10 Giugno 2021 Fonti: ADN Kronos, mariovattani.it , Giornale Diplomatico, kulturaeuropa.eu , electomagazine, ilgiornale.it , Idrovolante Edizioni
Con ‘Rika’ Vattani chiude la trilogia giapponese
“RIKA”, ULTIMO ROMANZO DELLA TRILOGIA GIAPPONESE DELL’AMB. MARIO VATTANI
Giornale Diplomatico 16-05-2021 12:08 – AmbasciateX
Amb. Mario VattaniX
È appena stato pubblicato l’ultimo romanzo di Mario Vattani, appena designato ambasciatore d’Italia a Singapore, dal titolo “Rika”, Idrovolante edizioni, 2021. Come l’autore stesso ha dichiarato, si tratta di un libro che chiude la sua trilogia giapponese, In precedenza dalla stessa penna di Vattani, erano usciti “Doromizu” e “La via del Sol Levante”. La storia, narrata in prima persona, si basa su una vicenda realmente accaduta a Roma nel 2011 che aveva avuto come protagonista una giovanissima turista giapponese.Con Rika si ritorna alle atmosfere cupe, al ritmo incalzante e ai momenti visionari e cinematografici che avevano già caratterizzato i precedenti romanzi di Mario Vattani. Questo è un libro sul coraggio, sulla determinazione a resistere a tutti i costi, con protagonista una diciassettenne di Tokyo e la sua terribile avventura in Italia, a Roma.Il racconto è basato su un episodio di cronaca realmente accaduto nella Capitale nel 2011 ad una giovanissima turista giapponese. Scopriamo Rika nella sua periferia di Tokyo, poi la seguiamo durante il suo viaggio, e presto ci troviamo a decifrare il suo modo di vedere l’Italia, Roma, gli italiani. Lo stile è rapido, avvincente, crudo, anche se tra una pagina e l’altra non manca l’ironia. E alla fine, gli occhi di questa ragazza così lontana da noi diventano uno specchio implacabile in cui improvvisamente ci riconosciamo, spogliati da ogni presunzione di cultura, civiltà o superiorità, presi dalle nostre ossessioni, dalle nostre debolezze, senza scuse di fronte al valore tagliente e spietato del coraggio.”L’amb. Mario Vattani è nato a Parigi nel 1966, discende da una famiglia di diplomatici, e ha studiato in Inghilterra. Da 23 anni ha iniziato la carriera diplomatica lavorando negli Stati Uniti, in Egitto e, soprattutto, in Giappone, a Tōkyō, Kyōto e Osaka, dove è stato console generale. Appassionato della cultura del Sol Levante nelle sue più diverse forme, Vattani parla correntemente il giapponese e pratica il kendo. Ha scritto di Giappone e Asia per i quotidiani “Il Foglio”, “Libero” e altre testate nazionali. Nel 2016 ha pubblicato con Mondadori il romanzo “Doromizu. Acqua torbida” e nel 2017 “La Via del Sol Levante. Un viaggio giapponese” (Idrovolante edizioni). Nel 2020 per Giunti editore è uscito il suo saggio “Svelare il Giappone”.
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“Il vero coraggio? E’ essere se stessi”. In uscita il nuovo romanzo del diplomatico: “E’ il mio addio alla scrittura”
(ADN Kronos) Oltre il coraggio fisico, c’è qualcosa di più: è il coraggio di essere se stessi e di affermarlo in un mondo che fa di tutto per fagocitarti, assorbirti e sputarti come un qualunque oggetto di consumo. E’ la parabola di Rika, 17enne giapponese che in Italia si trova a vivere una terribile avventura che metterà in luce la sua capacità di resistere e tenere fede alla promessa che si era fatta dopo un’altra brutta esperienza vissuta a Tokyo, imparare a dire no.
Rika è la protagonista e la voce narrante del nuovo romanzo di Mario Vattani, da poco designato Ambasciatore a Singapore dopo l’esperienza a Osaka e prima ancora al Cairo e alcuni anni trascorsi a Roma. Dopo “Doromizu” e “La via del Sol Levante”, in questo terzo libro sul Giappone, “Rika” (Idrovolante Edizioni, pp. 240 – euro 18,00), Vattani sceglie di partire da un episodio di cronaca realmente accaduto nel 2011 a una giovanissima turista giapponese a Roma per costruire un romanzo di formazione e di catarsi.
