02 Gennaio 2014
Mino Mini
Città della globalizzazione
MASDAR LA TECNOSFERA
Quando il direttore de Il Borghese mi pose il quesito della città del futuro, sintetizzò la drammatica condizione del presente: abbiamo superato la soglia dei 7 MLD (miliardi) di abitanti sul pianeta e ci avviamo verso il traguardo, ormai accertato, di 9 MLD di abitanti. Posto che, attualmente, il 50% della popolazione mondiale vive in agglomerati che impropriamente chiamiamo città e che alcuni paesi ad alta densità abitativa, come la Cina, si avviano a raggiungere l’85% di popolazione urbanizzata entro un paio di decenni, si pone la domanda: è possibile un modello di città ideale che accolga questa umanità concentrata?
Considerando che l’umanità, nel corso della sua vicenda plurimillenaria ha dato luogo a civiltà distinte in base al grado di sviluppo mentale ; che a tale grado mentale corrisponde un modo di affrontare la realtà come visione e come effetto – ovvero un modo peculiare di <<costruire il mondo>> , la risposta , secca secca, è: no. A meno che non si intenda, con modello, un “ tipo “ di città caratterizzante la distinta civiltà di cui sarebbe espressione. In tal caso, il quesito di partenza andrebbe rovesciato : l’ umanità attuale possiede ancora civiltà distinte per identità e per grado mentale capaci di esprimere un modello di città tipica che guidi l’alta percentuale di urbanizzazione del futuro? Oppure la globalizzazione ha raggiunto l’obiettivo di uniformare, sub specie oeconomiae, l’umanità intera ad un unico valore che è come dire << un’umanità senza valore >>?
Per rispondere a questo duplice quesito, che ricalca quello formulato da Martin Heidegger sessantatre anni fa, << …che ne è dell’abitare nella nostra epoca preoccupante …>> cercheremo, attraverso un ciclo di articoli, di trovare nei grandi insediamenti attuali se esistono modelli per eventuali città del futuro. A questo punto, ancor prima di cominciare ed a valere come riferimento fisso per gli articoli a venire, occorre fissare i criteri di giudizio, ovvero il sistema di misura dell’accennato “grado di sviluppo mentale”.
Lo faremo senza addentrarci nella dimostrazione, mutuandolo dall’insegnamento di Saverio Muratori che individuò quattro gradi categoriali dello “sviluppo mentale” validi per tutti gli aspetti della conoscenza- coscienza. Applicata alle civiltà, questa gradualità si presenta come: • Grado s seriale occasionale . E’ il mondo aleatorio dell’intuizione spontanea proprio delle civiltà primitive da cui si genera, per evoluzione ciclica, il • Grado S seriale sistematico dove tutto è tecnica e norma. E’ il mondo statistico della tecnica e dell’economia, ad esempio la civiltà cinese, da cui si genera il • Grado o organico episodico dove tutto diventa valore e cioè simbolo, ad esempio la civiltà indiana, da cui si genera il • Grado O organico totale dove la visione reale o realistica del mondo diventa sintesi che si esprime nell’arte , ad esempio la civiltà greca e l’età rinascimentale.
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Masdar City è il nome del primo insediamento su cui focalizzeremo la nostra attenzione. La sua prima particolarità è quella di non esserci, ancora. Si trova in fase di realizzazione e vedrà il suo completamento, forse, nel 2020. Sta sorgendo a 20-30 km da Abu Dhabi, ed anche se aspira, come vedremo, a differenziarsi dalla stessa, chiamarla città è un po’ eccessivo. Misura 6 kmq di superficie, appena poco più del centro storico di Roma, ma ospiterà solo 50.000 abitanti. Meno della popolazione di una cittadina come Anzio, più o meno come quella di Battipaglia o di Mazara del Vallo.
Data la premessa e visto che siamo lontanissimi dai fenomeni di urbanizzazione intensiva che il pianeta dovrà fronteggiare in futuro, cosa rende Masdar degna di attenzione? La sua seconda particolarità: essere concepita come la prima città al mondo completamente ecosostenibile. Infine vi è una terza particolarità: pur essendo così vicina ad Abu Dhabi, per la sua condizione territoriale è se come sorgesse in un paesaggio alieno, extra terrestre. Ciò le conferisce la condizione di essere una città-laboratorio dove sperimentare il raggiungimento della totale ecosostenibilità, ovvero il ritorno ad un equilibrio con la natura mediante la scienza e la tecnica. Più la seconda che la prima tant’è che la sua condizione è stata denominata, molto opportunamente, Tecnosfera.
