02 Ottobre 2015
Fonte: Fondazione Basso
E’ inutile tornare a sottolineare l’importanza del Convegno alla Fondazione Basso, per di più in un momento in cui è in corso al Senato la votazione per la riforma della carta costituzionale.
Sappiamo tutti che questa riforma è da fare quanto prima, ma sappiamo tutti altrettanto bene che essa rappresenta purtroppo solo una seconda tappa del percorso riformistico.
Il Paese avrebbe bisogno di una riforma sicuramente incisiva e definitiva, visto che attenda da circa cinquant’anni questa decisiva svolta, cosa che ha vanamente accompagnato quasi per intero la vita di tanti italiani. Allora quando sembrava eresia o critica corrosiva, ben vedutamente Giorgio Almirante parlava di crisi del sistema (senza faziosità o eresia alcuna nelle sue limpide e sobrie analisi),e non rari esponenti dei lidi opposti parlavano, in maniera molto addolcita, di crisi etico-politica dello Stato. La riforma della commissione Bozzi non poteva che essere messa “a secco”.
Tuttavia, oggi, ancora, i partiti continuano a non essere pronti.
E’ qualcosa di incredibile, che rappresenta davvero i reali e risicati limiti del sistema politico nazionale, al di là dalle stucchevoli prose di circostanza. Per intanto, al di là dalla condivisione o meno di questo o di quel punto e da posizioni convinte o strumentali di “parte”, non possiamo non prendere atto che un piccolo gruppo di giovani ministri sta finalmente portando a termine un qualcosa che in tanti non volevano affatto, solo per interessi di comodo, se non pure irricevibili e persino abietti. Non di meno, non possiamo prendere atto di quanto la Fondazione Basso sta promuovendo con sicuro coraggio intellettuale e civile. – Domenico Cambareri
Separare i partiti dallo Stato?
Un progetto della Fondazione Basso per l’attuazione dell’art.49 della Costituzione
Secondo seminario
Le regole dei partiti
Programma orario: 9.30-13.30 / 14.30-19.00 A) Le regole dei partiti politici in Europa: linee di tendenza e casi 9.30 Relazione introduttiva di Maria Romana Allegri e Nicola Genga 10.00-11.30 Discussione B) Il Partito democratico 11.30 Relazione introduttiva di Mattia Diletti 12.00-13.00 Discussione Buffet C) Il Movimento 5stelle 14.00 Relazione introduttiva di Roberto Biorcio 14.30-15.00 Discussione D) Forza Italia 15.30 Relazione introduttiva di Giovanni Orsina 16.00-16.30 Discussione E) La Lega 16.30 Relazione introduttiva di Gianluca Passarelli 17.00-17.30 Discussione F) Quali regole per un modello di statuto rispettoso dell’art.49 della Costituzione? 17.30 -19 Discussione generale Coordina: Luigi Ferrajoli Sono invitati a partecipare alla discussione: Gaetano Azzariti, Fabrizio Barca, Salvatore Biasco, Giuseppe Cotturri, Alfredo D’Attorre, Alessandro Ferrara, Anna Finocchiaro, Chiara Giorgi, Miguel Gotor, Massimo Luciani, Giacomo Marramao, Giancarlo Monina, Michele Prospero, Stefano Rodotà, Mariuccia Salvati, Ugo Sposetti, Walter Tocci.
Lunedì 5 ottobre 2015, ore 9.30-19.00 Sala delle conferenze Fondazione Basso Via della Dogana Vecchia 5, Roma
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
La Costituzione e la sua tragica e irreversibile crisi. Alla Basso: i partiti fuori dalla Carta?
16 Maggio 2015
Fonte: Fondazione Basso
Nota di Domenico Cambareri
La Costituzione e la sua tragica e irreversibile crisi davanti all’egemonia partitocratica
E’ da tanto tempo che scriviamo sottolineando il fatto che il disposto 40 della Costituzione dimostri in maniera lapalissiana le gravissime inadempienze consumate e giammai sanate da parte del potere legislativo per la sua mancata attuazione. Alla diretta responsabilità del vulnus arrecato alla Costituzione non possono essere sottratti quanti hanno fino ad oggi ricoperto la massima carica di garanti della Costituzione, i presidenti della Repubblica; e, non di meno, i presidenti del Consiglio dei ministri e i governi per non avere sollecitato e direttamente proposto alle camere di adempiere finalmente al dovere costituzionale, sino ad oggi in modo lucido e inaudito pretermesso. Come sappiamo, questa codificata omissione ha determinato la consumazione di guasti e inefficienze e ingiustizie senza fine che la nostra società ha pagato e continua a pagare con costi così elevati da essere difficilmente stimabili.
