Il quaderno, testimone prezioso del tempo che fu

26 Dicembre 2014

Fonte: Frizzzifrizzi.it

 

 

 

 

Quadernini, feste delle medie, torri storte e bella scrittura

(Estratto dell’)intervista a Thomas Pololi, fondatore di Quaderni Aperti

“Desidero comunicarvi una mia aspirazione” — uno dei temi di Thomas Pololi, su un foglio protocollo del 1993

“Desidero comunicarvi una mia aspirazione” — uno dei temi di Thomas Pololi, su un foglio protocollo del 1993

Qualche settimana ho parlato di Quadernini, l’archivio online di Quaderni Aperti, progetto che raccoglie centinaia di quaderni delle elementari e delle medie, dagli anni ’10 a oggi, pubblicandone le pagine più significative.
Poco dopo aver messo online l’articolo mi ha scritto Emma (Cacciatori), una delle nostre collaboratrici, dicendo: «conosco bene il ragazzo che ha cominciato la raccolta di quadernini. Si chiama Thomas e all’inizio collaboravo anch’io al progetto». Grazie a Emma quindi sono arrivato a Thomas Pololi, che ho subito tempestato di domande per saperne di più, cercando di capire com’è nato davvero un progetto tanto affascinante quanto pieno di potenzialità, e soprattutto come si svilupperà in futuro.
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L'assurda circolare con cui si metteva in allerta dai famosi “francobolli drogati”, 1990.

L’assurda circolare con cui si metteva in allerta dai famosi “francobolli drogati”, 1990.

Credi ci sia una componente di narcisismo in chi si fa avanti e te li manda o in chi li viene addirittura a leggere? O è semplicemente parte della tendenza alla nostalgia che contagia tutto e tutti, dal web alla moda, dal design alla comunicazione?

Quello delle copertine è un mondo a sé. Ultimamente ho conosciuto due collezionisti che stanno catalogando tutti gli illustratori delle copertine dei quaderni

Non saprei, a me pare che ci sia in realtà molta timidezza e che le persone facciano uno sforzo a salire a leggere su un palco (infatti non è affatto facile coinvolgerle).
È un po’ come quando il prof chiama qualcuno a fare il compito alla lavagna, ecco.
In realtà, per quanto continuiamo a invitare persone a partecipare attivamente, la maggior parte di quelli che vengono, vengono per ascoltare. Poi dopo magari, chiacchierando, viene fuori che anche loro hanno dei quaderni… Al che finiscono nella “lista nera” delle persone che prima o poi riceveranno una mia mail o un messaggio, anche se possono passare dei mesi.
Un quaderno “dei poveri”, con la copertina nera, anni '50

Un quaderno “dei poveri”, con la copertina nera, anni ’50

Girando per l’archivio, oltre al punto di vista prettamente storico — soprattutto per quanto riguarda i quaderni degli anni ’10, ’20, ’30, quindi di periodi particolarmente “caldi” — ho trovato molto interessante anche la questione-copertine, capaci di raccontare un’epoca attraverso l’estetica dominante: da quelle in stile liberty a quelle più austere, fino a Candy Candy…

Ho scoperto che negli anni ’20 si scriveva obliquo, anche i quaderni avevano le righe oblique, il famoso “italic”. Poi col fascismo la scrittura s’è raddrizzata

Eh sì è un mondo a sé quello delle copertine.
Ultimamente ho scoperto che due signori, collezionisti, che hanno raccolto circa 20.000 quaderni, e stanno facendo un catalogo degli illustratori delle copertine. Mi hanno detto che oltre a illustratori conosciuti anche per altri lavori, soprattutto fumetti, ce ne sono tantissimi completamente dimenticati.
Pochi mesi fa hanno aperto un sito: museodelquaderno.it
Di sicuro intervisterò anche loro!
La cosa incredibile è che a loro interessano SOLO le copertine. Sono molto simpatici, sicuramente ci sarà modo di collaborare visto che a me interessa quello che c’è dentro i loro quaderni!
Quaderno di un bambino ghanese raccolto durante un viaggio, 2013

Quaderno di un bambino ghanese raccolto durante un viaggio, 2013

Oltre alle copertine credo che l’archivio sia prezioso anche per capire come cambiano la lingua e la scrittura, intesa sia come narrazione sia proprio come grafia: che si è andata, come dire, semplificando e un po’ abbrutendo col passare degli anni.

