23 Maggio 2019
Si ripubblica l’intervista a Luca Baccaro
Baccaro: Italia fuori dall’euro. Eulà: sarebbe in gioco pure l’UE? Francia e Germania pronte al nulla?
07 Marzo 2018
Fonte: Scenari economici
intervista FAZ a
Luca Baccaro
foto di Wolfgang Eilmes
La Nota di Domenico Cambareri per Eulà è oggi pubblicata separatamente
Pubblichiamo quest’importante, recente intervista del prestigioso quotidiano tedeco FAZ al Prof. Luca Baccaro, in Italia ripresa da Scenari Economici.
Essa conserva con piena enfasi intatta la sua attualità alla luce del risultato delle elezioni politiche italiane e dell’affermazione dei “populisti” e “scettici” che si appellano antieuropeisti. populisti e scettici che scherzosamente vogliamo definire non intransitivi e non deponenti ma del momento. Non antieuropeisti per credo ma perché costretti dalla necessità e dalla rabbia ingenerati in larga misura dai loro stessi governanti.
Luca Baccaro dirige il settore della ricerca sulle società dell’Istituto Max Planck, il colosso della ricerca pubblica tedesca, con sede a Colonia. Egli indica, nel contesto delle perduranti gravi problematiche italiane e delle frustanti e non meno croniche relazioni interne all’Unione in riferimento al “circuito” dell’euro,
la possibile soluzione nell’uscita controllata dell’Italia dall’euro.
Non entriamo nel merito delle sue valutazioni e dichiarazioni, perché sono espressioni di giudizio sotto i profili strettamente monetario-finanziario e economico. Ci soffermiamo, in controluce con le valutazioni espresse dall’importante studioso, sul perché l’Italia debba o meno uscire dall’euro nell’ambito della decisionalità politica e non sul piano della cogenza dell’opzione tecnica prospettata da Baccaro.
Da parte nostra, anticipiamo la nostra conclusione già qui in premessa:
l’Italia deve rimanere nell’euro. …..
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Noi sappiamo che è solo questione di tempo prima che ci diano ragione su tutta la linea, parlo del team di scenarieconomici.it. Poi, coloro che fino a poco prima avevano detto il contrario, ossia la bugia crassa secondo cui era nell’interesse degli italiani restare nell’euro, beh, troveranno qualche scusa per giustificare il cambio di registro. Dubito si scuseranno (anche perchè rischierebbero il linciaggio, temo)
La verità è molto più semplice: oggi stare dentro l’euro è un danno netto per l’Italia, se non ne esce salta il sistema. Solo a potenze straniere interessate a mettere la mani sugli assets italici può interessare che si resti dentro la moneta unica. Anche tra i cittadini italiani, il 99,9% circa ha interesse ad uscire ma non lo sa o meglio nessuno glielo spiega. Gli unici che possono – nel breve e medio termine – avere interesse a restare nell’euro sono le elites finanziarie che controllano tra l’altro i media, coloro che vivono di globalizzazione a pegno però di ammazzare la società italica. E che controllano giornali e TV, che in gran parte nascondono la verità ai cittadini.
Oggi anche il prof. Baccaro si unisce al coro di coloro che, come noi, suggeriscono un’uscita la più rapida possibile dalla moneta unica come unico modo di salvare il Paese. La voce è di rilievo, vista la sua posizione in seno ad uno degli Istituti più importanti d’Europa. Cosa diranno ora i vari Giannino, Barisoni, i professori Monti e Deaglio (marito della prof. Fornero), l’Istituto Bruno Leoni, i politici cooptati?
Che sia chiaro: se in Italia non è ancora partita una discussione seria sui pro e contro del restare nell’euro a parità di voto di ogni cittadino è perchè qualcuno gioca sporco, quanto meno nascondendo verità scomode. Leggasi, alcuni politici italiani sono chiaramente pagati per andare contro gli interessi nazionali, a vantaggio di quelli ad es. tedeschi. Idem i giornalisti nazionali, asserviti ad un piano ben più grande di loro che finirà per affamare i loro figli appunto nascondendo la verità.
Leggiamo dunque con interesse l’articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung sulla posizione presa dallo stimato prof. Baccaro, pugliese, nuovo direttore della suddetta sezione del Max Planck Institute in Germania. Che questo sia da monito per i vari minions che, contro gli interessi del Paese, ancora difendono senza se e senza ma la permanenza nell’euro dell’Italia. Probabilmente per loro interessi personali. Fa ridere che la stessa F.A.Z associ le idee del prof Baccaro a quelle dei sovranisti italiani, su tutte la Lega. Fa sorridere che anche la stessa AfD, partito di opposizione di destra tedesco, lanci lo stesso messaggio, meglio per l’Italia concordare l’uscita dall’euro onde evitare guai peggiori in futuro (mettendo a rischio anche la pace in EUropa, ndr).
