Mediterraneo infuocato. L’ONU ha emesso la sua decisione sulla pericolosa contesa greco-turca

31 Dicembre 2020 Autore: Enea Franza Postfazione con schede di riferimento di Domenico Cambareri

Dissidio e possibile accordo tra Grecia ed Egitto sullo sfruttamento economico della zona di mare aperto contestata e rivendicata dalla Turchia. Pubblicata dall’ONU la sua decisione.

L’Egeo meridionale è stata dichiarata “Zona Economica Esclusiva” tra Grecia ed Egitto, con un accordo siglato lo scorso 6 agosto tra i due Stati ed ora pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Legali, sul sito ufficiale dell’ONU.

Si tratta della zona contestata dai Turchi, al largo dell’isola di Kastellorizo, che il governo turco rivendica come parte della sua piattaforma. Com’è noto, le tensioni nel Mediterraneo orientale si sono sviluppate per molti mesi intorno all’esplorazione di gas da parte della Turchia nelle acque che Cipro e la Grecia rivendicano come loro zone economiche esclusive. La situazione si è aggravata quest’estate, quando la Turchia ha inviato la nave Oruc Reis, accompagnata da una scorta di navi militari, a perforare nelle acque diquella che la Grecia considera la sua piattaforma continentale.

Peraltro, i turchi hanno sempre sostenuto che l’ONU era d’accordo con la loro posizione e per rafforzare la loro pretesa nel novembre 2019, la Turchia ha firmato un accordo con il Governo di Accordo Nazionale con sede a Tripoli che include le acque del Mediterraneo che la Grecia considera una parte della sua zona economica esclusiva. La pubblicazione sul sito dell’ONU, dunque, alza il livello qualitativo del confronto rafforzando la posizione dalla Grecia, che ha sempre reagito alla pretesa Turca. Tutto ciò a scapito delle pretese dei Turchi, scatenata per raggiungere importanti obiettivi, estrinseci e non (camuffare la grave crisi interna e internazionale in cui si dibatte il regime islamista turco sul piano politico, etnico e finanziario, destabilizzare il contesto interazionale che ha operato le scelte sulle nuove vie di rifornimento energetico che da Russia e regioni dell’Asia centrale vanno a potenziare i flussi verso l’Europa occidentale e che marginalmente ma necessariamente riducono il coinvolgimento turco nell’attraversamento territoriale, la rischiosissima ‘cinesizzazione’ della sua posizione in merito all’interpretazione e applicazione del Trattato di Montego Bay su acque territoriali, zona intermedia e ZEE, interpretazione spavaldamente forzata e illegittima).

Il braccio del ferro su Kastellorizo rientra dunque nella più ampia e spinosa partita relativa alla definizione delle zone economiche esclusive (ZEE) per lo sfruttamento delle risorse naturali nel Mediterraneo Orientale ed il conflitto tra Grecia e Turchia, si inserisce nel confronto più ampio tra U.E. e Turchia e Algeria, che ha deciso di seguire l’assurda e pericolosa dilatazione ‘interpretativa’ d Cina e Turchia del Trattato mondiale dell’ONU su citato. In questo ultimo caso, l’Algeria vorrebbe inopinatamente estende la ZEE fin nel cuore delle acque italiane e spagnole comprese fra la Sardegna e le Baleari.

