05 Dicembre 2020 Fonti: Chiare Lettere, IBS, Hoepli
A inizizio 2021 cominceranno ad arrivare i primi aiuti comunitari del Recovery. Siamo già in allarme. Su come spendere bene e non buttare al vento quei soldi, che non sono regali, e su come non farceli RUBARE. Torna di bruciante atualità il libro di Michele Corradino “.
Vista la sua insuperbile preparazione e conoscenza della materia, tuttaiva, perché Corradino non pubblica i misfatti della burocrazia e dei partiti? In paraticlare, sullo sfascio generale e irreversibile dal colpo di stato dl DABABE (d’alemabassaniniberlignuer), continuato dal berlusconiano TREBRUSAC (tremontibrunettasacconi) e di ventat il paradigma strutturale di questo regime? Preché non indica i tecnicismi sindacalparitici con cui il parlamento ha varato le più dissennate e eversive nome attraverso cui attingere senza sosta le risorse destinate alla nuova nomenklatura, risorse sottratte senza sosta a ben precise categorie proletarizzate già din dalla fine degli anni ’60? Perché non scrive che viviamo in un regime spicatamente partitocratico e mafioso e che l’ipocrita apologia dell’imprigionata Costituzione è un mero e cinico strumento di copertura? Che aspetta? Questa verità è così plateale che non ha motivo di temere che verrebbe a scoprire gli altarini delle colossali retribuzionie prebende di cui anche lui gode. Non sarebbe questo il minimo del minimo di manifestazione della sua onesta intellettuale? – D- C.
L’ Italia immobile. Appalti, burocrazia, corruzione. I rimedi per ripartire
Michele Corradino
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DEditore:ChiarelettereCollana:ReverseAnno edizione: 2020In commercio dal: 26 novembre 2020Pagine: 224 p., Brossura
È normale… Lo fanno tutti
“IO VIVO DI IMBROGLI.”
“A ME ME FREGA SOLO DEI SOLDI… NON MI SENTO AFFATTO SPORCO.”
“È COLPA DEI MAGISTRATI…”
“SARESTI STUPIDO A NON FARLO.”
“ANCORA FERMI ALLE BUSTARELLE?”
“METTI MENO CEMENTO E PIÙ SABBIA.”
“ERA IL MIGLIORE, L’ABBIAMO FREGATO.È
SE L’ILLEGALITÀ DIVENTA LA REGOLA. Un libro per conoscere il male endemico della corruzione che a tutti i livelli sta inquinando la nostra democrazia. Un “non manuale” contro la NORMALIZZAZIONE DEL MALAFFARE perché l’illegalità si nasconde nella quotidianità ed è presente ovunque, in famiglia, nella burocrazia statale, nello sport e nel lavoro. Un libro unico perché costruito tutto sulle CONVERSAZIONI REGISTRATE (a volte esilaranti) di corrotti e corruttori tratte da inchieste giudiziarie e depositate in tribunale. Un libro rivelatore. Il costo sociale ed economico della corruzione dilagante è enorme ed è la causa principale della nostra crisi: prima di tutto dobbiamo esserne consapevoli per poter reagire e combatterla. La malattia è grave ma, come dimostra Corradino nella parte finale dedicata alle armi per prevenire la corruzione, LE CURE CI SONO e dobbiamo trasmetterle ai giovani, la classe dirigente di domani.
Dalla viva voce dei corrotti e corruttori, registrati nelle loro conversazioni, la fotografia dell’illegalità in Italia. E i rimedi per combatterla.
