1° Agosto 2019
Fonte: StartMag
Nota di Domenico Cambareri
Il seguente articolo di Chiara Rossi pubblicato da StarMag costituisce un inquadramento molto interessante sulle ultime evoluzioni concernenti gli ambiti più critici delle Golden share strategiche in Europa.
Come punti di riferimento fondamentali, per quanto attiene l’Italia, riteniamo che il lettore debba considerare che le politiche governative nazionali hanno sempre imposto una politica estera estremamente defilata, dimessa, se non apertamente subalterna davanti alla conduzione del gioco da parte degli attori principali e non della scena internazionale. Pure le politiche dei governi cosiddetti di centrodestra. A questa scriteriata, autolesionistica, ininterrotta scelta che moltiplicava e moltiplica piedi e pantofole da infilare, come mostruoso ibrido dell’innesto fra adesione alla NATO e perseveranza ideologica e de facto nei campi dei neutralisti eredi del meglio rossi che morti” e non allineati e terzomondisti, è stata correlativamente e ineluttabilmente associata quella dei marginali investimenti nella r&s e del marginale sviluppo e produzione dell’alta tecnologia conseguiti con estremo cinismo ideologico. Il cronico depauperamento dello strumento difensivo nazionale è stato ed è il cavallo di Troia dentro la cinta dell’industria ad alta ricaduta tecnologica e di reinvestimento nel civile.
Messa qui da parte la cantieristica navale, dobbiamo considerare che (Finmeccanica) Leonardo, nonostante le tante pregevoli e eccellenti nicchie in cui è presente, costituisce una realtà industriale complessiva marginale se non irrilevante nel contesto delle dinamiche e delle crescite dei maggiori gruppi mondiali. Bisogna prendere atto con crudo realismo di questa realtà delle cose. Senza le elevate capacità del management di Finmeccanica, in particolare dalla conduzione di P. Guarguaglini in poi e senza il supporto e vitale apporto del maggiore acquirente dei prodotti di Finmeccanica – Leonardo, il Ministero della Difesa del Regno Unito, la presenza italiana risulterebbe oggi quasi nient’altro che qualcosa di paragonabile al declino dell’industria aeronautica olandese prima e svedese poi (il Gripen oggi ha tanta elettronica italiana, ma nel quadro di una più ampia collaborazione e non scontro con il colosso britannico BAE, che di fatto detiene il controllo del caccia svedese). E proprio in merito al rafforzamento delle collaborazioni post Tornado e post EFA, è nell’ordine delle cose che il bilanciamento europeo al di fuori dal gruppo costituito dalle industrie aeronautiche di Francia, Germania e Spagna sarà trovato con la “cordata” BAE – Leonardo – Saab più industrie turche. Non dovrebbe mancare la presenza polacca e potrebbe perfino esserci la presenza del Giappone. Per intanto, in uno dei settori di punta dell’alta tecnologia, i proiettili guidati, in cui Leonardo è in testa, il gruppo italiano già collabora da due anni con la BAE, che proprio nel campo degli armamenti navali del calibro di punta, il 127, rappresenta il più agguerrito concorrente a livello mondiale.
Le intese franco-tedesche tendono a ridisegnare in profondità gli odierni assetti nei settore dell’aero-spazio. Certo è che esse, al di là delle apprensioni che suscitano, aiutano e anzi obbligano a fugare dubbi e a imporre una migliore e meno tardiva definizione del gruppo dei partner a guida BAE e a indicare quale futuro attende nel campo missilistico tanto la MBDA quanto la nuova strategia sui missili vettori (o lanciatori) Ariane e Vega e quella delle costellazioni satellitari. Certo è che Parigi e Berlino, pur nel rilancio della politica egemonica francese e della non meno dinamica ma non sempre sintonica politica tedesca, non molto potranno, e anzi ogni ulteriore successo delle loro strategie d’aggregazione produrrà una maggiore coesione e intraprendenza del polo concorrente. In ogni caso, tutto ciò in maniera plausibile non potrebbe e non potrà mai azzerare, anche con le micromacronmanie dello sciovinista inquilino di turno all’Eliseo, le molteplici collaborazioni franco-italiane in essere da molti anni, così come quelle in atto fra Italia e Germania: questo sì che costituirebbe uno sconvolgimento ingiustificabile, un vero azzeramento che segnerebbe de facto la fine dell’UE.
Bisognerà semmai guardarsi dal grave pericolo di associare i maggiori gruppi aerospaziali statunitensi.
