29 Marzo 2015
Fonte: Galileo.net Giornale di Scienza
Fra le mille ricerche della scienza
Anche ai gatti piace la sua musica
In genere i gatti non amano la nostra musica o, nella migliore delle ipotesi, la ignorano del tutto. Ma non è detto che a loro non piaccia ascoltarla, solo che preferiscono la loro. Lo dicono i ricercatori della Wisconsin University, che pare abbiano elaborato delle musiche più adatte. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Applied Animal Behaviour Science.
Molti studi sul comportamento e sul benessere animale hanno iniziato ad usare la musica come strumento, ma i risultati sono stati abbastanza contrastanti e non è ancora chiaro se alcune specie la gradiscano veramente oppure no. Ma forse, sembrano dire i risultati di questo studio, non abbiamo mai usato musiche composte ad hoc. Il che, però, non significa riprodurre banalmente vocalizzazioni feline considerate piacevoli (come il suono delle fusa), ma piuttosto creare musiche con un tempo e con i toni che possano risultare piacevoli per i gatti. …..
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A cosa servirà una missione di un anno nello Spazio
Ci siamo: ancora poche ore e la missione One Year in Space prenderà ufficialmente il via con la partenza verso la Stazione spaziale dell’astronauta della Nasa Scott Kelly e del collega russo Mikhail Kornienko. Note particolari, come suggerisce d’altronde il soprannome della missione, la durata della permanenza a bordo della nostra casa orbitante: 12 mesi contro i 6 solitamente previsti per gli astronauti (e come capiterà a Gennady Padalka, terzo membro dell’equipaggio che stasera partirà da Baikonur). Un’occasione unica per studiare più a fondo come il corpo, ma anche la mente, reagisce a una così lunga permanenza nello Spazio (tipo quella che potrebbe attenderci in un ipotetico viaggio verso Marte, la cui durata, andata e ritorno, sarebbe intorno ai 500 giorni).
In realtà di segni particolari la missione ne ha almeno un altro: Scott ha infatti un gemello, astronauta anch’egli, che, rimanendo sulla Terra, fornirà il controllo perfetto (o quasi) per confrontare gli effetti della microgravità sull’organismo umano. Ma di quali effetti parliamo? Qualcosa sulle ripercussioni sul fisico umano dovute alla permanenza a bordo della Iss lo sappiamo già, ma la missione di un anno permetterà di dare risposte più complete a una serie di domande ricorrenti. Space.com aiuta a fare il punto sul tema, riassumendo le cinque questioni che la missione One Year in Space aiuterà a chiarire.
1. Cosa succede agli occhi nello Spazio? Se stare sei mesi in orbita modifica la forma dell’occhio, cosa accade rimanendoci un anno? La microgravità, infatti, influenza i fluidi del corpo, e questo può ripercuotersi anche a livello cerebrale, con variazioni della pressione intracranica potenzialmente in grado di agire sul nervo ottico e quindi sulla vista stessa. Anche l’esposizione alle radiazioni spaziali presenterebbe un rischio per la vista ed è stata correlata all’insorgenza di cataratte negli astronauti.
2. Il sistema immunitario cambia? Abitare nello Spazio significa esporsi a radiazioni, microgravità, isolamento e stress. Tutti fattori che possono influenzare, tra l’altro, l’efficacia del sistema immunitario. Tra i bersagli delle radiazioni possono, infatti, esserci le cellule del sistema immunitario: quando sono danneggiate la capacità di vigilanzadell’organismo diminuisce e così aumenta la suscettibilità ad infezioni e malattie. Anche la stessa microgravità però potrebbe contribuire negativamente, impedendo al sistema immunitario di funzionare, avvertono gli esperti. …..
Ambiente
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