Partitocrazia: un regime di emergenze, un Paese reso schiavo con le emergenze. Ma vediamo chi produce e chi lavora

07 Maggio 2015

Fonte: Fincantieri

* Nota politica e storica di Domenico Cambareri

 Partitocrazia italiana. Una cassa infernale tutta italiana

Un regime di emergenze, un regime nato solo per depredare e divorare le ricchezze prodotte. Un regime che ha costretto un Paese a vivere da settanta anni nelle emergenze più disparate.

Il governo corre ai ripari in extremis per impedire l’estinzione della Marina Militare e la sovraesposizione davanti a reali  pericoli (cose che su queste pagine abbiamo seguito e analizzato quasi passo per passo).  – L’Italia che lavora e che produce: nonostante la lunga e gravissima crisi che ha falcidiato un quarto del prodotto nazionale, il “settore del mare” continua a tirare alla grande e a dare un fondamentale apporto alle esportazioni, all’economia nazionale, al lavoro. Cosa hanno fatto i governi per incrementare il ruolo svolto dagli imprenditori della marineria e dall’indotto? E’ in atto una concorrenza internazionale spietata fra le industrie cantieristiche di tutto il mondo: cosa continuano a fare i governanti italiani per dare maggiore impulso a un settore così trainante, strategico, vitale che produce davvero moneta sonante? – La così tanto lottata approvazione della nuova legge elettorale, criticabilissima quanto si voglia, costituisce il primo e unico  importante tassello per tentare di trarre fuori dal pantano della settantennale ignominia partitocratica il Paese, consentendo a chi sta al governo di governare e di non vivere sotto il diuturno gioco del ricatto consociativo. E’ un passo fondamentale per tentare di trarre fuori dalla putride e paralizzanti acque di ciò che è stata definita vanagloriosamente democrazia parlamentare e stabilire la reale separazione dei ruoli tra potere legislativo e potere esecutivo, a pro della governabilità. Questa legge tuttavia non potrà essere il toccasana. L’inadeguatezza delle modalità dell’approvazione delle riforme costituzionali e la loro intrinseca debolezza, specie in riferimento al ruolo dei partiti, la formulazione confusa della riforma del senato e l’imperversare ancora sfrenato del regionalismo lasciano trasparire in modo inoppugnabile come siano quasi ubiquitarie e onnipervadenti  le ramificazioni partitocratiche all’interno dello Stato e di tutte le strutture pubbliche. – Abbandonare per sempre l’antifascismo falso e di comodo che divide e che sempre dividerà la coscienza storica e civile degli italiani. Esso costituisce una lezione insuperabile di odio, di asservimento verso i vincitori di allora, di esaltazione dirimente della fazione e del sicario. Nulla insegna, tutto altera, la coscienza storica e etica dei giovani adesca turlupina e corrode. 

