Destra di ieri e destra di oggi. Ma quale destra? Ecco cosa scrivono Torrisi e Cambareri

02 Febbraio 2012

riproposto il 10 Febbraio 2012

Arnaldo Torrisi

Domenico Cambareri

 

Un intervento di un vecchio amico di destra. Se proprio tutto è cambiato, cosa significa quello che scrive Nico?

 

Arnaldo Torrisi, da Roma, con origini catenasi (da Trecastagni) e greche, poliglotta e conoscitore di mezzo mondo con molteplici esperienze di lavoro, iscritto da giovane al Fuan di Roma, così scrive a proposito della “missivia” di Domenico Cambareri in accompagno alla pagina de L’Europa della Libertà inviata ad una mailing list:
<< Carissimo Nico, ho letto con piacere la tua dissertazione di cui all’oggetto; in buona parte posso condividere per il contenuto dei ricordi e per quanto “abbiamo contribuito” da studenti universitari a mantenere accesa la bellissima Fiammo MSI . …..ma erano altri tempi e avevamo ancora nel cuore la parte migliore di quel Nazionalismo Patrio – non quelllo falso,odierno che porta alcuni/tanti giovani ad operare in quel Nome ,soltanto per usufruire di giustificazioni alle MALEFATTE di cui sono responsabili.
E non solo !!! ma riescono ad offuscare la sensibilità politica di tanti di noi – che per anni e anni siamo stati mantenuti in “celle frigorifere” senza aver avuto la possibilità di esprimere quanto di meglio possedavamo – a fronte del Sovietismo che ha dilagato nelle Università e sui banchi di scuola- sotto il nome di DEMOCRAZIA.
Se non altro, il tanto vituperato Berlusconi , ci ha quasi dissotterrati – dando purtroppo la possibilità, a chi fingeva di guidarci, di salire uno dei più altri gradini della politica ,per poi dimostrare a noi stessi che eravamo, in buona parte, dei FASULLI – ARRIVISTI !!!
 Vecchi ricordi : il FUAN – la CARAVELLA UNIVERSITARIA ecc.ecc. non tornano più – inutile sognare o forse …sperare in qualcosa o qualcuno di buono, di costruttivo per l’ITALIA.
 …..e come disse l’ottimo autore di “Via col Vento”
……domani è un altro giorno. >>

 

Ecco il testo della missiva di Nico Cambareri inviata ad amici di destra e di altre estrazioni politiche  in occasione della pubblicazione sul sito  della comunicazione sulla dipartita di Benito Paolone:

 