In verità, in modo non corretto ma chiaramente giustificato dalle nostre esplicite, chiare e valide finalità, a ciò abbiamo sempre associato anche l’articolo 39 relativo ai partiti. Infatti, abbiamo attribuito anche a questo articolo lo stesso contenuto del successivo riferito ai sindacati, in modo tale da indicare esplicitamente che la via da seguire allora e anche oggi sarebbe stata e sarebbe quella di attribuire ai partiti doveri non dissimili dai sindacati (ad iniziare dalla personalità giuridica), ma non gli stessi compiti.
In alternativa, e cioè seguendo la reale formulazione dell’articolo costituzionale, si sarebbe dovuto provvedere a promulgare una legge attuativa in grado di sottoporre la vita e l’attività dei partiti a una chiara regolamentazione, senza lasciarle entro la nebulosa del nulla, quale è la secca indeterminata infelice e “metafisica” formulazione costituzionale; nebulosa del nulla atta nei fatti e nella dimensione fenomenologica a dimostrare la sua immensa portata nichilista.
Questa formulazione costituzionale (soltanto in apparenza cieca, sorda, muta e moralmente insipiente) è espressione, nella sua propria dimensione, sottaciuta formulazione di un principio di diritto non acquisito ma di già posseduto secondo una condizione propria a una fonte potestativa auto legittimante e autolegittimata (anche in quanto anteriore, e cioè direttamente procedente dal CLN), impropria e assolutamente priva di fondamento normativo . Ciò è correttamente quanto grottescamente definibile come potere legibus solutus.
Siamo quindi in presenza, nell’operazione critico-costruttiva da noi proposta, di una valutazione volutamente sottostimante la gravità irreparabile della inadeguatezza costituzionale al fine di porvi rimedio a posteriori e in modo ellittico ma fecondo e non distruttivo con una legge costituzionale atta a riportare nell’alveo costituzionale vita e funzione dei partiti, e non di inserirvi un succedaneo.
In realtà, oltre la specifica prospettiva emendativa da noi delineata e entro la reale natura della Costituzione e dei suoi precisi limiti, la precisa prospettiva della storia del regime partitocratico ottimamente e a iosa dimostra che la Carta costituzionale (perciò a prescindere dagli altri vulnus ad essa arrecate) rappresenta un documento fondativo assolutamente inadeguato giacché viola alla sua base i principi del costituzionalismo sia per avere proclamato che i primi articoli non sono soggetti a modifica alcuna sia per avere inserito fra di essi – quanto nella Costituzione tout court – un trattato diplomatico. Trattato diplomatico non inseribile in una carta fondativa, specie in una Costituzione laica, giacché viene ad elidere il principio della libertà in materia di credo religioso altrettanto in essa statuito e del tutto prioritario come valore in sé da essere sempre e ovunque garantito. In siffatto modo, invece, si impone ai cittadini l’esistenza di una confessione di Stato (il regime autoritario, il regime fascista, che attuò quel trattato mai pensò di chiedere al sovrano di inserirlo dal re nello Statuto albertino).
Siamo in presenza qui in Italia di un regime partitocratico, regime che – come in più interventi abbiamo dimostrato – non costituisce una mera degenerazione del sistema democratico, ma una sua reale contraffazione. O meglio, una tipologia di regime affatto distinta da quello democratico, anche se lo strumentalizza e si paluda dietro esso, ad iniziare dalla dimostrazione di adempiere ai primari diritti formali della democrazia: diritto di voto e libertà di voto, esistenza di più partiti, camere legislative e .. addirittura democrazia parlamentare in nome del popolo.
Invece, abbiamo che i partiti originari e espressione del nuovo patto fondativo (e i loro più o meni legittimi o spuri eredi), postisi sin da allora come esclusivi custodi, guardiani e tutori della Costituzione, hanno occupato sin da subito tutti gli spazi della vita istituzionale, e su di essa e sul Paese reale hanno mantenuto e esercitato il più completo monopolio. Ai loro interessi sono stati fatti coincidere con la forza delle leggi e delle non leggi gli interessi pubblici in tutto e per tutto. I risultati di un perpetuarsi di un siffatto regime sono sotto gli occhi di tutti. Un disastro storico inappellabile della crisi del sistema partitocratico e del Paese. Sistema che è stato e costituisce una precisa, concreta tipologia di reggimento politico che si basa e si estrinseca con l’arbitrio e non una mera degenerazione del sistema democratico.
Non possiamo non accogliere con attenzione e con soddisfazione che da qualificati circoli culturali della sinistra venga dunque una proposta meritoria di attenzione, per quanto il quadro della crisi del sistema partitocratico presenti caratteri di tragica irreversibilità, e con esso l’ impianto stesso della carta costituzionale i cui valori statuiti sono stati sempre strumentalizzati e vilipesi.- Domenico Cambareri