Sarebbero dei passi falsi gravissimi per gli interessi dei popoli europei e delle loro industrie.Oltre che un errore strategico esiziale. Per questo, bisogna non perdere tempo a bloccare le intemperanti e arbitrarie iniziative e l’ignoranza abissale in queste delicatissime materie di Salvini e di Giorgetti. Con buona pace degli autocastrati alla Fiano, i pericoli per l’Italia non sono dati da Salvini che corteggia Putin ma da Salvini pronto a fare il lacchè di Trump e dell’oligopolio a stelle e strisce. Il caso F 35 è di massimo insegnamento. – D.C.
INNOVAZIONE
Che cosa succederà a Leonardo-Finmeccanica con il progetto macroniano di Airbus space e Thales Alenia Space?
di Chiara Rossi
I piani spaziali e non solo della Francia. La fusione in cantiere fra Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space. E il ruolo di Leonardo (ex Finmeccanica). Fatti, commenti e scenari. Con timori e auspici degli addetti ai lavori italiani
Per ora solo rumors e niente di ufficiale. Chissà che non venga annunciata alla Satellite Business Week, l’evento che riunirà a Parigi dal 9 al 13 settembre i player del industria spaziale, la fusione tra i due principali costruttori di satelliti europei Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space. Già lo scorso giugno, secondo il quotidiano La Tribune, lo Stato francese stava considerando di unire le attività satellitari di Tas (joint venture tra Thales e Leonardo-Finmeccanica) e Airbus Space. Ora l’ipotesi sembra essere sempre più probabile e imminente. Il presidente Emmanuel Macron ha intenzione di rafforzare la posizione francese nell’industria aerospaziale.
Quest’anno la Francia amplierà il mandato delle sue forze aeree per coprire la difesa spaziale. La mossa include piani per istituire a settembre un comando spaziale francese per supervisionare l’iniziativa. Macron è stato attento a precisare che i piani dovrebbero adattarsi a un “quadro europeo”, ma non ha nascosto che la mossa è volta a rafforzare l’”autonomia strategica” della Francia.
IL PROGETTO DI MACRON
Parigi ha un piano di spesa militare per il periodo 2019-2025 di 3,6 miliardi di euro destinati alla difesa nello spazio. Il comando sarà parte di un progetto ben più ambizioso in cui la Francia punta a diventare capofila dell’industria spaziale europea anche grazie alle eventuali nozze fra Airbus Space e Thales Alenia Space. Finora la coesistenza dei due produttori ha avvantaggiato i grandi clienti istituzionali (agenzie spaziali, il Ministero della Difesa…) e gli operatori privati europei. Con entrambe le società in competizione, i clienti hanno potuto ottenere finora il miglior rapporto qualità-prezzo per i satelliti.
FUSIONE TAS E AIRBUS SPACE
Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space sono concorrenti sui mercati commerciali mondiali, ma per le loro dimensioni e i know-how industriali posseduti, spesso cooperano in numerosi programmi internazionali. La fusione delle due società darebbe persino vita a un campione del mondo con circa 4 miliardi di euro di vendite, proprio dietro il colosso statunitense Lockheed Martin.
SOTTO LA PRESSIONE DEL BUDGET
Senza dimenticare che la crisi economica abbattutasi sugli stati europei ha ridotto i bilanci pubblici assegnati allo spazio. Il consolidamento porrebbe fine a una dispersione di finanziamenti per i principali programmi tecnologici tra i due leader europei.
EVITARE DI DISPERDERE GLI INVESTIMENTI
Giunto a fine mandato, il Parlamento europeo ha approvato una legge per ridefinire la politica dell’Unione per lo Spazio, con un’iniezione di 16 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Si tratta di cifre importanti per il settore e per la Francia sarebbe più conveniente presentarsi con un unico campione piuttosto che puntare alla duplicazione di investimenti più ridotti.
“Siamo fortunati ad avere due grandi produttori di satelliti in Francia. È una forza. Ma di tanto in tanto, avere due di loro pone problemi di fronte alla forte concorrenza globale” aveva dichiarato a giugno il ministro dell’Istruzione superiore e della ricerca Frédérique Vidal intervistata dal quotidiano francese La Tribune. A proposito di una possibile fusione tra Tas e Airbus, Vidal ha sottolineato che il governo di Parigi è “pronto a prendere in considerazione tutte le opzioni”.
