21 Agosto 2011
Fonte: Blitz quotidiano
Draghi brucia Tremonti
Saccomanni verso la nomina di governatore di Bankitalia
Accordo di Ferragosto fra Berlusconi e il futuro leader della Banca centrale europea con la regia del Capo dello Stato. Tramonta la candidatura di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro e favorito dal ministro dell’Economia
L’indiscrezione girava da giorni, ma solo ieri ha trovato consistenza nelle parole di alcuni uomini tra i più vicini al Cavaliere: Fabrizio Saccomanni sarebbe a un passo dalla nomina a nuovo governatore della Banca d’Italia.Silvio Berlusconi, ad Arcore, avrebbe concluso l’accordo prima con il governatore uscente Mario Draghi, poi anche con il capo dello Stato Giorgio Napolitano (sempre via Gianni Letta) e persino con il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, in questi giorni molto “gettonato” negli ambienti pidiellini per le modifiche alla manovra. Il via libera di Casini su Saccomanni sarebbe arrivato dopo l’apertura del Pdl verso una modifica dell’eurotassa con l’introduzione del quoziente familiare. Insomma, la partita su Bankitalia pare conclusa con una nuova sconfitta del ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, com’è noto, spingeva sul nome del suo stretto collaboratore Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro.Nei giorni caldi del varo della manovra, il ministro aveva messo sul tavolo assieme alla ennesima minaccia di dimissioni proprio la nomina di Grilli a via Nazionale. Ma poi la lettera della Banca centrale europea firmata da Jean-Claude Trichet con i diktat sulla manovra (in cambio dell’impegno della Bce ad acquistare debito italiano) ha dato al Cavaliere la possibilità di resistere alle pressioni tremontiane imponendo una nuova pausa di riflessione.
Quindi, la svolta, a cavallo di ferragosto, durante uno dei colloqui tra Draghi e Berlusconi, in cui il prossimo presidente della Bce aveva chiesto che sull’avvicendamento ai vertici della banca centrale italiana non ci fossero tentennamenti e che si agisse “nel segno della continuità”, anche per dare un segno di stabilità ai mercati circa la solidità del cuore del sistema creditizio italiano. Insomma, meglio Saccomanni di Grilli. E subito. Una nomina che, a quanto ne fanno sapere gli uomini più vicini al Cavaliere, avrebbe trovato il favore, oltre che di Casini, anche delle altre forze d’opposizione.
Almeno su quel fronte, il Cavaliere non avrà ripercussioni esterne. Tanto che avrebbe detto ai suoi di voler accelerare al più presto il passaggio di consegne, anche prima che Draghi raggiunga Bruxelles la prossima fine d’ottobre. Il problema, casomai, è Tremonti. Per inquadrare in quali acque agitate navighi oggi la maggioranza, basta questa frase che il Cavaliere si sarebbe lasciato sfuggire, come sfogo, con uomini vicini al segretario del Pdl Angelino Alfano, parlando con preoccupazione dell’azione sempre più intestina dei frondisti: “Sono riuscito a chiudere con Draghi, Napolitano e Casini su Saccomanni, ma Tremonti non mi ha perdonato; però io sono sereno, lui è azzoppato per il caso Milanese, non riuscirà a salvarsi”. E ancora “Sta fomentando Bossi contro di me, vuole vendicarsi…”.
È stato in occasione di questo colloquio confidenziale che sarebbe emerso l’accordo di Tremonti con i leghisti Umberto Bossi e Roberto Calderoli il giorno del festeggiamento del compleanno del ministro del Tesoro sulle montagne del Cadore; il titolare dell’Economia appoggerà alcuni cambiamenti alla manovra che riguarderanno modifiche ai tagli previsti per gli enti locali, in particolare i comuni, in modo che la Lega possa poi intestarseli in senso elettorale. La proposta di modifica scaturirà durante il vertice di lunedì della Lega a via Bellerio, ma su un’altra cosa la questione rimane ferma: le pensioni non si toccano. E Tremonti, a quanto sembra, non muoverà un dito per ammorbidire i vertici del Carroccio.
Berlusconi ha anche un altro timore, piuttosto fondato. Che la Lega, per metterlo all’angolo, se ne esca con la parola funesta: patrimoniale subito. Ecco perché ieri, in pieno, bollente, fine settimana di silenzio agostano, un allarmatissimo Fabrizio Cicchitto ha lanciato un accorato appello al Carroccio: “L’eventuale diminuzione dei tagli sugli enti locali – ecco le parole del capogruppo Pdl alla Camera – deve essere per forza accompagnata e bilanciata da un intervento strutturale sulle pensioni, riequilibrando così tutta la manovra”. Berlusconi si sta convincendo sempre di più che la fiducia, alla Camera, sarà un passo inevitabile. Soprattutto se lunedì Alfano non riuscirà a ottenere la capitolazione dei frondisti. Che di mollare pare proprio non ne vogliono sapere.