Esito referendum: emerse forti e chiare linee di tendenza. L’Italia si può porre a guida della protezione del Mare

18 Aprile 2016

Comunicato Eulà

 

 

 

 

 

 

 

 

 

No alle piattaforme petrolifere e del gas entro le acque territoriali.

Significativa e chiara linea di tendenza.

Con questo risultato, l’Italia può adesso porsi a guida nel raggiungimento di nuovi standard nazionali e comunitari a pro della difesa delle coste e dell’ecosistema paneuropeo dai rischi rappresentati dall’ecoterrorismo, da incidenti e da eventi naturali di anomala intensità.

 

 

 

 

 

Tenuto conto di quanto va dovutamente tenuto conto in merito alle peculiarità che la storia dei precedenti referendum ha sinora offerto; tenuto conto della genesi di questo referendum nato con l’accettazione da parte del governo di ben cinque dei sei punti richiesti dai proponenti i quesiti referendari; tenuto conto della bellissima “giornata al mare” in quasi tutta l’Italia e le oramai solidificate diffidenze da parte di larghi strati degli elettori nei confronti dei parlamenti e dei governi che in più casi mai hanno adempiuto e attuato lo spirito di precedenti risultati referendari, affermiano che questo esito ha offerto performance davvero lusinghiere.
Infatti, tenuto conto di tutte queste considerazioni quali premesse obbligatorie atte a far dare una corretta lettura, l’esito referendario ha offerto indici di partecipazione e di risultati davvero interessanti.
Per le modalità in cui in Italia si è costretti a fare svolgere a causa di una legge non (volutamente) cambiata i referendum in prossimità di scadenze elettorali nella stessa data di svolgimento dei referendum, e per la teatralità degli interventi di Matteo nelle vesti di presidente del consiglio, riconfermiamo questo giudizio. D’altronde, in considerazione di quanto abbiamo qui premesso, i risultati dei referendum privi del raggiungimento del quorum hanno rivestito spesse volte il significato di espressione di linee di tendenza che esperti in statistica, politologi e sociologi possono riuscire a interpretare con margini di significativa credibilità. Questo ci pare essere con spassionata convinzione il caso del risultato referendario di ieri. Matteo ha ancora di più sbagliato ieri sera nell’essersi presentato come l‘incontrastato vincitore di una kermesse che lo riguardava direttamente, rinfocolando le pretestuose polemiche partitiche provenienti da più parti, anche dalla sua. Riconfermiamo che questo referendum per noi aveva avuto e conserva motivazioni obiettivamente non partitiche. Riconfermiamo altresì la fondatezza delle motivazioni da noi addotte a favore del si, motivazioni che allargano e irrobustiscono la rosa delle argomentazioni dei comitati referendari sia a livello nazionale che internazionale.
Riteniamo pertanto che con questo referendum l’Italia abbia sollevato un problema che nei sui potenziali risvolti drammatici investe direttamente tutte le coste euro mediterranee e euro atlantiche. Giusta e non retorica enfasi deve avere e continuare ad avere in tutte le sedi dell’UE e dei rispettivi governi nazionali la fragile realtà antropica e ambientale geomarittima italiana e greca e, nel suo insieme, quella mediterranea, quanto anche quella delle coste della Manica e del Mar Baltico. Giusta e non retorica enfasi deve avere e deve continuare ad avere in tutte le se dell’UE e dei governi nazionali l’esigenza di approntare piani di difesa nazionali e dell’Unione in cui la protezione e difesa dell’ecosistema dei popoli euro mediterranei risulti fra le maggiore priorità  proprio con questi aspetti, direttamente collegati alla prevenzione degli incidenti in mare e dell’ecoterrorismo. Quindi procedere all’interdizione delle operazioni di perforazione sottomarina entro una molto più ampia fascia marina e oceanica, escludendo il più possibile quelle che gli esperti chiamano acque “brown”: realizzarle nella  “blue waters”, ossia come da noi esplicitamente affermato solo in zone di aperto alto mare, nella terminologia internazionale indicate come Zona Economica Esclusiva. Ci saranno aspetti tecnici non indifferenti, ma in ciò consiste la scommessa a pro di un nuovo salto tecnologico in cui Saipem e ricerca & sviluppo e industrie italiane del settore in testa dovranno sapersi cimentare alla grande. Questo salto tecnologico consentirebbe pure l’avvio dello sfruttamento dei noduli polimetallici sottomarini, settore ritenuto tecnologicamente esclusivo e in termini geoeconomici e politici di sicura importanza.
Non possiamo sottacere, in un contesto non meno motivato ma che presenta una parziale decontestualizzazione, i rilievi mossi da Renzi a proposito degli spaventosi e ingiustificabili ritardi che le macchine inefficienti e spesso corrotte di non poche regioni e di tanti comuni presentano in riferimento a non meno importanti fattori a pro della protezione dell’ambiente naturale e antropico: non realizzazione o elevate inefficienza di impianti di depurazione della acque nere e speciali, non smaltimento dei rifiuti urbani e speciali secondo i più avanzati criteri e cicli di differenziazione, neutralizzazione, riutilizzazione, messa in sicurezza e stoccaggio.
Le linee di tendenza espresse in modo chiaro impongono adesso al potere politico di sapere assumere un adeguato fecondo ruolo a pro dello sviluppo della produzione energetica in cui lo sfruttamento delle risorse fossili diventi sempre più contenuto e in cui la sicurezza dei mari venga concretamente attuata con razionale quanto coraggiosa determinazione.