Blitz quotidiano: lo scempio politico e la sorte dei pensionati

 26 Agosto 2014

Fonte: Blitz quotidiano

Nota di Eulà

 


 


Non importa, non può più importare di accontentarci della giustezza di qualche sentenza della corte costituzionale.  La corte costituzionale non è da tempo nelle condizioni di  assicurare le garanzie della suprema terzietà. Non è qualcosa di rivoluzionario (in positivo o in negativo che si voglia intendere il termine) o di eversivo ciò che qui si afferma alla luce della completa degenerazione politica e della giustizia, rilevato e considerato che, con costernazione e non con rabbia, la Corte Costituzionale è un soggetto collettivo costituito da singoli soggetti tutti direttamente coinvolti nell’agone della difesa degli interessi personali di natura economico-monetaria e dei privilegi connessi alla carica di presidente in pensione dell’organo costituzionale. Siamo di fronte, in termini crudamente oggettivi, a un ruolo e a un organo interamente delegittimati – auto-delegittimati – non solo sul piano morale, giacché la corte stessa è un soggetto coinvolto in primis nella difesa di casta. Alla faccia delle guarentigie costituzionali. Da anni, se non da decenni; quantomeno, a partire dal momenti in cui in questo supremo organo di garanzia costituzionale è invalsa la barbara e dilapidratice prassi / “norma” di realizzare una corte composta totalmente da presidenti in pectore in entrata e di presidenti emeriti in uscita.

Agli italiani non rimane che rivolgersi ai fori della giustizia europea per fermare la dittatura di una brutale, democratica, pluripartitica oligarchia spoliatrice dei più elementari diritti costituzionali, ridotti a larvale “godimento” formale. Per questo, è anche ora che cessi la sporca demagogia di parlare di “contributo di solidarietà”. Stipendi e pensioni d’oro elargiti dai governi di sinistra e di destra alla classe “dirigenziale” resa connivente in tutto e per tutto e più numerosa superpagata improduttiva e parassitaria di tutto l’Occidente vanno riparametrati e il sovrappiù sequestrati, a far data dai tempi dell’infausto e distruttivo governo Dababe (D’Alema-Bassanini-Berlinguer),   – Italia Europa e Libertà.

 


 

 

Pensioni da Berlusconi a Renzi. Michele Ainis: Stato sleale, Stato illegale



 



 
 

 ROMA – Le pensioni, pensioni d’oro e di latta che siano, sono nelle mire losche di uno Stato traditore: non sono concetti espressi da pericolosi rivoluzionari ma da giuristi, moderati con senso dello Stato, ma non dello Stato finito in mano ai peronisti italiani e non da ieri.
Sulle pensioni, il primo a avere tradito è stato Berlusconi.
Travolti dal can can sulle sue prodezze sessuali, non abbiamo colto a fondo il cinismo della sua politica, vera anti politica. Anche i suoi grandi avversari, travolti dall’odio per Berlusconi, non si sono accorti del fallimento politico di Berlusconi, che oggi, per quanto affievolita, ha ancora la possibilità di osservare lo scempio col distacco di chi è capitato lì per caso.
La colpa di Berlusconi nei confronti dei pensionati è invece ricordata da Michele Ainis sul Corriere della Sera. È l’ultimo anello di una lunga catena.
Lo Stato italiano, ha scritto Michele Ainis, ricordando il precedente della rapina del secolo, “ci ha buggerato troppe volte, e ancora ce ne ricordiamo. Nella memoria nazionale campeggia, per esempio, il prelievo del 6 per mille sui depositi bancari deciso nottetempo dal governo Amato, fra il 9 e il 10 luglio 1992. Fruttò 11.500 miliardi di lire, una manna per i nostri conti perennemente in rosso; ma «’l modo ancor m’offende», direbbe il poeta. E l’offesa si traduce in un riflesso di paura ormai diventato atavico, che si gonfia a ogni crisi. Le cassette di sicurezza delle banche sono piene di contanti, lo sanno tutti, e la ragione sta proprio in quel remoto precedente.
Adesso, a quanto pare, tocca alle pensioni. Come se non fossero bastati gli esodati, gente mandata in pensione senza pensione dallo Stato: un’altra truffa, e 3 anni dopo non sappiamo nemmeno quanti siano.
Speriamo almeno che l’esecutivo sappia d’una sentenza costituzionale (n. 116 del 2013) che ha già bocciato il prelievo introdotto dal Governo Berlusconi, perché colpiva i pensionati, lasciando indenni le altre categorie di cittadini.
L’ennesimo colpo alla fiducia collettiva, come le bugie di Stato, come le rapine fiscali, come le leggi ingannevoli che parlano ostrogoto per non farsi capire, neanche dai parlamentari che le votano.
Eppure è la fiducia, è l’affidamento nella lealtà delle istituzioni, che dà benzina alle democrazie: non a caso il primo termine conta 485 ricorrenze nelle decisioni della Consulta, il secondo 500.
Mentre il diritto civile tutela l’«aspettativa» circa la soddisfazione dei propri legittimi interessi. E in effetti un’aspettativa ce l’avremmo, per ritrovare qualche grammo di fiducia.
Ci aspettiamo dal Governo — quale che sia il Governo — il linguaggio della verità, non le favole che si raccontano ai bambini. E ci aspettiamo che ogni sua decisione sia leale, affinché sia legale”.

 

Taglio pensioni, le smentite di Matteo Renzi

20 agosto 2014 12:11 – di Redazione Blitz


ROMA – Pensioni: Matteo Renzi boccia poletti ma è scontro nel governo. Così, il 20 agosto titola in apertura il quotidiano La Repubblica. Apertura simile, nella sostanza, per La Stampa: “Renzi, nessun progetto sulle pensioni”. Al di là delle voci su un possibile taglio delle pensioni d’oro e d’argento, insomma, dal governo arriva una sostanziale […]

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