LE IPOTESI DELL’ACCORDO
Una fusione, una joint venture, un raggruppamento per attività (tlc a uno e l’osservazione della Terra all’altro) o una cooperazione più stretta nei programmi e nelle esportazioni. Tutte le opzioni sarebbero sul tavolo. Le due società hanno già dimostrato di poter sommare le proprie forze per vincere importanti commesse e insieme raggiungono una quota tra il 30 e il 40% del mercato globale dei satelliti.
CHE NE SARÀ DELLA SPACE ALLIANCE?
Fin qui tutto molto interessante per la Francia, ma che ne sarà per Leonardo (ex Finmeccanica)? Thales Alenia Space è una joint venture tra la francese Thales (67%) e l’italiana Leonardo (33%). Thales Alenia Space è la metà della Space Alliance: fondata nel 2005, è una partnership strategica tra Leonardo e Thales, i principali gruppi industriali nel settore aerospaziale in Italia e Francia. Comprende due joint venture: Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) e Thales Alenia Space appunto con percentuali invertite. “Le capacità complementari di Thales Alenia Space nei sistemi satellitari e Telespazio nei servizi ad essi associati forniscono all’Alleanza spaziale tutte le risorse necessarie per rispondere positivamente ed efficacemente alle esigenze del mercato, che oggi sono sempre più focalizzate su applicazioni legate alle tecnologie spaziali”. Si legge sulla pagina del sito di Telespazio dedicata alla Space Alliance. Dieci anni fa si puntava dunque sulla cooperazione bilaterale piuttosto che puntare all’integrazione industriale.
L’ITALIANA LEONARDO (EX FINMECCANICA) TERZO INCOMODO?
Con la maggioranza nell’azionariato di Telespazio, Leonardo resta meglio posizionata nella parte gestionale dei servizi a Terra mentre la Francia punta al consolidamento sul fronte manifattura, non solo per la maggioranza del capitale di Thales Alenia Space, ma anche per la sua presenza nel capitale di Airbus. Tuttavia con il 33% dell’azionariato di Tas, Leonardo ha voce in capitolo e quindi diritto di veto sull’eventuale fusione con Airbus.
CHE FARANNO BRUXELLES E ROMA?
Oltre all’incognita del beneplacito del partner industriale nel contesto negoziale, resta da capire anche la posizione governativa italiana: l’esecutivo può esercitare infatti il golden power sulle infrastrutture strategiche. Infine, una qualsiasi bozza di accordo tra Thales Alenia Space e Airbus deve approdare sui tavoli dell’antitrust a Bruxelles per le dovute valutazioni. La luce verde all’operazione non è scontata. Dopo 18 mesi dall’avvio, l’antitrust dell’Unione europea ha bocciato il processo di fusione tra Alstom e Siemens nel settore ferroviario.
ALTRA INCOGNITA: LE CONSEGUENZE OCCUPAZIONALI
Infine, la dimensione sociale è inevitabile. In caso di fusione, i sindacati temono esuberi in questo settore che impiega circa 8000 ingegneri e tecnici e la possibile chiusura di uno dei tre principali siti francesi. Senza dimenticare il surplus di 500 dipendenti nella divisione spaziale che pesa su Thales Alenia Space da aprile.
IL COMMENTO DEGLI ADDETTI AI LAVORI ITALIANI
Sul progetto del campione dei satelliti francese si è soffermato ieri con un tweet che ha suscitato dibattito il presidente dell’Aiad, la federazione che riunisce le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza (tra cui anche Leonardo-Finmeccanica):
Michele Arnese@Michele_ArneseE della quota di Leonardo in Thales Alenia Space che cosa succederà? E l’Italia che posizione dovrebbe avere secondo lei sul progetto francese?
Beh, la quota è una quota di minoranza ma che dovrebbe consentire interlocuzione. Il tema è che se Airbus parte, magari con il totale sostegno, politico ed economico, dei Governi Francese e Tedesco, la povera Leonardo da sola che può fare?
Visualizza altri Tweet di Guido Crosetto
Non ha dubbi l’esperto di affari militari Aurelio Giansiracusa di Ares-Osservatorio Difesa: a guadagnare dalla fusione sarebbe Airbus ma resta sempre l’incognita dell’approvazione dell’antirust europea.
Aurelio Giansiracusa@AurelioGiansiraDi sicuro chi ci guadagna è Airbus Space che rispetto a Thales Alenia Space è attiva più sul lato civile dei satelitti. Sulle fusioni qualche dubbio c’è; la stessa Alstom-Siemens è finita sotto i riflettori dell’antitrust europea. Per Leonardo alleanza sempre più stretta con Bae
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