“Con ‘Rika’ si chiude anche una fase della mia vita: è un po’ un addio, o forse un arrivederci, alla scrittura – spiega Vattani all’Adnkronos – Questi ultimi anni passati a Roma sono stati il momento per ragionare, elaborare e raccontare. D’altra parte, scrivere è questo. Per me è stata una novità e anche una esperienza stupefacente: mi sono trovato a mettere insieme cose che avevo vissuto, il Giappone, l’Egitto, esperienze che avevo fatto e che in qualche modo si sono trasformate in testi. Adesso questa fase si conclude. Vedo la vita scandita al ritmo del respiro: inspirare ed espirare, fare e raccontare. C’è un momento per l’azione e uno per l’elaborazione, quasi come nell’equilibrio tra penna e spada di cui parlava Mishima”.
“Adesso – aggiunge – questo periodo si conclude perché la prospettiva per un diplomatico è andare all’estero, e la vita all’estero è una vita operativa, fatta di azione, quindi non puoi pensare e raccontare, devi fare. E ho voluto chiudere questa fase con una delle storie che più mi hanno colpito, e commosso. Una discesa agli inferi a cui succede una catarsi, una resurrezione”.
“‘Rika’ l’ho ‘incontrata’ davvero, anche se non di persona, ma in una mia veste totalmente diversa, quando ero consigliere diplomatico del sindaco di Roma – racconta Vattani – Venivo coinvolto ogni volta che succedeva qualcosa che aveva a che fare con gli stranieri, e così avvenne anche nel caso di questa ragazzina giapponese che nel 2011 ebbe una bruttissima avventura. Mi sembrò veramente un simbolo, perché tra i turisti il giapponese viene considerato il più corretto, ma anche il più docile e indifeso, e lei si dimostrò tutto il contrario. E non perché avesse reagito fisicamente a quell’aggressione: era una ragazzina normale. Eppure col suo coraggio, la sua determinazione, l’essere pronta a tutto pur di non arrendersi mi sembrò un esempio. Per tutti, non solo per le donne. Questa storia dimostra che dovunque ci si trovi, sia pure nella solitudine più assoluta, l’individuo riesce con la propria personalità, con il proprio coraggio, non solo a salvarsi, ma a trasformarsi in qualcosa di migliore”.
“Il libro è oscuro e violento per certi versi – prosegue il diplomatico – ma l’ho voluto dedicare a mia figlia, che è una adolescente, perché, le vorrei dire, l’importante è non perdersi, non cascarci, non farsi fregare dai falsi maestri che cantano e raccontano di grandi problemi e grandi soluzioni ma alla fine mirano solo a consumare la gioventù di questi ragazzi, la loro purezza, i loro sogni e il loro futuro. Il futuro, dico a questi ragazzi e anche a me stesso, è quello che ciascuno si costruisce da sé e il coraggio totale di questa ragazzina, anche davanti alla morte, la capacità di ricordarsi di essersi promessi qualcosa, è un potentissimo strumento di difesa contro un mondo falso e cinico, pieno di messaggi fasulli che mirano solo a usare i giovani per avere like, essere seguiti, guadagnare”.
“La battaglia di Rika non è solo una battaglia di sopravvivenza fisica ma una battaglia per l’affermazione di sé. Tant’è che i veri cattivi di questa storia non sono i più violenti, quelli nelle cui mani Rika finisce a Roma. Il più cattivo di tutti è invece un italiano che lei incontra a Tokyo, uno di quei tipi che conosciamo bene, quelli che usano le donne, le ragazzine, che fanno le feste e le utilizzano come specchietti per le allodole. Niente di originale. D’altra parte, in questo libro sono tutti cattivi, tutti seguono solo i loro interessi, perché è il mondo è così. Eppure noi abbiamo uno strumento meraviglioso per ribellarci a tutto questo, uno strumento che si chiama coraggio, e il coraggio è anche quello di dire no, di rimanere fedeli a se stessi. Questa è la morale del romanzo”.
