FRANCIA: MARINE O NO, L’EUROPEA ATTENDE RISPOSTE CHIARE. 1.

24 Aprile 2017

Domenico Cambareri

 

 

 

 

MARINE, TRIONFO SFIORATO DECLINO ASSICURATO

 

 

 

La sconfitta che si preannuncia con il secondo turno per Marine Le Pen, a prescindere dagli apparentamenti, non potrà ricordare quella del padre. Sarà una sconfitta storica che cancellerà il perché del pieno dei voti conseguiti in questa primo turno elettorale.
Se alcun cose sono rimaste, per l’appunto gli apparentamenti elettorali e lo sbarramento frontista anti destra, molte cose sono anche cambiate. Marine ha preso la guida del Font National da diversi anni, di fatto estromettendo l’anziano padre scivolato definitivamente sulla buccia della banana sulla questione dello “sterminio degli ebrei “ per volontà di Hitler.
Aspetti su cui gioca alla grande da sempre la disinformazione storica dei gollisti e dei frontisti francesi, all’unisono con la disinformazione angloamericana e con i canovacci della grande invenzione pseudostorica sionista, a cui ancora talora reagisce in modo banale e sprovveduto nelle più diverse contrade d’Europa qualche gruppetto di anziani o di giovani, perché a volte sostenitore di un negazionismo generalizzato.
Questi ultimi, prima di replicare alla cieca, bene farebbero a dire ai loro avversari che Hitler e parte della nomenklatura nazista erano di “sangue ebreo”; che essere cittadini di ascendenza etnica ebrea nelle nazioni europee o altrove non significava allora e non significa adesso  che costoro fossero o siano automaticamente giudeo-israeliti, che essere israelita non significava e non significa affatto essere sionista, a prescindere dalle prevalenti percentuali sussistenti dal primo ‘900 ad oggi nell’ambito di tali rapporti, e senza prescindere da quanto accadde per non le recondite ciclopiche colpe del forsennato fanatismo esclusivista sionista. Farebbe bene, qui in Italia, a chiedere a Paolo Mieli questo e altro ancora un Ferruccio de Bortoli, che ostenta con noncuranza di essere assolutamente a digiuno in merito a questi cruciali passaggi della storia contemporanea e si cimenta pur di manifestare un’acritica apologia per le drammatiche disavventure di tanti piccoli “ebrei” di allora, ovvero per i polacchi, russi,  austriaci,  tedeschi,  italiani, francesi, greci, iugoslavi … di confessione israelitica coinvolti dal razzismo “religioso” sionista e da quello antisionista, per antonomasia da quello nazista e finiti nel tritacarne. 
Ma torniamo a Marine e al Front National.
Marine Le Pen ha inventato una nuova posizione politica del suo partito, il quale si è trovato così a svolgere il ruolo di onirica avanguardia e di retroguardia dello sciovinismo gollista
De Gaulle: generale “politico”, bastonato duramente sul campo di battaglia da un reggimento tedesco enormemente inferiore in mezzi e uomini, disobbediente all’autorità legittima di Pétain; capo della macelleria “liberatoria” al servizio degli angloamericani, che gestì in proprio, quasi indisturbato, a Londra; capo del generale canaglia a capo delle canaglie che infierirono in modo terribile sulla popolazione civile in Ciociaria durante la battaglia di Montecassino; perturbato mistico monarchico della “France éternelle”; traditore della promessa fatta al popolo francese e all’OAS non per saggia valutazione politica circa la fine del colonialismo francese in Algeria ma per mero calcolo politico personale.
Nulla di peggio, per la storia del Front National.
Marine Le Pen ha inventato il come sfruttare al massimo, sul piano della rendita elettorale, la sclerotica recrudescenza del nazionalismo francese fuori tempo e e la disaffezione di non poca parte degli elettori verso i partiti tradizionali per i motivi più diversi, lavoro e pensioni in testa.
Oltre questo, non ha saputo cogliere affatto le novità irreversibili della realtà europea e delle dinamiche mondiali. Non le ha sapute cogliere o non è stata in grado di farlo. In ogni caso, pervicacemente si è risolta nel volere essere lo sproloquio senza fine di uno sciovinismo che fa star male anche nazionalisti non privi di senno.
Si è arroccata in un cieco esclusivismo antieuropeo, in un’esaltazione sfrenata di questo sciovinismo di potenza nazionale che ha grattato la botte delle proteste, delle insoddisfazioni dovute non poco alle crisi finanziarie conseguenza delle speculazioni nate oltreoceano, della riduzione delle coperture sociali operata anche dal governo di sinistra. Insomma, una retroguardia cieca e ottusa di quello che fu il gollismo nei momenti di maggior successo e d’infrenata autoesaltazione (come dimenticare De Gaulle che si reca in Québec, a Montréal, nel 1967, a bordo di un incrociatore, per affermare la secessione e l’indipendenza della regione francofona dal Canada?).
Oltre, ben oltre, gli antieuropeisti inglesi, Marine non vuole lasciare solo l’Unione Europea, pure la NATO. Altra mossa tipicamente, sfrenatamente gollista, priva di senso dopo il rientro di Parigi nell’organizzazione atlantica, alla luce dei radicali cambiamenti mondiali intervenuti e di quanto poi è nato come primo diretto risultato, il G20, e del fatto che la Francia, sia pure potenza nucleare (che schiera un suo deterrente basato su quattro sottomarini nucleari lanciamissili balistici dotati di testate multiple), poco conta e ancor meno conterà nel contesto globale quale entità nazionale a se stante. Bric e brac, il bricolage francese davvero poco conta davanti a Cinindia, davanti a BRICS. E mettiamoci pure Giappone, Turchia, Corea del Sud. Messico e… Unione Europea post Brexit e Francexit.
Riteniamo che Marine, con l’avere rinunciato in modo emblematico a tenere accanto alla bandiera francese quella dell’UE abbia in fin dei conti scavato la fossa al futuro del suo partito, salvo uno scandaloso dietro front. La cosa ha altresì ha avuto un esito  meschino, in base a qunato riportato dalla stampa, e cioè che Marine abbia detto alla tv privata che la ospitava che la bandiera dell’Unione Europea per le è uno straccio. Se la cosa è vera, Marine si è rivelata una mentecatta senza prova d’appello, al pari del terun de l’osti Bossi bossolo fuso.
Macroscopicamente contraddittorio, alla luce di ciò, risulta quanto Marine avrebbe detto a Putin, e cioè che lei avrebbe fatto di tutto per premere sull’UE per fare cessare le sanzioni.
Marine, dunque, rivendica il ruolo di continuatrice del neo neocolonialismo francese? Dei bombardamenti in Siria, dei bombardamenti in Libia, dello sporco gioco in tutti i mercati e in tutte le aree (dalla Turchia al Libano alla Libia all’Egitto al Qatar agli Emirati Arabi), messo in atto contro gli interessi italiani o di altri partner europei? Rivendica il ruolo di artefice della destabilizzazione panmediterranea, della conduzione di operazioni di largo respiro “sporche” dei governi francesi, non solo sulla scia di quelli US e britannici, quanto messi in atto in “proprio”, in modo autarchico, come espressione della palpitante proiezione della force de frappe e della grandeur frabriqué en France ?
(continua)