<< Elenco aggiornato in TAGS
 – mentre la destra sociale italiana di oggi più che spersa e dispersa è sbriciolata –
 di parte dei giovani universitari che con il MSI contribuirono direttamente alla storia della Sicilia e di Catania che determinò l’indimenticabile svolta elettorale e politica a destra dal 1970 in poi a Roma e nel resto d’Italia, a cui fece seguito la prolungata e feroce repressione del sistema e dei suoi apparati. Ringrazio i cari amici che mi hanno aiutato nella ricostruzione della memoria di questo elenco e chiedo scusa a quanti non risultano citati, come i giovani dell’allora solidissimo e folto gruppo dei “Volontari Nazionali”. Non dimentico i ragazzi morti o finiti in prigione, di Catania come delle altre città italiane … cioé vittime, in un modo o nell’altro, di quel che fu la strategia degli apparati di regime e il contemporaneo assalto operato dalla sinistra estrema, sicura della conquista del potere.
 Berlusconi è andato a trovare Benito poco prima della sua morte? Un bel gesto. Ma Berlusconi si deve inchinare davanti a tutti i Neofascisti non rinnegati e non divorati dal potere, che tanto hanno da insegnargli in politica.
 Spero che Nino Strano, Raffaele Stancanelli, Ignazio La Russa, Adolfo Urso e gli altri amici come Fabio Fatuzzo che siedono ancora su degli scranni soppesino ben bene le mie parole. Anche camerati di altre parti di Sicilia, come Domenico Nania o di Roma, come Silvano Moffa e Francesco Storace, e gli altri che non si vergognano – o almeno lo spero – e trovano onore nell’appellativo “Neofascista” ancora oggi, non per mero esibizionismo o nostalgismo . Questo termine, al di là dei soliti superficiali, marginalissimi gruppettari mossi da mero e inconcludente esibizionismo e da cervelli quasi vuoti; e da quanti si sono fatti distruttivamente risucchiare dal brivido del potere e dalle suggestioni di facili arricchimenti o dall’inveterate nuove vie politiche di rinnegamento della storia patria, impegna sempre il meglio di sé nella vita di tutti i giorni. A me pare che Marcello e Nello – e non solo loro – la pensino più o meno come me su questo, e la cosa non può che farmi molto piacere.
Anche se il panorama del presente è radicalmente cambiato in Italia e in Europa, certo è che nei prossimi anni, dopo l’uscita definitiva di Berlusconi dalla scena politica, e bipolarismo o meno, bisognerà interrogarsi in via definitiva sulle strade da intraprendere. Cassato ogni tipo di nostalgismo e, soprattutto, di sterile sciovinismo, sarà da sciogliere il nodo se… bisognerà stare in una forza di “centro” nel contesto delle rappresentanze politiche europee.
queste domande è lecito porsele già da adesso.
La mia risposta è che se il “centro” del futuro sarà una “sinistra moderata e riformista” rivoluzionaria quale è quella rappresentata dalle nostre concezioni anticlassiste e partecipative da un lato e dal principio di identità culturale occidentale non inteso in maniera scioccamente mummificata e presuntivamente monolitica ma in grado di aprirsi alle realtà e ai contenuti delle culture più diverse, quale è quella della maturità intellettuale di spiriti aperti e non preclusivi – che ha costituito la cifra più specifica dell’Occidente in tutti questi secoli al di là dai misfatti e dalle assurdità consumati dagli occidentali -, e che ha in parte caratterizzato gli aspetti più positivi dell’esperienza dell’eretica “destra sociale” italiana da San Sepolcro in poi, allora va bene. Ma la cosa mi sembra, oggi, difficilmente realizzabile.
Nico Cambareri >>
Questa lettera è stata anche inviata a:  berlusconi_s@camera.it <berlusconi_s@camera.it>; cicchitto_f@camera.it <cicchitto_f@camera.it>; laloggia_e@camera.it <laloggia_e@camera.it>; conte_g@camera.it <conte_g@camera.it>; armosino_mt@camera.it <armosino_mt@camera.it>; bonaiuti_p@camera.it <bonaiuti_p@camera.it>; brambilla_mv@camera.it <brambilla_mv@camera.it>; carfagna_m@camera.it <carfagna_m@camera.it>; carlucci_g@camera.it <carlucci_g@camera.it>; frattini_@camera.it <frattini_@camera.it>; ghedini_n@camera.it <ghedini_n@camera.it>; lehner_g@camera.it <lehner_g@camera.it>; paglia_g@camera.it <paglia_g@camera.it>; prestigiacomo_s@camera.it <prestigiacomo_s@camera.it>; Roberto On. Speciale <speciale_r@camera.it>; Alessandra On. Mussolini <mussolini_a@camera.it>; tremonti_g@camera.it <tremonti_g@camera.it>; vegas_@camera.it <vegas_@camera.it>; fioroni_g@camera.it <fioroni_g@camera.it>; lanzillotta_l@camera.it <lanzillotta_l@camera.it>; bonino_e@posta.senato.it <bonino_e@posta.senato.it>; quagliariello_g@posta.senato.it <quagliariello_g@posta.senato.it>; caruso_a@posta.senato.it <caruso_a@posta.senato.it>; nania_d@sposta.senato.it <nania_d@sposta.senato.it>; antonino.caruso@senato.it <antonino.caruso@senato.it>; On. Cristiana Muscardini ; palmieri_a@camera.it <palmieri_a@camera.it>; Silvano Moffa <moffa_s@camera.it>; gramazio_d@posta.senato.it <gramazio_d@posta.senato.it>; donadi_m@camera.it <donadi_m@camera.it>; dorina.bianchi@senato.it <dorina.bianchi@senato.it>; bersani_p@camera.it <bersani_p@camera.it>; gelmini_m@camera.it <gelmini_m@camera.it>; alfano_a@camera.it <alfano_a@camera.it>; brunetta_r@camera.it <brunetta_r@camera.it>; larussa_i@camera.it <larussa_i@camera.it>; urso_a@camera.it <urso_a@camera.it>; viespoli_p@posta.senato.it <viespoli_p@posta.senato.it>; digirolamo_n@camera.it <digirolamo_n@camera.it>; rutelli_f@posta.senato.it <rutelli_f@posta.senato.it>; strano_a@posta.senato.it <strano_a@posta.senato.it>; mantica_a@posta.senato.it <mantica_a@posta.senato.it>

 Ecco cosa scrive Nico Cambareri nel rispondere contestualmente ad Arnaldo Torrisi:

