UCRAINA. Putin, il Donbas, l’UE, il frigorifero, il Nord Stream 2 e l’insonnia USA

1° Marzo 2022       Autore:     Enea Franza    

Nota di Domenico Cambareri

NIENTE ISTERIE PROPAGANTISTICHE INDOTTE.  INIZIAMO AD APPRENDERE DI PIU’ E A RIFLETTERE. ANCORA NON CI SI AVVEDE MINIMAMENTE DELLA SPAVENTOSA POSTA IN GIOCO

Questa nota è indirizzata tanto ai semplici cittadini lettori quanto e soprattutto a coloro che ricoprono ruoli e funzioni politiche, diplomatiche, di analisi geopolitiche e economiche, d’intelligence e militari, professori universitari e liceali e degli istituti secondari, ricercatori, editorialisti e giornalisti, funzionari della burocrazia pubblica.

In questi giorni abbiamo preferito osservare il più assoluto silenzio in merito alle tragiche vicende dei #popolieuropei coinvolti in una delle più terribili manovre eterodirette della #strategia globalista #US #USA “#UnitedStatesofWar” o #USW, ovvero del più caro e pregevole amico e alleato.

I circoli che controllano e guidano il fantoccio della Casa Bianca #WhiteHouse, già #VicePresident di quell’#Obama che non riuscì a imporre ai pur litigiosi europei dell’#UE il Trattato COMMERCIALE Transatlantico, con cui #Washington avrebbe reimposto e accentuato la sua #supremazia industriale tecnologica e soprattutto dei #commerci #trade e i suoi privilegi nell’ambito delle giungle doganali; i circoli della #plutocrazia USW oggi gioiscono per gli obiettivi di divisione fra i popoli europei raggiunti, avendo obbligati i russi a scatenare il loro più ampio attacco agli ucraini, il cui governo è controllato  e manipolato dai consigliori  delle sue #agency d’#intelligence e da quelli britannici già da diversi anni.

Speriamo che questo eccezionale obiettivo ad oggi raggiunto dalla strategia e dalla #diplomazia tossica USW, che dispone del più ciclopico apparato di #ascolto #controllo d’#informazione e #disinformazione planetaria e di sterminate schiere e catene di #finanza   #media, politicanti/politicastri,#politicians  giornalisti #jourmalistis, opinionisti, influencer, simpatizzanti, e mercenari nascosti sotto le più diverse etichette, possa subire una battuta d’arresto definitiva nelle prossime settimane. 

Noi interverremo a breve, senza ancora volerci soffermare sul quadro  degli sviluppi bellici e di quelli diplomatici fra i due contendenti quanto dei disastri recenti e ultimi della politica dell’UE  e di tutti i governi nazionali che la compongono, che rinviamo a i giorni successivi.

Interverremo sulle peculiarità politiche e geopolitiche dell’acme dell’iniziativa imperialista americana della falsa #libertà dei popoli #freedom e dell’ancora più taroccata #democrazia #democracy, acme raggiunto proprio attraverso questa #implosione europea, la cui finalità primaria è costituita dal far realizzare agli stessi ebeti europei profondi fossati di odio e di insanabili divergenze, così che diventi impossibile nei prossimi decenni potersi ritrovare vicini, se non uniti, euro-occidentali e russi e popoli mediterranei e dell’Asia centrale. Ciò che da venti anni abbiamo sintetizzato in EUFRASIA. Di questa direzione, gli strateghi #finanziari USW ancor prima di quelli #geopolitici e #militari – i quali si peritano di essere i migliori studiosi dell’Impero Romano – vogliono imporre il cambio del verso. Senza remore sull’utilizzo di tecniche e mezzi idonei, a iniziare da quelli della #psicologia e della #propaganda, per raggiungere il fine.

In uno dei nostri più recenti #Twtter, tuttavia, in maniera stringata e incisiva abbiamo indicato una via d’uscita valida per gli europei – #euoccindentali, ucraini, russi – e per gli americani. Essa implicherebbe però la presa d’atto degli USW che gli obiettivi ultimi della loro strategia non sono più perseguibili in quanto gli euro-occidentali non rinunceranno alla diversificazione delle fonti di rifornimento, non accetteranno mai di dipendere in modo superiore a un 10% dalle forniture energetiche statunitensi e che, per le eventuali percentuali d’importazione, non lo farebbero mai a costi non equi, con oneri di realizzazione di gas/oleodotti non a loro carico, con prodotti non estratti con tecniche altamente invasive e dannose dell’ambiente e offerti con concorrenze sleali nella competizione commerciale. 