Inoltre, in un contesto differente ma che viene a collocarsi accanto a quanto è stato qui delineato, vi è il confronto dell’UE con la Russia. La prima fase di questo confronto è stata persa sulla terraferma con l’uscita definitiva dall’ orbita della Federazione degli Stati Indipendenti guidata dalla Russia dei tre piccoli Paesi Baltici e di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, Bulgaria, Romania e, ultima in ordine di tempo ma non ultima strategicamente, Ucraina, si svolge ora sul bacino del mediterraneo. A dire il vero, il caso relativo all’Ucraina è molto più complicato ed è il risultato estremizzato dell’azione di accerchiamento russo messo in opera dalla diplomazia sporca di USA e Regno Unito. Ciò ha acutizzato enormemente i problemi russi e i rapporti russo-europei sono rimasti purtroppo ancora in alto mare a causa dei gravissimi intrecci contenuti in questa ingarbugliata matassa (dall’affaire georgiano a quello della Crimea e della piccola guerra di frontiera del bacino del Donec o Donbass, tuttora in corso). L’esclusione o sospensione che dir si voglia della Russia dal Gruppo del G-8 e le reciproche sanzioni economiche fra USA e UE da una parte e Russia dall’altra confermano la rigidità a cui è pervenuto questo quadro geopolitico in cui i veri vincitori sono soltanto gli Stati Uniti.

In effetti, Siria e Libia oggi costituiscono lo scenario più avanzato del confronto pan-mediterraneo, confronto in cui stanno giocando ottimamente le loro carte, anche a motivo del completo ‘vuoto di potenza’ determinato dalla volontaria incapacità italiana di svolgere il suo ruolo nella regione di sua vitale sicurezza, cosa che ha aperto le porte a tutta una precedente serie di arbitrari e brutali e sempre più diretti interventi armati da parte dei suoi maggiori partner occidentali. I Russi sono direttamente presenti in Siria, simultaneamente in funzione di contenimento e respingimento dell’esercito turco e delle truppe mercenarie e regolari capitanate dagli USA con UK, Francia e altri al seguito in un tentativo di guerra d’invasione mai dichiarata ma che ha portato alla completa distruzione di non meno della metà del Paese, oltre che a un disastro umanitario difficilmente calcolabile. Anche in Cirenaica, nella Libia costiera orientale, i russi stanno svolgendo un’azione di presenza strategica con truppe di ‘contrattisti’ e di consiglieri e addestratori e con la compagnia Wagner, che pure se soggetto privato, ha fortissimi legami con il governo russo. Questo è accaduto
anche a motivo del completo ‘vuoto di potenza’ determinato dalla volontaria incapacità italiana di svolgere un suo ruolo di coinvolgimento decisionale e fortemente attivo nella regione di sua vitale sicurezza: cosa che ha aperto le porte a tutta una precedente serie di arbitrari e brutali e sempre più diretti interventi armati da parte dei suoi maggiori partner occidentali.

L’altro contendente attualmente più coinvolto direttamente in Libia è la Turchia, che si trova in opposizione a Russia e Egitto, che sostengono, assieme ad altri Paesi, anche occidentali, il generale Haftar, che ha la sua roccaforte a Bengasi. Il governo di Erdoğan appoggia direttamente, con uomini e armi il cosiddetto governo legittimo della Libia, riconosciuto dall’ONU e dall’Italia, guidato da Fayez al Sarraj, il quale è un esponente islamista ‘moderato’, quindi un esponente che sul piano dell’invadenza del religioso nella scena politica gioca spalla a spalla con Erdoğan. Naturalmente, questo vitale e insostituibile appoggio turco a al Sarraj e alla Libia che egli ritiene ancora di rappresentare sta costando rinunce e compromissioni enormi, a iniziare dal ‘trattato’ bilaterale sul condiviso riconoscimento delle loro ZEE nel Mediterraneo, cosa che lede i diritti non solo di Grecia e Cipro ma pure di tanti Stati, Italia compresa (in riferimento alla presunta e mai esistita ‘baia storica’ del Golfo della Grande Sirte, che costituisce una vera mostruosità sotto tutte le angolazioni).

