03 Giugno 2015
La partitocrazia e la scuola. L’orco che tutto divora e il caos della giungla
Con la riproduzione di questo articolo, apparso sulla seconda pagina de Il Giornale del 13 agosto 1987, iniziamo a pubblicare una serie di documenti su quello che l’allora Associazione Liberi Professori Italiani qualificò in un suo famoso documento come “Dossier segreto. Attività occulta di regime”. Una sistematica opera di eversione costituzionale e sociale messa ininterrottamente in atto dai partiti di governo e di presunta opposizione, con in testa DC e PCI e dalla scelleratezza non meno criminale dei sindacati confederali. Un sistematico sventramento sociale di cui già da anni si pagavano le conseguenze. Un sistematico sventramento sociale che è proseguito in questi ulteriori quasi trent’anni consegnando l’economia del Paese alla rovina e il futuro della nostra vecchia e delle giovani generazioni di fine ‘900 e del nuovo secolo a gravami inauditi. I nostri giovani avranno di che pagare i debiti di un regime abietto che ha divorato a dismisura e che ha creato giungle selvagge oltre ogni immaginazione, tanto da superare le spese pubbliche di Germania, Francia e Spagna messe assieme.
Non vi è nessuna prova d’appello, nessuna giustificazione morale, politica, storica per una così infame partitocrazia. I giorni più neri del ventennio fascista al confronto sono poca cosa davanti a un regime di sciacalli nato e prosperato nei giorni delle grandi calamità e della sconfitta, incallitosi nella sua malvagità nel doppiogiochismo di infedeli alleati e di traditori al servizio dei vincitori chiamati liberatori, quei liberatori che avevano richiuso in campi di concentramento gli emigrati italiani nel civilissimo Canada e a cui avevano sequestrato ogni bene, mai più a loro tornato alla fine del conflitto. O quei liberatori SUA (come li si chiamava nel ventennio) che imposero agli italiani di prendersi la mafia d’oltreoceano resa intoccabile e al di sopra della legge e di farla baldanzosamente rinascere e prosperare in casa propria..
L’inaudita violenza fatta alla storia il regime partitocratico l’ha applicata alla costituzione da esso proclamata e messa al tempo stesso sotto stretta custodia sin dalla sua nascita. La nostra è stata ed è una democrazia di pura finzione formale, che si basa soltanto sull’esercizio del diritto al voto, e sul reale e illiimitato esercizio del potere da parte delle segreterie dei partiti e di quella che fu la trimurti. Una democrazia delle apparenze e del male morale in grado di condurre attività legislative e azione di governo in aperto, perdurante contrasto con gli interessi e le esigenze dei ceti sociali, del popolo nel suo insieme, del Paese. La politica estera e di difesa, della giustizia, della sanità, delle opere pubbliche e… in grande … della scuola lo attestano oltre ogni possibile incomprensione. Un regime laido che è nato e vissuto nelle ruberie più sfrenate e nella iper proliferazione dei tentacoli devastatori a pro dell’assoluta intoccabilità delle sterminate clientele pagate a suon di lingotti d’oro, e delle clientele sindacali ad onta di ogni sparuta azione di equità retributiva, della più sfrenata violenza a colpi d’accetta, della più insidiosa opera di ingannevole untuosa e perversa persuasione “democratica”. Per ogni italiano che ha conservato un po’ di memoria e di capacità critica, questo è un quadro davvero raccapricciante. Tutto ciò non è stato e non è il costo della democrazia, ma di un regime che dietro essa si camuffa. Una democrazia non è e non può giammai ridursi a essere un vuoto a perdere nell’agone dei contrasti demagogici clientelari ideologici forsennati e senza fine degli emicicli parlamentari. La democrazia è l’ espressione del primario e assolutamente salvaguardato fattivo esercizio dell’azione legislativa e governativa per la vita della Nazione, affatto superiore a ogni tipo e livello di scontro partitico.
L’ultimo clamoroso, distruttivo e vampiresco atto di questo regime, or sono 25 anni, è stato ed è quello dell’avere saldamente associato alle criminali cricche partitocratiche la burocrazia “dirigenziale” con ulteriori spaventosi costi. Ogni successiva “riforma” non ha posto rimedio a questo scempio, non lo ha minimamente debellato, ma ha saldamente garantito il collaudato super funzionamento della macchina onnivora. La storia del personale docente e “dirigente” ne costituisce un esempio plateale, anche a prescindere dai costi e nel soffermarsi nel constatare come dei professionisti pubblici con carriera dirigenziale siano stati declassati a men che caporali, e dei “direttori” dapprima appena appena agganciati a costoro siano diventati dirigenti nel ruolo unico dei “dirigenti” delle scuole di ogni ordine e grado. Il mondo irreale, il mondo capovolto? Tutto, tutto, questo, dunque, per far trarre vantaggi e alzare il guadagno in origine a piccole platee di categorie sindacalizzate? Cose da pazzi, o meglio da criminali. Come cose da pazzi, o meglio da criminali, è l’avere declassato senza tregua ben precise categorie professionali, sulle cui spalle hanno vissuto e ancor vivono questi eserciti di “dirigenti” e le inveterate masnade delle clientele dei fitti e ancor vergini sottoboschi del regime. Turpitudini senza fine.
Bene ha fatto Renzi a lanciare il progrmma di ammodernamento delle strutture edilizie. Nulla è stato mai fatto. Ma già negli anni ’80 lottavamo noi per tutto questo. E allora avevamo l’età dei giovani ministri. La nostra vita e la nostra professione sono state inconcludenti? No, sono state divorate da questo bieco regime di velenosi e incontenibili ladroni. I ladroni della partitocrazia, che hanno divorato e divorano le giovani generazioni. Anche quelle del nuovo secolo sono già negli otri di questi orchi!