L’#isolacontinentale #USW avrà ancora il privilegio di detenere la supremazia sugli #oceani e sui #mari, supremazia dell’orbe terracqueo nella sua tripla ma in effetti sestupla articolazione: sea-air-land che va più specificamente indicata come oceanica di superficie e di profondità – terrestre con le valenze aeromobili e anfibie ma NON EUROSIATICA, spaziale aerea e cibernetica, con le loro interconnessioni, comprese quelle degli armamenti CBNR tattici e strategici. Supremazia oggi parzialmente erosa da rivoluzionari missili e siluri dispiegati dai russi di fornte a cui forse Washington non ha nulla da oppore ai fine di una sicura interdizione.

La PERSEGUITA FINALITA’ della disarticolazione e disintegrazione della sterminata Russia permetterebbe agli USA di raggiungere la supremazia euroasiatica e di potere affrontare la CINA in condizioni di definitivo, assoluto vantaggio strategico.

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In questo articolo, Enea Franza  presente un focus d’immediata attualità che prescinde da quanto abbiamo qui anticipato finora. Nel contesto della conflittualità politica europea implosa nei modi peggiori con l’ultima arma a disposizione di Mosca di fronte ai velati niet americani (confronti-sfide in cui gli europei non hanno avuto e non hanno ancora alcuna voce in capitolo e sono solo oggetto delle decisioni d’oltre oceano e ‘soggetti a margine’), egli delinea le oggettive e elevate difficoltà a cui sta andando incontro Mosca dopo le decisioni US e EU e di altri governi di bloccare totalmente i loro spazi aerei e le transazioni internazionali con la banca centrale di Russia e con le maggiori banche, qualcuna specificamente esclusa a beneficio degli interessi europei. Sanzioni, blocchi, embarghi, chiamiamoli a questo punto come vogliamo, includono ovviamente, e già da anni, l’alta tecnologia. Ci permettiamo di rilevare che se Mosca dovesse decidere di dare una repentina impennata di risposta, con il taglio immediato e totale o di oltre il 50% delle forniture energetiche, tutte le misure occidentali andrebbero a rotoli: l’Europa occidentale sarebbe quasi totalmente paralizzata. Unica risposta sarebbe l’attacco armato, non ci sarebbero altre alternative possibili. E’ bene prendere coscienza quindi che le trattative diplomatiche devono temperare le ‘rigide’ sanzioni, che in realtà mai potranno essere adottate, e che più sono ‘rigide’ più favoriranno solo gli USW-USA. Ci saranno corridoi e viuzze tramite cui l’asprezza delle sanzioni verrà smussata, a beneficio sia della Russia che dell’Unione Europea. In tutto questo, è bene che Bruxelles si smarchi da ciò che verrà deciso dalla NATO.

L’impietoso focus di Enea Franza, con i dati ufficiai e non contestati nelle sedi internazionali di riferimento, focus che avrà ulteriori sviluppi con altre focalizzazioni su specifici e rilevanti aspetti, ci fa implicitamente capire come e quanto in questi ultimi quindici anni gli USW abbiano silentemente fatto per non fare sviluppare un’industria del terziario in Russia e privarla della nascita e crescita della ‘società del benessere’ . Ci fa soprattutto capire quanto il popolo russo dovrà ancora soffrire, come il fratello popolo ucraino, per affrontare questa nuova tragedia le cui linee di evoluzione sono state tracciate e soprattutto imposte non dai loro capi ma da altri, al di fuori dai confini ucraini e russi. 

–  Domenico Cambareri 

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LA TV NON PUÒ BASTARE ALLA RUSSIA DI PUTIN SENZA IL FRIGORIFERO PIENO

Enea Franza, direttore del dipartimento di Scienze Politiche di UniPeace-N.U., delegazione di Roma

Come forse non tutti sanno, la Russia di oggi, dal punto di vista economico, è un paese assai fragile e con una fortissima discontinuità tra le grandi città e le zone rurali e ciò, nonostante, le immense ricchezze umane e di risorse naturali. Questo nonostante che la Russia abbia compiuto un enorme balzo in avanti, rispetto agli anni che seguirono il disfacimento dell’URSS. Tuttavia, l’indubbio sviluppo di questi anni ha non solo luci ma anche ombre.

Per convincersene diamo un’occhiata ai numeri e confrontiamoli con i nostri. Il Pil della Russia è (dati 2013-2014) pari a 1.876.488 mln di dollari USA, mentre il nostro Paese ha un Pil 2.086.911 mln di dollari USA (contro, tanto per fare un ulteriore confronto, la Germania che ha un Pil di 4.029.140 mln di dollari USA).

Le distanze tra i due Paesi, peraltro, sono cresciute negli ultimi anni e, in particolare, dopo la crisi della Crimea.

Il divario lo si percepisce ancora di più se si di considera che la Russia è un paese enorme, grande 17.130.000 km², il più grande del mondo, mentre l’Italia è solo 301.340 km². Per non dire della popolazione; in Italia ci sono 59,55 milioni di persone (nel 2020, dato Banca Mondiale), i russi 144,1 milioni (2020, dato Banca Mondiale).

