1° Dicembre 2016
Domenico Cambareri
Senza efficienza e trasparenza quale credibilità in Europa andiamo cercando e con quale inventata autorevolezza vorremmo svolgere il nostro ruolo?
A proposito, dov’è finito Niki Vendola? E scomparso?
Siamo contrari a parecchi punti della riforma costituzione. Siamo contrari in particolare:
– alla diminuzione del corpo complessivi dei parlamentari, la cui attuale cifra non si discosta da quelli inglesi e supera di poco quelli francesi. Una così forte riduzione determinerà che un maggior numero di commissioni verranno attribuite a ciascun deputato in qualità di componente, con maggiore ventaglio di incertezza sulla sua reale preparazione nei diversi campi in cui dovrà operare come “specialista normativo”. Di eccellente, insuperabile importanza sarebbe una futura introduzione, assieme al vincolo di mandato, del divieto di esercitare qualsiasi professione ai deputati eletti, i quali così dovrebbero dedicarsi in toto all’attività legislativa e di rappresentanza del popolo. Questa riforma realizzerà di fatto una minore vicinanza fra eletto e elettori, anche eccessiva. Alla futura tornata infine il compito di spazzare via le regioni a statuto speciale.
– all’abolizione del completo fallito CNEL, cosa voluta in modo mirata dalla partitocrazie e dal sistema degenerato e violento della correlativa sindacatocrazia (articolo 99) : ciò rappresenta il culmine del fallimento dell’impianto della Costituzione originaria, in particolare in riferimento alla “materia oscura” dei partiti (art.49), al non adempimento del dettato relativo ai sindacati (art. 39), alla disomogeneità inadeguatezza estrema differenziazione e negazione della salvaguardia dell’offerta delle cure per la salute (art. 32) e dei correlativi costi pubblici e privati, del godimento concreto del diritto allo studio (art. 34), del diritto al lavoro alla giusta retribuzione e alla sussistenza(36 -38);
*Il CNEL avrebbe semmai dovuto subire un rilancio alla gande al fine non tanto di fornite consulenza al governo e al parlamento quanto di svolgere il ruolo di terza camera deputata a legiferare sul lavoro e sui rapporti socio-ecomici attraverso le rappresentanze delle categorie dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Perché ciononostante votiamo si:
– se non passa questa piccola riforma, per arrivare a fare approvare in parlamento un’altra riforma costituzionale non si quanti anni ancora passeranno; è un punto interrogativo che i contrari alla riforma vogliono cocciutamente ignorare;
– Giorgio Almirante tra fine anni ’60 e inizio anni ’70 diagnosticò in modo incontrovertibile la grave crisi del sistema parlamentare (“processo al parlamento”: “bicameralismo perfetto” e democrazia dei partiti), tanto da parlare a buona ragione di crisi etico-politica dello Stato. L’ininterrotta esperienza cinquantennale in merito alle esigenze sempre frustate di una riforma ampia e radicale o meno ampia e meno radicale dimostra che le lotte partitiche porterebbero di nuovo in alto mare il processo riformatore in caso di vittoria del no;
*Realismo imposto dalla partitocrazia: pertanto e purtroppo ma necessariamente, bisogna procedere per gradi. A meno che qualcuno pensi di poter promuovere e realizzare grandi moti di piazza subito ma proprio subito e dare il via a una rivoluzione ben improbabile. Idea oggi inconcludente e peregrina.
– perché più del 90% dell’attività legislativa sarà di competenza soltanto della Camera dei Deputati. Ciò significa che lo scenario della produzione normativa cambierà in modo rivoluzionario. Lo capiscono questo gli elettori? Pur di fronte a una futura camera dei deputati composta da molti individui poco diligenti, i fattori moltiplicatori in termini di qualità, trasparenza, speditezza saranno irraffrontabili con quanto finora è accaduto. Sarebbe la fine della palude e dei degenerati parossismi parlamentari della partitocrazia. Avremmo tutti ma proprio tutti da non dolerci di questa scelta, tranne i componenti delle camarille partitiche.
