Banca d’Italia, il PD annulla sempre la giusta soluzione, nell’esaltazione sfrenata del liberismo finanziario

28 Gennaio 2014

Fonte: MadeinItaly  on line

Max Pellicani

 

 

 

 

 

Una delle poche cose buone fatte da Berluscomi e mai attuata dalla sinistra che va, purtroppo, da sempre a braccetto con gli interessi reali della grande finanza: riprendere lo Stato la proprietà della Banca d’Italia. 

 

 

 

 

BANKITALIA: un decreto legge va a modificare l’assetto dei proprietari

 

 

 

 

 

Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati è chiamata a dare il parere definitivo al Decreto Legge di Letta e Saccomanni emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 Novembre. Il DL va a modificare l’assetto dei proprietari della Banca Centrale Italiana, oggi in mano ai maggiori cartelli finanziari operanti in Italia, tra cui Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali.
Il Governo ha stabilito di trasformare la banca che una volta era degli italiani in una “public company”, dove di pubblico non ci sarà ovviamente nulla: ogni operatore del mercato finanziario globale potrà acquistare le quote di Bankitalia fino a detenere un massimo del 5% delle azioni. Questo significa, ad esempio, che le varie banche d’affari americane Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e City Groups potranno spartirsi insieme ad altri operatori (magari Cinesi, Tedeschi ecc…) la Banca Centrale Italiana.
Il bello è che il Governo Berlusconi approvò nel 2005 una legge la 262/2005 che prevedeva esattamente il contrario: la rinazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano. Accadde nel 2005, quando – dopo interminabili pressioni – finalmente si seppe chi erano gli azionisti di Banca d’Italia, fino a quel momento sconosciuti.
La legge approvata dal Parlamento dall’allora centrodestra non è mai piaciuta ai banchieri italiani, appena qualche mese fa il Presidente dell’ABI Patuelli chiese di cambiare la 262/2005 che in tanti anni non è mai stata resa operativa. Saccomanni, che viene proprio da Bankitalia, ha subito obbedito al dicktat e grazie al silenzio dei media, ora il Parlamento si accinge ad approvare un provvedimento che scippa in maniera definitiva la Banca Centrale agli italiani.
Ma c’è di più. Il motivo formale per cui non è mai stata resa operativa la 262/2005 è rintracciabile nella questione del capitale delle quote. Il valore di Bankitalia era, fino al decreto legge di Letta e Saccomanni, di appena 156.000 euro, cifra stabilita dalla legge bancaria del 1936. Con il DL del Governo e grazie ad una stima di alcuni “saggi” nominati dallo stesso Saccomanni, si è deciso in forza di legge che il valore della Banca d’Italia è di circa 7 MILIARDI di Euro.
Grazie a questa operazione gli azionisti come Unicredit, San Paolo etc. si sono ritrovati un grande capitale a disposizione, pronto da vendere al mercato. E’ come se il Governo stabilisse a tavolino che il valore della vostra società o della vostra abitazione fosse moltiplicato esponenzialmente! Un regalo unico ai soliti noti, con l’aggravante che quella creazione di denaro dal nulla doveva andare a vantaggio dello Stato italiano.
A completamento di questa grande manovra alle spalle di tutti gli italiani, c’è da aggiungere la questione della riserva aurea di Palazzo Koch: tonnellate e tonnellate di lingotti d’oro nostri diverranno proprietà di chi comprerà la nostra Banca.
Possiamo permettere che tutto ciò accada in sordina?