La classe politica italiana, espressione palpitante di una partitocrazia impreparata e rissosa, arrogante corriva e scellerata, onnivora e distruttrice del bene pubblico e della difesa degli interessi nazionali, adulatrice ossequiosa dei potentati stranieri e delle mafie indigene e al tempo stesso   divoratrice dei diritti delle nuove generazioni alle quali ha letteralmente sequestrato tutto il nuovo secolo, continua a dimostrare la sua insipienza e la sua vigliacca perseveranza con quanto sta facendo vedere al mondo intero da decenni. Essa si ammanta, ammalia e droga di false storie e di epopee e fasti antifascisti letteralmente partoriti da una mente tracotante, perversa e profondamente alterata solo per cercare un meschino alibi, un rivoltante moloch  dietro cui nascondersi. La coscienza storica è in preda alle mistificazioni e alle dissimulazioni più proterve che eguagliano solo quelle dei primi anni del secondo dopoguerra e delle esaltazioni infami degli assassini compiuti dalla volante rossa. La partitocrazia italiana, e in particolare l’eredità lungo il filo rosso del PCI e degli utili idioti (ancora oggi sparsi un po’ ovunque, ma sempre meno numerosi e sempre più protervi e ringhiosi)   i cui potentati esistono e persistono oggi coriacei più che mai,  esala miasmi mefitici e ancor più nei suoi interminabili rantoli tenta vieppiù di travolge ogni sano conato di rinascita civile, di rilancio delle attività produttive, di promozione convinta della coesione sociale e della ritrovata memoria storica oltre le divisioni di parte e le esaltazioni della “fazione dei partiti della democrazia” (!) degli agguati e degli assassinii mirati schierata con i nemici vincitori. “Fazione” che a ricordare le parole di uno dei suoi capi indiscussi, Leo Valiani, era un’accolta di poche decine di migliaia di soggetti assolutamente eterogenei. Molti dei quali tali diventarono perché sbandati dal disastro costituzionale e istituzionale seguito all’arresto di Mussolini e alla resa (non l’eufemismo “armistizio!) di Cassibile. Si persevera dunque nell’azione di sistematica falsificazione storica, e questa gente per nulla stanca dell’odio che dissemina non si cura neppure di celiare su quanto per decenni ebbe a nascondere la verità delle stragi degli italiani del confine nord-orientale: le foibe. Ma poi, dopo avere dovuto riconoscere sue sessantennali menzogne, ecco subito l’escamotage vile e partigiano: fu colpa del nazionalismo italiano, senza neppure ricordare cosa e quanto i governi asburgici avevano fatto tra fine ‘800 e inizio ‘900 pur di alterare la composizione etnico – linguistica della costa istriano-giuliano-dalmata, da sempre a maggioranza italiana.

I “casi”  endemici dell’ingiustizia della giustizia e delle folli ruberie della malasanità dei partiti, il default quarantennale della scuola con la indefessa e ininterrotta proletarizzazione  retributiva e culturale  dei professori delle secondarie – che costituiscono il ceto più numeroso e insostituibile dei laureati e dei professionisti pubblici italiani e un fattore di eccezionale rilievo  perché  su di esso ricadono gli oneri per fare maturare i frutti di un investimento esponenziale  assolutamente primario e incomparabile  nella  vita del Paese: la formazione delle nuove generazioni – oltre ogni immaginabile limite di eversione costituzionale sono da molti lustri sotto i nostri occhi.  E ancora, nel veloce trascegliere, lo “spoiling sistem”  pseudo statunitense  creato ad hoc per dilapidare il denaro pubblico con il creare onnipotenti pseudo dirigenti matti bulli e ricattatori e accentuare nequizie retributive spaventose e costituire nuove super pagate clientele. Ad esse si vuole ancora  dare pazzesco impulso con rabbrividenti  mostruosità normative, ad esempio  per mezzo dell’estrema burocratizzazione della SQQQUOLA  di misasiana memoria a cui dapprima il governo Dababe (D’Alema-Bassanini-Berlinguer) poi il trio Trebusac (Tremonti-Brunetta-Sacconi) dettero l’eversivo via e l’ulteriore spinta: regime burocratico in cui la meritocrazia è stata attuata sempre alla rovescia, compiendo il totale pervertimento della struttura cultural-formativa. E il nefasto dissolutore  criminale regionalismo fomite dei verminai senza fine che come idrovore  notte e giorno, senza posa, hanno divorato e dilapidato capitali e ricchezze colossali, immensi nel circuito della corruzione della concussione dell’allargamento illimitato e super stratificato degli apparati clientelari e delle retribuzioni stratosferiche della partitocrazia e dei suoi accoliti.

Una Nazione alla deriva nella sua coscienza storica e civile, un popolo ridotto a torme di corrotti di ganzi di clienti di mafiosi e … di gente onesta e dignitosa lasciata alla loro mercé, ovunque. Non solo in parlamento ma anche nei tribunali.

Non entriamo nelle vicende partitico-parlamentari ultime, se non per rilevare che l’approvazione della nuova legge elettorale, criticabilissima quanto si voglia, costituisce il primo importante tassello per tentare di trarre fuori dal pantano della settantennale ignominia partitocratica il Paese, consentendo a chi sta al governo di governare e di non vivere sotto il diuturno gioco del ricatto consociativo. Siamo stati sempre immersi nella tresca dei partiti resistenzialisti che hanno letteralmente sequestrato la costituzione da loro scritta e che l’hanno utilizzata solo come scandaloso scudo e ai fini di un’ ininterrotta spregevole pubblicità.