Ha un senso tutto ciò? Lo avrebbe in una civiltà di grado o organico episodico e ovviamente in quella di grado O organico totale, ma non nel caso in questione. Stiamo vivendo immersi nella globalizzazione che è una civiltà di grado S seriale sistematico dove tutto è tecnica ed economia e Masdar tutto sarà, ma non una città organica. Il fine per la quale è nata e si sta consolidando è, appunto, economico anche se carico di buone intenzioni. Ma andiamo per ordine. Come abbiamo detto, sarà una città totalmente ecosostenibile il che vuol dire soddisferà il suo fabbisogno di energia mediante fonti alternative così differenziate: 80% del fabbisogno energetico tramite energia solare, 20% mediante impianti eolici e geotermici. Soddisferà l’esigenza di smaltimento dei rifiuti riciclandone il 99% e ricavandone il compost come additivo per terreni agricoli. Masdar sorge in un deserto di sabbia e ghiaia con penuria di acqua , nel bordo di una zona di saline sulla riva del mare. Come è noto, senza acqua non c’è vita e non c’è città pertanto l’approvvigionamento verrà assicurato da collettori per l’acqua piovana – quando cade – e soprattutto da enormi impianti di desalinizzazione che consumano quantità rilevanti di energia. Più della metà delle acque reflue sarà depurata e reintrodotta nel circuito di approvvigionamento, il resto – le cosiddette acque grigie – verrà immessa in un sistema irriguo che alimenterà delle coltivazioni sperimentali ed altre piantagioni nell’intento di realizzare un sistema totalmente autarchico.
Siamo nella Tecnosfera, per cui tutto dovrà obbedire alle norme ed alle condizioni dettate dalla tecnica che regola e controlla il funzionamento della città-laboratorio.
A tal fine, il primo nucleo di Masdar è costituito dall’avveniristico Masdar Institute of Science and Technology che gestirà il nuovo insediamento in tutti i suoi aspetti. Il MIST (acronimo dell’istituto) ha già calcolato la gestione dei primi 50.000 abitanti e delle previste 1500 imprese ad esso collegate nonché del flusso di 60.000 pendolari giornalieri provenienti da Abu Dhabi: il consumo di energia pro capite sarà predefinito ed ogni abitante avrà una quota di energia e di acqua a disposizione (30 kw di elettricità e 80 litri di preziosissima acqua). Verrà fissato un limite per l’impronta ecologica di ogni cittadino che si dovrà abituare a muoversi per le proprie necessità in un programma chiuso di consumi.
Siamo in una città sperimentale, non dimentichiamolo, altrimenti verrebbe da chiedersi se il MIST non stia progettando anche l’uomo- Masdar del futuro. Non dimentichiamo nemmeno che Masdar non nasce come esperimento sociale, né comunitario, ma come investimento di 22 miliardi di dollari partecipato da partner di tutto rispetto: BP, Royal Dutch Shell, Mitsubishi, Roll-Royce, Total S.A., Mitsui, Fiat e la tedesca Conergy che sta pianificando una centrale solare termodinamica da 40 MW. Il MIST è soprattutto un polo universitario la cui finalità è lo studio e la ricerca nel campo delle energie rinnovabili. Il lungimirante Sheik Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario e fratello di Sheik Khalifa sovrano di Abu Dhabi,coadiuvato dal fratellastro Mansour bin Zayed Al Nahyan, sa che il petrolio finirà e con esso la fortuna economica degli Emirati, ma ha valutato che l’aumento di popolazione mondiale ed il connesso fenomeno dell’urbanizzazione porterà ad una richiesta di energia sempre maggiore; da qui il piano di concentrare un insieme di studiosi e di tecnici in una tecnosfera dalle condizioni ambientali estreme per acquisire conoscenze e diventare il massimo detentore di esse – il cosiddetto know how – nel settore delle energie alternative per trarne un utile. Il fenomeno di Masdar, che continua quello della città madre Abu Dhabi, ha dello straordinario e vale spendere una breve digressione per accennarne lo sviluppo.
