno 2012 Fonte: Arianna Editrice Paolo Sensini   L’articolo di Paolo Sensini risale a fine maggio.  Altri blog lo hanno ripreso. Noi abbiamo atteso che l’ulteriore svolgimento dei cruenti  avvenimenti siriani e la sempre più marcata ma poco convincente e molto problematica linea d’intervento occidentale prendessero piede nel panorama internazionale delle linee d’azione…
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