E’ stata da essi realizzata nient’altro che una partitocrazia, ossia un reggimento politico che non può essere interpretato come degenerazione del sistema democratico che ad hoc strumentalizza.

La partitocrazia è un modello politico bello compiuto e definito: essa è espressione dell’esercizio reale del potere politico. In essa e per essa, l’esercizio di tale potere compete alle segreterie dei partiti che si accordano e/o si ricattano nelle coalizioni di governo e perfino nel ruolo di opposizione parlamentare. L’esaltazione demagogica e corriva della democrazia  (ovvero della partitocrazia) come “valore in sé” rivela la natura della truffa. La democrazia non è un valore in sé ma un modello di organizzazione politica che si prefigge di  raggiungere la maggiore armonizzazione possibile dei diritti e degli interessi dei cittadini e dei gruppi (e delle loro composizioni e ricomposizioni nei partiti, nei sindacati, nelle altre organizzazioni rappresentative), e di garantire la maggiore ricaduta possibile di ciò su tutto il corpo sociale, in uno con il perseguire gli scopi primari dell’emancipazione e elevazione culturale e civile di tutti gli strati sociali e con la salvaguardia efficace della sicurezza esterna e  interna a tutela del reale esercizio della sovranità nazionale.

Nulla di tutto questo hanno mai fatto i partiti resistenzialisti, partiti che sin dalle prime battute della feroce guerra civile, che barbaramente imposero con agguati e assassinii al fine di obbligare a reagire con le ritorsioni e le rappresaglie,coinvolgendo perciò nei modi più lucidi l’inerme popolazione civile come vittima sacrificale, si sovrapposero al potere regio per cui dicevano di combattere e poi si sovrapposero alla stessa Costituzione ritenendo di esse “absoluti” dal vincolo dell’adempimento. Una partitocrazia che ha colpito e colpisce  e marginalizza senza remore in particolare gli incapienti, i giovani, i portatori di malattie disconosciute o mal considerate; e che con amnistie e indulti perpetua il meccanismo con cui salvare innanzitutto i suoi malandrini e le sue manovalanze con i colletti bianchi.

Sulla partitocrazia, infine, ricordiamo agli storici, ai costituzionalisti e ai  politologi, ai filosofi e ai “politici” in particolare quanto ebbe a dimostrare un certo Giorgio Almirante,  quando già tra fine anni ’60 e inizio anni ’70 scriveva e parlava di cosa era la “crisi del sistema”. Una “validazione” storico-politica convincente ma parziale giacché l’avversario del regime, Giorgio Almirante, con affetto e bonomia – nonostante le feroci discriminazioni subite –  comunque riconosceva una validità intrinseca al sistema, validità che però era stata stravolta dai partiti. Qui, decenni dopo, possiano oramai con certezza affermare che il sistema non era quello costituzionale ma esclusivamente quello resistenzialista e della mafia partitocratica che di quello aveva indossato il paludamento sin dalla sua nascita e che via via nel corso degli anni aveva realizzato un sistema coriaceo e  letteralmente eversivo rispetto al dettato costituzionale dietro cui ha sempre continuato a nascondersi. Il sistema dei “partiti pesanti” e della fedeltà esclusiva al partito per cui si andava a delinquere in ogni modo e in ogni dove. Il sistema dell’etica partitocratica. Il sistema dei partiti onnivori.

In molte occasioni abbiamo denunziato tutto questo e messo in luce come il sistema produttivo pubblico, le strategie per le grandi infrastrutture, fra cui le soltanto abbozzate autostrade del marel’ottimizzazione dei processi produttivi pubblici e privati verso livelli qualitativi indiscutibili a livello degli standard  internazionali più rigorosi,  l’incomprimibile accrescimento dei fondi  per  la ricerca avanzata, una politica estera credibile e una politica di difesa non meno coerente  credibile e certa, un impulso formidabile alle grandi imprese del “core”  strategico nazionale siano rimasti sempre non tanto negletti quanto incomparabilmente incompresi da parte di un regime tutto intrapreso a consumare le energie e le risorse nazionali entro un immarcescibile caleidoscopio di diatribe e agguati e rivalse e spartizioni ininterrotte.

