28 Luglio 2014
Filippo Giannini
UNA RISPOSTINA AL DOTT. PASQUARIELLO DOMENICO
Ho ricevuto una mail dal Direttore de Il Popolo d’Italia, contenente l’indirizzo di un link http://ceifan.org/bfale_sul_fascismo.htm a firma del dott. Pasquariello Domenico. Evidentemente il Direttore mi ha inviato detto allegato per intervenire e contestare le tante bufale contenute nell’articolo a firma appunto del dott. Pasquariello (Lei dottor Pasquariello sarebbe stato bocciato da Carducci perché prima va indicato il nome e solo dopo il cognome).
Solo come esempio, il dott. Pasquariello contesta addirittura l’esecuzione dei lavori di bonifica delle paludi, scrivendo: <<Addirittura i primi lavori furono eseguiti da i Volsci (intono al VI secolo a. c.) i quali riuscirono ad assicurare la disciplina delle acque per cui la zona divenne prosperosa e fertile (????). Mussolni, quindi, non ha avviato un bel niente>>. A chi vanno addebitate allora le decine e decine di migliaia di morti per malaria che quelle paludi regalavano ai lavoratori del luogo? Ci illumini, dottor Pasquariello, che significa <<superare gli aspetti parziali della bonifica per addivenire ad un intervento complessivo di “bonifica integrale”>>? Ha mai sentito parlare di un certo Arrigo Serpieri?. Tutto l’articolo è un susseguirsi (scusate l’espressione) di stronzate del genere. E’ proprio vero, ma qualcuno ha scritto che la peggior colpa del fascismo fu di aver dato vita all’antifascismo.
Dovrei rispondere con un mio articolo a scemenze e cattiverie del genere? Mi accingerò a presentare solo una serie di citazioni di personaggi al di sopra di ogni sospetto. Un articolo che contesta quanto scritto dal dottor Pasquariello, ma per fare un lavoro del genere avrò bisogno di più spazio. Posso proporre già da ora il titolo “I Danni del Fascismo”. Dato che di danni il fascismo ne ha fatti tanti, il Direttore mi dovrà accontentare.
Come anticipazione, cito Pio XII (Papa Pacelli), egli ha scritto nel 1932: <<Mussolini è il più grande uomo da me conosciuto, e senz’altro fra i più profondamente buoni, al riguardo ho troppe prove per dimostrarlo>>. Prego il lettore d tener presente che le citazioni riguardano alcune asserzioni del dottor Pasquariello, quindi sono citazioni mirate a confutare quanto da lui scritto. Il Capo di Stato francese Raimond Poincaré nel 1926: <<Non si può dimenticare che alla vigilia del giorno in cui il Fascismo [chiedo venia al dottor Pasquariello, ma l’Effe maiuscola di Fascismo è così nel testo] s’impossessò del potere, l’Italia era sull’orlo dell’abisso. La rivoluzione spuntava in tutta la penisola. Il governo mancava di forza. Si disobbediva alle leggi, non si rispettava la giustizia. Si deve convenire che la disorganizzazione venne scongiurata dalla politica di Mussolini, che elevò l’influenza italiana in Europa, ed accrebbe davanti al mondo la figura e l’autorità dell’Italia. Così Mussolini serve sicuramente bene la sua Patria. Sarebbe una pazzia rimproverarlo>>.
Non so se il dottor Pasquariello è d’accordo con alcuni validissimi studiosi i quali attestano che la crisi congiunturale nata nel 1929 era più grave di quella che stiamo vivendo. Ebbene, nel 1934 (XXII E.F.), una volta eletto, Franklin D. Roosevelt inviò Rexford Tugwell e Raymond Moley due fra i più preparati uomini del Brain Trust (cervelloni) in Italia per studiare il miracolo italiano. Non si incazzi, dottor Pasquariello, ma allora i miracoli erano targati Mussolini. Ecco come lo storico Lucio Villari ricorda l’episodio tratto dal diario inedito di Tugwell in data 22 ottobre 1934: <<Mi dicono che dovrò incontrarmi con il Duce questo pomeriggio (…). La sua forza e intelligenza sono evidenti COME ANCHE L’EFFICIENZA DELL’AMMINISTRAZIONE ITALIANA, E’ IL PIU’ PULITO, IL PIU’ LINEARE, IL PIU’ EFFICIENTE CAMPIONE DI MACCHINA SOCIALE CHE ABBIA MAI VISTO (…)>>. Ecco, immagino che a seguito di queste affermazioni il dottor Pasquariello sia colpito da uno stinnicchio. Ma l’assicuro non fui io ad inviare Tugwell e Moley in Italia, ma i suo padrone Franklin D. Roosevelt.
