Premio Capo Circeo. Eufrasia e le sfide planetarie che gravano sull’UE (seconda parte)

21 Gennaio 2022 Fonte: Premio Europeo Capo Circeo

Premio Capo Circeo

EDITORIALI E ARTICOLIFINALITÀPEC – PECC DOCUMENTI E RIFERIMENTI

Iniziativa europea soggiacente e grande iniziativa USA, difesa russa. Le guerre stellari di reaganiana memoria e il tramonto di chi?

PUBBLICATO IL 16 GENNAIO 2022ADMIN

16 Gennaio 2022

UNIONE EUROPEA E EUFRASIA. I GIA’ DIFFICILI DOMANI. QUALI PROSPETTIVE E SCELTE?

Planisfero su proiezione polare artica – Unione Astrofili Italiani

La percezione dello spazio e dei confini

PRO EUFRASIA

Il nostro ruolo e la nostra azione – EUFRASIA e Unione Europea – Uno sguardo sul mondo: i drammi dell’incapacità europea – Egemonismi e amici poco amici – Europa senza difesa: fra sciovinismo francese ad oltranza e ombrello nucleare USA? – Inettitudine intra EU degli altri attori europei e degli italiani in particolare – Russia, non Russia: il falso dilemma e il ricatto americano – Iniziativa europea, ecumene eufrasico e rilancio dell’alta tecnologia – USA: democrazia e liberalismo: fra realtà e romanzo –  La sponda inglese prima e dopo la brexit – La grande iniziativa USA e il rilancio delle guerre stellari: il terzo tempo, dopo la bomba a neutroni e la caduta del sovietismo, la falsa atomica di Hussein e il dilagare nel Vicino e Medio Oriente –  Uffici NATO nei Paesi asiatici dell’area eufrasica e accerchiamento di Mosca – Le due sponde dell’Atlantico: europei destinati di loro ‘voglia’ alla sudditanza? – Il tramonto dell’egemonia mondiale degli USA e la sopravvivenza cultura e politica di EUFRASIA.

 

Seconda parte

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In e con questo termine pan-europeo si potrebbe quindi iniziare ad aprire la porta ai capitali di Paesi pan-mediterranei e eufrasici già resi soci esterni dell’attuale UE?

Una così importante e nuova iniziativa europea, associata a grandi opere d’investimento per attività produttive industriali e agroalimentari sarebbe in grado di stemperare e pacificare i sempre più accesi contrasti in aree eufrasiche vitali, ad esempio i contrasti e l’antagonistica corsa agli armamenti di Algeria e Marocco? Sarebbe in grado di farli sentire in condizioni di garantita sicurezza esterna nei confronti delle Nazioni europee e dell’UE, così pure l’Egitto?

Un proficuo sviluppo in tali direzioni, che richiederebbe coordinamento e non scontro fra le politiche di Francia, Germania, Italia e Spagna in particolare, sarebbe in grado di garantire nuovi orizzonti di reciproca comprensione e equilibrio e mutua partecipazione eufrasica, tale da bloccare più ampie penetrazioni e ingerenze, a iniziare da quelle cinesi e US?

Rassegnarsi altrimenti ad affrontare tutti questi ostacoli o a ignorarli e continuare a consegnarsi, attraverso la NATO, all’ombrello nucleare statunitense? Con quali ulteriori costi di reale sovranità limitata in ogni campo e settore della ricerca, della produzione, del commercio? Con quali ulteriori rafforzamenti dell’oligopolio nucleare così reso perpetuo, a beffa delle originarie intenzioni e volontà espresse nel Trattato sulla Non Proliferazione Nucleare?                                                                                                 Si avrebbe nuovamente la forza di respingere il diktat di Washington per il rinnovo del Trattato Transatlantico, stilato secondo le logiche imperialiste del capitalismo statunitense e di ricercare e realizzare  rifornimenti energetici plurimi al fine di garantire una sicura non dipendenza da potenze straniere?

Si dovrebbe accettare dunque in modo definitivo la subalternità alla potenza amica e al contempo amica poco raccomandabile, che ha creato e crea asimmetrie spaventose sul piano geopolitico e continua a interdire ogni possibile solidale coniugazione dei rapporti fra Unione Europea e Russia e perfino rendere inconcepibile ogni possibilità di futura loro integrazione?