Abu Dhabi, nonostante vanti un’esistenza millenaria nestoriana e quindi preislamica (III sec. a.C.) era, in realtà, una civiltà di tipo seriale occasionale che viveva dell’allevamento dei dromedari , della raccolta di datteri e produzione di verdure nelle oasi dell’interno, Al Ain e Liwa, della pesca e della raccolta delle perle. Ma l’attività per la quale era conosciuta da sempre era la pirateria. Non a caso la costa dell’emirato era chiamata Costa dei pirati. Gli abitanti vivevano in capanne di foglie di palma e, solo i più abbienti, in case di fango. Quando, sul finire degli anni ’60 del secolo scorso, fu scoperto il petrolio e lo Sheik Zayed della famiglia Al Nahyan poté disporre dei proventi della vendita dello stesso, comprò la tecnologia più avanzata dell’Occidente, vagliò le teorie più avanguardistiche della civiltà economico-tecnica e lanciò Abu Dhabi verso il passaggio evolutivo della civiltà locale dal grado s seriale occasionale al grado S seriale sistematico.
E’ troppo presto per valutare se il grado seriale sistematico della moderna Abu Dhabi sia una conquista dello spirito o un atteggiamento preso a prestito a suon di dollari da un sofisticato pirata con un reddito di 78 MLD di dollari l’anno, allettato dal mondo della finanza. Resta il fatto che il fenomeno Masdar pone sul tavolo della sperimentazione concreta le teorie dell’ecosostenibilità proiettandosi all’avanguardia, seguita dalla cinese Lijiang, nel settore della ricerca sugli aspetti tecnici, e quindi settoriali, dell’abitare nel futuro. Sul piano dell’organicità, infatti, l’insediamento di Masdar, nonostante porti la prestigiosa firma dell’archistar Norman Foster, non va più in là di una stupefacente periferia tecnologicamente attrezzatissima. Non è ancora completamente realizzata, ma tramite i rendering, realistici disegni in prospettiva, è possibile farsi un’idea precisa di come vorrà essere. Il MIST sorge al centro dell’insediamento costituito da un primo grande quadrato circondato da una cortina di alberi e separato da un secondo quadrato più piccolo. In appendice a questi si estendono la grande area di una centrale fotovoltaica di 22 ettari, campi sportivi e coltivazioni sperimentali.
La città non avrà auto o veicoli a motore. Il traffico si svolgerà al di sotto di una piastra che fungerà da livello base della città ed avverrà attraverso autobus elettrici o, a livello individuale, mediante podcars . Si tratta di una flotta di trasporto rapido personale costituita da auto elettriche a due posti senza conducente, di produzione italiana, che scorrono su piste magnetiche in tunnel situati sotto la piattaforma basale. Questa piattaforma ha inoltre lo scopo di scambiare la temperatura costante del sottosuolo con l’aria calda in superficie creando moti convettivi rinfrescanti. Tutta la città in superficie è progettata appunto sullo scambio convettivo dell’aria delle zone in ombra con la zona calda al di sopra e sulle pareti degli edifici. La ricerca dell’ombra è fondamentale per l’equilibrio termico della città e viene ricercata mediante accorgimenti tecnici e progettuali quali: strade strette per favorire l’ombreggiamento delle stesse tramite gli edifici; questi ultimi sorgono su pilotis per adibire gli stessi alla frequentazione degli abitanti; impiego di schermi per gli spazi abitativi aperti attuati mediante musharabie che creano ombra senza impedire il passaggio dell’aria e la vista sulla strada; etc.
Tutta la fantasia progettuale dell’architettura moderna, priva di linguaggio e ricca di trovate ha scoperto in Masdar la sua terra di elezione, ma ancorché si sia sbizzarrita nel proporre edifici fantastici confidando sull’enorme disponibilità economica dell’Emirato, nondimeno è riuscita a veicolare anche soluzioni tecnicamente interessanti. A questo punto occorre porsi la domanda: posto che Masdar è un insediamento assai modesto quanto a numero di abitanti da attuarsi sperimentalmente in condizioni ambientali estreme e soprattutto con costi proibitivi, essa potrà costituire il “modello” per gli insediamenti del futuro che si prospettano dell’ordine di decine di milioni di abitanti? Evidentemente no, perché l’essere della città non è stato nemmeno sfiorato essendosi, i promotori, posto solo un problema tecnicoeconomico peraltro assai ristretto.
Tuttavia, sul piano tecnico, Masdar potrà, forse, mettere a punto soluzioni interessanti a diversi problemi – sempre e solo tecnici – che affliggono oggi le città contemporanee ed ancor più le affliggeranno domani e suggerire o aiutare lo sviluppo di ulteriori idee. Come, ad esempio, la realizzazione di un MIST che studi ed attui, su basi più mature che non a Masdar, lo sviluppo degli insediamenti futuri.
Non ci sfugga che dovremo insediare ancora due miliardi di abitanti sul pianeta.