21 Marzo 2014
Fonte: Edizioni Stravagario
Fresco di stampa
Il limone è spremuto!
Tra signoraggio e debito pubblico
“Io non posso partecipare alle illusioni di quelli che promettono il pareggio con l’aumento delle imposte; perché le imposte hanno un limite nella possibilità de’ contribuenti, e quando il limite è oltrepassato non si colpisce più la rendita, si attacca il capitale e si arresta la produzione”. Francesco de Sanctis, Programma elettorale 1865.
“The Eurozone. Europe’s other debt crisis: it’s not just sovereign borrowing. There are too many zombie firms and overindebted house holds”. (The Economist, Oct 26th 2013), “A novembre la nuova sottoscrizione BTp Italia. Conviene ancora puntare sulla nuova emissione?” (Sole24ore 26 ottobre 2013), “Dai feudatari alle banche: il potere di creare moneta.” (Sole24ore 26/10/2013), “Fitch: “Italia migliora, ma outlook è negativo. BCE: tutto dipende da voi.” (Corriere Economia 26/10/2013), “L’esame di Draghi sulle banche fa tremare l’Eurozona”. (LINKiesta 26/10/2013), “La crisi politica rimette paura: a ottobre cala la fiducia dei consumatori” (La Repubblica Economia e Finanza 24/10/2013). Per i meno esperti di economia e di finanza, l’informazione mediatica sulla situazione attuale, nella migliore delle ipotesi, disorienta e intimidisce. Spesso cio che la notizia produce non e conoscenza, bensi un senso di rimescolamento interiore e di allarme irrazionale. Dove andremo a finire? Ma soprattutto a che punto siamo? Quante volte ci poniamo questi interrogativi. Pero, per la maggior parte di noi, parlare della crisi – ovvero parlare di economia, di politica e delle ripercussioni di carattere sociale – significa inoltrarsi incautamente in un territorio di enorme complessita, in cui e difficile distinguere i fatti dalle opinioni. E si finisce inevitabilmente per scivolare in vani scambi di vedute sulla tristezza del tempo presente, puntellati da ardite proiezioni, teorie inedite, luoghi comuni: visioni fanta-economiche sullo stile del problema di matematica di Massimo Troisi. Mi riferisco alla scena in cui Vincenzo, protagonista del film Scusate il ritardo (1982), trasforma il calcolo del ricavo di vendita di uova e farina al mercato in una singolare riflessione sull’abbandono delle campagne. “Quanto ha guadagnato un contadino sarà sempre nu problema. [..], quanno vann’ a casa <<.Quant’ hai guadagnato?>> je chiede ‘a moglie <<Eh nun ‘o so…>> ‘a mugliera sa’ che dice? Ma va’… a fà l’operaio almeno i soldi te li danno dint ‘a busta… Le mogli hanno spinto i contadini a lasciare le campagne.…giustamente. [..] Quante uova se so’ rotte sotto ‘o sacco ‘e farina? ‘A tasca, ‘o buco come era grande….!? Boh!”. Ebbene, riguardo all’attuale situazione economica, discutendo del futuro dell’Euro e delle ripercussioni sociali della crisi che ci ha investiti, chi non ha mai sentito trarre conclusioni sul genere che in fondo e tutta colpa dei tedeschi oppure che basterebbe stampare un po’ di moneta. E che dire dei funambolismi nell’uso delle espressioni “Eurobond”, “Welfare”, debito pubblico e recessione. E quando il talento e l’improvvisazione vengono meno, fa la sua apparizione lo spread, eletto ormai a deus ex machina di ogni dinamica economica e finanziaria. Al di la del folclore dialettico, quanto ne capiamo e quanto sarebbe importante capirne di piu? La crisi non e un fatto di tendenza che si limita a monopolizzare le prime pagine della stampa. Arriva direttamente a casa nostra, concretamente nelle nostre tasche e, per i piu romantici, fin nei nostri sogni, annichilendone la spinta al futuro. E’ insomma uno scenario reale in cui stiamo vivendo e continueremo a vivere per chissa quanti anni. (dalla prefazione di Anna Silvia Atzori)