Alcuni temi oggi sarebbero impensabili, una volta in generale c’era molta più soggezione del bambino nei confronti dei maestri, dei genitori, dell’autorità, di tutto insomma

Anche lì ci sono altre storie curiose. Per esempio ho scoperto che negli anni ’20 si scriveva obliquo, anche i quaderni avevano le righe oblique, il famoso “italic” che introdotto da Manunzio nel Rinascimento per risparmiare spazio sul foglio.
Poi col fascismo la scrittura s’è raddrizzata. Una mia ipotesi (tutta da verificare però) è che per ci sia stato un passaggio imposto alla scrittura romanica, con le lettere dritte.
Ad ogni modo sono tantissime le considerazioni che possono essere fatte intorno a un semplice quaderno, che vanno appunto da quelle legate alla scrittura “rodariana” a quelle storiche, pedagogiche, oltre a tutte le tematiche che poi vengono affrontate nei temi, dall’ambiente alla famiglia alle vacanze…
Sono dei mondi, per questo credo di non essermi ancora assolutamente annoiato.
Hai notato altri “pattern culturali” interessanti? Che differenza c’era ad esempio tra un bambino di oggi e uno degli anni ’60 e uno degli anni ’20, giudicando ovviamente solo e soltanto da quel che hai potuto leggere nei quaderni?
Credo che ci fossero, e ci siano, molte differenze tra i singoli bambini, e poi tra bambini con insegnanti diversi, e tra bambini provenienti da contesti sociali diversi. Quelle dovute all’epoca storica si intrecciano a tutte queste.
Ho trovato temi degli anni ’80 che sembravano degli anni ’50 e viceversa.
Certo, alcuni temi oggi sarebbero impensabili, una volta in generale c’era molta più soggezione del bambino nei confronti dei maestri, dei genitori, dell’autorità, di tutto insomma.
Non un quaderno ma un libro di matematica molto speciale del 1967

Non un quaderno ma un libro di matematica molto speciale del 1967

Hai già pensato di realizzare un libro/catalogo? Me lo immagino pieno di saggi di pedagogisti, scrittori, designer, calligrafi, insegnanti… (verrebbe un tomo da 1000 pagine ma potrebbe andare a ruba!)

Con Quaderni Aperti stiamo cercando di creare dei laboratori in cui i bambini di adesso possano conoscere quelli di una volta leggendo i loro temi, e poi di persona, incontrandoli e intervistandoli sulla loro infanzia

Ovviamente nel tempo ho pensato più o meno a tutte le possibilità di utilizzo del materiale. Sulle pubblicazioni, credo che la possibilità di avere un sito che raccolga tutto il materiale digitalizzato, catalogato e con contributi di tutte le figure che elenchi sarebbe il massimo, meglio ancora di un libro.
Anche perché quando c’è così tanta roba è difficile riuscire a pensare a un’opera unica.
Mi piacerebbe molto fare dei piccoli libretti tematici, isolando argomenti specifici, ad esempio la fantascienza, la mamma, l’ambiente, i giocattoli, la guerra…
E poi una cosa che vorrei riuscire davvero a fare è convincere una cartiera a produrre una linea di quaderni “nuovi” che però contengano, tra le pagine bianche, alcuni temi di una volta, alcune storie, e magari con le copertine di una volta.
Il problema è sempre il tempo, e soprattutto i soldi.
A proposito di questo: prima parlavi di finanziamenti e di “progetti che favoriscano la comprensione del mondo dei bambini”. Di che si tratta?
Per ora ci sono due progetti “in costruzione”, uno a Milano e uno a Roma. Fondamentalmente l’idea, che poi verrà rielaborata in modo diverso a seconda del contesto, è utilizzare i quaderni come punto di partenza per raccontare l’infanzia dei bambini di ieri filtrandola attraverso lo sguardo dei bambini di oggi. Concretamente, si tratta di creare dei laboratori in cui i bambini di adesso possano conoscere quelli di una volta leggendo i loro temi, e poi di persona, incontrandoli e intervistandoli sulla loro infanzia.
È un esperimento. E il prossimo passo è verificare che un’idea del genere possa funzionare.
In un certo senso (se vogliamo essere poetici) è la macchina del tempo che ho sempre desiderato costruire.