L’aggrovigliato contesto internazionale non si ferma qui. Esso ci presenta questa ulteriore realtà: per altro verso, la Russia supporta la Turchia messa alla porta dall’UE e sanzionata dagli USA, fornendole avanzatissime batterie di missili antimissili e antiaerei. La stesa Turchia che le ha abbattuto qualche velivolo e i cui soldati combattono quelli Russi e i loro contractor in Siria in difesa del regime di Assad, ma non in Iraq (regione del Kurdistan: i Curdi, che a suo tempo avevano aiutato la NATO nella guerra contro i jihadisti, si trovano nella morsa di due suoi irriducibili nemici perché irriducibili avversari dell’autonomia del popolo Curdo,
nemici non meno irriducibili loro stessi: il Siriano Assad e il Turco Recep Tayyip Erdoğan).

In tale contesto, potrebbe apparire naturale la pretesa turca di controllo nel/del Mediterraneo e l’attività intimidatoria verso la Grecia.

In definitiva due ex imperi, quello russo e quello ottomano, si confrontano nel Mediterraneo dove il vero assente è l’UE, bloccata dallo sconsiderato intervento francese in Libia, da un’Italia incapace di svolgere il ruolo di leader naturale che la storia oltre che la geografia le assegna, ed una Germania che assiste e quasi dà il suo assenso agli azzardi clamorosi e lesivi degli interessi europei dei presidenti francesi. Certo è che il gioco complessivo pare che sia guidato da chi soprattutto ha scatenato senza riserva alcuna questo finimondo e che parrebbe essersi tratto indietro, parrebbe ma solo parrebbe: gli Stati Uniti, con il cinico e distruttivo avventurismo dei suoi presidenti.

Per intanto, l’ONU con la sua decisione prende finalmente una posizione mondiale chiara, con cui è stato formalmente posto un chiarissimo limite all’attuale aggressiva politica di Recep Tayyip Erdoğan, che con il suo islamismo e il suo neo-ottomanesimo ha già fatto pagare prezzi enormi al popolo turco, popolo di cui almeno il 40% della popolazione era già perfettamente integrato nella cultura europea e nei modelli di organizzazione sociale, del costume e dell’economia.

*****

Postfazione all’articolo di Enea Franza

Il sintetico e nitido articolo di Franza focalizza gli aspetti fondamentali, i nuclei concettuali del contesto della rinnovata strategia turca in merito allo sconvolgimento degli equilibri intra e inter mediterranei che essa ha operato in modo rude: strategia marittima battezzata “Patria blu“. Per chi volesse allargare e approfondire ulteriormente queste controversie lungo le linee di sviluppo e non nel contesto geopolitico panmediterraneo, appropiatamente delineate da Enea Franza, offriamo di seguito un elenco di articoli che consentono di seguire diverse prospettive di analisi e di studio. Ci preme qui per intanto sottolineare quanto abbiamo avuto modo rilevare già da tempo: la strategia di Erdogan è in modo palese profondamente eversiva del testo del Trattato Mondiale di Montego Bay dell’ONU su Mari e Oceani. Essa attinge, volutamente o meno, alla strategia messa in atto già da tempo dalla Cina nei mari arcipelagici e ‘pre-oceanici’ del Pacifico, lungo l’enorme arco marittimo che va dal Giappone alle acque che bagnano Malesia, Indonesia Filippine e Australia e del correlato concetto di proiezione e espansione della piattaforma continentale sottomarina fino all’inizio delle profondità oceaniche.. Nel Mediterraneo, essa trova applicazione estremamente ristretta, micro, ma ottimamente focalizzata, in riferimento alla pretesa di un ‘principio’ erroneo o spavaldamente arrogante e arbitrariamente impositivo, secondo cui la piattaforma continentale asianica non può essere ostacolata nel suo prolungamento marittimo sino allo zoccolo e allo sprofondamento abissale dalla presenza di piccole isole e di piccoli arcipelaghi appartenenti ad altre nazionalità. L’ ‘irrilevanza’ di questi ‘scogli’ e di questi isolotti, che si trovano perfino a ridosso della coste turche, come Kastellorizo, Castelrosso, isola posta a meno di 3 Km. dalla costa anatolica del golfo della città di Kaş non può, cioè, secondo Erdogan,elidere il diritto di proclamare il ‘corretto’ spostamento, prolungamento delle acque costiere, della zona intermedia e poi della ZEE. Questo, apertis verbis, significa che non ha assolutamente rilievo alcuno il fatto che la piattaforma greca sia totalmente arcipelagica, cioè costituita dalla parte occidentale continentale totalmente protesa nell’Egeo e da tantissimi arcipelaghi e isole di vari grandezza che ne costituiscono la realtà geografica, etnica, storica e economica complessiva sin dall’antichità:un micromondo pontico davvero integrato, perfino conchiuso. Erdogan dimentica che perfino buna parte della costa anatolica mediterranea era ‘ellenica’ e che essa plasticamente ha fornito l’immagine incancellabile dell’antica Megale Ellas centro-orientale perdurata quale cuore etnogeografico dell’impero bizanitino; e che l’ondata dell’invasione turca e il lungo e sanguinoso suo insediamento nelle regioni dell’Asia minore e la sua stabilizzazione in definitiva sedentarietà e naturalizzazione (avvenuti fra basso medioevo e rinascimento, nella periodizzazione storica occidentale) si sarebbe conclusa soltanto agli inizi del secondo decennio del ‘900, con lo sterminio dei greci e di componenti di altre minoranze ivi presenti o fuggite dalle altre regioni dell’appena defunto impero ottomano.