<< La mia missiva, più che la mia dissertazione, dopo averla inviata alla lista in indirizzo, l’ho inviata a Berlusconi e a una dozzina dei suoi più fidi compreso il politico economista pansofista e smielatore di balle Brunetta, ad alcuni dei nostri od ex, compresi quelli citati, a Bersani, Ruteli, Donadi e altri. Per semplicità e per diretta conoscenza,  l’elenco è riportato sopra.                     
Cosa dico ad Arnaldo Torrisi? Certo che il mondo è per fortuna radicalemte cambiato, in riferimento ai pericoli più gravi di scontro tra i due blocchi contrapposti, con tutto quello che ciò  ha comportato dalla fine dell’Unione Sovietica in poi e con la nascita di nuovi squilibri “asimmetrici” a livello globale. Certo che ciò ha prodotto una benefica ma lenta ricaduta in  Italia per quanto attiene al grado di pericolosità della contrapposizione del PCI e delle sue susseguenti metamorfosi  rispetto agli altri partiti filo-occidentali. Tutto questo non ha però  da un lato fatto morire le forti e irresisitibili tentazioni e gli appetiti degli apparati centrali e periferici dell’ex PCI e di tutte le organizzazioni ad esso collegate (cfr. per esemplificazione estrema e paradigmatica al tempo stesso le Coop, Consorte e la “banca” del PD) che si nutrono da sempre della moltiplicazione dei posti del sottobosco della democrazia consociativa, ossia della partitocrazia da loro controllata; e quindi non ha fatto diminuire il reale potere esercitato da un innumerevole gruppo di persone ancora “ideologicamente” orientato e che vive e si arricchisce in maniera più o meno totalmente parassitaria. Ciò lo si tocca con mano sul come essi tendono sempre a custodire gelosamente l’inventata e dissennata vulgata resistenzialsta, cosa che gli consente al tempo stesso di ergersi al ruolo di “garanti” della democrazia italiana, anche oggi!
Di fronte a tutto questo, l’azione di Berlusconi è diventata sempre più blanda e alla fine, non solo dietro le quinte, ricattata, remissiva e complice. Non si possono disconoscere certi meriti a Berlusconi, ma neppure i sempre più macroscopici limiti, le contraddizioni e le smargiassate anche se il Benito Paolone che stiamo commemorando gli è rimasto accanto assieme a tanti altri della destra nazionale e sociale.
Il problema dei problemi nel caos politico – culturale avvenuto con la caduta dell’Unione Sovietica, specie in Europa e in Italia, è il seguente: la fine (pretesa) del ruolo delle ideologie ha imposto – contraddizione in termini – l’apologia più estrema del neocapitalismo nella sua versione più aggressiva e corrosiva: la speculazione finanziaria, che distrugge l’essenza stessa del capitalismo mercantile e industriale e che pone una completa ipoteca sul “rischio” dell’investimento e del profitto dell’imprenditore e sull’eserczio di reale possibilità di verifica degli organi dello Stato. La stessa carta dell’UE ne è disarmata e muta testimone.  
Di fronte a tutto questo, quanto si potrà ancora  stare zitti e dispersi? E’ d’altronde da mettere in conto che l’esercizio del potere tende a corrompere e nei  fatti corrompe ed ha corrotto non pochi di coloro i quali prima erano all’opposizione, ad iniziare da quelli del nostro mondo politico e umano.
E’ anche da mettere in conto che le ideologie, in non poca misura, sono sempre state e sono degli schermi atti a celare le più disparate finalità che una non piccola quantità di uomini attivi in politica e nel sociale nutre solo in funzione del perseguimento esclusivo dei propri vantaggi, e fa ciò ovviamente in maniera mimetica ed elusiva. Questa è una costante storica ineccepibile. Per cui, proprio io non sono un soggetto che si è illuso o che si può illudere: nella politica c’è e ci sarà sempre gran parte del marcio della società, che si opporrà ovunque in maniera sistematica alle migliori energie umane che si manifstano nell’ambito dei diversi partiti e delle diverse organizzazioni che operano nella società, in una “opposizione” non manifesta quanto con la tecnica della doppiezza: giacché è da capire che chiunque mi sta a gomito è potenzialmente uno di questi nascosti sfruttatori. a si potrebbe vivere sempre in una condzone psicologica di totale diffidenza se non di paura? Ecco i limiti oggettivi della questione.   Tutto questo, duqnue, è stato un fattore presente, ineliminato e ineliminabile anche nei regimi più selettivi ed elitari, purtroppo, giacché esso è intrinseco alla natura stessa dell’uomo e alle sue possibilità di attuare ogni forma di doppiezza.
