L’esercizio del potere navale, l’egemonia planetaria USA e la guerra di Kiev. Strumenti di lettura e riflessioni indigeste

16 Luglio 2023 Fonti: Rivista Marittima, Ed. Odoya, Libreria del Mare, IBS.it, LibroCo,it, ilLibraccio.it, Libreriauniversitaria.it, Unilibro.it

Sono oramai diversi anni che l’Italia ha perduto l’importante pubblicazione dell’Almanacco Navale di Giorgio Giorgerini e Andrea Nani, pubblicato dall’Istituto Idrografico della Marina Militare. Un’opera importante e prestigiosa innanzitutto per gli ufficiali di Marina, quanto pure per i militari in generale, i politici i diplomatici gli imprenditori del mare e dei settori produttivi dell’alta tecnologia i docenti i giornalisti e le tante diramazioni specialistiche contenute in queste categorie, e le persone mosse da una vasta ricerca culturale di qualità sulle attività e sulle strategie che contano sui tavoli del gioco politico internazionale. Un’opera che per diversi decenni, nella sua cadenza biennale, non sfigurava accanto a quelle francesi, tedesche e soprattutto inglesi, in particolare l’Almanacco del Jane’s, Fightingh Ships, di John Moore e poi di Richard Sharp. Opere, queste ultime, costosissime: l’ultima edizione, Fighting Ships 23/24 Yearbook relativa al 2023 -2024 ha raggiunto la proibitiva cifra di 1927,00€. Non meno cari gli altri Yarbooks dedicati agli ambiti delle forze armate. D’altronde, l’ultima edizione dell’Almanacco Navale italiano, andando a memoria, aveva superato il costo degli 800€. Sempre a memoria, chi scrive questa nota, ricorda che quando era un giovanissimo studente di appena terzo Liceo Scientifico, aveva avuto acquistato dal padre (il quale, due anni dopo, gli avrebbe fatto acquistare l’intera collezione storico-militare e geopolitica della Sansoni) l’Almanacco Navale del 1968 al prezzo di 120.000£, mentre l’angolo del quarto di copertina riportava, erroneamente, un prezzo enormemente inferiore.

E’ dunque benvenuta l’opera di Giuliano Da Frè, anche se essa ci presenta un quadro d’insieme molto ampio, visto che abbraccia un largo e intenso arco temporale, visto che è in grado di indicare le più recenti e rilevanti linee di sviluppo delle marine da guerra nel mondo.

Nel contesto delle ultime dinamiche subito antecedenti al conflitto in atto fra USA (per interposti governi succubi e popoli del tutto nolenti, salvo quello ucraino, ben drogato da una fortissima e generalizzata campagna di infiltrazioni e condizionamenti USA – UK) e Russia, abbiamo letto una ben lodevole recensione di Giuseppe Blasetti sulla Rivista Marittima dell’opera collettanea Come difendere l’ordine liberale. La grand strategy americana e il mutamento internazionale, a cura di Giovanni Natalizia e di Andrea Carteny (Edizioni Vita e pensiero, 2022).

Siamo rimasti letteralmente allibiti sul come e sul perché tanti cervelli abbiano sprecato le loro energie per comprendere e far capire le ‘ragioni’ della politica estera della super potenza americana.

Innanzitutto, un titolo di tal fatta tradisce a nostro parere nei modi più inequivocabili il fraintendimento generale se non la più che equivoca e diafana demagogia di una categoria politologica utilizzata ad usum squali, in modo brutalmente surrettizio, a pro dell’incontrastabile strategia globalista delle incessanti esportazioni di conflitti e di destabilizzazioni, dimenticando apertamente che l’ordine internazionale nato con l’ingresso della Cina nel WTO è stato ipotizzato, preconizzato, preparato, voluto, realizzato, imposto dalla potenza egemone e … dai suoi passivi gregari europei (allora, a capo del WTO vi era un italiano). Dunque: ordine internazionale sempre guidato e imposto dagli USA, sino ad oggi.

Le proiezioni degli svolgimenti strategici, quantomeno trentennali, hanno considerato, già a monte e allora, tutto un ventaglio di diversificate ipotesi e di differenti scenari, anche i peggiori: lo svolgimento degli avvenimenti, compresa la gigantesca crescita industriale, economica e finanziaria cinese, era ed è ben presente nel processo ideativo del nuovo corso egemonico e imperialistico delle amministrazioni USA e delle sue teste geopolitiche ben ben pensanti in funzione dello specifico cui prodest. Altro che il dopo Reagan e il post Pankow e il post URSS, altro che la US Navy delle seicento navi che scendeva nei nuovi assetti planetari alle trecento navi. Tutto il contrario.

Il processo di espansione egemonico statunitense non ha nulla a che vedere con il risibile e sciocco pretesto dell’imbelle pretesa di avvocati del padrone del vapore, ossia con il difendere l’ordine liberale. Definizione letteralmente aberrante.