Oppure si vuole percorrere la strada che porta ad acquisire maggiore forza e identità politica europea e paneuropea, eufrasica, atta a trattare con lungimiranza e perseveranza per perseguire e realizzare una leale intesa fra le due realtà atlantiche, statuali e sovrane e amiche, che vogliono migliorare e perfezionare e rafforzare la loro amicizia e la loro alleanza intese in senso paritario e entro un quadro di composizione, di bilanciamento planetario degli interessi dei popoli e dei trust in gioco?

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Se vogliamo cogliere, sia pure con una prospettiva non esaustiva e in estrema sintesi quanto andrebbe articolatamente sviluppato in altre sedi, possiamo rilevare come obbligato passaggio di visuale storica qui solo due cose: a1. l’atrofizzazione del pensiero politico novecentesco entro i canovacci ideologico-politici di fine ottocento – primo novecento; a2. il suo repentino travolgimento causato dalle irruzioni magmatiche e delle susseguenti prassi rivoluzionarie avvenute fra il primo e il terzo decennio del ‘900; a3. l‘ebetismo di questa atrofizzazione di ritorno avvenuto dopo il secondo conflitto mondiale e tuttora operante tramite sottili filigrane di continuità in tantissimi Paesi; b.1. la potente arma della propaganda statunitense e in generale anglosassone, che ha operato in condizione di vera e propria ipoteca, in particolare dopo il secondo conflitto mondiale e in modo totalizzante dopo la caduta del sovietismo, attraverso la generale pseudo-esemplificazione e radicale distorsione dei termini democrazia e liberalismo; b.2. termini di lungo corso corrotti e corrosi risalenti di già alla romantica e patinata recezione del de Toqueville della idealizzata visione della società del nuovo mondo, creazioni della borghesia statunitense, agraria e ‘fondativa’ dapprima, industriale e finanziaria poi. E, in sinergia, della perseverante strategia e geopolitica della supremazia del potere marittimo quale fattore predominante e esclusivo per il dominio mondiale, ideata e sviluppata dai suoi teorici e assertori, che ne costituì e costituisce tuttora non solo l’ossatura, ma la vera intelligenza operante, nella interazione dei fattori cardini (pure per Wall Street e City): mare-terra-aria e oramai, con il dovuto risalto, anche cyber-spazio.

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La rinnovata intraprendenza della diplomazia e della politica estera statunitense sta continuando a mettere fuori campo o in condizioni di assoluta subalternità l’Unione Europea e tutti gli Stati dell’ecumene eufrasica a causa delle rivalità e delle miopie interne dei soggetti governativi, militari, industriali interessati.                                         

Gli ultimi avvenimenti euroasiatici e dell’Asia centro-orientale, anche di queste ultime ore, sembra che ci indichino che gli USA ci abbiano offerto un pranzo solo a base di frutta, e che CIA, NSA e altre agenzie US si trovino in prolungata vacanza nelle riviere e nelle stazioni sciistiche delle nostre contrade, mentre i loro ambasciatori, colti da incontenibile gioia, pare che rischino di diventar alcolisti con il blasone del calice e della sigla UE.

Nelle loro aspettative, non sogni, ci saranno le trepidanti attese di andare a fare i bagni nel lago Baikal, di piantare la bandiera a stelle e strisce in Siberia e nell’Uzbekistan, e di conquistare il monopolio dei futuri traffici mercantili artici, oltre che di quelli trans-antartici (Pacifico-Indiano-Atlantico)?

Cose e possibilità di sviluppo che classi politiche, giornalisti politici e opinionisti, opinione pubblica europee e in particolare italiane neppure sanno e neppure immaginano. Cose che dovrebbero essere invece il sale dell’informazione di maggiore rilievo.

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In meno di due anni, l’Europa è tornata a consegnarsi all’industria aerospaziale USA.

Riteniamo davvero doveroso portare qui, per la prima volta nei nostri editoriali, degli espliciti, precisi e esaurienti riferimenti che riteniamo che possano esemplare in modo corretto quanto qui siamo venuti ad argomentare.

… Nonostante gli europei producano ben tre caccia intercettori o da superiorità aerea molto avanzati (Rafale francese, anglo-italo-germanico-ispanico EFA, Gripen svedese ma oramai anglo-svedese). … Nonostante Francia e Germania avessero un accordo per la produzione di un pattugliatore aereo antisom oceanico in sostituzione degli Atlantic (francesi, già dismessi dagli italiani) e dei P-3 Orion made in US (tedeschi).                                                                                                                                                                    Infatti, dopo inglesi e italiani e olandesi (con accessi molto marginali alla segretezza del softwere dell’F35 da parte dei primi, del tutto irrisori per gli altri due), Norvegia, Danimarca e perfino Polonia, Finlandia e neutrale Svizzera hanno optato per il caccia ‘invisibile’ USA F35.

