Il presidente di turno non ci rappresenta. Mattarella non ci rappresenta. E’ più che ora di finirla con l’inneggiare ai CRIMINI partigiani. 1.

05 Maggio 2016

Domenico Cambareri

 

 

 

 

 

 

 

LA FEROCIA DELLA MENZOGNA

…. dal 25 aprile 1945 a giorni e mesi dopo, le mattanze imperversarono: basta coltri del silenzio, basta bugiarde e fantasione crestomazie partigiane, basta invenzioni storiche inverosimili ….perché nessuno possa più dire, come è stato per le foibe,<< non lo sapevo, non mi era stato mai detto … >>

 

MATTARELLA, INIZIAMO DALLA PERSONE SEPOLTE VIVE?

… radiose giornate e liberazione…

…in Italia centrale e settentrionale…

… donne sepolte vive: Rosaria Bertacchi Paltrinieri, Jolanda Pignati … donne massacrate: … Pierina Donadelli, Anna Maria Bacchi, Ida Govoni (dei sette fratelli Govoni sterminati in un cascinale), Ines Gozzi, Jolanda Pirondi, Dina Parenti, Italina Bocchi Morisi …. sacerdoti massacrati …..

 

Ecco fatti e giudizio di un antifascista americano ricordati da un altro indiscutibile antifascista (di cui non condividiamo affatto i superficiali giudizi sul regime e sulla sua politica estera, sicuramente dettati da un acritico inno alla democrazia rappresentativa), innamorato folle dell’Italia e della sua fede cattolica, corifeo antifascista e perfetta antitesi dell’altro statunitense, il geniale poeta e pensatore, fascistissimo sincero e laico convinto Ezra Pound, a proposito dei fascistissimi antifascisti italiani del dopo 25 luglio e del “brutale” regime brutalmente tradito assieme alla Patria in guerra; regime che aveva perfino attribuito agli antifascisti condannati una “tessera dei diritti”, tessera che ebbe pure Gramsci (la città a cui fanno riferimento Soldati e Furst è Firenze; la sottolineatura è nostra):

“Tuttavia, sentite lo stesso Furst, in un’altra intervista, anche questa del 1965, e quindi sempre insospettabile: << Durante la guerra abissina, quando io ero direttamente ostile alla politica fascista perché io la ritenevo, a ragione, un colpo mortale alla pace e alle Nazioni Unite, tutti gli italiani erano fascisti, soprattutto i paladini odierni dell’Apertura, allora feroci littoriani. Inutile fare i nomi, tanto li sanno tutti. Mi ricordo come, allora, non potevo più entrare nel Caffè dove prima si radunavano i miei amici antifascisti tanto erano diventati fanatici dell’Africa Italiana, dell’Italia imbottigliata nel Mediterraneo, e così via. Allora Croce, Montale, Soldati ed io e forse due o tre altri, eravamo gli unici scrittori antifascisti in Italia, e i due viventi lo possono attestare. Adesso, un bel coraggio. Tutti i corifei dell’odierna sinistra inneggiavano al regime. Era compromettente essere seduto in pubblico in mia compagnia. >> Ma non basta. L’articolo su Benedetto Croce, incluso in questo volume e scritto nel 1931 per il New York Times’Book Review …”

(Mario Soldati, “L’ultimo Don Chisciotte. Ricordo di Henry Furst, pag. XV, Prefazione, in Henry Furst, “Il Meglio”, a cura di Orsola Nemi Longanesi &C Milano 1970.

Su aspetti non meno importanti ma non inerenti i massacri partigiani, in una trasmissione di Rai 1dei giorni scorsi sugli “eroismi”,  l’intervistato, Massimo Loi, dichiarava che assieme al suo amico (pure intervistato), allora poco più che ragazzi, scrivevano sui muri della loro città molti slogan fra cui quelli di porre fine alla guerra e di ritornare a magiare pane bianco. Inoltre, scrivevano lettere in cui chiedevano la fine della guerra e del regime, lettere che poi imbucavano nelle ville. A guerra finita, si accorsero che in quelle ville abitavano quelli che si affermarono subito come esponenti socialisti e comunisti. Dichiarazioni autobiografiche che di tanto in tanto, attraverso una non revisione e espunzione del testo originale, colpiscono per l’incredibile veridicità.

<< Il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante, ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio. E’ una pedagogia impietosa, una lezione feroce >>.  