… Dal punto di vista strettamente economico, infatti, la crisi si è manifestata, in primo luogo, con una riduzione della domanda interna, imputabile ad una riduzione dei consumi; con il passare del tempo, complice l’assenza di manovre di sostegno all’economia dello Stato, la crisi ha colpito il settore manifatturiero generando un circuito perverso di aumento della massa dei disoccupati, assenza di investimenti di sostituzione (con conseguente obsolescenza dell’apparato produttivo) ed ulteriore caduta dei consumi. In questa situazione, le banche e lo Stato hanno attraversato uno dei periodi di maggiore tensione dal dopo guerra e, mentre le prime sono state impegnate a mettere ordine nei loro affari, non potendo in tal modo assicurare la necessaria “liquidita” al mercato, l’altro e stato coinvolto in una crisi politica senza precedenti e spinto – proprio a causa di tale crisi interna – ad adottare politiche di sostegno alle banche, non fornendo risorse a piani d’investimento anticiclici, come molto probabilmente la circostanza avrebbe richiesto.Tuttavia, mentre in molti paesi la crisi ha convinto le classi dirigenti a sopire ad affrontare insieme le sfide imposte dalla crisi, da noi le vicende dell’economia si sono scontrate con l’inerzia di una classe politica piu attenta a difendere talune posizioni di privilegio (peraltro sempre piu indifendibili) compromettendo ogni tentativo del Paese sano di dare risposta alle obiettive difficolta che la crisi imposto alle famiglie. Vale la pena di ricordare che la crisi politica italiana e nata come indignazione popolare contro le oligarchie di partito e la corruzione della politica che, gia dalla fine degli anni novanta, si era palesata agli occhi degli italiani come un vero e proprio saccheggio delle risorse pubbliche. Questo ha portato alla rapida nascita di movimenti d’opinione di rottura degli equilibri di sistema, come la Lega Nord, e Forza Italia prima e poi il movimento Cinque Stelle. Tale crisi di credibilita dei partiti ha traversato tutto il 2000. Basti ricordare da ultimo le vicende passate del Pdl, con la fuoriuscita di Fini e l’eliminazione della componente ex AN, e poi con lo scioglimento stesso del Pdl e la nascita della nuova Forza Italia e del partito di Alfano. La vicenda non ha lasciato indifferente la sinistra ed ha coinvolto il PD, con lo scontro tra “bersaniani” ed i “renziani”. Peraltro, il sistema bipolare, sostenuto con forza dal centro destra e dalla sinistra non si e dimostrato, a tutt’oggi, capace di realizzare le riforme istituzionali che potrebbero garantire una maggiore stabilita ai governi in carica ed eliminare lo spreco di risorse che va alla mala politica; anzi il bipolarismo sembra aver inchiodato il Paese ad un’interminabile rissa tra fazioni, che, per altro verso sembrano condividere l’assalto alle risorse pubbliche. Questo libro e un libro dedicato all’economia; per questo motivo, non parleremo nel seguito di partiti ma la premessa era necessaria. Affronteremo pero dei temi tutti a cavallo tra l’economia e la politica, che si possono riassumere nelle seguenti questioni: – Siamo davvero diventati poveri ? – Il “signoraggio bancario” e la causa della crisi attuale ? – Perche lo Stato italiano ha difficolta a finanziare il proprio debito? – Che ruolo ha nella crisi economica italiana l’Euro e che rapporto c’e con la valuta americana ? – La crisi italiana e una crisi di competitivita ? – Che tipo di regolazione dell’attivita economica puo essere utile per il nostro Paese? Bene cominciamo con una piccola disamina sulla nascita della crisi nel 2008, rimandando per ogni approfondimento al mio “Crack Finanziario”, edito da Pagine nel 2009. (dall’introduzione dell’Autore)
www.europadella
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