Infine, le gravissime affermazioni pubbliche rilasciate da Erdogan contro gli elleni, affermazioni che includono queste vicende storiche, sono di una pericolosità estrema, sotto qualsiasi angolazione le si vogliano interpretare. Nel contesto mediterraneo e europeo, ci pare che la posizione italiana nel merito della grave controversia fra Turchia e Grecia, pur nella ricerca di un’equilibrata linea di medietà, propenda per il ‘riconoscimento‘ di piccoli diritti di penetrazione marittima turca entro la piattaforma continentale e entro la Zona Economica Esclusiva elleniche, non per la concessione – D. Cambareri

ONU/MARE/ZEE. Tentazioni d’Algeri. Virus du gouvernment d …

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LINKEDIN Fuochi e crisi mediterranee sul mare. Un articolo ben aggiornato da parte di uno specialista di questa materia di primaria importanza geopolitica da me più volte citato sulle Zone Economiche Esclusive delle Nazioni del Mediterraneo. Le ingarbugliate matasse delle rivendicazioni, unilaterali o meno e delle recenti esplosioni di gravi controversie, in un Mare che presenta situazioni comunque molto meno difficili di altri Mari/Paesi ‘arcipelagici’ (qui nei fatti il caso più specifico è rappresentato dalla minuta e estesa ‘arcipelagicità’ della Grecia), possono essere sciolte o meno solo dalla della volontà politica. Le individuazioni dei limiti delle rispettive ZEE sono chiaramente definibili dall’equidistanza fra le coste frontaliere degli Stati (questo è chiaro per ciò che riguarda le coste algerine e quelle italiane). Inoltre il bacino mediterraneo non ha in quasi nessun punto del suo sviluppo l’ampiezza di 200 + 200 miglia (200 miglia = limite massimo di circa 400 Km. a cui può arrivare la pretesa di una Nazione nel delimitare, su riconoscimento ONU, la sua ZEE; definizione che Stati oceanici con frontiere d’alto mare libere (Brasile, Argentina, Cile … intenderebbero non rispettare). – D. Cambareri


La Zona Economica Esclusiva Italiana approda in Parlamentoanalisidifesa.it • 5 min di lettura

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bandiera marina militare italiana

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** Le linee esterne dei Golfi della Grande e della Piccola Sirte quali linee di base, rivendicate dalla follia di Gheddafi e purtroppo ancora oggi da chi ritiene di rappresentare la Libia, sono una libidinosa megalomania di fantasie completamente alienate dalla storia e dalla realtà.

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