19 Aprile 2021 Fonte: START Autore: Giuseppe Gagliano
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Perché Biden (come Trump) minaccia la Germania sul Nord Stream 2
Tutte le ultime novità geopolitiche sul gasdotto Nord Stream 2. L’approfondimento di Giuseppe Gagliano
Ancora una volta Blinken — questa volta alla riunione della Nato — ha sottolineato l’assoluta necessità che il gasdotto Nord Stream 2 sia interrotto.
La motivazione di questo diktat è agevolmente comprensibile: facendo nostre le parole di Blinken il completamento danneggerebbe sia la Polonia sia l’Ucraina — sempre più vicini alla Nato in funzione di contenimento russo — ma soprattutto la sicurezza dell’Ue.
Concretamente se questo imponente gasdotto dovesse essere posto in essere danneggerebbe gli interessi energetici americani e delle compagnie petrolifere americane avvantaggiando quelle tedesche e russe che potrebbero esercitare un ruolo dominante a livello geopolitico in Europa marginalizzando l’egemonia americana che si è costruita in oltre cinquant’anni di storia. Un’eventualità questa che è inaccettabile oltre che inammissibile sia per la precedente amministrazione che per l’attuale.
Passiamo alla seconda considerazione.
Lo strumento che verrebbe usato dall’amministrazione americana con assoluta spregiudicatezza nel caso in cui il gasdotto dovesse essere completato è uno strumento classico della guerra economica e cioè l’uso delle sanzioni economiche. La postura attuata dunque da Blinken non solo è in linea con la precedente amministrazione — con buona pace della intellighenzia radical europea — ma l’attenzione riservata all’Italia — che con Draghi ha sottolineato l’importanza del consolidamento della Nato — dimostra il ruolo che il nostro paese può avere per minare dall’interno qualsiasi velleità di autonomia dell’Ue sia della Germania che della Francia.
L’irrilevanza dell’Ue si evince con analoga chiarezza dalle sanzioni poste in essere dall’Ue nei confronti di alcuni funzionari cinesi per il maltrattamento degli uiguri.
Ebbene non solo queste sanzioni poste in essere dalla Ue sono rivolte alle stesse persone alle quali sono state rivolte da parte americana ma le norme europee che sono state applicate non sono altro che la trascrizione più o meno fedele delle norme statunitensi e in modo particolare del Magnitsky Act.
Ancora una volta il diritto internazionale diventa un semplice strumento politico per consolidare l’egemonia politica ed economica .Non a caso proprio gli Usa si sono rifiutati di sottoporsi al giudizio della Corte penale internazionale perché ne avrebbe minato la credibilità internazionale.
Quanto alle sanzioni attuate dall’Ue contro la Russia e all’ennesimo diktat di Blinken nei confronti del caso Navalny, le reazioni di Cina e Russia sono state immediate.
Da un lato hanno avuto il risultato il rafforzare la sinergia Cina-Russia — come dimostra il fatto che il Trattato di buon vicinato e cooperazione amichevole siglato il 16 luglio 2001 e ratificato il 28 febbraio 2002 sarà esteso per altri 5 anni come dichiarato sia da Sergej Lavrov che da Wang Yi durante l’incontro del 22-23 marzo — e dall’altro lato hanno indotto Sergej Lavrov a fare affermazioni durissime nei confronti della subalternità europea: “L’intera infrastruttura delle relazioni con l’Unione europea è stata distrutta dai passi unilaterali compiuti da Bruxelles e per questo la Russia interrompe le relazioni ora. Se e quando gli europei riterranno opportuno eliminare queste anomalie nelle relazioni con il loro più grande vicino, ovviamente, saremo pronti a costruire questi rapporti basati sull’uguaglianza e la ricerca dell’equilibrio degli interessi.”
Dal punto di vista strettamente geopolitico non conviene all’Ue fare propria una logica da guerra fredda. Ne avrebbe un danno incalcolabile. Ma se si è arrivati a questo punto con la Russia e la Cina ciò dipende dal fatto che l’Ue è un nano geopolitico.
TAGS:Amministrazione BidenBlinkenCinaNord Stream 2RussiaUE26 MARZO 2021
di Giuseppe Gagliano
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Come si gaserà l’Europa con Tap
E’ giunto in Europa il primo miliardo di metri cubi di Gas in arrivo dall’Azerbaijan tramite il gasdotto Tap. Fatti, numeri e scenari
Gas! Gas! Gas!