Siamo in presenza di un oligopolio finanziario-industriale-militare, di una plutocrazia del danaro cartaceo inconvertibile che ha raggiunto le vette dell’autocrazia politica, sicché essa è in grado di imporre le più dissennate scelte belliciste e le più spavalde e terribili imposizioni agli alleati europei, i cui Paesi sono stati ridotti, attraverso la genailcriminale strategia della supremazia assoluta, a mere pedine del gioco esclusivo condotto da chi detiene l’effettivo esercizio del potere sun quanto viene firmato alla Casa Bianca, ove regna non solo formalmente un presidente (o chi per lui) che detiene un cumulo di poteri immenso, tale da incidere con modalità sistemica e permanente sull’ombroso equilibrio dei poteri. Bari pensare ai powers act e alle arbitrarie capacità di utilizzare in modo assolutamente obliquo e elusivo le attività dei tanti servizi d’intelligence e della diplomazia.

Con Biden e il suo entourage, insomma, senza neppure richiedere all’Unione Europea e a suoi Paesi aderenti di riaprire le trattative per il rinnovo del patto commerciale atlantico secondo le prospettive e le trame di Obama, che allora si ebbe il coraggio di bloccare, la lunga e robusta gomena del più spietato decisionismo politico ha avuto il sopravvento e ha raggiunto, tutti insieme, i suoi obiettivi. Sia nel teatro occidentale, affossando ogni prospettiva di un grande sviluppo dell’Unione Europea a Est, con Kiev, Mosca e l’Asia centrale e con la costa meridionale e orientale mediterranea, sia nel teatro orientale con la nuova dottrina del ‘contenimento’ dell’espansionismo cinese fino ad allora strumentalmente e perfidamente non ostacolato, sia nel teatro artico, in cui il ben preparato e auspicato crollo o implosione (salvo fulminea escalation e ‘colpo’ nucleare d’arresto) della CSI e di Mosca contempla il diretto controllo delle coste e del mare artico panrusso da parte della superpotenza e dei buccanieri londinesi che avevano già imposto l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Il tutto, nel godimento ultraterreno di Donald Rumsfield e in quello tuttora terreno di Henry Kissinger e della potenza sionista, che è onnipresente nel contesto delle dottrine operative dell’egemonismo del liberismo tossico e disossatore delle altrui economie e delle altrui libertà e sovranità. – Domenico Cambareri

Almanacco navale del XXI secolo

dalla Guerra Fredda alla crisi ucraina

Da Frè Giuliano

*****

Dopo il 1945, gli Stati Uniti possedevano quella che di gran lunga era la maggiore potenza navale del mondo: la US Navy, vera erede della Royal Navy, con la quale Londra aveva dominato i mari per quasi 250 anni. La grande flotta giapponese e la Marina tedesca non esistevano più, spazzate via dagli eventi bellici e politici, mentre quelle italiana e francese sopravvivevano sulle rovine delle ambizioni degli anni Venti e Trenta, al pari della mal bilanciata Marina sovietica. Vi erano anche realtà più piccole ma importanti, come quelle olandese e svedese, mentre di lì a poco sarebbero nate marine presto provate in guerra come quelle indiana e israeliana.
Questo Almanacco fotografa la rivoluzione degli assetti marittimi mondiali dopo la Seconda Guerra Mondiale; un saggio storico dal taglio divulgativo capace di fornire sintetici e completi dati tecnici. L’autore descrive le evoluzioni tecnologiche e operative, analizzando Marina per Marina in ordine alfabetico, dall’Albania allo Yemen. Grande spazio è dedicato alla Marina italiana e alle principali marine mondiali quali Stati Uniti e Cina, seguite da Gran Bretagna, Francia, Giappone, Russia, India, Australia, Sud Corea, Germania, Brasile, Spagna, Turchia. Vi sono indicazioni sull’attuale struttura, sui programmi futuri, sull’esperienza operativa di questi decenni.
Un volume che tratta anche delle marine che non esistono più, come quelle delle defunte Germania Est e Iugoslavia, ma anche di quella etiope, rimasta senza sbocco sul mare, e dei più recenti sviluppi riguardanti il conflitto ucraino attualmente in corso.

TUTTE LE MARINE MILITARI DEL MONDO
Italia Germania Inghilterra Stati Uniti Francia Russia Giappone Polonia Finlandia Olanda Spagna Grecia Turchia Iugoslavia Iran Thailandia Cina Argentina Brasile Cile Perù … e tutti gli altri…

https://www.calameo.com/books/0064278812e09f3f6cf46

VOLUME ILLUSTRATO

Autore: Giuliano Da Frè

Collana: OL – Odoya Library

Numero di collana: 473

Isbn: 978-88-6288-759-5

Pagine: 1072

Formato: copertina flessibile con alette

Misure: 15.5 x 21 cmData di pubblicazione: 19/08/2022

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