23 Ottobre 2020
Ripoposte
23 Ottobre 2008
Domenico Cambareri
(fonte: Parvapolis)
già pubblicato in “Pagine”
Dalle ceneri del comunismo il patriottismo delle nuove generazioni europee. Sopra il filo spinato che ci ha divisi, oggi vi è la nuova Europa, con il cuore a Budapest
A Budapest, cinquantadue anni addietro, sotto i cingoli dei panzer sovietici, con i proiettili e le torture della polizia segreta, con il cappio del boia non rinasceva soltanto il patriottismo ungherese. Nasceva il patriottismo delle nuove generazioni europee, di giovani che al di là e al di qua della cortina di ferro fraternizzavano e lottavano. I condannati e gli esuli ungheresi, così come dopo i berlinesi di Pankow al di là dal muro e poi ancora dopo i cecoslovacchi, comunisti e socialisti definitivamente delusi, traditi, umiliati abbracciavano l’affetto dei loro compatrioti e dei giovani occidentali anticomunisti da sempre. Così come i giovani patrioti italo-europei del tunnel sotto il muro. È da Budapest, è dalla terra di Santo Stefano che nasce il patriottismo delle nuove generazioni dell’Europa, di quelle che avrebbero dato il maggiore contributo ideale e materiale nella costruzione della nuova Europa. È a Budapest che da allora sta il cuore di una moltitudine di europei. Budapest, capitale morale e patrottica degli europei. Poco conta se la gran parte di queste nuove generazioni tradì, tuffandosi nell’alcool, nella droga, nelle contestazioni anarcoidi e comuniste al servizio di Mosca in un sabba infernale di autolesionismo e di masochismo, se non fosse per i danni morali, le uccisioni, i danni materiali che avrebbero arrecato ai popoli dell’Europa occidentale, nel corso del sempre più violento moto di “ribellione” per voler sottostare al potenziale liberatore sovietico. Sono ferite profonde, marchiature a fuoco, di fronte a cui nessuna strumentale, inconsistente pusillanime demagogia nostrana della liberazione antifascista potrà mai liberarci. Loro inneggiavano al “vallo dell’antifascismo”, ossia al “muro di Berlino”. Sconfitti dalla storia senza neppure avere guerreggiato, oggi annegano il loro collettivismo nell’opulenza sfrenata del consumismo capitalistico in cui ben pascolano, come ben avrebbero pascolato – nei loro sogni – nei sempre verdi prati dell’ “intoccabile” nomenklatura comunista. Quale revisione storica li potrà mai purificare? Forse qualche ameno soggiorno da noi pagato in quelli che furono i gulag sovietici? Un dato è comunque certo: che è al di sopra del filo spinato che divideva l’Europa dopo la seconda guerra mondiale che è nata la sua unità.
BUDAPEST, 52 ANNI DALLA RIVOLUZIONE ANTICOMUNISTA. A ROMA LA COMMEMORAZIONE UFFICIALE
Gino Ragno
decorato con “Croce d’oro dell’Ungheria Libera”
22 Ottobre 2008
RIVIVONO LE EROICHE GIORNATE DELLA SOLLEVAZIONE UNGHERESE CONTRO IL DISPOTISMO COMUNISTA. TUTTO UN POPOLO, CON I SUOI STUDENTI, OPERAI E SOLDATI CONTRO LA POLIZIA SEGRETA E I PANZER
ROMA. Domani, 23 ottobre, cadono i 52 anni dall’eroica rivoluzione d’Ungheria, che vide per la prima volta tutto un popolo di operai, di lavoratori e di studenti scendere contro l’esercito più potente dell’Europa per rivendicare la propria libertà. Alle ore 17 piazza Petoefi, a Budapest, era già gonfia di folla straripante di studenti e di operai che avevano ottenuto dal governo comunista una faticata concessione per riunirsi e parlare di rinnovamento del partito. Il monumento a Petoefi si trova all’imbocco del ponte di Erzsèbet dal lato di Pest e a quel tempo era l’unico ponte di Budapest non ancora ricostruito. Alle 15, la radio informava che i manifestanti erano 50 mila e che 8oo ufficiali con gli allievi delle Accademie militari li stavano aspettando sotto la statua di Bem,il punto di arrivo. Alle ore 16 erano in 100mila sotto la statua del generale polacco: nell’attesa del ricongiungimento delle ali di folla c’era stato un confuso ma risoluto discorso di Pèter Veres,il presidente dell’Associazione degli scrittori, udito il quale a tutti fu chiaro che la manifestazione non poteva finire così. La rivoluzione ebbe inizio dopo che l ‘HAVO, la potente polizia segreta, fece fuoco sulla folla che intendenva occupare la sede della Radio. Le forze armate si unirono agli operai ed agli studenti per cacciare i sovietici dal sacro suolo di Santo Stefano. Il cardinale Mindszenty detenuto, venne liberato il 30 ottobre dal Colonnello Antàl Pàlinka’s, che era il figlio del marchese ungherese di antiche origini italiane (di Antonio Pallavicini). Il colonnello pagò con la vita nel 1957 la sua nobile azione e oggi riposa nel grande cimitero di Budapest di Ràkoskeresztur insieme ad alcune centinaia di eroi magiari impiccati dopo la rivoluzione dai comunisti di Kadar, agli ordini dei sovietici.
Domani a Roma, in Via dei Cestigari, verrà deposta una corona di alloro in ricordo del luogo in cui furono ospitati molti studenti ungheresi fuggiti a Roma cinquantadue anni fa. La commemorazione ufficiale dello storico evento si tiene all’Accademia di Ungheria, in Via Giulia 1. La resistenza europea al comunismo rivive in questi giorni, dopo avere commemorato in agosto l’esempio cecoslovacco a 40 anni dall’invasione sovietica.
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