Gli interminabili lavori dei luminari della medicina nazionale e le inarrivate conclusioni in territori cruciali della scienza medica
I mesi si sono accavallati ai mesi e, dal varo del decreto dellex ministro della Salute Prof. Balduzzi, è da supporre che i luminari della medicina del Bel Paese preposti stiano ancora lavorando diuturnamente alla sua completa attuazione. Lungaggini burocratiche inverosimili a parte, è da chiedere se la non avvenuta inclusione nell’elenco delle malattie rare per i livelli assistenziali di base del Ministero della Salute sia dovuta al fatto che i luminari incaricati vogliono porre in essere un corredo diagnostico e curativo e i relativi protocolli in maniera super, tanto da surclassare quanto vige in Canada (nazione in cui è vietata l’utilizzazione di fragranze nelle scuole e negli ospedali) e in Spagan, ad esempio.
E’ lecito tuttavia dubitare di ciò, fino a prova contraria. Ed è bene con la memoria riandare ad almeno uno degli ultimi scandali relativi all’illimitata arroganza dei boriosi in camice bianco che bramano svolgere il ruolo di padroni assoluti dei laboratori e delle ricerche con delle interpretazioni esaustive ed esclusive (a loro avviso) dei riultati forniti dai centri a questa categoria di medici-scienziati azzaccagarbugli, a cui la saccenza e la proterva paiono non essere fra i loro peccati di cronica omissione più gravi. Non ultimo, quello di isolare, coscientemente o meno i loro rari colleghi che osano dissentire e che tentano di diffondere in lungo e in largo approcci e protocolli alternativi, con difficoltà inaudite. Quale questo antecedente? Quello delle allergie, per così tanto tempo considerate delle mere fissazioni psicolgiche … o qualcosa del genere. Per essere magnanimi, tralasciamo ogni altro riferimento alla storia della medicina modera e contemporanea e alle assurdità delle “certezze” erronee.
E’ mai possibile che la “sovranità nazionale” debba servire da usbergo a chi si ritiene superiore (almeno, questo pare che lasci trasparire la lunga “scientifica” “opposizione” di “casta” al riconoscimnto della MCS) alle deontologie e alle conclusioni scientifiche e mediche a cui è pervenuto in ultimo il fior fiore di tanti loro colleghi stranieri?
Speriamo tanto di sbagliare in quanto abbiamo ricevuto di persistente e via via rafforzata opinione, sicuramente ingenerata dai competenti responsabili del Ministero della Salute e non certo nata e allevata da presunzioni e da preconcetti personali. Ma se davvero così stanno le cose, quanto ancora impunemente questi detentori delle verià diagnostiche e curative potranno violare un diritto naturale e un diritto fondamentale della nostra costituzione, ossia il diritto alla salute?
E’ bene che finalmente questi medici rispondano in modo chiaro e inequivoco alla comunità medica internazionale, agli ammalati italiani ancora abbandonati alla loro disperazione, al parlamento e al popolo circa la loro eventuale prevenzione psicologia e di altra natura e alla loro inadeguatezza professionale acclarata nei casi in specie.
In un precedente articolo, abbiamo avuto occasione di sottolineare come i tempi siano maturi affinché il mondo medico tout court e quello italiano in particolare realizzi una rivoluzione storica delle sue metodologie e procedure in relazione alla non diagnosticabilità di quelle malattie definite sconosciute e rare a causa dell’incapacità (sino ad oggi) della ricerca scientifica e della medicina di venirne a capo.
Tutte le procedure e le conclusioni sarebbero forse da cambiare per le gravissima incoerenze logiche e deontologiche contenute nell’assunto secondo cui ciò che è ritenuto inspiegabile viene reso invisibile ombra per la medicina e quindi per le leggi e … così imposto agli ammalati, ai loro parenti, alla società.
Una barbarie inaudita e oramai inaccettabile. Giacché da tempo l’epistemologia ha reimpostato ex novo i modelli teorici e le correlative problematiche intorno ai processi conoscitivi scientifici e alle certezze acquisibili, rispetto alle inadeguatissime antecedenti prospettive. E fatto valere, in base all’incessante divenire degli orizzonti e dei loro contenuti, l’indispensabile ruolo dell’ auto – relativizzazione della propria posizione osservativa e delle susseguenti pseudo imperiture certezze e verità. Anche e forse soprattutto in campo medico.
Non è necessario essere medici per capire che il mondo della medicina è investito e sconvolto da ciò che inerisce a quanto è da considerare malattia o meno. Il come superare questo guado, il come farlo, nel perseguire strade diverse da quelle orami vetuste e scopertamente limitanti, fallaci, improduttive e dannose, tocca ai medici.
Ma l’establishment della medicina italiana sarà in grado di attuarlo o è tarato ab imis da impostazioni e prevenzioni moralmente corrive? Il caso ultimo ed eclatante dell’iper sensibilità alle sostanze chimiche e le correlazioni sussistenti in talune patologie tra fattori genetici e fattori ambientali non è un’indicativa spia dell’inaccettabile realtà italiana?