02 Giugno 2013
Fonte: Presidenza della Repubblica
Nota di Domenico Cambareri
Spartana rassegna militare ai Fori Imperiali davanti al Capo dello Stato. La Nazione sofferente piange per le conseguenze della crisi internazionale e per le ruberie illimitate di una degenere partitocrazia che ci hanno reso un popolo più debole, sfruttato e con enormi disuguaglianze. Bisogna voltare pagina e attuare articoli fondamentali della Costituzione, oltre che procedere nell’innovarla radicalmente. Fermando al tempo stesso, con un altolà definitivo, l’occupazione dello Stato da parte dei partiti e dei sindacati, in difesa del Paese reale.
Il Presidente della Repubblica compie un altro passo importante in direzione della Storia della Nazione e a salvaguardia del futuro delle giovani generazioni:
<< il mio pensiero deferente alla memoria dei militari italiani che in ogni tempo e luogo hanno perso la vita al servizio della Patria >>
Brevissime frasi di circostanza da parte degli speaker della Rai in occasione del 70° del 1943, l’anno del baratro della guerra civile in cui gruppi e bande senza divisa attuarono tecniche di guerra psicologica, terroristica e rivoluzionaria; bande e gruppi costituiti da gente che non sempre lottò per l’Italia ma per scavare fossati incolmabili di odio tra gli italiani. Cicatrici enormi molteplici profonde e ancora sanguinanti sottaciute e scandalosamente denegate. Il Paese attende trepido la proclamazione della verità storica, così come è stato per i massacrati e gli infoibati e per gli oltre 300.000 profughi del confine orientale. – Al termine della rassegna militare, è stato mandato in onda, more solito, un cortometraggio sempre più corto per ricordare gli accadimenti tragici di cui furono protagoniste le bande partigiane ancora oggi chiamate offensivamente liberatrici. La parata è stata però liberata dagli ingombranti vessilli di parte e di faziosità. Ne prendiamo atto e consideriamo che il Capo dello Stato voglia operare con convinta e pacata perseveranza per la rifondazione morale e civile del popolo italiano.
I messaggi del Presidente della Repubblica
“Il prestigio dell’Italia nel contesto mondiale dipende in misura rilevante dall’operato dei nostri militari cui sono riconosciuti professionalità e umanità”
Con l’omaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Tomba del Milite Ignoto e la partecipazione alla Rivista militare in Via dei Fori Imperiali sono iniziate le celebrazioni per la Festa Nazionale della Repubblica. Il Capo dello Stato, accompagnato dal Ministro della Difesa, Mario Mauro, e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, è stato accolto all’Altare della Patria dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, dal Presidente del Consiglio, Enrico Letta, dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno e dal Presidente della Regione, Nicola Zingaretti.
Il Presidente Napolitano ha quindi presenziato alla Parata Militare e, nell’occasione, ha inviato un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli: “Nel celebrare il 67° anniversario della Repubblica, rivolgo il mio pensiero deferente alla memoria dei militari italiani che in ogni tempo e luogo hanno perso la vita al servizio della Patria: ieri, nel lungo e travagliato percorso che ha reso l’Italia una nazione libera e democratica; oggi, in paesi attraversati da conflitti e devastazioni, in aiuto a popolazioni sofferenti che nella presenza delle Forze armate italiane trovano motivo di speranza e di fiducia”. “Il prestigio dell’Italia nel consesso delle nazioni dipende – ha proseguito il Capo dello Stato – in misura rilevante dall’operato sul campo – al servizio della comunità internazionale – dei nostri militari, cui sono unanimemente riconosciuti professionalità, impegno, umanità. In un contesto mondiale globalizzato, segnato da mutamenti profondi, da grandi progressi e insieme da nuove minacce nonchè dal permanere di antiche tensioni, le missioni di stabilizzazione intraprese dalle organizzazioni internazionali di cui l’Italia è parte attiva costituiscono un contributo essenziale alla causa della pace, del progresso sociale e della collaborazione fra i popoli”.