Vedasi la traduzione sotto dell’articolo, dal tedesco.
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“L’Italia dovrebbe negoziare l’uscita dall’euro”
Lucio Baccaro, nuovo direttore dell’Istituto Max Planck per lo studio delle società di Colonia, sorprende con un suggerimento.
FRANCOFORTE, 25 febbraio. Non ci sono molti grandi ricercatori italiani che fanno carriera in Germania. Lucio Baccaro è un’eccezione in questo senso: Nato in Puglia nel 1966, economista politico, dallo scorso settembre è direttore del rinomato Istituto Max Planck per lo Studio delle Società di Colonia (MPIfG). E ovviamente non vuole essere inferiore al suo predecessore Wolfgang Streeck, che interviene provocatoriamente nei dibattiti sociali: in una conversazione con F.A.Z. Baccaro ha fatto una campagna per un’uscita controllata dal suo paese d’origine dall’euro. È stato un errore iscriversi all’euro. “L’Italia dovrebbe negoziare un’uscita? In generale: “Sì!” Dice Baccaro.
Il ricercatore giustifica la sua posizione insolita tra gli economisti tedeschi con problemi strutturali dell’economia italiana che sono sorti per un lungo periodo di tempo. Un ritiro dall’euro potrebbe aiutare a risolverlo. “Quando si unì alla moneta comune nel 1999, molti italiani sognarono di giocare nella” premier league “delle economie”, ha detto Baccaro, “ma si è rivelato un errore”. Il modo in cui la Grecia si è sviluppata all’interno dell’euro è stato un disastro. “L’Italia è il secondo più grande disastro”, ha detto Baccaro. La produttività delle aziende italiane è rimasta stagnante per circa due decenni, l’economia sta crescendo a un ritmo più lento rispetto a quello tedesco o francese, e il rapporto debito pubblico, oltre il 130% del prodotto interno lordo, è circa il doppio di quello della Germania. Con la moneta unica Euro, il paese del Sud Europa è stato privato dell’opportunità di guadagnare competitività dagli aggiustamenti dei tassi di cambio internazionali – e quindi “ammanettato al palo dell’Unione europea”.
Baccaro, che detiene presso l’Università di Ginevra, oltre al suo posto a Colonia come professore di sociologia, non è amico dell’austerità imposta al sud Europa, che spesso coinvolge le riforme strutturali dolorose. Invece, il ricercatore si basa su una maggiore domanda macroeconomica per aiutare i paesi a crescita lenta. Soprattutto, vede gli effetti dal di fuori. “Se la domanda interna e la domanda dall’estero tendono a ristagnare, spetta al governo spendere di più, almeno inizialmente”, ha detto il ricercatore. Sarebbe difficile con le regole del Trattato di Maastricht concordate nel caso di Italia, secondo cui il debito annuo non deve superare il tre per cento della produzione economica. “Dobbiamo rilassarsi alcune di queste restrizioni, forse anche il limite del 3% per cento”
Anche se Baccaro, che originariamente ha studiato inizialmente filosofia – economia solo dopo -, deriva i suoi argomenti in modo diverso – con le sue conclusioni su euro e di spesa dei programmi dei ricercatori non è lontano dal partito euro scettico della Lega Nord italiana, con il partito di Silvio Berlusconi (Forza Italia) a distanza. Entrambe le parti sono viste in buona posizione nella campagna elettorale italiana e possono sperare in una vittoria alle elezioni parlamentari questa domenica.
Il nuovo direttore di Max Planck offre una testimonianza contrastante per l’economia tedesca. Da un lato, “la Germania è l’unica economia che ha compiuto la transizione nel passato dalla crescita economica guidata dai salari alla crescita trainata dalle esportazioni”. D’altra parte, è proprio questo modello di crescita che potrebbe essere fatale per la Germania in futuro [con il dollaro debole, ndr]. All’ombra delle aziende esportatrici di successo, è stato creato un ampio settore dei bassi salari e dei servizi, associato a questa considerevole disuguaglianza sociale. La Germania non ha utilizzato le abbondanti entrate fiscali per rafforzare sufficientemente questi gruppi.
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