22 Ottobre 2017
Domenico Cambareri
Catalogna. Esaurita ogni paziente attesa.
Madrid, con le spalle al muro, attua le misure di salvaguardia costituzionale
Con un eccesso incredibile di paziente attesa, oltre ogni prevedibile e giustificabile a salvaguardia formale e sostanziale dello stato di diritto di fronte a così tanto elevato pericolo oggettivo portato all’integrità della Nazione, il governo spagnolo ha deciso di attivare le clausole costituzionali a difesa dell’unità del regno e della costituzione stessa.
Il graduale e davvero più che minimo impiego della forza pubblica nel contenere gli aspetti più violenti “non violenti” del golpe bianco dei ribelli, avvenuto con l’impiego di alcune migliaia di uomini dei corpi di polizia nazionali nel giorno della farsa delle elezioni referendarie indette dal governo regionale catalano, e sia prima che dopo, davanti agli occhi di tutto il mondo, avrebbe potuto vedere il corretto e costituzionale impiego degli uomini dell’esercito in n modo indolore. Cioè, con il sequestro e con il presidio di tutti gli edifici destinati o destinabili a venire usati come sedi di seggi elettorali. Con il sequestro e il presidio delle sedi dei partiti rivoluzionari, con il presidio delle caserme della polizia locale e di tutti i luoghi pubblici. La guardia civile e la polizia sarebbero state proficuamente utilizzate per disperdere con gli idranti con acqua colorata i manifestanti “non violenti” durante le loro manifestazioni oceaniche democratiche e di libertà, per tenere bloccati i maggiori snodi stradali e le piazze, per tenere lontani dalle possibile sedi elettorali i potenziali elettori “democratici e liberi”.
Questa legittima e costituzionale maggiore graduazione dell’esercizio del potere di prevenzione e di dissuasione da parte del governo, contenuta a un livello prossimo a “5” nella scala dei gradi del ricorso legale alla forza, non è stata minimamente posta in essere.
La decisione del governo è stata adottata dunque oltre ogni ragionevole limite dell’estrema ratio, alla luce dei fatti susseguenti, e cioè che i capi della rivolta violenta “non violenta” non hanno receduto dalla proclamazione incostituzionale dell’indipendenza della Catalogna, quindi hano inferto un deciso, arrogante, violentissimo aperto attacco contro la maggioranza dei cittadini spagnoli di Catalogna. Maggioranza che aveva rifiutato e clamorosamente bocciato e condannato il tentativo plebiscitario miseramente abortito dei rivoluzionari, i quali, davanti agli occhi de mondo intero, nel loro più estremo conato rivoluzionario di contro alle tenui e episodiche punture di spillo della polizia nazionale, erano riusciti a mobilitare no no non più del 90% della popolazione ma molto meno della metà. Poco più dei due quinti.
L’irrazionale, maniacale follia distruttiva di questa esasperato secessionismo non può essere giammai giustificato pretestuosamente dal fatto che i precedenti governi abbiamo non dato mai conclusiva attuazione alle richieste di maggiore autonomia locale avanzate dai precedenti governi regionali della Catalogna, sulla base di legittime richieste costituzionali.
Dalla protesta alla rivoluzione secessionista, nessun parametro può essere razionalmente applicato ai fini di un’utile e motivata comparazione.
Men che mai può essere condivisa la farsesca, triviale manovra demagogica che vorrebbe “gemellare” le deliberazioni dell’attuale governo alla luce del vigente dettato costituzionale con gli antecedenti autoritari del regime franchista (e con un contesto storico generale entro cui va collocato questo regime, contesto storico del tutto irrafrontabile).
I “democratici e liberi” rivoluzionari di Catalogna, che nei cortei sfilano indossando completi grigi classici e camicia bianca e cravatta, vestiti da veri business man o da intellettuali impegnati in importanti simposi davanti a teste coronate e presidenti di repubbliche, sembra che stiano attuando un vero colpo di stato bianco in cui le tecniche rivoluzionarie leniniste sono state riviste da cima a fondo, alla luce di altri eclatanti fatti cruciali della storia contemporanea mondiale. In primis, quello della non violenza di Gandhi. E’ un salto di affinamento rivoluzionario sopraffine e enorme.
Fermo e ben assodato rimane il fatto della detestabile, radicale interazione fra radicalismo rivoluzionario secessionista ben camuffato e exploit del benessere economico. Il benessere economico diffuso in Catalogna non è molto frutto degli imprenditori e dei commercianti indigeni. Esso è frutto di quanto l’Unione Europea e i cittadini delle più diversi nazioni europee hanno fatto. Dagli stessi spagnoli, ovviamente. E non ultimi gli italiani. Cosa rimarrebbe senza costoro e senza l’Unione Europea di benessere a questi non sognatori ma ribaldi nichilisti? Cosa hanno essi già consumato non di mera antipatia ma di avversione e perfino di odio contro la maggioranza dei cittadini di Catalogna, costretta subire le loro libere e democratiche ribalderie secessioniste?
Ma l’incontenibile egoismo che li anima non accetta che le loro città possano “redistribuire” parte della ricchezza su base nazionale. Sono i peggiori compari dei leghisti terun de l’osti nostrani, non meno democratici e liberi mignottoni pronti a esaltare le virtùà civili e non meno pronti ad allungare le mani sui beni pubblici. Quei terun de l’osti ciechi e sordi e muti nel sapere che le bande criminali che depredano il Sud Italia investano da sempre nelle linde, etiche industrie e banche del Nord e della “capitale” immorale, Milano.
Nel contesto europeo, poi, nessun raffronto è possibile porre, neppure lontanamente, tra Catalogna e Ultster e Scozia. Lo possono fare solo dei rozzi politicanti da strapazzo e dei giornalisti non meno rozzi e non meno da strapazzo.
Infine, che dire di parte della stampa internazionale e di quella italiana? Da Libero a Il Fatto Quotidiano alla Gazzetta del Mezzogiorno, lo scempio consumato con loro titoli mendaci e tralignanti è a dir poco riprovevole. E sui cronisti e le croniste che in diretta, a iniziare da quelli della Rai, mai o quasi mai hanno chiesto ai catalani che protestavano in libertà e democrazia – giammai conculcate dal governo centrale – dove stesse la maggioranza dei loro concittadini, che dire?