“Alle grandi sfide emergenti le Forze armate italiane – ha rilevato il Presidente Napolitano – rispondono con concretezza e dinamismo, attraverso una radicale ed innovativa revisione dello strumento militare come quella di recente avviata, ispirata a criteri di qualificazione della spesa, razionalizzazione interforze e integrazione europea. Quest’ultima può e deve concorrere all’auspicata unità politica del continente”.
“Ai soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri, di ogni ordine e grado ed in modo speciale a quanti in questo giorno di festa sono impegnati nei teatri operativi, giungano – ha concluso il Capo dello Stato – la gratitudine del popolo italiano e un fervido augurio. Viva le Forze armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!”
“Recuperare fiducia nella politica e nelle istituzioni e non mettere a rischio la stabilità. Vigilerò perché non si scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità”
“Rivolgo a voi tutti un cordiale saluto ed augurio per l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo celebriamo nel modo più sobrio, riducendo all’essenziale lo stesso omaggio che non può mancare alle forze armate che servono con onore, anche lontano dal paese, la bandiera nazionale e – con l’apporto del volontariato civile – la causa della solidarietà insieme con quella della sicurezza”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è rivolto agli italiani nel tradizionale videomessaggio in occasione della Festa Nazionale della Repubblica.
“E’ giusto che in questa giornata del 2 giugno – ha aggiunto il Capo dello Stato – l’Italia dia di sé un’immagine di dignità, di consapevolezza, di volontà costruttiva. Viviamo con profonda preoccupazione il protrarsi e l’aggravarsi della recessione, la crisi diffusa, in molti casi drammatica, delle imprese e del lavoro. Ma diciamo a noi stessi, come all’Europa e al mondo, che a queste difficoltà non ci pieghiamo, che vi reagiamo convinti di poterle superare. Purché scatti uno sforzo straordinario di mobilitazione operosa e di coesione sociale, e insieme un impegno efficace e convergente di governo e Parlamento. E in effetti, ci si sta, in queste settimane, muovendo seriamente in direzioni nuove anche in Europa, dove ormai si impone all’ordine del giorno come problema numero uno quello del creare occasioni e prospettive di lavoro per vaste masse di giovani che ne sono privi”.
“In questo senso, per la crescita e l’occupazione non meno che per il risanamento finanziario, ognuno – ha sottolineato il Presidente Napolitano – deve fare la sua parte, perché è decisivo l’apporto di tutti. Vedete, se tocca ancora a me rivolgervi quest’anno il messaggio per il 2 giugno, è perché ho accettato – sollecitato da molte parti – l’onore e il peso di una rielezione a Presidente. Ma ho compiuto questo gesto di responsabilità verso il paese, confidando che le forze politiche, a cominciare da quelle maggiori, sappiano mostrarsi a loro volta responsabili. E il primo banco di prova sta nel discutere e confrontarsi tra loro liberamente ma con realismo e senso del limite, senza mettere a rischio la stabilità politica e istituzionale, in una fase così delicata della vita nazionale”.
“E quindi – ha aggiunto il Capo dello Stato – vigilerò perché non si scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità e verso l’inconcludenza, né per quel che riguarda scelte urgenti e vitali di politica economica e sociale, né per quel che riguarda la legge elettorale e riforme istituzionali più che mai necessarie. Occorre recuperare fiducia nella politica e nelle istituzioni, dando risposte concrete soprattutto ai molti tra voi che vivono momenti duri e penosi e sono in allarme per il presente e per il futuro. Ad essi mi sento e resterò vicino”.
“Di qui al 2 giugno del prossimo anno, l’Italia – ha concluso il Presidente Napolitano – dovrà essersi data una prospettiva nuova, più serena e sicura. Andiamo avanti con coraggio per potervi riuscire. Ancora un augurio. Viva la Repubblica !”