1° Aprile 2022 Fonti: Armando Editore, Mondodoristor.it, illibraccio.it, lafeltrinelli.it, Libreriauniversitaria.it, IBS
Fra il degradato dilagare delle mille e mille filibuste … da quelle dei muriatici paciosoni Veltriglioni poltrononi a quelle delle boldrinate e barricaderosalottiere bordelline, dei ferocissimi giannizzeri del caos a quelle ‘democratiiico-liberali’ inventate d’imbonitori farlocchi radicalboniniani … ai lauti caritatevolicatcom … che tradiscono le parole, immiseriscono e pervertono la comunicazione, frantumano la corretta comprensione e sotterrano la storia nazionale. Ai micromondi LGBT e ai loro conflitti e all’odio per i cromosomi. Ce n’è per tutti i dis-gusti? – D.C.
Prendere un termine, caricarlo di
valenza negativa conferendogli
un significato non necessariamente
coincidente con l’originale e
brandirlo come un clava contro gli
avversari politici è un esercizio
antico quanto il mondo.
Ciò ha comportato la creazione di
categorie che non hanno relazione
alcuna con l’accezione originaria
del termine che in questo
contesto le rappresenta: fascista,
revisionista, sovranista, per fare
degli esempi recenti.
La nuova frontiera dell’insulto stigmatizza
come razzista ogni posizione
sull’immigrazione che non rientri
nei criteri etici del politicamente
corretto, facendo leva anche su
un’inedita posizione della Chiesa
cattolica.
Il presente lavoro indaga
su questo aspetto, partendo da
un’analisi della struttura di
questa nuova forma di dittatura
del pensiero, per verificare se il
paventato fenomeno del razzismo
sia effettivamente tale.
Fascismo al femminile. La donna fra focolare e mobilitazioneArmando Editore
Secondo il paradigma antifascista-resistenziale, tutto il Ventennio è stato un periodo di profonda involuzione, non solo sul piano politico, ma anche su quello dei costumi. Ne deriva che la letteratura – peraltro scarsa e di esclusiva origine femminista – sulla condizione femminile in tale periodo si sia adagiata sul cliché della donna sottomessa dal patriarcato fascista, alla quale era precluso il lavoro come mezzo di emancipazione, buona solo come riproduttrice di figli da mandare a combattere o da essere immessi sul mercato del lavoro come manodopera a basso prezzo. Il libro analizza in chiave critica questi assunti dimostrando piuttosto il contrario, cioè che è proprio nel periodo fascista che la figura della donna, sia pure tra luci e ombre, tra colpi di freno e di acceleratore, nelle inevitabili contraddizioni di un Paese sulla via della modernizzazione, acquisisce una posizione inedita. In tale processo un ruolo chiave viene giocato dalla mobilitazione politica di massa, che coinvolge milioni di donne, pre-condizione necessaria, anche se non ancora sufficiente, per la nuova collocazione della donna nella società post-bellica. Un capitolo a parte è dedicato alle ausiliarie della RSI e al grande femminicidio di cui furono vittime. Pur non facendo parte di reparti combattenti, esse costituirono, di fatto, la quintessenza della donna fascista e pagarono un prezzo altissimo in termini di sangue a conflitto ormai concluso.