Ora atteso anche che la Russia di Putin spende circa il 70 per cento del bilancio del suo Paese per costruire nuovi missili, navi e aerei, pur tuttavia, la spesa militare (anche se enorme) non sta al passo con quella dei Paesi europei e, tantomeno, con quella degli USA. Dunque, anche sotto il punto di vista militare il gigante Russia non è poi così potente, armamenti nucleari chimici e biologici a parte.

Peraltro, i dati più recenti e post pandemia non danno il quadro di una economia in equilibrio. Infatti, seppure lo scorso anno l’economia russa abbia ampiamente recuperato il calo provocato dalla pandemia – considerato che nel 2020 il Pil era diminuito del 3,1% e nel 2021 il prodotto interno lordo della Russia, invece, sia cresciuto al ritmo del 4,7% e la produzione industriale sia aumentata del 5,3% – l’analisi dei dati, resi noti dall’agenzia di statistica Rosstat,  mostra che i settori risultati in maggiore crescita nell’anno sono stati quello degli alberghi e ristoranti (+24%), cultura e sport (+8%) e commercio all’ingrosso e al dettaglio (+8%).

Insomma una crescita del mercato interno sostenuto da una economia del consumo, che però è estremamente sensibile ai “venti di guerra” ed alle importazioni di beni voluttuari. Peraltro, la performance economica è stata contraddistinta anche da un forte rialzo dell’inflazione che ha sfiorato il 7% nell’anno, con impennate particolarmente sensibili per i prodotti alimentari di base.

Nella sostanza anche nel 2021 è continuato il calo del potere di acquisto dei russi, un trend che a ben vedere dura dal 2014. E il divario è cresciuto se si guarda anche al reddito pro-capite: in Russia del 2021 è di 11.273 dollari a testa (ben 3.490 in meno che nel 2013, più o meno la metà di quello portoghese). Il reddito medio europeo è di circa 32mila euro, di poco superiore a quello italiano.

Se si guarda, poi, al commercio internazionale nel periodo 2010-2019 la Russia ha esportato per 4,3 miliardi di dollari (l’Italia poco meno di 3,9). Tre quarti della cifra è rappresentata da gas e petrolio, il resto sono quasi tutte materie prime di altro genere.

In altre parole la Russia necessita di tutto, e in primo luogo proprio di tecnologia, la stessa che sta usando (e che tanto pubblicizza) nell’attuale invasione dell’Ucraina.

Infine, la scarsa vitalità dell’economia è confermata dalle registrazioni di brevetti validi sul territorio dell’Unione Europea; in dieci anni i giapponesi ne hanno registrati 1.812 per milione di abitanti, gli americani 535, i russi solo sei.

A ciò si aggiunga l’impatto delle sanzioni adottate che, tra le altre cose, sono arrivate a bloccare le risorse all’estero della Banca centrale russa, la cui capacità di sostenere il rublo potrebbe divenire presto problematica; solo nell’ultimo giorno del mese di febbraio il rublo ha perso il 30%, il che vuol dire un bagno di sangue per la pur ultra capitalizzata Banca centrale russa.

La finanza è del resto in prima linea. La Banca centrale ha raccomandato agli istituti di credito di considerare il rinvio del pagamento di dividendi e bonus ai manager, annunciando una serie di misure di sostegno al settore e ciò con l’evidente scopo di far calmare le acque. Ma l’appello (se pur efficacemente patriottico) può rassicurare, in effetti, solo per qualche tempo.

Ciò comporta, dal nostro punto di vista, una prima importante riflessione.

Quanto più le ostilità continuano tanto più la sostenibilità economica da parte Russia della guerra si riduce.  Per dirla diversamente, come nel caso dell’Unione Sovietica per l’Afghanistan, la Russia non ha la forza economica per sostenere una guerra di occupazione in un Paese enorme come l’Ucraina e con una popolazione di 44 milioni di abitanti che non si arrende.

Dunque, la Russia non può che contare su una guerra lampo, che ponga le basi per una trattativa in posizione di vantaggio. Viceversa, il protrarsi della guerra potrebbe avere per la Russia di Putin sviluppi drammatici, atteso che non sarà possibile per il Paese sostenere una guerra (ed i conseguenti costi economici) per un lungo tempo e ciò, in particolare perché, oltre a combattere una guerra sul fronte esterno, si aprirà, molto presumibilmente, anche un fronte interno che Putin non potrà gestire certamente con la politica “della Tv e del Frigorifero”, ovvero, della propaganda e del sostegno economico alla popolazione.

Siamo a una svolta della storia paneuropea pilotata da UNITES STATES of WAR 5 Febbraio 2022 22 Febbraio 2022 Fonte: Twitter Ucraina – Russia – USA – EU. 1.
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