“Il mondo di ‘Rika’ – racconta Vattani – è un mondo miserabile, alla Dickens. La Tokyo che ho voluto raccontare è meschina, come anche Roma è diversa da come la conosciamo perché è vista da occhi diversi, una capitale dalla bellezza sfatta, distante. Ma è in questo grigiore, in questa oscurità, che si vede brillare la luce di questa ragazzina, nel coraggio di tener fede a questa sua promessa di non farsi più fregare. ‘Rika’ è un po’ il mio testamento da scrittore: una storia esplosiva, violenta, brutta, che fa emergere la bellezza immortale della giovinezza”.
“Scrivere un libro al femminile, al presente, in prima persona è stata una sfida, non l’avevo mai fatto – prosegue il diplomatico – e devo ringraziare tutte le donne che conosco e in particolare mia figlia, perché è anche tramite loro che ho potuto operare una trasformazione, uccidere la mia identità e acquisirne un’altra. Mi ha cambiato questo libro: ha cambiato il mio modo di vedere l’uomo e ha modificato alcuni miei pensieri e comportamenti rispetto al mondo delle donne. E’ stato difficilissimo ma appassionante, e ora per me Rika è viva: vedere uscire questo libro è stato come vederla camminare nel mondo”.
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RIKA, IL NUOVO ROMANZO DI MARIO VATTANI
Kulturaeuropa.eu
Il diplomatico italiano, già autore de “La Via del Sol Levante” e dei best-seller “Doromizu” (Mondadori) e “Svelare il Giappone” (Giunti) torna nel catalogo di Idrovolante con un romanzo ambientato tra Roma e Tokyo.
“Ora riesco a vedere la mia immagine riflessa nel lunghissimo specchio dalla cornice dorata, quello appeso in alto, lungo la parete opposta. Noto soprattutto i miei capelli, talmente gonfi e spettinati da far apparire la mia testa molto più grande di quanto non sia davvero. Il volto non si distingue bene, ma in ogni modo non somiglia al mio, è attraversato da strisce scure, come quello di un selvaggio, o di un demonio delle foreste.”
Con Rika si ritorna alle atmosfere cupe, al ritmo incalzante e ai momenti visionari e cinematograci che avevano già caratterizzato i precedenti romanzi di Mario Vattani.
Rika è un libro sul coraggio, sulla determinazione a resistere a tutti i costi, con protagonista una diciassettenne di Tokyo e la sua terribile avventura in Italia, a Roma. Il racconto è basato su un episodio di cronaca realmente accaduto nella nostra capitale nel 2011, a una giovanissima turista giapponese.
“A quei tempi ero a Roma, lavoravo al Campidoglio come consigliere diplomatico del sindaco” ricorda Mario Vattani, “quindi mi capitava di occuparmi anche delle questioni che riguardavano gli stranieri a Roma. La storia di quella ragazzina che non voleva arrendersi, il contrasto tra la sua apparente fragilità e la sua scelta di lottare come un leone mi aveva colpito come un pugno nello stomaco. Per molti anni ho voluto raccontarla.”
Lo stile di Vattani è rapido, avvincente, tra una pagina e l’altra non manca l’ironia. Il testo scorre veloce, scritto al presente, in prima persona, al femminile. Le immagini si mescolano ai ricordi, trascinando il lettore in una corsa implacabile, dove i momenti più commoventi si alternano con scene di azione degne di una pellicola di Quentin Tarantino.
“Ho voluto costruire tutto il racconto” spiega l’autore, “su un equilibrio impossibile che però rende tutto più reale, perché volevo che in mezzo a quel caos di violenza e malvagità si nascondesse un distillato di riscatto, di crescita, di speranza. La giovane Rika forse risponde alle domande che ci poniamo tutti prima o poi, ma paradossalmente lo fa attraverso l’azione: quanto costa allora difendere la propria essenza più intima, la propria identità, cosa può implicare la scelta di non rinunciare più alla propria libertà, di restare fedeli a noi stessi, di non scendere a compromessi? Per questo la storia di Rika andava raccontata come una vera e propria battaglia, perché è piccola come una ragazzina, ma è epica come una vittoria.”
Nel libro conosciamo Rika a Tokyo, poi la seguiamo durante il suo viaggio, e presto ci troviamo a decifrare il suo modo di vedere l’Italia, Roma, noi italiani.