Michele Corradino dal 2014 è commissario dell’Autorità nazionale anticorruzione. Magistrato del Consiglio di Stato, è stato capo di gabinetto di diversi ministeri ed è autore di numerose monografie di diritto amministrativo. Prima di entrare in magistratura è stato
“Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori” autore: Michele Corradino prefazione di: Raffaele Cantone collana: Reverse dettagli:1 80 pagine condividi dettagli € 8,99 e-book |
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Costituzione e partiti. I paradossi di Ainis e il regime della demofollia che è doveroso abbattere • 30 Dicembre 2019 •
30 Dicembre 2019Fonti: La nave di Teseo, La Feltrinelli, IBS, Mondadoristore, Ansa, Repubblica, Maxxi, Corriere.it, libreriauniversitaria.it
Nota di Domenico Cambareri
I PARADOSSI PARTITOCRATICI E LA PERVERSA EVERSIONE
La democrazia italiana è lunatica come un adolescente implume, come una ballerina di flamenco. Da qui la sua cifra distintiva: gli sbalzi d’umore, l’incoerenza, le scelte capricciose. E un’onda emotiva perennemente inquieta, che sommerge la ragione. I nostri governanti – non tutti, si capisce – non conoscono il passato, non hanno abbastanza fantasia per proiettarsi nel futuro. Sicché girano in tondo, scambiandosi ruoli e competenze come durante una quadriglia, il vecchio ballo popolare. Ma a ballare sono soprattutto le istituzioni dello Stato italiano, quando succede che la legge faccia le veci della sentenza, quando il governo detta legge in luogo delle Camere, quando la magistratura colma i buchi della legislazione. Ogni Stato è un’impalcatura che serve a imbrigliare le passioni. Se l’impalcatura crolla, le decisioni collettive diventano per lo più emotive, contraddittorie, irragionevoli nel loro bilancio complessivo. E il seme della follia s’impadronisce della cittadella pubblica, della stessa vita democratica. Forgiando una nuova forma di governo, o meglio di non governo: demofollia, chiamiamola così. Michele Ainis
Michele Ainis è fra i più noti costituzionalisti italiani. Scrive su “Repubblica” e su “L’Espresso”. Dal 2016 è membro dell’Antitrust. Fra i suoi ultimi volumi: Privilegium (2012), Le parole della Costituzione (2014), La piccola eguaglianza (2015), L’umor nero (2015). Per la nave di Teseo ha pubblicato il saggio La Costituzione e la Bellezza (con Vittorio Sgarbi, 2016) e il romanzo Risa (2018)
- Editore: La nave di TeseoCollana: I fari
- Data di Pubblicazione: ottobre 2019
- Prezzo €17,00EAN: 9788834601297ISBN: 8834601297 Pagine: 222 Formato: rilegato
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LA COSTITUZIONE CHE I PARTITI HANNO MANGIATO A COLAZIONE, PRANZO, MERENDA E CENA
Libro, rivolto pressoché a tutte le fasce di lettori, che va letto con interesse. Libro che presenta l’analisi attenta, cruda e spassionata ancorché puntuale e severa del costituzionalista Miche Ainis. Uno dei non molti che dimostrano sagacia e spassionato esercizio critico non messi al guinzaglio. Libro tuttavia non privo di sentimentale e ritrosa condiscendenza e che delinea in maniera nitida la fisiologia impazzita di un sistema politico, di una magistratura e di un intero popolo impazziti: drammi che non possono non lasciare esterrefatti i lettori non italici. Quelli nostrani quali molteplici sensazioni hanno provato e proveranno?
Purtuttavia è da chiedere: l’autore è andato a fondo nella comprensione storica del soggetto, ossia della Costituzione italiana e del suo effettivo, autonomo esercizio di potere sovrano e di fonte legittimante i poteri subordinati?
Che si sia mosso entro questi ulteriori orizzonti, purtroppo e ripetiamo purtroppo, non ci sembra proprio.
Nonostante i meriti, dunque, l’analisi di Anais ci risulta inadeguata, assolutamente inadeguata rispetto a quanto ci saremmo finalmente aspettati di leggere. Non c’è alcun controsenso. Forse l’autore si rivela essere come un finora inconsapevole o perfino ‘implume’ figlio viziato attaccato alla mamma non meno viziata e che lo ha viziato, ‘educato’ all’esercizio della miopia? Cosa che non gli consente perciò di andare oltre certi limiti – forti limiti – di obiettiva comprensione e critica di ciò che è stata ed è la presunta mamma, la Repubblica italiana, o è stato, meglio e più correttamente, l’arbitrario e debosciato avocatore, l’auto titolato e sedizioso factotum della sovranità della Repubblica italiana?
E’ questo dovuto all’inemendabile peccato originale di tanti costituzionalisti, teorici di dottrina dello stato, politologi, storici, filosofi della politica che ritengono, con le più disinvolte opere e esercizi d’illuminata critica a-critica, possibile e sicuro definire
il regime della democrazia rappresentativa e parlamentare italiana in siffatti, appropriati termini e non già come un regime che sin dai suoi primi violenti vagiti espropriò la Costituzione appena promulgata e dunque il popolo italiano delle specifiche prerogative sovrane?
Per farla un po’ più breve: la ben realistica, fondata, veritiera e isolata formulazione di Giorgio Almirante (siamo negli anni sessanta – settanta dello scorso secolo) secondo cui il sistema politico che de facto controllava e guidava la vita della Repubblica Italiana era un reggimento che affondava le radici in un humus infetto da cui trasse origini la generale e irreversibile crisi delle istituzioni, la crisi del sistema e non già nel sistema, non è da alcuni decenni (non per miope incapacità dell’autore) giudizio definitorio non adeguato?
La storia e la fenomenologia ulteriore non hanno messo a nudo cause e linee del completo sviluppo della radicalità delle origini del male politico e etico e il ruolo svolto dalla correità dei soggetti partitocratici nell’avere messo in atto lo spossessamento della Costituzione, deprivandone il popolo italiano; e quindi il loro impossessamento di essa? Frode che mimeticamente hanno surrogato in tutto e in ogni modo, a iniziare dall’ininterrotta, sperticata, strumentale e farneticante apologia oratoria? E nell’averla utilizzata come incessante, ininterrotta mirabile maschera del paludamento eversivo della vita costituzionale repubblicana?
