25 Aprile 2024
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, GOVERNO, PARLAMENTO,
FORZE ARMATE,
IN ATTESA DEL 2 GIUGNO,
IN ITALIA NON SI CHINA PIU’ LA TESTA
IL 25 APRILE E’ GIORNO DELL’INFAMIA, DELLE STRAGI E DEGLI ESERCITI NEMICI!
Il dì di festa di
truculente mattanze e folli sarabande di feroci banditi d’ogni risma e d’ogni crimine e partito.
Il senno mai ha vinto in oltre ottant’anni di spergiuri, menzogne e sistematiche codificazioni di falsi storici ad iniziare dalla gigantesca balla della morte di Giacomo Matteotti voluto da Benito Mussolini e dal tristo e inesistente valore degli ‘aventiniani’, la cui suicida demenzialità li aveva portati ad abbandonare i più coerenti esponenti politici in parlamento nel confronto con la combattiva componente parlamentare fascista.
Sistematiche menzogne e gigantesche codificazioni di falsi storici diventati idoli sanguinolenti di un regime partitocratico infame che ha sempre disatteso e sventato ogni possibilità di reale attuazione degli articoli fondamentale della Costituzione, scritta solo per la funzione da svolgere: ruolo di mimetico proscenio delle piazze degli inganni e dei venefici contro la Nazione.
Il tutto, a beneficio delle anarchiche conventicole pseudodemocratiche, ognuna intenta a realizzare una sua neppur fatua ma soltanto falsa e sordida rivoluzione. E ad installare sulle poltrone intere generazioni di scellerati politicanti dediti in netta prevalenza all’esercizio del delirio onnipotente di un burocratese inconcludente, vieppiù paralizzante, inane, insulso e al trasognante, tenebroso e deleterio convincimento di essere protagonisti di una ‘rinascita’ e non già insulsi parassiti e idioti servitori di giganteschi e perpetui interessi di dominio di quei vincitori contro cui avevamo lottato per la sopravvivenza del nostro Popolo quale soggetto politico non sottomesso alle imposizioni e ai ricatti diplomatici, economici e militari delle potenze del più sfrenato, cieco e terribile capitalismo.
E, dall’altra parte, contro il persistente pericolo dell’espansione terrificante dell’invasato comunismo leninista di marca sionista-nichilista, che neppure sotto il sanguinoso regime stalinista e del suo patto con parte dei patrioti nazionalisti russi era stato minimamente intaccato.
Il dì dell’ignominia che dette inizio alla nuova stagione della ferocia cieca che si abbatté con torture, violenze, stragi d’ogni sorta nelle più diverse contrade del Bel Paese, non è stato mai e mai potrà essere nulla altro se non il dì del deliquio folle delle fazioni.
E al contempo lo strumento più duraturo della, in apparenza mutante e al tempo stesso mai mutata nel suo profondo credo, strategia del comunismo filosovietico di volere condensare – nel biennio dell’invasione degli eserciti nemici vincitori, del tradimento regio, degli agguati e degli atti terroristici delle bande armate – la sua legittimazione in qualità di primaria forza rivoluzionare armata a guidare il futuro della Nazione.
Ed oggi, ancora, nella perseveranza di questa tristissima ricorrenza di divisione e-… incolmabile odio tardo leninista, il dì dell’infamia serve quale utile strumento di diffusione dell’odio alle sopravviventi bande d’incolta ignoranza e dei furboni furbastri cinici piccoli capoccia di cultura d’accatto e di disinformazione perpetua, che le utilizzano per i loro abietti scopi di spregevole interesse personale.
Contro e sempre contro altri ricordi, come quelli della ‘pacificazione’ fra combattenti della Repubblica Sociale Italiana e organizzazioni partigiane non comuniste avvenuta già a cavallo fra glia ni ’60 e ’70. Questa è la storia da non nascondere, da riesumare e da additare.
Storia, unica, che fa capire come l’unica data possibile della pacificazione sia stata sempre, sia e sarà quella del 2 giugno, monda da ogni contaminazione delle sordide, perverse e criminose logiche del sopravvento delle fazioni.
L’EUROPA DELLA LIBERTÀ
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In meno di 20 anni, in Italia si fece quello che 80 anni di libertà di corruzioni e ladrocini centralistici e regionalistici neppure ancora oggi si sognano di potere offrire al Paese, pur conm le immense trasformazioni tecnologiche.
E quella era l’Italia proletaria, che dovette affrontare l’neluttabilità della guerra imposta dai diktat delle plutocrazie
e dei fatali trabocchetti di Wiston Churchill.