(Giorgio Bocca, già fanatico fascista, “Storia dell’Italia partigiana”)

 

LE BELVE NELLA LORO GIOIOSA ESALTAZIONE ARRIVARONO A FOTOGRAFARSI

CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ ANCORA IMPUNITI

Giuseppina,

ancora oggi

Napolitano, Mattarella, Boldrini, Pinotti

non ti ricordano e non ti salutano?

01_Ausiliaria_Rsi

Ti nascondono?

Dove?

Dentro le sedi dell’anpi?

o dentro le sedi della Rai, di Fininvest, delle Università e del Licei?

 

Giuseppina Gherzi e i suoi violentatori e massacratori.

Mattarella, nessuno più ci fermerà: Verità e Libertà

Resistenza, ma quale resistenza. Mattarella il siciliano, vogliamo cominciare con i nomi delle persone sepolte vive dai partigiani comunisti o vogliamo iniziare dall’intronizzazione dei mafiosi italoamericanin in Sicilia?

 

 

 

 

Premessa

Torniamo ancora a scrivere per non consentire che un cinico e forsennato regime predone e di predoni possa continuare a distruggere ogni minimo elemento di verità storica.
Per non consentire che i ragazzi, i giovani e quelli che sono diventati e ancor più diventeranno la forza motrice del popolo italiano, i quarantenni di oggi, possano ancora essere così subdolamente raggirati, come lo è stata alla grande la nostra generazione del primo dopoguerra ’40-’45 e come lo è stata quella successiva. Ma altresì come lo è stato in generale tutto il popolo italiano, attraverso la sistematica distorsione e denigrazione di tutta la storia del primo ‘900.
Questa è un’ineludibile e attivo compito di coscienza politica il più possibile super partes, di coscienza culturale ancorché ideologica e perciò nel senso più nobile e patrio coscienza civile.
A ciò siamo costretti, prossimi ai 64 anni, lo ripetiamo, affinché le giovani generazioni italiane e quanti fra di essi sono mossi da particolare sensibilità identitaria, storica e civile non possano continuare a patire le sofferenze di loro arrecate da un così abietto regime partitocratico e quanti fra gli altri si professino in modo convinto eredi dell’antifascismo possano avere più diretta e completa conoscenza di quanto in realtà accadde nei tragici anni ’43-’45.
*****
Questo è un doveroso e ineludibile atto di coscienza civile non di meno nei confronti di tanti protagonisti di quegli anni e di quelle battaglie, ad iniziare dai giovanissimi della prima e ultima generazione fascista, di quelli che all’indomani del tradimento non cambiarono casacca e che continuarono a testimoniare come con gli ideali e in combattimento e con il sacrificio della vita di come e di quanto era stata ricca di fermenti cultuali l’attività delle organizzazioni studentesche fasciste. Verità in modo sibillino e stravolgente presente nelle parole di Giorgio Napolitano: i Guf erano vivai di antifascismo.
Questo è un doveroso e ineludibile atto di coscienza civile altresì nei confronti dei tanti italiani afascisti e antifascisti e/o antimussoliniani che avevano accettato passivamente il conformismo rivoluzionario del partito unico per la mancanza assoluta di reali prospettive di cambiamento, i quali, al momento della resa senza condizioni, non avevano obbedito al re e erano accorsi per l’onore dell’Italia a combattere o a prestare la loro opera nella burocrazia della Repubblica Sociale Italiana.
Per l’onore dell’Italia: una frase resa desueta ma affatto non vuota, non retorica. Semmai espressione di tragica trepidazione nei cuori di questi italiani che anteposero la dignità della loro Nazione al loro interesse personale e perfino al loro credo politico e alle loro più intime sensibilità. Ciò fu particolarmente doloroso ad esempio per il vertice dell’esercito, gli alti funzionari degli esteri e gli ufficiali, i sottufficiali e i marinai (espressioni di meno solido rapporto con il regime e di forte vincolo al giuramento di fedeltà verso il re e la monarchia).
*****
Torniamo dunque ancora a scrivere per non consentire che un regime predone e di predoni possa continuare a distruggere ogni minimo elemento di verità storica. Avremmo preferito scrivere di tutt’altro; su e di tante cose a cui ci richiamano le impellenze nazionali, europee e internazionali e quelle verso cui il nostro interesse e la nostra ricerca hanno sempre subito nocumento da queste ininterrotte violenze storiche e morali che hanno infierito nel corso della nostra esistenza, fatti parzialmente salvi gli ultimi quindici anni; anni in cui protervia e falsificazione hanno agito in maniera effettivamente meno virulenta.
