L’Occidentale: una spassionata analisi dell’affaire banca-famiglie di Renzi & Boschi

17 Gennaio 2016

Fonte: L’Occidentale quotidiano on line

Roberto Santoro

 

 

 

 

 

 

Tra sfiducia e commissione d’inchiesta

Renzi, Boschi e la “zombie-bank”

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Se pensate che evocare Gelli, “loggia continua” o il conflitto d’interessi, sia roba un po’ datata e fumosa, c’è un’espressione inglese perfetta a descrivere il caso Banca Etruria: zombienomics. Non ci addentriamo troppo in questa terra di nessuno fatta di crediti deteriorati, prodotti junkie, prospeotti informativi presentati ai clienti da consulenti bancari costretti da manager inaffidabili a spacciare titoli tossici. Una economia zombesca che s’insinua in quella sana, quella che investe e che produce, contaminandola. Di un sistema simile avrebbero fatto parte le quattro banche italiane che il governo ha salvato in extremis, compresa quella che aveva come vicepresidente il padre del ministro Boschi. Banche che forse avrebbero potuto passarla liscia, magari fondendosi con altri istituti, ma che secondo Bankitalia non ci hanno neppure lontanamente pensato.
La zombienomics versione italiana s’innesta poi nel “regno di Toscana”, quel sistema politico tipico delle inamovibili regioni rosse, fatto di interessi politici ed economici compiacenti, banche, cooperative, imprese, favori, amici, famiglie e famigli, dove si finanziava allegramente chi aveva un credito politico da riscattare senza chiedergli troppe garanzie. Si è arrivati fino al paradosso per cui a godere di crediti consistenti, e a non onorare il proprio debito, sarebbero stati per primi i vertici degli istituti in disfacimento (gli “interessi sottostanti” di cui parla la procura nel caso della Etruria). Il ministro Boschi ne aveva consapevolezza? Se la risposta è sì, perché il papà è rimasto nel cda della banca quando lei è diventata ministro (anzi: in quella occasione è salito al rango di vicepresidente)? Non si tratta di far tintinnare le manette, bensì di una questione di opportunità politica: Boschi era cosciente dell’intreccio che abbiamo descritto fatto di potere e gestione del consenso? Una commissione parlamentare d’inchiesta per sciogliere questi nodi e definire le responsabilità aiuterebbe a fare luce sulla vicenda, ma Renzi in realtà non la vuole, e se sarà costretto ad accettarla, tenterà di annacquarla, allargando il campo ed evitando di mettere a fuoco il caso Etruria & Co.
Invece anche per il presidente del consiglio vale la stessa domanda: possibile che uno che passa per essere il tipo più sveglio della compagnia non si sia accorto di nulla, visto che si trattava della banca del suo territorio, e dopo il caso Montepaschi? Al posto di presentarsi alla stampa dicendo che il credito italiano non è mai stato così bene, non sarebbe meglio se spiegasse cosa è successo? Perché da capo del governo non ha fatto quello che intanto avveniva in altri Paesi europei, ovvero sbarazzarsi delle bad bank? Ora dovremo ripagare il fallimento, siamo più esposti di altri al “credito deteriorato”, Montepaschi continua a franare, e gli ultimi dati dicono che il  credito alle aziende è aumentato appena dello 0,2%. Ma va tutto bene, mai mantra fu più ripetuto come “il sistema bancario italiano è forte”, speriamo solo che anche l’Europa stia al gioco reputando credibile il nostro piano di smaltimento dei rifiuti tossici bancari. Le forzature antieuropee di Renzi negli ultimi giorni appaiono quindi sia come un tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle proprie responsabilità, additando un grande colpevole (Merkel e in genere la Ue) verso cui tutto il paese nutre diffidenza, sia come un disperato appello alla clemenza europea, mascherato dai soliti toni da bullo.
In ogni caso dovremo sbrigarcela da soli. La Ue resta fredda, all’orizzonte non si vede neppure l’ombra di un investitore straniero, Cassa Depositi e prestiti ha già messo le mani avanti (“il nostro ruolo non è quello di salvare il sistema bancario italiano”, ha detto il presidente Costamagna), per cui, come al solito, alla fine chi dovrà pareggiare i conti saranno i soliti noti: risparmiatori che non si sono fatti abbindolare, banche che hanno gestito per bene il loro patrimonio. Ma ci saranno effetti collaterali sulle banche “sane” chiamate al capezzale delle altre? Siamo davvero davanti a un “bail in” mascherato (3,7 mld euro stimati), come denunciano le associazioni dei consumatori, e questo ci metterebbe al sicuro da nuove bacchettate della Ue? La commissaria europea alla concorrenza, Vestager, ha detto che l’Italia “deve decidere se usare denaro pubblico o non usarlo. Nel primo caso, bisogna trovare una soluzione che limiti il danno per le altre banche sul mercato che operano senza sostegno pubblico”.
Se guardiamo al quadro d’insieme, acquista senso la mozione di sfiducia al governo presentata dalle opposizioni (Fi-Lega-FdI) prima di Natale, che verrà discussa in parlamento alla fine di gennaio. L’esecutivo deve spiegare ancora molte cose: per esempio perché ci fu tutta quella urgenza nell’annunciare (a mercati chiusi) la riforma, per decreto, delle banche popolari, Etruria compresa. Come mai a ridosso dell’annuncio si verificarono attività anomale di compravendita dei titoli azionari delle popolari, in particolare sulla piazza londinese, denunciate poi in audizione dal numero uno di Consob. Cui prodest, viste le ultime intercettazioni diffuse dai giornali. Tutto ciò in attesa di conoscere i risultati dei tre filoni d’inchiesta aperti dalla Procura di Arezzo dopo il crack della Etruria: l’ostacolo alla vigilanza e la falsa fatturazione; il possibile conflitto di interessi dei vertici con annessi e consistenti profitti; l’ipotesi di truffa alla clientela. Da qualsiasi lato la si prenda, la vicenda di Banca Etruria per adesso sembra un grande pasticcio per il Governo Renzi. E il fatto che il premier stia cercando di scaricare sugli altri i costi di questo fallimento, proprio a ridosso della decisione europea di darsi regole più stringenti, aggiunge solo la sensazione che si sia voluto preservare fino all’ultimo, e malamente, un passato, pesante, che si pensava di aver rottamato.