A Storace e Musumeci. Cerchiamo di capire di che disastro stiamo parlando. E mettiamo da parte le melasse

15 Luglio 2013

Fonte: www.ilgiornaleditalia.org

Francesco Storace, Nello Musumeci, Roberto Buonasorte

Nota di Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

 Prima di tornare a “far politica” in grande.

 

La Destra, le destre, i cocci e i rattoppi. Le miserie, le demagogie, i fallimenti, le psicosi e le abiezioni. 

Ad onor del vero, a quale traguardo si mira?

Non si possono  indicare obiettivi fondati su pseudo ragioni in realtà frutto di rancore e di avversione e disprezzo; e neppure indicare al residuo lievito militante fanfaluche e futuri più che incerti come sicuri approdi messianici. Si deve cercare dapprima di scandagliare la realtà degli avvenimenti oltre ogni velo dettato dal comodo e dall’interesse; si deve innanzitutto mettere in discussione se stessi, in un a tu per tu non mascherato e non pilotato da  precostituiti alibi.

 

 

 

 

Le parole di Francesco e di Nello , di Buonasorte a me pare che siano intrise di eccessivo ottimismo. Forse anche incauto, anche se non lo spero, viste le vicissitudini che con tanti di noi hanno vissuto in questi anni, anche se da protagonisti semiemarginati, assieme al loro seguito amicale ed elettorale.  E forse anche ideale, cosa che invece ho sperato e ancora spero vivamente.

In realtà, le condizioni umane della frantumata destra sociale e nazionale italiana sono spaventevoli e spaventose.

A tanti non importa un fico secco cosa sono andati a fare per anni ad Orvieto Storace con altri. E’ il mio caso, ma non soltanto. Ad Orvieto vi era una prima donna che mai io ho calcolato, un tale Alemanno dallo sguardo sempre volto a contare ciotoli e sampietrini. Ed ho fatto male, perché, nel sottovalutarlo così tanto, mai avrei pensato che un tale cameratino avrebbe potuto provocare un cotanto disastro. Per capirci qualcosa in merito, basta leggere quanto su queste pagine ha scritto Mino Mini in più di un’occasione. L’utilità di siffatte persone è stata ben minore di quella che può fornire un qualsiasi sbilenco e scassato comodino.

Francesco e Nello forse ancora si illudono, con Buonasorte e altri, che possano essere ricomposti con del mastice i cocci rimasti di quella che era di già una destra che a malincuore accettavamo in tanti, tardamente e passivamente prona nella recezione di disusati  insignificanti canovacci  vetero-reazionari in cui si continuava a masticare un miscuglio di posizioni e di pozioni  sublimizzate da un qualcosa detto fede religiosa. Ne sa qualcosa di preciso anche Francesco, il quale ebbe, ad onta del nome che porta, a presentare l’infarcito e pessimo statuto regionale nientemeno che al papa e … dopo al capo dello Stato. Se memoria non m’inganna, così come l’attesa di voti clericali, che a destra si contano come perniciosa gramigna, che la compagine elettorale guidata da Francesco aveva ottenuto e ottenne ancora dopo solo come proiezione onirica del mondo dei balocchi.

La realtà ci presenta invece un disastro generalizzato, che a questo punto dobbiamo non solo accettare ma cercare di capire fino in fondo, rifiutando crudamente perfino l’allettante possibilità di considerarla come una purificazione, una catarsi necessaria.

Queste considerazioni già le ho presentate i riferimento a quanto Silvano e Gennaro hanno messo in moto. Non posso che ribadirle con maggiore convinzione e forza argomentativa.

Nessun recupero di nomi che a nulla servono non solo perché a nostro avviso hanno percorso per intero la loro parabola, ma anche in quanto sarebbe come un recuperare corpi e intelletti totalmente infetti, vere bombe biologiche in grado di distruggere quel poco che rimane di tessuto ancora non attaccato da virus.

Sino al momento in cui si dovrà decidere come si vorrà far “quagliare” la cosa, è bene che oltre a votare per la destra di Francesco, senza scandalo alcuno, i voti di questi italiani continuino ad indirizzarsi vero M5S.

Non so, non sappiamo se Silvano e Gennaro, Francesco e Nello e tutti gli altri saranno in grado di assumere cotante decisioni. Glielo auguriamo di cuore. Essi dovranno iniziare con convincere quanti li seguono che innanzitutto  hanno debellato in cuor loro l’attrazione terribile e fatale del distruttivo sistema partitocratico e del sistema feudale che esso ha realizzato.