Un tale rischio potrebbe essere discriminato in una certa misura imponendo a chi vuole concorrere a cariche elettive e di rappresentanza varia, comprese quelle sindacali, di sottoporsi preventivamente e periodicamente a controlli particolari quale è quello della “macchina della verità”. Ma questa possibilità sono sicuro che oggi susciterebbe un vespaio gigantesco e farebbe nascere acccusa incredibili. Il fattore umano è importante anche in riferimento alla considerazione e valutazione da fare su di uomini di non tale fatta: l’insieme dei più diversi aspetti che caratterizzano  le personalità degli uomini che detengono il potere politico è quello che viene a dare concretamente e storicamente l’impronta di un reggimento politico, al di là dal riferimento di “circostanza” alle idee conclamae, agli apparati ideologici.  Casi più recenti, ad esempio, oltre quello di Berlusconi, sono quelli di Blair in Gran Bretagna e dei piccoli leader del PD – erdetà PCI – Quercia e il loro linguaggio infarcito di americanismi e di “immaginario borghese”  senza fine.
Dopo questa opportuna e spero importante digressione, da parte mia, venendo più vicino, non vi è motivo per cui non avrei dovuto utilizzare il termine “neofascista” così generalmente massacrato nel vilipendio politico degli apparati partitocratici e della loro stampa che per decenni hanno diuturnamente utilizzato  l’escamotage dell’antifascismo per divorare quotidianamente a pranzo e a cena il nostro Paese. Laddove, per noi, il neofascismo ha rappresentato un condensato di valori ideali sul piano politico, civile e storico incancellabile che ci ha sorretto di fronte alle molteplici dscriminazioni e perfino persecuzioni. Certo, oggi, dopo le molteplici e radicali trasformazioni del mondo e dell’Italia, certe cose sono parzialemte improponibili. Camerata e neofascista hanno quasi prevalentemente una connotazione nostalgica, di natura affettiva e di “conservazione” delle memorie individuali e di tutto un mondo di vicinanza politico – culturale che nell’odierna ultima contemporaneità non possono avere, probabilmente, un ulteriore segnificato. Infatti, le componenti emozionali e iconografiche nel loro complesso e duraturo retaggio storico sviluppatesi a partire dalla prima guerra mondiale e poi, in particolare, dagli eventi successivi alla sua fine, che hanno intriso e dato colore – anche “monocromo” – all’ulteriore storia nazionale con la nascita del movimento fascista e poi con l’avvento del regime fascista: quelle volontaristiche guerresche ed eroiche passate come stereotipi di formazione e d’imitazione nella soldatesca della milizia e delle organizzzioni anche giovanili di una società profondamente militarizzata nei costumi e nelle relazioni sociali e istituzionali, al fine di coagularne in ogni momento la forza coesiva; queste componenti ulteriormente allungatesi nel secondo dopoguerra sino ai primi anni ottanta, oggi non sussitono più in quanto hanno compiuto il loro ciclo storico, hanno esaurito la loro forza nella miscela propulsiva, davanti a una realtà culturale, sociale, generazionale definitivamente cambiata, che in esse non troverebbe palpito vitale, neppure tra i giovani che si rifanno a questi temi a queste idee politiche.
Per cui oggi diventa più semplice potere affrontare le questioni sul tappeto su di un piano più spiccatamente politico senza dovere sceverarlo dalle componenti storico-patriottiche ed emozionali così saldamente consevate da noi fino agli anni trascorsi a difesa dell’assalto dell’internazionalismo anti-nazionale dei comunisti e dell’ignavia o dell’arrendevolezza meschina dei tanti che si sono succeduti al governo. E quindi oggi si profilano orizzonti in cui si può tornare a parlare con maggiore forza della validità di idee i istituti promossi durante il ventennio e ancora oggi copiati e, in particolare, tornare a proporre la terza via della socializzazione e del contemperamento della lotta di classe entro una concezione di orgine interclassista e mazziniana in cui Mussolini seppe trovare modo di fare fecondare la rivoluzione del suo socialismo nazionale. 
Le spaventose crisi indotte in tutto l’Occidente dalla speculazione finanziaria e lo stritolamento dei ceti medi pubblici e privati italiani rendono più che plausibili queste mie affermazioni. Detto in altre parole, tolto quanto è stato elemento di specifica caratterizzazione storico-nazionale legato alle vicende belliche e patiottiche e alla lotta all’internazionalismo rivoluzionario, oggi In Italia e in Europa si sono spalancate le porte per potere proporre idee -guida in cui possiamo associare tanti altri soggetti, definitiviamente al di fuori del ritrito e strumentale schema antifascisti – fascisti. Fermo restando che esse furono proposte e portate avanti dal “nostro mondo”. Per quanto attiene, poi, ad una mia più circostanzata valutazione del ventennio inteso come regime fascista inserito in una struttura costituzionale monarchica e del “fascismo”, rimando i lettori ai passaggi specifici dedicati a ciò nel Documento Politico de L’Europa della Libertà. >>