Pro Patria e RSI. Morto Arturo Conti

18 Marzo 2021 Fonti: Enea Franza, Campo Marzio

Campo Marzio

“Tristi quei tempi in cui altro non si può fare che scrivere libri”. Alfredo Oriani

ARTURO CONTI HA RAGGIUNTO I CAMPI ELISI

Campo Marzio  16 marzo 2021

Il Presidente della Fondazione della RSI ha lasciato una eredità fatta di coraggio, onore e fedeltà

Bologna, 16 Marzo 2021. È tornato alla Casa del Padre, ieri sera, l’Ing. Arturo Conti, Presidente della Fondazione della RSI – Istituto Storico di Terranuova Bracciolini (Arezzo).

Conti, nato a Montepulciano (Siena) il 5 Settembre 1926, ottenuta con anticipo la maturità, nel 1943 chiese di andare Volontario al fronte, per fermare il nemico della Patria che minacciava la Nazione italiana. La domanda non ebbe risposta ed arrivò l’8 Settembre. Per lui fu un atto istintivo: si presentò alla caserma della Milizia di Arezzo e, finalmente, venne arruolato, iniziando così quell’esperienza che segnerà tutta la sua vita: Ufficiale della GNR durante la Repubblica Sociale Italiana, inviato sulla linea del fronte con la Divisione “Etna”. Si arrenderà con il suo reparto il 3 Maggio 1945 a Trento, dopo aver saputo della firma della resa e della fine della guerra in Italia.

Ristretto in vari campi di concentramento angloamericani, riuscirà a fuggire durante un trasferimento e stabilirsi prima a Firenze e poi a Torino, dove in soli tre anni riuscirà a laurearsi da latitante in Ingegneria mineraria. Infine, l’arresto “per collaborazionismo col Tedesco invasore” e cinque anni passati in vari istituti di pena, dai quali uscirà solo il 22 Dicembre 1953.

Riabilitato nel 1965, è stato Vicepresidente Nazionale dell’Unione Nazionale Combattenti della RSI dal 1981 al 1985 e componente del Comitato Centrale del Movimento Sociale Italiano dal 1982 al 1988.

Il 4 Settembre 1974, insieme ad alcuni Ufficiali della GNR, fondò il C.I.S.E.S. (Centro Italiano di Sviluppo Economico Sociale), il primo ed unico tentativo di realizzare la socializzazione delle imprese in Italia nel dopoguerra. Oltre ad avviare alcune attività imprenditoriali, riuscì anche ad aprire un proprio sportello bancario. L’attività del Centro, però, entrò subito nel mirino della Magistratura “rossa”, accusato falsamente di essere la “finanziaria delle trame nere”. La repressione – e un errore di investimento – portò alla fine di questa straordinaria esperienza.

Tra le sue più importanti iniziative vi è la fondazione dell’Istituto Storico della Repubblica Sociale Italiana il 16 Febbraio 1986, progetto maturato all’interno dell’attivissima Associazione Nazionale Scuole Allievi Ufficiali della GNR, che il 25 Giugno 2005 si è ufficialmente trasformato in Fondazione della RSI – Istituto Storico. Una vera e propria impresa, contro la quale erano insorti Istituti della Resistenza, associazioni partigiane, Sindaci da tutta la Toscana, Deputati e Senatori. Denunce, minacce, repressione… tutto è stato vano però. Una battaglia vinta in nome della libertà.

Per anni, la sede distaccata di Bologna in Via Marconi è stata un punto di riferimento culturale per la costruzione di una memoria storica libera dai condizionamenti politici e dalla strumentalizzazione partigiana.

Sempre presente alle conferenze e ai seminari nella sede ufficiale dell’Istituto, nella seicentesca Villa Municchi di Terranuova Bracciolini (Arezzo), Arturo Conti è stato l’animatore dell’ente e Presidente acclamato all’unanimità, nonché Direttore del trimestrale “Acta”, edito dal 1987.

Le borse di studio elargite dalla Fondazione della RSI agli studenti universitari in oltre vent’anni di concorsi hanno permesso a questi giovani di intraprendere ricerche innovative senza la minaccia persecutoria dei Professori, e il loro lascito costituisce una delle più belle ricchezze dell’Istituto Storico della RSI.

Della attività culturale dell’Ing. Conti si ricordano anche la monumentale storia della RSI e, soprattutto, il primo Albo d’Oro dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana.

Strenuo difensore della memoria della RSI e dei suoi caduti, seppur caratterialmente spigoloso tanto che gli intimi lo chiamavano “il Feldmaresciallo”, ha saputo nei decenni attirare l’attenzione di molti studiosi di storia contemporanea liberi intellettualmente dalla sudditanza all’odio antifascista, aprendo nuove vie di interpretazione del fascismo repubblicano e della Repubblica di Mussolini.

Per sua espressa volontà sarà sepolto a Predappio, vicino all’Uomo al quale ha dedicato tutta la sua vita.

La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile certamente, ma ancor più eredità di affetti e di doveri: difendere sempre la realtà storica contro le manipolazioni dell’odio politico. Ce lo chiedono i nostri caduti. Ce lo chiede l’Italia.

I liberi ricercatori italiani

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