– per abbattere immediatamente la deleteria riforma del titolo V della Costituzione realizzata dal governo D’Alema: con questa mini riforma, si procederà subito alla rideterminazione dei ruoli assegnati alle regioni ponendo termine alla scellerata potestà più che concorrente “concorrenziale, conflittuale, dissipatrice, fallimentare e eversiva” delle regioni, si disboscheranno le aziende partecipate dal capitale pubblico e gli emolumenti degli assessori e dei consiglieri regionali fino alla metà e di tutte le cariche di queste centinaia e centinaia di aziende a capitali pubblico-privato. Cifre e malaffari da capogiro saranno bloccati. Cifre enormi saranno recuperate a vantaggio delle casse pubbliche e dei cittadini che non vivono di parassitismo politico e di intrallazzi.
Si attiveranno risparmi di spese su larga scala e si qualificheranno in termini di maggiore competenza, qualità e distribuzione, dalla sanità a i trasporti.
*art. 117 m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per la sicurezza alimentare e per la tutela e sicurezza del lavoro; a cura di Nicoletta Cottone – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/wYah0V
Avverrà un’omogeneizzazione nazionale della fruizione dei servizi, da decenni a scapito dei cittadini che vivono nelle regioni più dispendiose, parassitarie, più aggredite dalla delinquenza organizzata e dalla corruzione politica. Le regioni saranno valutate in virtuose e non virtuose in base all’efficienza e alla qualità delle loro produzioni normative e qualificazione delle spese e delle risorse e applicazioni concrete e prestazioni offerte ai cittadini, ossia al raggiungimento degli obiettivi primari a largo spettro.
Ceto politico, dirigenti e personale delle regioni in forte passivo e aperte alla collusione con la malavita politica e comune dovranno improntare il loro impegno a onestà e trasparenza, venendo assoggettati al controllo centrale, non più coperti dalle bische e dalle camarille della delinquenza politica radicata nel territorio e dentro le stesse strutture decisionali pubbliche.
Con il nuovo impianto costituzionale e con le risorse recuperate, si potrà dare impulso alle progettazioni e realizzazioni infrastrutturali strategiche con sinergia, dai porti (le “autostrade del mare” mai realizzate dall’avvento del primo governo Berlusconi ad oggi) agli aeroporti.
Ricordiamoci che il nostro apparato pubblico è arrivato a spendere quanto spendevano Germania, Franca e Spagna messe assieme. Ripetiamocelo e ripetiamolo agli altri sempre. Non fantastichiamo e non spargiamo smargiassate alla Silvio. Si vuole continuare così, con la vittoria del no? Si vuole continuare a rifiutare l’assunzione di dirette responsabilità e scaricare sempre sugli altri quelle che sono le colpe del sistema, del regime italiano?
Anche se questa è una piccola riforma costituzionale, vi sembra poco quello che si potrà raggiungere? Non vi sembra anche necessaria e utile come volano per poi realizzare un’ulteriore e più articolata e profonda riforma costituzionale in cui definire in modo iù rilevanti i ruoli del capo dello Stato e del presidente del consiglio /primo ministro?
A proposito, dov’è finito Niki Vendola? E scomparso?
Niki Vendola il leader padrone dell’ultra sinistra, capo partito e capo popolo, presidente di regione e parlamentare nazionale. Un insuperabile esaltatore e fruitore dell’accumulo delle cariche a”pro” del popolo. Dov’è finito Niki Vendola? E quellli più o meno simili a lui? Perché non ce lo dicono D’Alema, Bersani, Berlusconi, Casini, Fini: i presidenti di regione, i sindaci, gli assessori che al contempo fino ad anni assai, assai recenti erano anche parlamentari? Ricordiamo il caso del sindaco di Palermo, di quello di Catania, di quello di Latina, del presidente della regione Abruzzo? Di quanti altri ancora?