22 Dicembre 2020 Fonte: Premio Europeo Capo Circeo
L’agognata svolta europea inizia a muovere i primi concreti passi di decisa alternativa da portare ai tavoli delle conferenze bilaterali alla pari, a iniziare dai dossier su ogni forma di concorrenza sleale e sullo spionaggio tecnologico e commerciale.
Le dichiarazioni che giungono da Bruxelles a nome della Vice Presidente della Commissione, Margrethe Vestager, in riferimento alla definitiva presa di coscienza europea di dovere attivare tardive ma oramai inevadibili e indispensabili misure di lotta allo straripamento del monopolio dei giganti dell’h.t. informatico USA e alle loro evasioni contabili rappresenta una svolta di estrema importanza (riforma dei mercati e dei correlati servizi digitali).
Digital Markets Act e Digital Services Act: ecco la svolta europea, che prevede fino al 10% di multa sui profitti dei giganti dell’informatica e diritto EU di smembrare nei suoi mercati le società responsabili di trading non corretto e di attività fraudolente.
Svolta tanto attesa, davvero encomiabile sia all’interno dell’Europa, sia come preciso segnale politico industriale e strategico da dare al maggiore alleato nonché unfair and illegal competitor and perfidious and treacherous spy who works in every time and in every friendly place, always, incurable and hopeless romantic and terrible and desperate pink panter: lo spione di Washington. Sia ancora come luce verde ai comuni interlocutori di Giappone, Corea del Sud, Canada, Australia che alla Russia e a buona parte del resto del modo che, per motivi diversi, rimane sotto il completo gioco della soffocante egemonia statunitense o cerca di opporvisi.
Riteniamo che gli USA rimangano e che rimarranno ciononostante un punto di riferimento fondamentale per l’Europa, per l’Unione Europea, per il contesto eufrasico. Tuttavia, è da mettere in chiaro cose di estrema importanza sul nostro maggiore alleato: gli Stati Uniti oggi hanno molto poco di democratico o di liberale al loro interno e sovabbondano di derive sempre più marcatamente oligarchico-liberiste e di asservimento politico a questo strapotere che nient’altro è se non profitto finanziario tossico.
Questa deriva viene da lontano e ha trovato incessanti ali per volare in tutti i cieli del pianeta grazie ai sempre favorevoli sviluppi strategici, geopolitici e del trade planetario che hanno segnato l’espansionismo e l ‘imperialismo americano del XX secolo.
Espansionismo e imperialismo che oggi mostrano molteplici crepe e sono costretti ad aggrapparsi alla folle quanto erronea logica delle destabilizzazioni fine a se stessa e di tenere a rimorchio le non meno folli politiche saudita e sionista nelle vitale regione del Vicinissimo Oriente d’Eufrasia al fine di tenere così sotto cronica pressione la Russia e sotto palese condizione di subalternità l’Europa.
L’Unione Europea, pure con le sue intrinseche e marcate debolezze, ha tuttavia avuto la forza di sapere opporsi ai reiterati tentativi di Obama di imporre la logica d’oltre oceano e di rifiutare di firmare il trattato commerciale transatlantico. Allo stesso modo, ha saputo tenere testa alle recenti rozze minacce di Trump. Certamente, non sempre le ragioni stanno da una parte, e le richieste di un riequilibrio delle spese di adeguamento e mantenimento dell’efficienza operativa della NATO vanno effettivamente riequilibrate. Ma non nel senso dichiarato dal manifesto oratorio trumpiano quale volgare lavoro di un piazzista d’armi della finanza e dell’industria bellica americane in Europa, al fine di imporre un ulteriore servaggio tecnologico e politico europeo.
Non ci attendiamo, nella realtà dei rapporti politici, un veloce cambio nella sostanze delle cose e nel passo del confronto, fra l’Unione Europea e la nuova amministrazione Biden.
Il nuovo presidente, al di là dalle forme dell’approccio soft, tenderà a mantenere dritta la barra del timone. Sappiamo che è un presidente debole e azzoppato non tanto e non solo per le vicissitudini elettorali in chiaroscuro di questa tornata elettorale tutta US, quanto per la storia del personaggio, in particolare nel suo ruolo di vice presidente di un governo federale che esportò nei modi più diversi violenti interferenze e guerre aperte non dichiarate, non amicizia verso l’industria aeronautica italiana e europea e per la non tempestiva e non decisa reazione alle operazioni di sporchissima speculazione finanziaria che inflissero colpi micidiali ai cittadini statunitensi e di gran parte del mondo, oltre che agli enti pubblici e alle attività imprenditoriali, ovunque e dovunque, a iniziare dai mercati europei.
Purtuttavia e ancor più per tutto questo e per tanto e tanto altro ancora, le relazioni transatlantiche sia con il governo federale che con i giganti della finanza e dell’industria americane andranno via via riscritte per intero, nel definitivo superamento della psicologia dell’arroganza e della perversa e erronea logica della scontatezza dell’egemonismo incontrastabile.