25 Settembre 2018
Fonte: Leonardo, già Finmeccanica
Nota di Domenico Cambareri
L’importante successo dell’elicottero AW139 scelto dall’ Aeronautica Militare statunitense giunge in un importante momenti di uscita dalla stasi della produzione e della vendita elicotteristica nazionale.
Il successo dimostra l’eccellente livello qualitativo del core dell’industria aerospaziale nazionale, però è da sottolineare che le sue proporzioni complessive sono ancora contenute nei raffronti internazionali sia in relazione alla reale non – capacità nazionale, privata e pubblica, di investimento in R&S avanzati e di punta, sia per l’inadeguatezza cronica della domanda interna, ossia del Ministero della Difesa e degli altri organismi pubblici, sia in relazione alle tumultuanti dinamiche internazionali.
Inoltre, in riferimento a quanto abbiamo scritto più volte nel corso degli anni, anche non molti giorni addietro come note a comunicati stampa di Leonardo (e di Fincantieri per altri versi) in merito all’elicottero medio-pesante AH101 Merlin o in specifici articoli sulla politica di difesa e industriale e dell’alta tecnologia, bisognerà aspettare non tanto che il programma diventi operativo ma che esso venga realizzato almeno al 70%.
Ci vorranno perciò diversi anni. Perché mai bisognerà aspettare tanto? Perché, senza volere fare gli uccelli del malaugurio, bisogna considerare che questa vittoria si possa ritenere una forma di compensazione industriale per quanto abbiamo acquistato e acquistiamo da tempo negli USA, a iniziare dall’ F35, anche in presenza della forte contrazione dell’ordinativo originario. Una compensazione da intendere pure con cronologia aperta e … molto differita giacché Finmeccanica ebbe a subire pesanti danni sia dal blocco dell’ordine in esecuzione del Merlin come elicottero “number one” presidenziale sia dall’interruzione delle altrettanto numerose acquisizioni dell’aereo da trasporto tattico C27J, peraltro motorizzato “made in USA”.
Tutto ciò che stiamo scrivendo non incide naturalmente sulla qualità del prodotto italiano adesso scelto dai militari USA, è un a prescindere, ed è doveroso sottolineare quanto la dice lunga la credibilità del partner americano che da molti anni in qua non si può più intendere come il migliore amico e alleato dell’Italia.
Questa è una “frase fatta”, stereotipata fino all’inverosimile, priva di valore che Trump ha egregiamente messo a nudo rispetto all’ipocrisia delle amministrazioni dei presidenti americani precedenti, democratici in particolare, dal momento in cui ha ribadito che gli europei sono “nemici”. Espressione retorica quanto si vuole che mantiene tuttavia un significato insopprimibile: gli USA non accettano le concorrenze dal momento in cui le concorrenze nel libero mercato risultano non vincenti e non più profittevoli per le finanze e l’industria americane. Soprattutto, soprattutto, per le finanze. Davanti a questo, come la storia insegna, sono pronti a ricorrere con spietato cinismo di mercanti tutti d’un pezzo agli strumenti di guerra “non bellica” ma in tutto e per tutto prebellica, in particolare nel primo grado, che è quello della guerra dei dazia oltranza, e nel secondo grado, che è quello degli embarghi e delle sanzioni.
Se aggiungiamo che dai primi del ‘900, cioè da quando di fatto insidiarono e poi superarono la potenza della “regina dei mari”, che essi sono la potenza marittima per eccellenza, potenza oceanica in grado di minacciare e piegare con azioni prolungate di interdizione dei traffici e di quarantena dei porti qualsiasi resistenza in ogni mare e in ogni regione, ben comprendiamo l’assoluta spregiudicatezza dei suoi politici.
Il conflitto doganale in essere fra Unione Europea e USA ha generato un altro corno del problema tutto intraeuropeo, giacché nessuna misura a danno dell’industria aerospaziale, cantieristica e informatica europea … dovrebbe essere assunta dai Consigli dei Capi di Stato e di governo e dei loro ministri e dalla Commissione europea nell’utilizzare i suoi stabilimenti negli USA come strumenti con cui attivare forme di compensazioni e rappresaglie doganali. Al momento, le cose pare che non stiano in questi termini.