Bene fa Renzi con i suoi giovani ministri a voler esercitare la funzione che al governo spetta e di fare in modo che il parlamento eserciti finalmente la sua, in modo appropriato e cioè fecondo. Bene fa ma ha smesso da un bel po’ di rottamare. Tuttavia, la loro impreparazione in più campi e cose non può essere sottaciuta e neppure giustificata giacché hanno ministri la cui preparazione è al di sopra di ogni ragionevole dubbio, ad iniziare dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, un grande esperto a livello internazionale e vero patron della compagine governativa, in grado di menar coup bas e coup de maître e coup de grâce per cui inescusabili sono certi errori. Come quello, enorme e grottesco, risibile e dirompente al tempo stesso: quello della scuola dei dirigenti manager o sceriffi che dir si voglia. In Francia, se non erro, il capo d’istituto è ancora eletto direttamente dal collegio dei docenti. In Italia, inoltre, a differenza dei presidi universitari e dei primari medici, il preside oggi dirigente e futuro sceriffo onnipotente e onnisciente non esercita alcuna attività che dovrebbe essere a lui propri come primaria e irrinunciabile: l’insegnamento. Barbarie.
In Italia, Paese in cui la macchina pubblica, e in questo caso quella del MIUR, non ha il minimo controllo su se stessa, è arcinoto che il tasso di delinquenzialità pubblica è estremo e spessissimo difficilmente individuabile. I lettori ben capiranno che non faccio qui riferimento alle inenarrabili vicissitudini che ho dovuto subire, visto che la macchina burocratica non ha mai mosso il suo cervello, nonostante le sentenze avute in tribunale; e che altri docenti hanno dovuto subire. Il fatto strano è che i meno capaci, i meno preparati, i meno motivati, i meno colti, che non si aggiorna (non sui libri di testo degli studenti) in un certo qual modo riescono sempre a galleggiare a uscire indenni e perfino premiati: questo è il crudo e reale risvolto della meritocrazia in cui si … casca prima o poi. Meritocrazia per cui si è tanto lottato. E ‘come se chi scrive sia venuto a pagare la legge del contrappasso: il fio di aver voluto individuare sia criteri meritocratici sia che alla dirigenza burocratica negli anni ’80 venisse riconosciuto quel qualcosa in più che le toccava. E invece, quello che è accaduto dopo è stato … stramirabolante: non vi è alcuna dirigenza pubblica al mondo comparabile con quella italiana, quella degli USA è addirittura una stracciona a confronto; i suoi aumenti contrattuali sono costati più dell’intero ammontare di quelli di tutti i dipendenti pubblici e grava in maniera esorbitante sulle spese pensionistiche. Mafia, pura mafia di regime, e altro che “chiedere” il contributo di “solidarietà” : qui siamo davanti alla più feroce compromissione della coesione sociale.
Dietro ogni angolo in cui vi è un dirigente, sia questi il più ligio corretto e perfino amico, è oramai acquisito e fatto salvo come doveroso l’avere il “legittimo” sospetto morale del delinquere. Un regime di nefandezze che dunque non può salvaguardare neppure i più onesti. ma poi, nelle scuole, cosa c’entra un cotal personaggio? Assurdo degli assurdi? No. Questa è la triste conclusione: significherebbe consegnare all’adulazione più mercimoniosa, alle camarille più celate o più spregiudicate, alla insipiente arroganza e all’esercizio arbitrario del potere di un qualcuno che nella vita e nella preparazione o nelle sue qualità etiche conte meno di nessuno. Il governo e il parlamento in tal caso si rendono mallevadori di una nuova mafia. Non ne abbimo già fin troppedi mafie, e anzi il regime partitocratico che a parole, almeno finora, il giovane Renzi afferma di voler combattere, non è esso stesso un regime mafioso?
Abbiamo fatto la storia, come perdenti, in tutto. Questo ci dispiace, è vero, ma non per noi. Ci dispiace per il Paese, ci dispiace per il nostro popolo, così aggredito vilipeso raggirato asservito. Terribilmente irriso e perpetuamente derubato. E per la nostra storia, ancora totalmente falsificata dagli imbonitori che ci hanno portato alla rovina. Per questo mai abbiamo desistito. Al tempo stesso, riteniamo che sia doveroso per tutti, ad iniziare dai menefreghisti e dai salta fossi (visto che i loro discendenti pagheranno con certezza il fio, come gli altri) chiedersi: perché continuare a soggiacere a un regime così turpe che tutto o quasi corrompe?
Da parte nostra, visto che oramai ci avviamo verso altre stagioni e verso altri lidi, con una buona battuta potremmo dire di sentici comunque contenti di avere svolto le funzioni virtuali di più ministri, con maggiore efficienza. In particolare di ministro degli esteri, della difesa, della cultura, della funzione pubblica. Vi par poco? E’ meglio riderci sopra. Assieme a Ernst Jünger e all’intramontabile anarca che indefesso cavalca tra sperdute ucronie.
Ultima, cosa. Come ho più tante volte scritto, a me siciliano il vero concetto della mafia non ha da insegnarmelo quanto sta scritto sulle leggi di questa nostra Italia costretta a vivere sotto il giogo scellerato della partitocrazia; né tantomeno hanno da insegnarmelo degli altri siciliani che oggi occupano importanti scranni istituzionali. La cosa ritengo che stia all’inverso. Proprio, proprio così.
Coraggio, soprattutto, e per le cose che contano, oltre le tue tasche e oltre i tuoi interessi, mai desistere. – Domenico Cambareri
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