Il primo miliardo di metri cubi di gas via TAP (Trans Adriatic Pipeline) in Europa è giunto. “La nostra infrastruttura continua a rafforzare la diversificazione e la sicurezza di numerosi mercati europei. I volumi di gas consegnati da TAP rivestono un ruolo chiave nel garantire all’Unione Europea una nuova fonte di energia sicura, affidabile e competitiva, contribuendo allo stesso tempo al percorso di transizione energetica del continente”, ha commentato Luca Schieppati, Managing Director di Tap.
TAP è un tratto del cosiddetto Corridoio Meridionale del gas che lo trasporta dall’Azerbaijan fino in Europa. Il corridoio si compone sostanzialmente di due sezioni: il TANAP (Trans Anatolian Pipeline) ed il TAP. Il TANAP parte dal giacimento azero di Shah Deniz II passa in Georgia per poi attraversare tutta la Turchia fino alla frontiera greca dove diventa TAP. Poi il TAP attraversa il nord della Grecia, l’Albania e l’Adriatico fino in Puglia, dove si allaccia alla rete italiana di distribuzione del gas.
TAP ha una capacità di trasporto di 10 mld di m³ annui, ma è progettato per una potenziale espansione della capacità fino a 20 mld di m³.
Proprio sulla potenziale espansione della capacità del gasdotto Marija Savova, Head of Commercial, ha aggiunto: “A luglio di quest’anno, daremo avvio alla fase di offerta vincolante del test di mercato per la potenziale espansione della capacità del gasdotto.”
Il punto di contatto dove si è registrato il primo miliardo di m³ di gas è stato a Kipoi, al confine greco turco, dove il tratto del gasdotto anatolico si congiunge a quello adriatico. Kipoi può essere considerato un luogo di frontiera simbolico per il momento storico che sta vivendo il Mediterraneo orientale. Un primo record di consegna del gas misurato tra due Paesi che proprio sul gas sono ai ferri corti.
Grecia e Turchia sono in contrasto sulla questione dello sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo orientale. Il problema ruota intorno alla questione delle rispettive piattaforme continentali. La Grecia, le cui isole arrivano fin sotto la costa turca, reclama tali diritti di sfruttamento.
La Turchia allo stesso modo sostiene di avere giurisdizione su alcuni giacimenti di gas naturale e lamenta la costrizione della propria piattaforma a favore della Grecia. Evidente punto di frizione ad esempio è l’isola di l’isola greca di Kastellorizo, a 2 km dalla costa turca, ma a 570 km dalla Grecia continentale.
I problemi tra le due sponde dell’Egeo sono molti ed affondano le radici nel tempo. Oltre la delimitazione delle ZEE (Zona Economica Esclusiva) i problemi si estendono allo spazio aereo ed allo status di Cipro, (zona occupata da Ankara nel 1974 dichiaratasi repubblica indipendente riconosciuta solo dalla Turchia).
L’8 marzo si è aggiunto un ulteriore elemento di tensione, ovvero l’accordo per la posa di un cavo sottomarino che collegherebbe le reti elettriche di Grecia, Cipro e Israele e che, a detta di Ankara, passerebbe sulla piattaforma continentale turca.
Problema simile è il gasdotto EastMed, che partendo da Israele e Cipro, passerebbe per la Grecia andando a connettersi a TAP. Anche in questo caso la Turchia sostiene che tale gasdotto attraversi una parte della piattaforma continentale che reclama.
Il 16 marzo si è tenuto un colloquio esplorativo tra Atene e Ankara per gettare le basi per affrontare la questione dei confini marittimi. Gli occhi sono puntati al 25 e 26 marzo quando la questione sarà dibattuta nel prossimo vertice del Consiglio Europeo.
La Turchia, pur alzando i toni nel dibattito politico e mostrando i muscoli, è alla ricerca di una soluzione diplomatica per uscire dall’angolo in cui si è infilata (come dimostrano i tentativi di apertura con Egitto e Israele).
La Grecia anche utilizza da un lato la diplomazia, raggiungendo accordi marittimi con Italia ed Egitto. Dall’altro procede con il riarmo, con commesse che fanno gola a molti Paesi, Francia e USA in primis, ma anche all’Italia che concorre alla vendita di 4 FREMM, le fregate multimissione realizzate da Fincantieri in partnership con Leonardo.
Diplomazia e dimostrazioni muscolari da entrambi i fronti, nel frattempo comincia a scorrere il gas. TAGS:EnergiaEuropaGreciaTapTurchia23 MARZO 2021
di Michele Scarpa
Michele Scarpa, classe ’94, laureato in Relazioni Internazionali alla Luiss, corso executive in affari strategici e master in gestione delle risorse energetiche (Safe). Con differenti esperienze internazionali, si occupa di analisi politica dell’area Mena e geopolitica energetica. Appassionato di storia medievale e amante dei viaggi.