Il repentino aggravarsi degli scenari internazionali in cui viviamo ha alla fine imposto una parziale presa di coscienza a questa masnada di imbonitori e disossatori  dei pericoli che si profilano al di qua dell’orizzonte  e sta cercando di correre ai ripari nei modi più sconnessi, contraddittori e ridicoli. Per intanto, ha dovuto porre uno stop alla demagogia “antimilitarista”  grondante di falsità da sempre e dare un veloce impulso a degli investimenti minimali per la difesa e per la marina in particolare, investimenti che senza dubbio avranno ricadute positive nel settore della ricerca e delle produzioni industriali ad elevata tecnologia e nel mondo del lavoro in generale, ma che rimangono  ben al disotto di quella che fu la tanto decantata soglia della sufficienza minima difensiva. Uno dei tanti eufemismi da sempre utilizzati  in questa Italietta di ignominosi denigratori  mistificatori e ladri – alla faccia della democrazia, della Repubblica fondata sul lavoro, della solidarietà sociale e di chi realmente investe  lavora e produce – per dire che si preferiva e si preferisce rimanere  … potenza media regionale …  soprattutto … alla mercé di tutti.

Per intanto, prendiamo atto  che finalmente le dieci fregate FREMM sono state confermate e che si sta dando celere avvio alle intese industriali per la realizzazione urgente delle fregate polivalenti leggere. Rimane il fatto che, con le programmazioni urgenti  richiese dalla Marina Militare, potremo disporre alla fine di un dispositivo di forze complessivo che a nostro avviso rappresenta solo poco più di un terzo di quanto necessario, ad iniziare dalle grandi unità della flotta (portaerei, navi per operazioni anfibie – lha / lpd – in grado di operare con convertiplani, aerei di supporto e hovercraft).  Ma alla partitocrazia e  e ai suoi governi tutti rinchiusi nella cittadella delle orge del potere le dinamiche internazionali interessano poco, così come abbiamo visto a proposito del non agire a pro del popolo italiano  Inoltre, le Forze Armate devono obbedienza, anche quando le decisioni politiche sono decisamente ottuse e assurde, e perfino contrarie alla salvaguardia degli interessi e della sicurezza nazionali. Che qualcuno ce la mandi buona. Veniamo adesso, infine, all’ultimo ricco carnet delle attività produttive di Fincantieri e guardiamo agli italiani che lavorano e che producono. E che non rubano. –   Domenico Cambareri 

giovedì 7 maggio 2015
FINCANTIERI E FINMECCANICA RINNOVERANNO LA FLOTTA DELLA MARINA MILITARE
Firmati i primi contratti con OCCAR per la costruzione di sette unità navali

Trieste – Roma, 7 maggio 2015 – Fincantieri, uno dei primi gruppi cantieristici al mondo e operatore di riferimento nella navalmeccanica militare, e Finmeccanica, principale gruppo industriale italiano leader nel campo delle alte tecnologie, costruiranno ed equipaggeranno le unità previste dal piano di rinnovamento della flotta della Marina Militare.

giovedì 30 aprile 2015

FINCANTIERI E L’UNIVERSITÀ DI RIJEKA INSIEME PER L’ALTA FORMAZIONE
Trieste, 30 aprile 2015 – Fincantieri e la facoltà di Maritime Studies dell’Università di Rijeka hanno firmato un importante memorandum d’intesa che stabilisce un rapporto di cooperazione in un ampio spettro di attività, nonché l’intento di lavorare insieme per reciproco beneficio. L’accordo, che ha durata di un anno e prevede la possibilità di rinnovo, consente per la prima volta a Fincantieri di aggiungere un istituto estero alla propria rete di partnership nella formazione avanzata. In Italia analoghi accordi sono stati stipulati con le università di Trieste, Genova e Palermo.
martedì 28 aprile 2015