Quanto gli studi storici, ad iniziare dalle fondamentali ricerche di Renzo De Felice, hanno via via messo in luce è però risultato sempre marginalizzato e infine negletto e ingoiato dal buco del più sordido silenzio. Sordido silenzio di anime e di intelligenze sordide perché assolutamente impermeabili al ripensamento, alla riflessione al dibattito, al dubbio, all’ammissione delle colpe, all’autocritica, alla richiesta di perdono; sordido silenzio perché sempre generato da anime mosse dal coriaceo vizio della sopraffazione, dalla inquietante e minacciosa boria di chi ha goduto e gode d’impunità per i crimini commessi e si è reso e ancora si rende insaziabile e intoccabile consumatore “antifascista” del lavoro del sudore e del profitto di imprenditori e lavoratori.
L’Italia che in noi vive e si specchia è dunque come un’enorme, incalcolabile quantità di amorevoli e sorelle balene spiaggiate lungo tutte le coste del Bel Paese perché disorientata e avvelenata dalle mefiche mistificazioni ininterrottamente operate.
Un male morale e metapolitico, un male storico profondo le cui metastasi mafiose si sono diffuse in tutto il corpo e nel profondo della psiche. Un male che si chiama corruttela e concussione sistematiche, ruberia sistematica, collusione mafiosa, contraffazione sistematica. Partitocrazia. Un male rabbrividenti di fronte a cui i moralisti dell’immediato post fascismo e antifascismo dovrebbero davvero rimanere allibiti e pietrificati per l’impatto distruttivo ingenerato dalle fregnacce quasi sempre mistificanti e assurde da loro propalate urbi et orbi.
‘*****
A questo compito siamo stati sospinti a forza, con veemente impulso dalle parole che Mattarella in qualità di Presidente della Repubblica ha pronunziato in più cerimonie durante il 25 aprile di questo 2016.
Parole non di circostanza. Parole che risuonano cariche di potere divisorio, di esaltazione estrema e assolutamente acritica della parte, di affermazione di un “principio fondativo repubblicano” da ricercarsi nei dì delle mattanze e dei caldi fiumi di sangue giammai ricordati giammai onorati e a cui spesso giammai è stata resa giustizia, di implacabile inimicizia e avversione all’idea della riconciliazione nazionale.
Parole che affermano quanto non si legge in alcun passo della Costituzione “antifascista”, costituzione che nei suoi più significativi e validi punti riecheggia ad hoc apertamente i contenuti sociali del regime fascista vinto e abbattuto dai nemici in un tutt’uno con l’Italia che governava. Costituzione pacificatrice che presenta soltanto una breve frase, relegata appositamente in un articolo fra quelli appellati “transitori e definitivi”, in riferimento al disciolto partito fascista. Le menti pensanti di allora, i costituenti dell’Italia repubblicana e “antifascista” – comunisti in testa –avevano dunque ben chiari in mente l’importanza della pacificazione e il fatto che la nuova costituzione veniva a essere posta come la via maestra della nuova e futura Italia e non più come violenta e vigliacca imposizione e incombente minaccia sugli ex fascisti che mai avevano tradito o su cittadini e famiglie che nulla avevano avuto a che spartire con il regime fascista? Avevano essi ben in mente che una palese discriminazione costituzionale non solo avrebbe leso i principi costitutivi del liberalismo e pure delle concezioni democratiche non monopartitiche, e altresì che l’Italia avrebbe vissuto in una condizione di endemica instabilità interna addizionale a quella che già sapevano che sussisteva fra partiti non comunisti e partito comunista stalinista e l’allora ancora vassallo partito socialista? Ovvero in una condizione di strisciante guerra civile interna, però con alleanze non più simili alle precedenti?
E’ in questo quadro che è da collocare l’amnistia scritta dal fanatico leninista-stalinista e lucido stratega Palmiro Togliatti
amnistia sia per i crimini commessi dai fascisti della RSI sia dai partigiani. E’ entro questo quadro che va letta la mossa strategica del fanatico ma lungimirante leninista-stalinista Togliatti di far entrare nelle file del PCI circa 30.000 soldati della RSI: i fascisti più estremi, i fautori della socializzazione integrale, quelli del fascismo proletario e del fascismo immenso e rosso, quelli che forse più di ogni altro si rispecchiavano nella frase di Giovanni Gentile, secondo cui i comunisti erano dei fascisti impazienti? Quelli che capivano, nel contesto della rivoluzione produttiva e sociale, la loro reale vicinanza con quei comunisti che avevano duramente combattuto; quei fascisti che al contempo mai avrebbero accettato di aderire a forze popolari-clericali e mai si sarebbero piegati davanti alla nuova egemonia planetaria conseguita dal capitalismo speculativo statunitense? E perché non ricordare i repubblicani-repubblichini che non transitarono nel Pci e che rimasero fermi in maniera salda sulle loro posizioni per decenni, tanto da appoggiare e difendere politicamente Castro e il suo regime contro lo sfruttamento capitalista e statunitense?

