Roma. Luisa Gorlani: conferenza al Soportimist e Premio Radici.

09 Giugno 2014

 

 

 

 

 

 

SOROPTIMIST CLUB di ROMA

Donne E Dee Formatrici Di Uomini Del Futuro”

Analisi degli archetipi delle Dee latenti in ogni Donna,

che possono forgiare diversi tipi di Eroi.

 

 

 

MERCOLEDI 11 GIUGNO 2014 – ORE 19,00
HOTEL PARCO DEI PRINCIPI
VIA GEROLAMO FRESCOBALDI 5 – ROMA

 

 

Relatore:

Prof. Luisa Gorlani

Psicologa, Scrittrice, già Docente di Lettere Classiche,
Premiata come “Insegnante d’Italia”

 

 

 

 

www.soroptimist.it

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

Il libro di Luisa Gorlani, Roma e Lazio: letteratura e civiltà, edito da Palombi Editori si è aggiudicato nell’ambito dell’edizione 2014 del Premio Nazionale “Radici – Territorio & Letteratura”  il premio speciale dell’Associazione Italiana del Libro assegnato ad opere di particolare valore culturale.
Pubblicato per i tipi di Palombi con autorevoli prefazioni, il libro di Luisa Gorlani, Roma e Lazio: letteratura e civiltà è un’opera di grande valore non solo per il rigore metodologico e la ricchezza della documentazione, ma anche perché, scrive Dante Della Terza presentando il volume, “ci consente il recupero di un universo letterario e del relativo contesto storico-geografico-culturale, altrimenti difficilmente reperibile e destinato all’oblio”. Il libro della professoressa Luisa Gorlani, che ha dedicato una vita all’insegnamento delle lettere in Italia, può essere diffuso in scuole, biblioteche, istituti di ricerca e di cultura e può contribuire ad una visione più ampia della cultura e della civiltà romana e laziale.
Il libro – che il Comune di Roma ha distribuito nei licei della città – è un esempio mirabile di quanto proficuo possa essere il recupero di un rapporto vivo tra Scuola, Collettività e Territorio.
Riproponiamo di seguito la presentazione dell’autrice.
La letteratura è il più potente mezzo di conoscenza della storia e dello spirito di un Paese
di Luisa Gorlani
Per le strade del Pianeta, all’alba del Terzo Millennio, s’aggirano due potenziali ladri: il Globalismo e la Massificazione.
Entrambi mirano a rubare all’Uomo il volto e l’anima.
Il Globalismo, pur con i suoi innegabili vantaggi di interdipendenza economica, di integrazione sociale e di interculturalità, derivanti dalla coscienza del mondo come “un tutto”, tende ad omologare su un unico paradigma l’umanità in movimento, impoverendo le diversità individuali e ambientali, i modelli di vita, le risorse e le particolarità umane e culturali locali, l’identità dei popoli e la ricchezza delle loro tradizioni, per produrre un “Uomo senza patria”, indifferenziato, standardizzato, generico, privo di storia e di radici.
La Massificazione, dal canto suo, figlia dei mezzi di comunicazione di massa, che pure hanno il merito della informazione e divulgazione ad ampio spettro del punto di vista globale, tende, con la sua persuasione occulta, a produrre un “Uomo-Massa”, incapace di discernimento e di libera scelta, privo di gusti e di idee personali, esposto al rischio di suggestioni passivizzanti e robotizzanti.
Uniche armi di difesa dell’Uomo d’oggi: da una parte il recupero del proprio passato, delle proprie origini, della propria individualità e diversità; dall’altra lo sviluppo della capacità critica, dell’autonomia di giudizio, del pensiero divergente, della propria creatività e originalità, se non vuole cadere nella contaminazione, nell’ottundimento e appiattimento universale.
Da qui l’idea di un libro sulla Letteratura e Civiltà del Lazio, che consenta il ritrovamento dell’identità d’origine, attraverso l’eco di voci sconosciute o dimenticate, altrimenti destinate ad inesorabile oblio, e che invece vanno riscoperte, perché pur affondando le radici in un humus specifico, sono talora capaci di oltrepassarne i confini, per la loro singolarità, suggestività e rappresentatività.
L’Arte è la vera dimensione della civiltà di un Paese e la Letteratura è il più potente mezzo di conoscenza della storia e dello spirito di un paese, la più profonda, autentica e inequivocabile rivelazione dell’anima di un popolo, che non può che essere di interesse e lievitazione culturale per tutti. Riscoprire, attraverso la letteratura, le radici originarie della propria terra, i vincoli creati da storie condivise, da memorie comuni, e riassaporare il senso di una medesima appartenenza storica, di comunanza e reciprocità di visioni e ragioni, risveglia consapevolezza e commozione identitaria.
Ma anche per chi non appartiene a quella regione, come nel mio caso, di tutt’altra provenienza, è interessante osservare come il comportamento e la mentalità degli abitanti di un luogo varino a seconda dei condizionamenti storico-geografici-climatici e si manifestino attraverso usanze diverse, non solo folkloriche, ma anche espressivo-linguistiche, dialettali.
Il recupero, quindi, della regionalità, che quest’opera si propone, non va inteso in senso riduttivo di un localismo e particolarismo asfittico, ma in senso ampliativo di un allargamento di orizzonti, attraverso l’inclusione nel concetto di civiltà di tante sfaccettature diverse di un unico prisma.