CONSEGNATA FREMM “CARABINIERE” ALLA MARINA MILITARE ITALIANA
Trieste, 28 aprile 2015 – Oggi, presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia), è stata consegnata alla Marina Militare Italiana la fregata “Carabiniere”, la quarta del programma FREMM – Fregate Europee Multi Missione – commissionate a Fincantieri nell’ambito dell’accordo di cooperazione internazionale italo-francese, con il coordinamento di OCCAR, l’organizzazione congiunta per la cooperazione europea in materia di armamenti. Il programma, di cui Orizzonte Sistemi Navali (51% Fincantieri, 49% Finmeccanica) è prime contractor per l’Italia, prevede la costruzione di dieci unità, ad oggi tutte già ordinate.
lunedì 20 aprile 2015

ACCORDO UNICO IN ITALIA TRA FINCANTIERI E L’UNIVERSITA’ DI PALERMO
PALERMO/TRIESTE, 20 aprile 2015 – L’Università di Palermo entra a far parte dei pochi Atenei italiani in grado di offrire una specifica formazione nel campo dell’ingegneria navale. Un traguardo raggiunto grazie a un accordo con Fincantieri, che ha permesso di avviare un percorso di eccellenza nell’ambito del corso di laurea magistrale in Ingegneria meccanica.
giovedì 16 aprile 2015

PROGRAMMA LCS FINCANTIERI COSTRUIRA’ULTERIORI DUE UNITA’ PIU’ UN’OPZIONE
Trieste, 16 aprile 2015 – Nell’ambito del programma Littoral Combat Ship della US Navy, FINCANTIERI in partnership con Lockheed Martin Corporation ha firmato, tramite la sua controllata Marinette Marine Corporation (MMC), una modifica contrattuale relativa ad una Littoral Combat Ship (LCS 21) già interamente finanziata unitamente al finanziamento anticipato (advanced procurement funding) di un’altra unità (LCS 23). La modifica contrattuale prevede inoltre un’opzione per un’ulteriore unità, la LCS 25, che sarà finanziata nel 2016. Il valore complessivo dell’ordine per Fincantieri è di circa 232 milioni di dollari.
ESERCITATA L’OPZIONE PER LA NONA E LA DECIMA FREMM
Si completa il programma FREMM per la Marina Militare Italiana Trieste/Roma, 16 aprile 2015 – Orizzonte Sistemi Navali S.p.A., joint venture tra Fincantieri (51%) e Finmeccanica (49%), e prime contractor per l’Italia nell’ambito del programma internazionale italo-francese FREMM – Fregate Europee Multi Missione, ha ricevuto oggi da OCCAR (l’Organizzazione Congiunta di Cooperazione europea in materia di Armamenti) la comunicazione dell’esercizio dell’opzione per la costruzione della nona e decima unità, a completamento della fornitura alla Marina Militare Italiana di una serie di 10 navi. Il valore dell’ordine per Orizzonte Sistemi Navali S.p.A. è pari a 764 milioni di euro.
BANCA MEDIOCREDITO SI APRE AL FACTORING CON FINCANTIERI
Siglato oggi l’accordo a Trieste tra le due società che apre nuovi scenari e opportunità per le imprese del FVG Trieste, 15 aprile 2015 – Fincantieri e Banca Mediocredito FVG hanno sottoscritto oggi un importante accordo che consente ai fornitori del gruppo navalmeccanico di poter accedere a servizi di factoring e di poter usufruire di specifici prodotti bancari che permettono di facilitare e rendere più economico l’accesso al credito. L’accordo siglato consentirà alle imprese fornitrici di Fincantieri, in particolare quelle del Friuli Venezia Giulia, molte delle quali già clienti di Banca Mediocredito, di poter ricevere il pagamento anticipato dei crediti vantati nei confronti di Fincantieri e di poter beneficiare di un servizio bancario dedicato ai contratti di fornitura stipulati tra le parti, meglio supportando così i fabbisogni finanziari dei fornitori.
A MARGHERA AL VIA I LAVORI PER “SEABOURN ENCORE”
Trieste, 13 aprile 2015 – Si è svolta oggi presso lo stabilimento di Marghera la cerimonia del taglio della prima lamiera di “Seabourn Encore”, la prima di due navi da crociera extra-lusso che Fincantieri realizzerà per la società armatrice Seabourn, brand di Carnival Corporation.