Ma l’amnistia è stata utilizzata  dal clni e dalla partitocrazia sin da quel momento come insuperabile escamotage per nascondere definitivamente gli orrendi crimini partigiani. Da qui è iniziata un’imperterrita e ininterrotta opera di sistematica e generale falsificazione e invenzione storica. Ecco allora gli “spledidi” e innuerevoli partigiani (meno di 80.000, col grasso che cola) e i crimini partigiancomunisti vigliaccamente coperti dai soci&succudi partitocrati … e la lotta di popolo! Questa, in coincisa sintesi, l’artificiosa mistificazione che ci tiene ancora soggiogati, con la testa prona verso i vincitori “liberatori” e i servi badogliani.

*****
Il nostro compito è assolutamente impari, ciò nonpertanto doveroso: certe azioni vanno condotte a prescindere dal raggiungimento degli obiettivi. La loro importanza e il loro valore si ripagano da sé.
Un regime che ha controllato e controlla attraverso i suoi partiti e sindacati e organi professionali dell’informazione e i cattedratici l’informazione e la cultura non ha certo bisogno di ricorrere all’uso di violenza aperta, di misure di limitazione della libertà e ad azioni giudiziarie per stroncare e per far fallire l’opera di controinformazione e corretta informazione storica, anche se diversi casi – fino a tempi giorni molto recenti – attestano delle emblematiche eccezioni. Emblematiche eccezioni in cui il ruolo del potere giudicante è stato asservito a scoperte, grevi e ridicole finalità politiche.
*****
E’ però pur vero che può accadere qualcosa di diverso, cosa che ci auguriamo, come insegnano la storia e la cronaca recenti in riferimento al non più possibile prolungabile bestiale silenzio sulle mattanze dei comunisti titini contro la popolazione civile italiana lungo il confine orientale (con la scoperta complicità di partigiani comunisti italiani). Il muro del silenzio si era sgretolato inesorabilmente nel corso dei lungi cinquanta e più anni di antifascismo di un regime partitocratico sordido e bieco, che non era però riuscito ad azzerare informazioni, pubblicazioni e ricerche. Un regime sordido e cieco che aveva continuato per molti anni ancora dopo la caduta del muro di Berlino e del regime sovietico ad inneggiare e idolatrare la farsa della liberazione operata dai partigiani comunisti.
Questa storia delle foibe per di più continua ad avere strascichi purulenti giacché impenitenti storici delle fazioni e corrivi centri di disinformazione comunista/postcomunista continuano a versare veleni di menzogne pur di giustificare i criminali titini e complici italiani … al fine di continuare a far marcire la verità secondo la solita retorica e la solita trita contraffazione e rimozione storica antifascista. Infatti, costoro assolutamente non richiamano mai cosa avvenne nel corso dell’800 in queste terre italiane dell’impero asburgico, con l’ininterrotta attuazione dell’alterazione etnica attraverso lo spostamento strumentale di popolazione slava dall’interno lungo le coste italiche dell’Adriatico orientale. Cosa che coinvolse perfino la nomina di vescovi slavi e la contestuale riduzione a soltanto un vescovo di lingua italiana.
E’ però pur vero che può accadere qualcosa di diverso, come insegna la storia,
E’ questo che ci auguriamo. Attraverso le scuse e le speriamo non impossibili future dimissioni di Mattarella.
Da questa linea non recederemo. Mai. Lo garantiamo a Mattarella & pseudostorici. Da buoni siciliani e da buoni italiani.

 

(continua)

 

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