L’Italia ha da fare sentire in modo fermo e pacato la sua voce e le sue ragioni, dichiarando apertamente che non tollererà in alcun modo l’assunzione di decisioni che determinerebbero danni fra i partner europei in maniera non equa e non proporzionata. Una decisione a maggioranza contro la difesa dei legittimi interessi italiani e perfino europei nell’ambito dell’alta tecnologia dovrebbe costituire l’ultimo pericoloso precedente e l’inizio della lacerazione politica economica, cosa del tutto da evitare da parte di Francia e Germania.
Altrimenti, in primis, dovrebbero essere quelli tedeschi dell’automobilismo a doversi fare carico dell’addizionale quota di misure restrittive, visto che i loro stabilimenti in America e quelli in Europa hanno costituito e costituiscono una delle cause primarie del contenzioso sull’import-export fra le due sponde dell’Atlantico. Causa primaria non sono le industrie italiane aeronautiche e navali e dell’informatica e il Gruppo Fiat negli USA: il raffronto delle cifre con quelle prodotte dai colossi germanici ad oggi non è del tutto proponibile.
L’Italia in questi anni si è esposta con coraggio a una politica di positiva apertura sul piano della tecnologia avanzata verso gli USA, tant’è che sia Finmeccanica che Fincantieri hanno acquistato a suon di dollari delle “scatole vuote” pur di realizzare fabbriche in pianta stabile negli USA, soddisfacendo i draconiani protocolli americani. Allo stesso modo, come nel caso dell’elicottero in questione, ha realizzato importanti alleanze con i colossi dell’industria a stelle e strisce per potere partecipare a queste offerte di vendita dei suoi prodotti. Ad eccezione del Regno Unito, non ci sembra che questo l’abbiano fatto Francia e Germania.
U.S. Air Force sceglie l’elicottero MH-139, basato sul bestseller AW139 di Leonardo, per la protezione delle basi missilistiche e il trasporto di personale governativo e forze speciali
- Il programma MH-139, offerto da Boeing in qualità di prime contractor, ha un valore di circa 2,4 miliardi di dollari e prevede fino a 84 elicotteri, sistemi di addestramento e supporto logistico con ingresso in servizio a partire dal 2021
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Profumo (AD): “Questo risultato dimostra come Leonardo sia capace di rispondere ai requisiti di importanti ed esigenti clienti come le Forze Armate statunitensi e sia considerato un partner forte, affidabile e capace di assicurare un contributo industriale solido e costante negli USA”
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Gli elicotteri, costruiti da Leonardo a Philadelphia, saranno impiegati dalla U.S. Air Force per sostituire la flotta di UH-1N “Huey” beneficiando di tecnologia all’avanguardia, garantendo elevate prestazioni e risparmi per 1 miliardo di dollari in acquisizione e lungo il ciclo di vita operativo
- Sono oltre 900 gli AW139 oggi in servizio presso circa 270 acquirenti tra governi, forze armate e clienti privati nel mondo, e 260 gli esemplari assemblati e consegnati dallo stabilimento Leonardo di Philadelphia
La U.S. Air Force (USAF) ha scelto oggi l’elicottero MH-139, basato sull’AW139 di Leonardo e offerto da Boeing in qualità di prime contractor, per la sostituzione della sua flotta di UH-1N “Huey”. Il programma ha un valore di circa 2,4 miliardi di dollari e comprende fino a 84 elicotteri, sistemi di addestramento e il relativo equipaggiamento per il supporto logistico. Gli elicotteri saranno destinati alla protezione delle basi dei missili balistici intercontinentali e al trasporto di personale governativo e delle forze speciali USA, con l’ingresso in servizio dei primi elicotteri atteso a partire dal 2021.
L’MH-139 ha superato le aspettative della forza aerea americana in termini di velocità, carico, raggio d’azione, armamento e capacità di sopravvivenza. Questo modello presenta un design moderno e consente risparmi per 1 miliardo di dollari in termini di acquisizione e di costi operativi lungo il suo intero ciclo di vita. L’elicottero viene assemblato presso lo stabilimento Leonardo nell’area nordest di Philadelphia, mentre ulteriori componenti saranno integrati da Boeing nel suo stabilimento di Ridley Township, sempre in Pennsylvania.
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