Niente slogan, ma concreta attività di manovalanza nel dimostrare che le rendite parassitarie della politica e della burocrazia realizzate dal sistema Dababe (D’Alema – Bassanini – Berlinguer) vada interamente distrutto, ab imis. In una battaglia popolare, davvero democratica senza tregua alcuna. Distruggere il modello esemplato dall’ex sindaco di Anagni, consigliere regionale e non parlamentare, e della divorante cassa dei partiti: vero, Francesco?

In tutto questo e per tutto questo, si dovrà ripartire senza includere.

Bisogna sapere e dovere escludere, assolutamente, per necessità razionale e per doverosità etica. Altrimenti, ogni tentativo risulterà vano e soprattutto pusillanime e misero.

Il disastro che si dipana davanti ai nostri occhi non può più essere mal interpretato e sottovalutato in alcun modo. Altrimenti, l’opera che si vorrà realizzare si rivelerà subito il fallimentare tentativo di rimettere insieme tanta e tanta e tanta di quella spaventosa zavorra che ha travolto questa già posticcia destra quanto soprattutto la Nazione. E noi non abbiamo più tempo né bisogno di perderci in altre illusioni, effimere e irrilevanti ma anche autodistruttive per gli animi più sensibili e disposti a concedere ancora credito.

Sapranno dunque varcare il Rubicone e riporre nel giusto ambito storico e ideale, i  nostri, ad esempio, il non strumentalizzabile “Fratelli d’Italia” che unisce oltre ogni divisione politica, e rifiutare accordi e baratti? Sapranno altresì rispondere con concreta analisi che il demagogico tentativo di intercettare da parte di codesti signori parte dell’emorragia elettorale del PdL (indirizzatasi verso il partito quasi maggioritario dell’astensionismo e verso il movimento cinque stelle) è miseramente fallita? Sapranno rispondere a quelli rimasti nel PdL che in realtà si è manifestata la reale differenza delle loro valutazioni e dei loro poli i riferimento concettuali e di “valore” (termine oggi quasi totalmente polverizzato dall’abuso scandaloso s strumentale che se ne è fatto) ?

Non stiamo più a trepidare per aspettare le prossime evoluzioni di tali intenzioni e di tali risposte. Non si tratta di sano scetticismo, quanto di saper mettere bene a fuoco e alla dovuta distanza l’oggetto  che altrimenti ci farebbe precipitare in moti sia centripeti che centrifughi, in base alle  soggettive condizioni di esasperazione o di ulteriore gratuita illusione.

Stiamo certamente però accanto a loro nei difficili giorni e nelle difficili settimane che seguiranno, quasi ad auscultarne il travaglio interiore e la crescita coscienziale e a stimolarne le più propositive e radicali determinazioni.

Al fine di non cadere nel baratro del partito dei trombati, così come una platea sterminata di individui appartenenti alla squagliata destra, con un passa parola davvero tumultuante ha qualificato gli avvenimenti che hanno caratterizzato il crollo morale di una classe politica rivelatasi corrotta e infame oltre ogni umana previsione e oltre ogni dire, nel volgere di pochi anni di esercizio del potere.

Corruzione e infamia oltre ogni dire che li hanno reso immensamente più responsabili degli altri protagonisti dello sfascio e dello scempio del Paese, quelli della partitocrazia mafiosa e ciellenista, in quanto essi hanno lucidamente disintegrato parte di quel poco di patrimonio morale che esisteva in Italia. Patrimonio morale con coloriture ideologiche ma innanzitutto al servizio della Nazione, della Patria, della società dei deboli, degli sfruttati, degli onesti nella estenuante lotta conto le orde che hanno occupato i gangli dello Stato e sfruttato nei modi più proditori un modello democratico e una costituzione che hanno strumentalizzato, realizzando  una società estremamente classista. Il modello, unico e peculiare nelle sue caratteristiche politologiche, della dittatura partitocratica.

Francesco e Nello, Silvano e Gennaro, sarete dunque in grado di farvi carico in via necessariamente preliminare di una siffatta assunzione di responsabilità? O pensate davvero di imbarcare nei barconi, nei gozzi, nei cacicchi la pletora sterminata di queste sanguisughe che non ha fatto altro che schernire ideali e valori altrui, irretirli e piegarli ai commerci più immondi? In tal caso, da ottimi amici, vi chiediamo di darvi voi stessi un là e di rinunciare alla grave malattia della “passione politica”. – Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

Storace: “La destra italiana non si divida mai più”

 

 

 

