26 Dicembre 2014
Fonte: Frizzzifrizzi.it
Quadernini, feste delle medie, torri storte e bella scrittura
(Estratto dell’)intervista a Thomas Pololi, fondatore di Quaderni Aperti
Qualche settimana ho parlato di Quadernini, l’archivio online di Quaderni Aperti, progetto che raccoglie centinaia di quaderni delle elementari e delle medie, dagli anni ’10 a oggi, pubblicandone le pagine più significative.
Poco dopo aver messo online l’articolo mi ha scritto Emma (Cacciatori), una delle nostre collaboratrici, dicendo: «conosco bene il ragazzo che ha cominciato la raccolta di quadernini. Si chiama Thomas e all’inizio collaboravo anch’io al progetto». Grazie a Emma quindi sono arrivato a Thomas Pololi, che ho subito tempestato di domande per saperne di più, cercando di capire com’è nato davvero un progetto tanto affascinante quanto pieno di potenzialità, e soprattutto come si svilupperà in futuro.
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Credi ci sia una componente di narcisismo in chi si fa avanti e te li manda o in chi li viene addirittura a leggere? O è semplicemente parte della tendenza alla nostalgia che contagia tutto e tutti, dal web alla moda, dal design alla comunicazione?
Quello delle copertine è un mondo a sé. Ultimamente ho conosciuto due collezionisti che stanno catalogando tutti gli illustratori delle copertine dei quaderni
Non saprei, a me pare che ci sia in realtà molta timidezza e che le persone facciano uno sforzo a salire a leggere su un palco (infatti non è affatto facile coinvolgerle).
È un po’ come quando il prof chiama qualcuno a fare il compito alla lavagna, ecco.
In realtà, per quanto continuiamo a invitare persone a partecipare attivamente, la maggior parte di quelli che vengono, vengono per ascoltare. Poi dopo magari, chiacchierando, viene fuori che anche loro hanno dei quaderni… Al che finiscono nella “lista nera” delle persone che prima o poi riceveranno una mia mail o un messaggio, anche se possono passare dei mesi.
Girando per l’archivio, oltre al punto di vista prettamente storico — soprattutto per quanto riguarda i quaderni degli anni ’10, ’20, ’30, quindi di periodi particolarmente “caldi” — ho trovato molto interessante anche la questione-copertine, capaci di raccontare un’epoca attraverso l’estetica dominante: da quelle in stile liberty a quelle più austere, fino a Candy Candy…
Ho scoperto che negli anni ’20 si scriveva obliquo, anche i quaderni avevano le righe oblique, il famoso “italic”. Poi col fascismo la scrittura s’è raddrizzata
Eh sì è un mondo a sé quello delle copertine.
Ultimamente ho scoperto che due signori, collezionisti, che hanno raccolto circa 20.000 quaderni, e stanno facendo un catalogo degli illustratori delle copertine. Mi hanno detto che oltre a illustratori conosciuti anche per altri lavori, soprattutto fumetti, ce ne sono tantissimi completamente dimenticati.
Pochi mesi fa hanno aperto un sito: museodelquaderno.it
Di sicuro intervisterò anche loro!
La cosa incredibile è che a loro interessano SOLO le copertine. Sono molto simpatici, sicuramente ci sarà modo di collaborare visto che a me interessa quello che c’è dentro i loro quaderni!
Oltre alle copertine credo che l’archivio sia prezioso anche per capire come cambiano la lingua e la scrittura, intesa sia come narrazione sia proprio come grafia: che si è andata, come dire, semplificando e un po’ abbrutendo col passare degli anni.
Alcuni temi oggi sarebbero impensabili, una volta in generale c’era molta più soggezione del bambino nei confronti dei maestri, dei genitori, dell’autorità, di tutto insomma
Anche lì ci sono altre storie curiose. Per esempio ho scoperto che negli anni ’20 si scriveva obliquo, anche i quaderni avevano le righe oblique, il famoso “italic” che introdotto da Manunzio nel Rinascimento per risparmiare spazio sul foglio.
Poi col fascismo la scrittura s’è raddrizzata. Una mia ipotesi (tutta da verificare però) è che per ci sia stato un passaggio imposto alla scrittura romanica, con le lettere dritte.
Ad ogni modo sono tantissime le considerazioni che possono essere fatte intorno a un semplice quaderno, che vanno appunto da quelle legate alla scrittura “rodariana” a quelle storiche, pedagogiche, oltre a tutte le tematiche che poi vengono affrontate nei temi, dall’ambiente alla famiglia alle vacanze…
Sono dei mondi, per questo credo di non essermi ancora assolutamente annoiato.
Hai notato altri “pattern culturali” interessanti? Che differenza c’era ad esempio tra un bambino di oggi e uno degli anni ’60 e uno degli anni ’20, giudicando ovviamente solo e soltanto da quel che hai potuto leggere nei quaderni?
Credo che ci fossero, e ci siano, molte differenze tra i singoli bambini, e poi tra bambini con insegnanti diversi, e tra bambini provenienti da contesti sociali diversi. Quelle dovute all’epoca storica si intrecciano a tutte queste.
Ho trovato temi degli anni ’80 che sembravano degli anni ’50 e viceversa.
Certo, alcuni temi oggi sarebbero impensabili, una volta in generale c’era molta più soggezione del bambino nei confronti dei maestri, dei genitori, dell’autorità, di tutto insomma.
Hai già pensato di realizzare un libro/catalogo? Me lo immagino pieno di saggi di pedagogisti, scrittori, designer, calligrafi, insegnanti… (verrebbe un tomo da 1000 pagine ma potrebbe andare a ruba!)
Con Quaderni Aperti stiamo cercando di creare dei laboratori in cui i bambini di adesso possano conoscere quelli di una volta leggendo i loro temi, e poi di persona, incontrandoli e intervistandoli sulla loro infanzia