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EDITORIALE
L’inverno arabo
di Massimiliano Fanni Canelles
Il 10 dicembre 1948 ci siamo impegnati, insieme a molti altri Stati del mondo, al rispetto ed alla tutela di molti diritti riconosciuti alla persona in quanto tale. Diritti umani, inalienabili, imprescrittibili, indivisibili. Sono passati quasi 65 anni, un età matura. Eppure, situazioni come quella che sta martoriando la Siria negli ultimi tre anni ci fanno dubitare dell’effettiva tutela di questi diritti.
Molto si è detto e molto si è scritto su come, da una “Primavera Araba”,la rivolta siriana si sia trasformata in una guerra civile dominata da faide con una sola vittima: la popolazione civile. Le indagini Onu sulla carneficina provocata dall’utilizzo di gas nervino sulla popolazione si sono concluse il 16 settembre. È il risultato del lavoro compiuto tra il 26 ed il 29 agosto dagli ispettori guidati dallo scienziato svedese Åke Sellström. Sono stati analizzati campioni di sangue, urina e capelli e residui balistici. Il gas usato è stato il Sarin; 1.400 cadaveri positivi al test; proiettili di artiglieria usati per lanciare il gas progettati apposta per le armi chimiche; la traiettoria delle armi suggerisce il lancio da un’area controllata dall’esercito siriano; i campioni analizzati contenevano anche sostanze chimiche “come gli stabilizzatori” di difficile reperimento ed utilizzo; nei pezzi di artiglieria le scritte erano in cirillico.
Sempre più frequenti, intanto, i combattimenti tra i gruppi che compongono l’opposizione armata al regime di Damasco.Ad aggravare le divergenze sono sia la competizione per il controllo del territorio e delle risorse, sia le differenze ideologiche. Gli scontri maggiori avvengono tra le forze di Isis e quelle dell’Esl nel nord del Paese. Il principale gruppo politico dell’opposizione, la Coalizione nazionale siriana, vicina all’Esercito siriano libero, ha criticato i gruppi estremisti islamici, accusati di operare contro i principi della rivoluzione. |
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Si può ancora trattare
di Emma Bonino
Ministro degli Esteri
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Assad ha scelto la repressione generalizzata e cruenta contro il proprio popolo e, come Gheddafi, si troverà prima o poi a pagare un prezzo. Ma non è attraverso un intervento militare esterno che si può stabilizzare il Paese quando anche all`interno dell`opposizione c`è lotta aperta e sul terreno non vedo una fazione che possa prevalere. |
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Una generazione da salvare
di Christiana Ruggeri
Giornalista, Redazione Esteri Tg2
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Per i bambini siriani, in diverse aree del Paese, il primo nemico è la fame. Prima ancora delle bombe, questi piccoli, appena affacciati alla vita, lottano per sopravvivere, mentre la malnutrizione ne mina il fisico e ne prosciuga impietosamente l’animo, fino ad ucciderli. |
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La scommessa siriana
di Alessandro Politi
Nato Defense College Foundation Director, collaboratore per BBC, ABC, RAI NEWS e altre testate internazionali, analista presso il Ce.MI.S.S., docente di Geopolitica presso la SIOI
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La Russia deve giocare tutte le carte della diplomazia creativa perché ha poco altro in mano e gli Stati Uniti sono costretti a giocare con l’occhio sul tassametro del proprio fiscal cliff. |
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Le insidie della diplomazia
di Antonello Folco Biagini
Prorettore per la Cooperazione e Rapporti Internazionali
Università di Roma La Sapienza
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A differenza di occasioni passate, stavolta Putin e Lavrov sembrano vicini al loro obiettivo avendo adottato il registro dialettico ed i principi giuridici utilizzati tradizionalmente dagli Stati Uniti e dai loro alleati. |
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La sottile linea rossa
di Igor Jelen
Professore associato di Geografia Politica ed Economica, Università degli Studi di Trieste. Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
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Mentre, fino ad un certo punto, soltanto gli apparati strutturati erano in grado di utilizzare armi con una certa potenza di fuoco, oggiAggiungi un appuntamento per oggi chiunque – o quasi – può dotarsi di armi con le quali poter svolgere un effetto distruttivo a vasta scala. |
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La frammentazione di un Paese
di Diego Abenante
Professore associato di Storia e istituzione dell’Asia – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Università di Trieste
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L’aggravarsi della crisi negli ultimi due anni ha, dunque, colto di sorpresa molti osservatori, i quali si attendevano che la centralità delle Forze Armate in Siria conducesse ad uno scenario di tipo egiziano, in altre parole ad una transizione controllata dai militari che evitasse la spaccatura del Paese. |
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Nessun lieto fine in vista per la Siria
di Antonio Marchesi
Presidente di Amnesty International Italia
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Amnesty International ha recentemente visitato il campo di Za’atri, ormai il più grande della Giordania. Attualmente ospita 130.000 rifugiati siriani. La vita quotidiana, resa già dolorosa dall’esilio, dalla perdita della casa e dei familiari, è piena di fastidi, minacce, veri e propri atti di stalking. |
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Una storia non esiste se non viene raccontata
di Sebastiano Nino Fezza
Giornalista, cinereporter RAI
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Ho deciso di raccontare la guerra dall’altezza di un bambino di dieci anni creando un archivio di oltre 10.000 foto, riportando giorno dopo giorno tutto quello che succedeva nel Paese, dalle città ai campi profughi. |
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Emergenza Siria, emergenza guerre
di Don Francesco Soddu
Direttore di Caritas Italiana
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Combattere le speculazioni e costruire un mondo più giusto, fondato su valori etici rinnovati, appare la strada maestra per fornire una risposta alle migliaia di persone coinvolte dalle guerre e dai conflitti nel mondo. |
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