Dobbiamo avere coraggio, rintuzzare polemiche stupide e decidere di fare politica seriamente. La Destra italiana non deve dividersi più, deve mettere da parte i rancori di anni e decenni, aprirsi a una stagione di rinnovamento etico, culturale, morale, politico e anche generazionale, se saremo capaci di individuare giovani in grado di garantire un’offerta seria di proposta e contenuti.
Domani e domenica torniamo ad Orvieto, nella suggestione di un luogo che ha rappresentato per molti di noi la cifra di un impegno politico memorabile, appassionante, vincente. La Destra sociale e’ cresciuta li’. Poi, tutto si è infranto perche’ il potere e’ stato più forte rapendo l’anima dei più. Alleanza nazionale nacque come un sogno, non può essere vissuta come un incubo.
Per noi sono stati sei anni di prove durissime, quelli che ci lasciamo alle spalle, quando nascemmo contro la tentazione del partito unico, che oggi si sbriciola ed emargina gli uomini e le donne di destra. Reagiscono solo quando c’è un attacco al leader, che certo non sottovaluto; ma preferirei di più che dicessero che ci facciamo assieme a Enrico Letta e compagni…?
In queste ore in cui lavoro alla mia relazione, che sarà ascoltata da una platea di illustri ospiti oltre che dai dirigenti del nostro comitato centrale, penso a come rimettere insieme una comunità che deve tornare ad amarsi e a rispettarsi anche se nel tempo ha litigato. L’Italia ha bisogno di una destra che offra certezze, a partire dal rispetto della sua tradizione culturale e del suo diritto alla sovranita’. Non e’ solo madame Cécile Kyenge la depositaria dei diritti, lei non conosce le sofferenze del popolo italiano, le sottovaluta probabilmente.
A Orvieto lanceremo il nostro appello a dare un’anima politica a un popolo inquietamente alla ricerca di una casa comune, si chiami come diavolo si vuole, ma la si edifichi. Auspico che ci aiutino i nostri migliori uomini di cultura, le menti piu’ fervide del pensiero di destra, ma per carita’ nessuno si chiuda nel fortino.
Con la rinascita di Forza Italia, l’accusa di velleità divisioniste a destra, non regge più.
Dobbiamo prepararci a riunificare la destra soprattutto se la Corte costituzionale dovesse togliere il premio di maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un sistema proporzionale alla tedesca, col cinque per cento di sbarramento, non dovremmo preoccuparcene, perche’ rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi vuol frenare il ritorno di un’idea in forma organizzata.
Dovremo costruirla non in un palazzo, ma in una piazza. Domani vorrei indicare come, dove e quando…
 

 

 

Musumeci: “Serve una grande destra plurale”

 

 

 

Il vice segretario nazionale de La Destra, Nello Musumeci, è intervenuto nella tarda mattinata di oggi, alla convention di Orvieto. “E’ tempo di bilanci e in questi due giorni nessuno si è sottratto a questo compito, e questo è importante. Un po’ tutti hanno detto che siamo qui perché il giro della giostra s’è fermato, ma noi non ci arrendiamo. Guai a perdere di vista la realtà”. Musumeci ha quindi tracciato una sommatoria di questi ultimi 20 anni: “La destra post- fascista per la prima volta è andata al governo. Ed è da lì che sono nate illusioni e delusioni. La destra è stata incapace di lasciare il segmo, di prendere le distanze da certe iniziative. Non c’è stata storia, solo cronaca. E spesso cronaca giudiziaria”.
“Il fallimento della destra è responsabilità collettiva”, ha quindi rimarcato Musumeci scatenandio applausi in sala. “Una crisi politica ma anche morale”.
Per quanto riguarda l’analisi interna, Musumeci ha detto: “La nostra non è una scelta di sopravvivenza perché siamo scesi allo 0,6%, perché già a Torino Storace auspicò una grande destra unita. Oggi c’è bisogno di una destra che interpreti sogni e bisogni degli italiani. Serve una grande destra plurale. Dobbiamo dar vita ad un partito che la smetta di fare una guerra di mantenimento elettorale, ma capace di intercettare i nuovi flussi. La leaderhisp? E’ un falso problema, arriverà per sedimentazione naturale. Neanche il nome mi appassiona. Però bisogna fare presto, perché il tempo lavora contro di noi. Fare presto per una destra che faccia la destra, che porti i nostri valori in un centro destra unito, garanzia per toglierci dall’isolamento. Uniti nella diversità”, ha concluso Musumeci, salutato da applausi scroscianti e abbracciato con calore fraterno dal segretario Storace, da Buonasorte e da tanti altri dirigenti e militanti del partito al termine del suo intervento.