“Ho voluto presentare un Giappone molto diverso da quello che piace a tutti” spiega Vattani “e infatti questo non è il Giappone amabile e cortese, quel paradiso sorridente, costellato di piatti deliziosi e pupazzetti. La Tokyo di Rika è quella che nessun turista andrebbe mai a visitare, è un labirinto di incroci sullo sfondo di grigi palazzoni, un groviglio a tratti miserabile e cattivo, fatto di regole e di doveri, di pressione sociale, di soprusi e anche di ribellione. Ma allo stesso tempo, anche l’Italia in cui Rika vive la sua avventura ci appare irriconoscibile. Non è Roma come noi amiamo vederla o raccontarla, non ha nulla di simpatico, di leggero, di accogliente. La sua bellezza è come un ricordo distante, irraggiungibile, è sciatta, sfigurata.”
Non è un caso che l’incipit di un romanzo che ci parla con la voce di una diciassettenne di Tokyo sia preceduto da una citazione dell’Hagakure, il famoso “libro dei samurai” composto nel ‘600 da Yamamoto Tsunetomo:
“Il coraggio e la vigliaccheria non sono argomenti da discutere in tempo di pace. Appartengono ad un’altra natura.”
E infatti alla fine, gli occhi di questa ragazza così lontana da noi diventano uno specchio implacabile in cui ci improvvisamente ci riconosciamo, spogliati da ogni presunzione di cultura, civiltà o superiorità, presi dalle nostre ossessioni, dalle nostre debolezze, senza scuse di fronte al valore tagliente e spietato del coraggio.
Il nuovo romanzo di Mario Vattani è già disponibile nelle migliori librerie, online e su http://www.idrovolanteedizioni.it/prodotto/rika/.
Mario Vattani è nato in Francia nel 1966 e ha completato i suoi studi in Inghilterra. Entrato in carriera diplomatica a ventitré anni, ha lavorato negli Stati Uniti, in Egitto, e soprattutto in Giappone. I suoi articoli su Giappone e Asia sono apparsi su varie testate nazionali.
Ha pubblicato con Mondadori i romanzi “Doromizu. Acqua torbida” (2016) e “Al Tayar. La corrente” (2019). Nel 2020 pubblica con Giunti il saggio “Svelare il Giappone”, vincitore del premio letterario Antonio Semeria Casinò di Sanremo nello stesso anno. Il suo libro “La Via del Sol Levante”, racconto autobiografico che assume a volte le fattezze del saggio storico pubblicato da Idrovolante, viene inserito dall’Ambasciata del Giappone nelle celebrazioni ufficiali del 150mo anniversario dei rapporti tra Italia e Giappone.
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Il coraggio di Rika nella cupa Roma tana delle belve
Il Giornale 1 Giugno 2021 – 08:04
Roma, 2011: una turista giapponese pestata da due ragazzi che vogliono stuprarla. Con coraggio riesce a fuggire dopo una notte da incubo. Dalla cronaca nera al nuovo romanzo di Vattani che insegna a non arrendersi mai
Andrea Indini0
Un fatto di cronaca, uno come i tanti che quotidianamente affollano i dorsi dei quotidiani. Una storiaccia di dieci anni fa, ambientata a Roma. Una ragazzina giapponese, in Italia con la madre e la sorellina per ammirare le bellezze del nostro Paese, finisce nelle grinfie di due del Bangladesh, due violenti che con l’inganno la trascinano in un ristorante oltre l’ora di chiusura e cercano di violentarla brutalmente. La giovane turista reagisce, lotta, si batte fino all’ultimo, fino a superare i limiti che il fisico le impone. E, al culmine di una nottata violentissima, riesce a fuggire, a non abbandonare il proprio corpo nelle mani delle due bestie che avrebbero voluto abusare di lei. Scandagliando il web, di quella drammatica storia rimangono pochissime tracce. Dopo dieci anni, come per moltissimi altri crimini che ogni giorno infestano le nostre città, se ne era ormai persa la memoria. Mario Vattani, che, come ha recentemente raccontato in una intervista all’AdnKronos, nel 2011 era consigliere diplomatico del sindaco di Roma, non l’ha mai dimenticata. E così ha voluto ambientarci il suo ultimo romanzo, da poco pubblicato da Idrovolante Edizioni.