Se la globalizzazione è resa “necessaria” dalla modernità, a causa della complessità delle relazioni sociali mondiali, poiché ogni trasformazione locale è una componente della globalizzazione stessa, assumere una prospettiva locale non significa negare la modernità, ma piuttosto evidenziare una maglia della rete, legandola al resto, per ostacolare la disaggregazione e contribuire a creare il difficile equilibrio tra locale e globale.
Per nulla marginale, per altro, è la terra del Lazio che, con la sua capitale, da sempre ricopre, un ruolo di assoluta centralità ed universalità. D’altro canto, se non esistessero “le culture” nella loro differenziazione, non potrebbe esserci dialogo interculturale. La ricchezza sta nell’incontro delle diversità. E solo il senso di “Appartenenza” alle proprie radici, consente l’ “Accoglienza” di radici altre e diverse, per conoscerle, rispettarle e arricchirsene, senza lasciarsene contagiare. Un
poeta africano della Costa d’Avorio, Bernard Dadié (1916), in una sua bellissima poesia dice: Ti ringrazio, mio Dio, d’avermi creato negro/ […] Noi siamo la Notte, siamo il Mistero.!/ E per noi /sono le stelle. In questa fierezza della diversità, c’è tutta la consapevolezza della propria ricchezza.
Occorre trasmettere la cultura in maniera meno monolitica, statica e dogmatica, ma più articolata, variegata e flessibile, più interdisciplinare, contestualizzata e autentica.
Si tratta di applicare anche allo studio della Letteratura e della Civiltà il metodo scientifico galileiano: il metodo induttivo, che parte dal vicino per arrivare al lontano, dal concreto all’astratto, dal particolare all’universale. Solo dallo studio, infatti, dei fenomeni specifici, Galileo era in grado di trarre leggi generali, universali.
Nella presente opera nel Profilo della Regione, in apertura, si è cercato di evidenziare le peculiarità territoriali, geografiche, storiche, economiche, culturali, linguistiche.
Nella Panoramica critico-letteraria, che segue, sono stati poi messi in evidenza globalmente i passaggi salienti, che hanno caratterizzato la sfera linguistico-estetico-espressiva del Lazio, dalla fine della letteratura latina alla contemporaneità, pur tenendo sempre conto della necessaria prospettiva nazionale e talora europea.
Sono, poi, stati analizzati, nella sezione antologica, 44 Scrittori del Lazio, dai primi medioevali a quelli viventi, con un profilo biografico per ognuno e una selezione di brani tra i più significativi delle relative opere, seguiti da una bibliografia minima, da giudizi critici di noti critici letterari e da flash di approfondimento su luoghi, personaggi, usi e costumi, a seconda del contesto di provenienza di ogni autore o delle realtà a cui egli fa riferimento nelle sue pagine, proprio per meglio collocare e contestualizzare autore e opera nel tempo e nello spazio.
Nell’ultima sezione antologica Pagine su Roma e sul Lazio sono state riportate le testimonianze di scrittori della letteratura Latina, Italiana ed Europea, oltre che di autori contemporanei, su realtà regionali di rilievo, come le maggiori istituzioni culturali, l’economia di oggi, le tradizioni…, ..onde offrire una lettura prospettica plurifocale dell’ambiente. La Bibliografia Generale di chiusura sulla letteratura della regione contiene cenni anche ad altre aree tematiche della civiltà regionale: ambiente, storia, arti, economia, tradizioni.
Il criterio di scelta degli autori proposti in quest’opera – narratori, poeti, drammaturghi – è stata, dunque, la cifra della regionalità, del legame con il territorio, della capacità di cogliere e focalizzare aspetti, momenti, luoghi, figure e istituzioni della regione, pur non trattandosi sempre di scrittori di stretta appartenenza laziale, ma provenienti anche da altre regioni.
La patria, in fondo, non sempre è la terra dove si è nati, o cresciuti, ma la terra verso la quale scatta un”attrazione fatale”, per insondabili “affinità elettive”, per “simpatia” o “sintonia” (in senso etimologico) di vedute, di mentalità. Le radici possono essere anche culturali, non solo spaziali, e possono affondare in una patria ideale, congeniale al nostro spirito, perché in essa troviamo ciò che andiamo cercando, in essa riconosciamo la presenza di modelli fondamentali di riferimento della nostra vita. La patria è la meta del nostro viaggio, dove, attraverso l’esperienza della realtà, arriviamo alla conoscenza di noi stessi, alla scoperta del senso, dello scopo della nostra vita.
E il caso di vari scrittori europei, soprattutto del ’700-’800, che nel loro Grand Tour, hanno trovato in Roma la “città dell’anima”, così come l’ho trovata io.
E importante, dunque, recuperare la cultura nelle sue più variegate manifestazioni e valorizzarne quegli aspetti che racchiudono l’essenza stessa della vita, della storia di un paese, per non perderne la memoria, individuando gli elementi connotativi delle culture locali.
Molti, ma ovviamente non tutti, gli autori riportati, che hanno scritto in dialetto romanesco, inequivocabile specchio del popolo, o che, anche in lingua, ne hanno colto lo spirito.
S’impongono purtroppo in questa Letteratura e civiltà del Lazio delle difficili scelte, con inevitabili sofferte esclusioni o omissioni. D’altro canto non si tratta di un’enciclopedia, ma di un’antologia, costruita senza l’impossibile pretesa di esaurire l’intero scibile, nella piena consapevolezza della continua perfettibilità dei risultati. Sono tante e tali le stelle in cielo, che, per quanto si scruti al telescopio, non si può che rischiare di lasciarsene sfuggire molte.