 

 

 

 

Buonasorte: “Gruppi An in tutta Italia e protesta contro direttori Tg”

 

 

 

 

“Ho molto apprezzato nella relazione del segretario del partito Francesco Storace il passaggio in cui ha comunicato di volersi battere affinché dalla Regione Lazio si possa ricostituire il Gruppo di Alleanza Nazionale. 
Mi auguro, che iniziative analoghe, fioriscano in tanti comuni in tutta Italia.
Vergognoso poi è stato il trattamento dei TG, che con il loro boicottaggio verso la grande iniziativa politica di Orvieto, hanno dimostrato tutta la loro faziosità. 
Nelle prossime ore metteremo in campo pacifiche ma significative forme di protesta. 
Sulla scia di quelle francesi, muniti di libri e copie del nostro Giornale d’Italia, andremo sotto le abitazioni dei direttori dei TG, stesso trattamento verrà riservato a Rieti davanti l’abitazione del consigliere d’Amministrazione Rai Guglielmo Rositani”.
Così Roberto Buonasorte, responsabile nazionale del Dipartimento Organizzazione del partito La Destra di Storace durante il suo intervento al Comitato Centrale di Orvieto.
 

 

 

LA DESTRA CHE VERRA’, RITORNO ALLA MILITANZA

 

 

 

 

Quali dovranno essere i principi ideologici ispiratori, i punti di riferimento culturali e le caratteristiche politiche della destra che verrà? Per i principi ideologici e i punti di riferimento culturali, credo che le risposte siano già venute e siano chiare. Basta leggere con attenzione il testo del bellissimo appello che ha come primo promotore Marcello Veneziani e che “Il Giornale d’Italia” ha pubblicato proprio ieri in seconda pagina. Delle caratteristiche politiche si è già ampiamente occupato il nostro direttore Francesco Storace nella sua emozionante e trascinante relazione introduttiva all’appuntamento di Orvieto. Alle sue parole, vorrei aggiungere solo poche considerazioni integrative. La più importante delle quali è il ritorno alla militanza, testimoniato dalle decine e decine di dirigenti e semplici iscritti a La Destra che, pagandosi tutto di tasca propria, non sono voluti mancare a questo tradizionale laboratorio estivo.
Ecco, questa mobilitazione mi ha, ci ha, commosso. E per questo voglio esprimere un ringraziamento non rituale. Perché, oltretutto, non era facile venire a Orvieto e ascoltare in silenzio gli interventi di ieri da parte di chi, per un lungo periodo, tradendo tutto e tutti, si è dedicato più all’occupazione del potere che non a difendere i comuni valori. Abbiamo dimostrato cos’è lo stile, come si comporta la Comunità de La Destra, cosa significhi essere rispettosi e non rancorosi e certificare che per dirigenti e militanti è più importante rimettere in cammino la speranza che non consumare stupide vendette. E’ la caratteristica, appunto, di chi ha fede, di chi crede in determinati valori, di chi ha ben chiaro cosa sia lo spirito della militanza.
Dopo decenni di emarginazione politica, la destra era arrivata al vertice delle Istituzioni. Ma la degenerazione ha trasformato quella che doveva essere una nuova cultura di governo in una vera e propria sete di potere, crescente ogni giorno. Ed è così che è iniziata la disgregazione di un’intera comunità. Ora dobbiamo recuperare il valore del sacrificio e della pazienza. Potremo ancora ambire a ricoprire incarichi di vertice e di responsabilità, ma non facendone una questione anagrafica: non abbiamo bisogno di rottamatori, solo di federatori sinceri. Perché il rottamatore è spesso solo un giovane (o una giovane) che, con la scusa del rinnovamento, vuole semplicemente bruciare le tappe, arrivare al potere in cinque anni quando tutti gli altri di anni (e di sacrifici) ne hanno spesi cinquanta. Non sono rottamatori, sono solo dei miserabili scavalcatori che vogliono tutto e subito. Ma in politica non funziona così.
Voglio ripeterlo ancora una volta. “Il Giornale d’Italia” è a disposizione di tutti coloro che si riconoscono in questa necessità di riportare ordine e valori verso chi vuole mettersi a disposizione ed occuparsi, con passione ma senza tornaconti personali, della cosa pubblica. E in questa estate che si preannuncia molto frizzante in tema di iniziative, resto convinto che la destra risorgerà. Sarà una bella destra, magari più asciutta grazie ad una opportuna dieta dimagrante, ma rinvigorita e certamente meno arrogante. Sarà competente ed entusiasta, per nulla rassegnata e che saprà mettere sul tavolo temi affascinanti, iniziando da quelli culturali, della difesa della famiglia, dell’ambiente e dei giovani.
Quei giovani che a Orvieto hanno dimostrato di sapere bene cosa sia lo spirito della militanza, vero motore della destra che verrà.