Tutto ciò non può essere concettualmente e tematicamente sintetizzato in questi termini: i partiti ‘parlamentari’ che hanno costituito le maggioranze di governo e le più larghe intese di palazzo nel corso della vita legislativa, come il cosiddetto “arco costituzionale”, hanno agito e agiscono, ad iniziare dall’avere inattuato e evaso per oltre settant’anni il dettato costituzionale (pretermettendolo, in assenza di un’autorità terza di garanzia, ad libitum) che direttamente riguarda loro e i loro ‘complementi eversivi funzionali’, i sindacati, in modo ormai inoppugnabile secondo ispirazioni, finalità, metodi e prassi cronologicamente ininterrotti e propri a soggetti e modelli legibus solutus?
Partiti sciolti dalle leggi e al di fuori e al di sopra della Costituzione? Garanti e anzi ‘tutori’ di una Costituzione tenuta in perpetua minorità?
Tutto ciò ha consentito e consente tuttora a questi attori di neutralizzare dal suo interno e evèrtere il patto costituzionale, secondo consuetudini e tradizioni diventate ‘consolidate’ fonti di riferimento dell’esercizio della ‘democrazia parlamentare’ avulsa dalla lettera e dallo spirito costituzionale?
I due cruciali articoli della Costituzione così non attuati, neutralizzati e de facto elisi hanno o no determinato la radicale e intera alterazione della fisiologia del sistema politico in uno con l’arbitraria assunzione della sfera della decisionalità della norma sovrana da parte e entro il subordinato esercizio del potere potestativo del parlamento? E come e in quali misure la dialettica delle forze parlamentari e la sfera della decisionalità del loro potere sono state a loro volta forzatamente orientate, decise, stabilite e dirette dall’esterno, ossia dalle segreterie dei partiti?
Quali la rilevanza e la persistenza temporale e l’ampiezza e profondità degli sconvolgimenti compiuti, con cui questi fenomeni di completa surroga e accaparramento della ‘in-disponibilità’ della sovranità costituzionale hanno inciso nel trasformare una democrazia rappresentativa indiretta a struttura parlamentare in un insuperabile modello pulsante di democrazia partitica compiuta?
Il ruolo totalizzante nell’ambito del gioco politico-parlamentare esercitato dalle direttive delle fagocitanti segreterie dei partiti,
impunemente e incostituzionalmente sottratte (nel e dal ciclo a circuito chiuso dell’attività parlamentare soggiogata) a ogni norma di legge,
ha costituito e costituisce o no il sempre rinnovato suggello dell’azione operata dal cln, organizzazione politica clandestina costituita fra soggetti privati durante il conflitto 1943 – 1945 a partire dalla resa senza condizioni da parte del re d’Italia, altrimenti incorrettamente detta “armistizio di Cassibile” ? Un ‘patto occulto extra costituzionale’ pre, trans e post costituzionale che ha pervaso con la sua incontenibile trama oscura, viscosa e narcotizzante sin dal nascere della Costituzione repubblicana l’agire, il modus operandi e innanzitutto i punti di riferimento valoriali delle più alte cariche istituzionali?
Quali strumenti le predette scienze ci hanno offerto e ci offrono per analizzare, comprendere, interpretare nei modi più ‘svincolati’ e corretti fino in fondo la reale natura, radicalmente e totalmente eversiva, del regime partitocratico italiano? Perché di questi strumenti ermeneutici si continua a non fare uso?
E’ quello italiano un regime che vive all’ombra di una Costituzione che sin dal primo momento di vita più che tradita è stata accaparrata, incettata, secondo la logica implacabile quanto infame rapace, selvaggia e mafiosa del cln, l’accolita delle fazioni?
E i presidenti della Repubblica sono stati e sono i ‘custodi’ e ‘garanti’ della Costituzione ovvero, nel tacito accordo sulla doppia verità, adempiono e coprono la mai interrotta azione di clandestino spossessamento costituzionale? Rispondono ai dettati della Costituzione o ai precetti del cln e dei suoi epigoni?
L’accertata doverosità di queste domande e la riconosciuta plausibilità di queste risposte pongono ulteriori interrogativi che non più chiedono ma esigono risposte? E non solo risposte quanto pure decisioni non avventate ma di e su definitive scelte, spezzando le catene della falsità?
Quanto ancora ci vorrà di tempo perché i luminari di queste discipline possano aprire degli spioncini attraverso cui consentire agli italiano l’accesso alle corrette comprensioni delle devastazioni politiche, sociali e economiche a cui sono stati assoggettati da