Rika, questo il titolo del lavoro di Vattani, che dopo le esperienze a Osaka e al Cairo è stato recentemente designato ambasciatore a Singapore, è un nome di fantasia. Il romanzo si apre e si chiude nel giro di pochi giorni. Quelli che precedono la partenza della diciassettenne per l’Italia e quelli del drammatico tour nella Capitale. Sono 240 pagine da leggere tutte d’un fiato. Lasciano l’amaro in bocca tanto trasudano violenza. Perché di mostri, la giovane ne incontra più di uno. Prima il vecchio salaryman che la paga per farsi fare un po’ di compagnia in un locale di Tokyo e non si fa problemi a metterle una mano tra le gambe pur essendo a tutti evidente la sua tenera età. Poi il gaijin, un italiano pieno di soldi, che nel suo lussuosissimo appartamento a Roppongi prima la ammalia, poi quando le è addosso non accetta il suo “no”. Infine l’incubo nella cupa notte romana. Rimasta sola dopo l’ennesima lite con la madre, Rika finisce nelle mani di un venditore ambulante (quelli che lanciano per aria inutili oggetti luminosi) che la convince ad andare a mangiare un boccone in un ristorante a Trastevere. Lì si trova a dover combattere: prima per non farsi stuprare dai due bengalesi, poi per non farsi ammazzare. E, nonostante tutto, riesce ad avere la meglio. “Questa storia – ha spiegato Vattani all’agenzia AdnKronos – dimostra che dovunque ci si trovi, sia pure nella solitudine più assoluta, l’individuo riesce con la propria personalità, con il proprio coraggio, non solo a salvarsi, ma a trasformarsi in qualcosa di migliore”.
Rika esce dai soliti schemi a cui ci aveva abituato Vattani. Lo stile narrativo non ha nulla a che fare con i precedenti romanzi editi da Mondadori, Doromizu – Acqua torbida e Al Tayar – La corrente. Il ritmo è sempre lo stesso: veloce, sorprendente e vivace. Ma i toni sono molto più cupi. “D’altra parte – ha sottolineato Vattani sempre all’Adnkronos – in questo libro sono tutti cattivi, tutti seguono solo i loro interessi, perché è il mondo è così. Eppure noi abbiamo uno strumento meraviglioso per ribellarci a tutto questo, uno strumento che si chiama coraggio, e il coraggio è anche quello di dire no, di rimanere fedeli a se stessi”. Questa la morale che lo scrittore ha voluto lasciare al lettore con il romanzo che, dopo Doromizu e La via del Sol Levante (Idrovolante Edizioni), conclude la trilogia sul Giappone. Lo fa con un racconto, (difficile ma riuscitissimo, che viene affidato alla prima persona della vittima. Rendendo il lettore partecipe dei suoi pensieri, Rika lo mette a nudo svelandogli quanti confini, troppo spesso, gli uomini si arrogano il diritto di superare. L’insistenza a cercare un contatto fisico, l’incapacità di accettare un “no” come risposta, la fatica a rimanere all’interno del proprio perimetro sono accuse che, pagina dopo pagina, la protagonista prima sussurra, poi urla a gran voce. È anche grazie a questa sua determinazione che la ragazzina riesce a lottare fino in fondo, nonostante le umiliazioni, nonostante i pugni e graffi, nonostante fossero in due contro una, e a vincere. Sì, perché il romanzo di Vattani racconta la vittoria di un’esile diciassettenne su due belve imponenti.
Grazie al lavoro di Vattani quella terribile notte del 2011 (erano i primi giorni di maggio) è stata riesumata dal dimenticatoio. Non essendo più dispersa nei vecchi lanci delle agenzie di stampa, deve essere ora un simbolo per tutti i casi di cronaca nera (le aggressioni, gli stupri, le violenze e gli abusi) che, nelle vie delle nostre città, feriscono quotidianamente le donne. Un simbolo che spinga le vittime a non arrendersi mai. Un simbolo per tutti noi a impegnarci a fare molto di più per rendere la nostra società più sicura, non più in balìa di belve feroci.