Sta di fatto che questo velivolo sia un cacciabombardiere, un aereo d’attacco, clois air support, e non un intercettore con compito primario il conseguimento della supremazia aerea a salvaguardia del territorio e delle acque nazionali. A chi affideranno il ruolo dell’interdizione aerea questi europei: esclusivamente agli intercettori USAF e USNAVY? Per l’aereo antisom, il P-8 Poseidon, velivolo di grandi dimensioni e con elevati carichi di apparati elettronici e armi come si suole dire allo stadio dell’arte, scelto subito dalle Nazioni anglosassoni del Pacifico, Norvegia e Regno Unito (Paese che ha la più importante industria aeronautica occidentale dopo il colosso americano) si sono accodati. Così Olanda e infine, cosa incredibile, Germania. La Francia è per il momento rimasta orfana e l’Italia si è sur-declassata mettendo in linea quattro piccole 500.

Il senso del ridicolo e l’autolesionismo degli europei o quantomeno dei governi che li rappresentano, su degli aspetti di primario rilievo nell’accrescimento del know-how e nelle produzioni dell’alta tecnologia per acquisire una minima fetta di autonomia progettuale, produttiva e di mezzi resi operativi, non hanno limiti e non trovano riscontri altrove.

Cifre colossali e ricadute dirette per reinvestimenti in ulteriori progetti di prioritaria importanza sia per le attuali produzioni che per quelle a venire di questo secolo (fra gli anni ’30 e ’60,  di cui sono stati avviati dei progetti e relativi accordi internazionali, in particolare con il polo franco-germanico-ispanico e con quello anglo-italo-svedese per il caccia intercettore di sesta generazione) per l’aerospazio e la crescita dell’industria ad elevatissimo tasso di ricaduta e utilizzazione tecnologica da un lato, e scelte politiche depauperanti e paralizzanti e incommentabili dall’altro lato.

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Se a tutto questo aggiungiamo i collassi istituzionali e i ritardi nell’adeguamento e nello sviluppo delle grandi infrastrutture nei Paesi della fascia mediterranea, in particolare dell’Italia, il collasso politico culturale sociale e monetario della grandeur della Turchia clericale e neo ottomana di Erdogan, finita per tattica di ripiego nel vicolo cieco di un’esaltazione ultra confessionale e nazionalistica, l’accentuarsi delle pressioni occulte e meno occulte della strategia US-UK di accerchiamento e assedio della Russia e di implosioni lungo tutto l’asse mediano euroasiatico sin a ridosso di India e di Cina, la dolorosissima e tragica eredità della calcolata ritirata USA dall’Afghanistan, le tante crisi regionali disseminate  in aree nevralgiche e in apparenza meno nevralgiche  del pianeta, come quelle a noi più prossime: Iran e Vicino e Medio Oriente afroasiatici,  (o NENA e non MENA, quanto semmai Near&MiddleEast-NorthAfrica-WestIndianOcean), le perduranti e disastrose attività eruttive in Siria – Libano – Palestina – Yemen -Iraq, le mene di US-Israele-Arabia Saudita e non solo, Capiamo come il pianeta degli uomini sia in preda a tormente indescrivibili. Tralasciamo nodi e cappi libici, libico-italici e del Sahara centro-orientale e dell’acroco etiopico e quelli delle risorse energetiche e delle pipeline.

L’iniziativa del grande capitale americano sta guidando gran parte dei movimenti, giacché la stessa strategia asiatica, panasiatica e planetaria cinese è stata avviata e garantita nel corso del suo sviluppo da quella ‘invisibile’ della mano di Washington, sin da quando ne preparò l’ingresso nel GATT/WTO.

Oggi, gli USA hanno imposto un rigido altolà al regime comunista di Pechino. A prima vista, sembra che sia troppo tardi. Tuttavia, possiamo solo congetturare, nient’altro che congetturare cosa il grande capitale americano e il collante degli strateghi planetari abbia in serbo, quantomeno a medio termine.