Senta, senta, dottor Pasquariello, quanto scrive L’Economia italiana tra le due guerre opera nata sotto l’alto patrocinio di Sandro Pertini, di Nilde Jotti, di Francesco Cossiga, di Romano Prodi ecc, ecc. Non c’è ancora il nome del dottor Pasquariello, ma possiamo inserirlo. A pag. 137, leggiamo: <<Priva di fondamento, alla luce di un esame scevro da atteggiamenti preconcetti [capito dottor Pasquariello], è l’affermazione secondo la quale “quota novanta” colpì soprattutto i salari e il peso della politica di rivalutazione monetaria fu scaricato sulle spalle dei lavoratori. Tale tesi è smentita dal fatto che, se i salari nominali furono in media ridotti in percentuale tra il 10% e il 20%, la lira venne rivalutata del 33% circa, per cui i salari reali, cioè il potere d’acquisto degli stessi, NON SUBIRONO AFFATTO RIDUZIONI (…)>>.
Non voglio ricordare la legge bancaria del 1936, che tratterò in altra occasione, però un nuovo riferimento alla crisi nata nel 1929 desidero presentarla; a pag. 169 del volume sopra citato, leggiamo: <<Nel 1929, al momento della crisi mondiale, l’Italia presentava una situazione della finanza pubblica in gran parte risanata (…)>>.
Ed ecco solo alcune previdenze sociali, come riportato a pag. 189: <<(…). Vengono così introdotte le ferie pagate e l’indennità di licenziamento; viene stabilito che, in caso di malattia, un dipendente non possa perdere il posto di lavoro; nel 1934 vengono introdotti, PER LA PRIMA VOLTA GLI ASSEGNI FAMILIARI, corrisposti, in un primo tempo, a partire dal secondo figlio, fino ad essere estesi, nel 1938, agli altri familiari; viene stabilita l’età minima per l’ammissione al lavoro a 14 anni; nel 1935 si introduce il libretto di lavoro (…)>>. A pag. 198: <<Assai più curato fu invece il settore relativo all’assicurazione contro l’invalidità e la vecchiaia: rese obbligatorie nel 1924 e migliorate le pensioni nel 1928, la svolta vera e propria avvenne nel 1934 con l’istituzione dell’INFPS [si deve leggere: Istituto Nazionale FASCISTA ecc.]…>>. Capito dottor Pasquariello? Eattamente come oggi!
Uno dei maggiori scrittori dello scorso secolo, Giuseppe Prezzolini, si trasferì negli Stati Uniti nel 1929, ma non mancherà di tornare frequentemente in Italia. Dopo uno di questi viaggi compiuto negli anni Trenta, scrisse: <<Le mie impressioni possono forse parere semplici per i lettori italiani, ma hanno però lo sfondo dei paesi per i quali passo quando torno: un confronto e un controllo. Pace in questa Italia: ecco il primo sentimento certo che si prova venendo da fuori e dura per tutto il soggiorno. La pace degli animi, il silenzio delle lotte che divorano gli altri paesi (…). I ricchi non hanno bisogno di guardie del corpo per salvare i figlioli dal sequestro. I poveri non devono pagare la taglia mensile alla malavita per esercitare il loro mestiere (…). Il popolo italiano appare rinnovato. Gode come nessun altro popolo, del paesaggio, dei fiori, dei colori e dell’atmosfera (…). Non è ricco come altri popoli, ma non lo è mai stato e in confronto del popolo americano mi pare senza dubbio più contento>>.
Il grande banchiere americano John Pierpont Morgan, sembra – checché ne dica il dottor Pasquariello – condividere l’opinione di Prezzolini, che attesta: <<In America i nostri uomini politici non si curano se non di un problema, quello della loro rielezione. Felici voi, italiani, che grazie a Mussolini, avete in questo periodo così difficile il senso della sicurezza e della fiducia in voi stessi. Ci vorrebbe anche per l’America un Mussolini>>.
Bernhard Shaw predisse nel 1937 (cito a memoria). <<Le cose da Mussolini già fatte lo condurranno prima o poi a un serio conflitto con il capitalismo>>. Non si dovette attendere molti anni: le guerre preparate, volute e ottenute dalle tre democrazie: Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti esplose e nella guerra del sangue contro l’oro quest’ultimo prevalse.