La Cina comunista ha ridotto al minimo il suo spaventoso ritardo tecnologico e accresciuti sulla media fra primo e secondo mondo gli standard per più di un terzo della popolazione Essa è diventata parzialmente prospera grazie all’irrazionale apertura ai traffici del libero mercato mondiale che ha intasato di prodotti di scarsissima qualità, e ha raggiunto elevatissimi guadagni attraverso l’offerta di apparenti convenienti finanziamenti a molti Paesi del Terzo e del Quarto Mondo e non solo. Finanziamenti che in realtà si sono risolti in vero strozzinaggio. Ha soprattutto ridotto, pure attraverso una capillare diffusione delle attività di spionaggio, il gap in tutte le aree dell’alta tecnologia, tanto da diventare il vero competitore mondiale degli USA. Al contempo, ha mantenuto la struttura e la fisiologia del potere dispotico: regime in cui libertà e diritti umani fondamentali non sono altro che un posticcio trucco del viso.

A essa la strategia dell’accerchiamento e del soffocamento economico americana ha costretto la Russia a legarsi, suo malgrado. La quale ultima, grazie alle nuove tecnologie, ha recuperato il concetto operativo della micidiale arma realizzata all’acme della guerra fredda USA – URSS, la fobs, ovvero le ogive nucleari stabilmente stazionanti su dei satelliti al di sopra della Terra, in grado di scatenare in qualsiasi momento il primi colpo nucleare. Cosa a cui gli USA risposero con l’avvio dello scudo antimissile.

Oggi, quell’idea è stata trasferita dai russi dallo spazio atmosferico a quote ben più basse e nel mare, attraverso la realizzazione di motori atomici installati su missili ipersonici e velocissimi ordigni subacquei dotati di testate nucleari, che viaggiano ininterrottamente nei cieli e sotto i mari, in grado di sfuggire alle intercettazioni nemiche. Con queste nuove armi, Mosca cerca di riequilibrare in suo favore l’enorme superiorità strategica americana incentrata sui sottomarini nucleari e sui gruppi di battaglia delle portaerei.

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Da parte nostra, come europei e come eufrasici, non possiamo stare a guardare, come impotente pletora di servi sulla cui testa si consumano tante trame politico-diplomatiche; e non possiamo certo attendere l’irreversibile avvio del tramonto della superpotenza, cosa che si avvierà per profonde e sempre più irruente cause endogene all’interno degli Stati Uniti a partire dagli anni quaranta di questo secolo. Da allora, il destino degli USA sarà sempre più legato alla nuova realtà demografica interna, in cui la componente anglosassone diventerà sempre più minoritaria. L’ancora efficace collante religioso costituito dalla partecipazione di parte delle masse afroamericane e di minori percentuali delle componenti latinoamericane alle tante chiese protestanti cesserà di svolgere ogni funzione.

Le profonde fratture già da anni in atto e la diffusione di un insano quanto pseudo antirazzismo da parte di uomini di colore e di marginali componenti di bianchi nelle scuole e nelle università statunitensi, che ha prodotto e produce intere collane culturali trasmesse pure dalle televisioni europee, infarcite di nuovi e erronei luoghi comuni (antiteca risposta al secola razzismo anglosassone), indica come le lancette si stiano spostando irreversibilmente verso il polo opposto. Il rischio dell’irruzione di un traviato, rozzo e violento anti etnocentrismo è enorme e esso è già e sarà sempre più una delle componenti che accelereranno il processo di declino politico e di collasso sociale, se non di disfacimento, negli USA.

Il nostro intervento di corretto contenimento nel merito oggi può soprattutto avere luogo in Europa, prima che anche qui diventi troppo tardi. E’ essenziale che nei luoghi propri di tutto ciò, accademie università scuola ambiti politici e informazione, si faccia subito chiarezza sul corretto significato dei termini tirati in ballo e banalizzati e resi distorti, a iniziare da quello di inclusione, di cui siamo convinti assertori nella sua accezione e nel suo più proprio significato. E ancora di quelli di antirazzismo e della ricchezza della non acritica multiculturalità e dell’indefinità e passiva capacità di accoglienza, dovendo  in pari tempo e soprattutto garantire il minimo della solidarietà sociale e umanitaria interna, oggi davvero compromessa. E della laicità dello Stato, e della separazione die poteri, purché sia garantito ai governi di governare e non di essere ricattati, dovere soggiacere  e venire soffocati dalle segreterie dei partiti. Democrazia decisamente immatura o falsa democrazia? Problema gravissimo, canceroso e totalmente aperto. In più Paesi.

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