Crisi finanziaria, debito pubblico, interessi dei banchieri

15 Settembre 2009

Fonte: Parvapolis

Enea Franza


Exit Strategy

Ecco come si è impantanata la crisi mondiale. Una crisi che sentiamo ogni singolo giorno della nostra vita quotidiana. Il 17 i grandi si riuniscono per capire e suggerire. Appunti su una sfida davvero globale
Com’è noto, i Capi di stato e Governo Ue si riuniranno 17 settembre per preparare il summit del 22-27 settembre G20 di Pittsburgh. Non è difficile immaginare che tra gli argomenti che formeranno oggetto di discussione ci sarà quello di come uscire dal pantano di forti debiti pubblici e politiche monetarie iperespansive in cui è finita l’economia mondiale. Ovvero, detto in altre parole, si parlerà di Exit Strategy. Strategia di uscita dalla crisi ? No. I governi dibatteranno di come poter riportare in equilibrio il loro debito pubblico. Le analisi economiche – sebbene la storia ci insegna che degli economisti non sempre ci si possa fidare (… ma da chi andare dopo un infarto se non dal cardiologo?) – evidenziano un’esplosione dei debiti pubblici, evidentemente conseguente alle politiche di sostegno delle banche, di Welfstate, connaturali ad una fase di crisi economica che comporta di per se una riduzione delle entrare fiscali. L’argomento è tra i più delicati ed interessanti che si possano immaginare ed affascinano chi ritiene, come me, che la strada del rientro dai deficit non sia assolutamente segnata e che anzi si possa fare qualche cosa per avviarsi verso un condiviso sentiero di risanamento dell’economia. Vediamo come stanno le cose. La crisi è nata sul fronte degli impieghi bancari, con riferimento alla cattiva qualità degli stessi e da lì è transitata nell’economia reale, per un binomio indissolubile di continuità tra la finanza e l’impresa. E se torniamo lì da dove la crisi è partita, i dati disponibili relativi al primo semestre del 2009 evidenziano sia tanti fallimenti bancari sia, per le banche cui si è intervenuti pesantemente a sostegno, livelli ancora non meno elevati nella così detta leva finanziaria! Cerchiamo di spiegarci. L’attività bancaria a cui siamo abituati a pensare dall’università è quella di raccogliere denaro dagli investitori, prestarlo alle aziende e guadagnare sulla differenza tra gli interessi attivi e quelli passivi al netto delle perdite sui crediti e dei costi operativi. Ma le cose non stanno più cosi ed, infatti, negli ultimi 15 anni lo sviluppo del risparmio gestito ha portato le banche a spostarsi sempre più sulla gestione del risparmio e sulle operazioni finanziare, con conseguente aumento degli introiti per commissioni e maggiori utili per le banche. La crescita degli utili, peraltro, è stata collegata ad un ulteriore e importante elemento, l’aumento della leva finanziaria. Il termine “leva finanziaria” indica il fatto che si investa più di quanto si possiede. Per fare un esempio, una Banca che possiede 1.000 € e che riceve versamenti per 9.000 € dai suoi correntisti avrà 1.000 + 9.000 = 10.000 € da investire a fronte dei 1.000 di proprietà. La leva finanziaria è pari agli investimenti rapportati al patrimonio, quindi 10.000/1.000 = 10. Se la banca, con leva finanziaria 10, guadagnerà lo 0,75 % sugli investimenti, gli azionisti guadagneranno l’utile sugli investimenti moltiplicato per la leva finanziaria, cioè 0,75 % per 10 = 7,50 %. Come si può aumentare l’utile per gli azionisti? Semplice, o si aumentano i guadagni sugli investimenti o si aumenta la leva finanziaria (cosa molto più semplice, però rischiosa). Con una leva finanziaria di 80 la stessa banca che guadagna lo 0,75 % sugli investimenti farebbe guadagnare agli azionisti il 0,75 % per 80 = 60 % ! Tutto semplice e pulito? No. La leva finanziaria amplifica i guadagni ma anche le perdite. Se la banca avesse avuto un risultato sugli investimenti pari a – 0,25 % con la leva di 80 gli azionisti avrebbero ottenuto – 0,25 % * 80 = – 20 %. La leva finanziaria non crea ricchezza, semplicemente riduce l’impiego di capitale e consente di avere un maggiore rischio. Ma come si fa ad aumentare la leva, ovvero, gli attivi ? Per una Banca l’obbiettivo è normalmente aumentare la raccolta, ma molte operazioni di finanza straordinaria cui le banche intervengono sempre più spesso ed in prima persona, permettono risultati analoghi ! Vediamo meglio … Diverse teorie ipotizzano che il debito crea valore nell’azienda, si veda per chi vuole fare un approfondimento quanto ipotizzato da Modigliani e Miller. Più o meno gli economisti sostengono che: “… la struttura finanziaria di un’impresa è indifferente dalla finanziabilità degli investimenti o dal valore dell’azienda, o meglio, le scelte che riguardano la profittabilità di un investimento sono indipendenti dalla struttura del capitale”. Ma allora ci si chiede… posso indebitarmi all’infinito, o meglio, più mi indebito e meglio è? No di certo, perché oltre un certo limite il rapporto di leva elevato distrugge e non crea valore. Dove sta il trucco perché tutto funzioni e l’azienda produca utile per gli azionisti? Il Modigliani dimostra che quello che deve essere, che importa e che va tenuto sotto controllo è il rendimento dell’investimento, il quale deve risultare superiore al costo del debito… In tal modo, e fino a quel punto, può arrivare un corretto indebitamento. Spero di avervi fatto capire entro quale rischioso gioco bisogna muoversi per conseguire simili livelli di profitto; rinvio l’approfondimento ad un successivo articolo e adesso torniamo da dove siamo partiti, ovvero alla strategy exit. Allora, come rientrare dell’enorme deficit pubblico che gli Stati hanno accumulato ? La cosa più semplice che viene da pensare è sgonfiare il debito con l’inflazione. I mezzi di pagamento denominati in una data valuta formano diverse masse monetarie. M0, o base monetaria, è moneta creata dalla banca centrale: banconote in circolazione e averi in conto giro delle banche presso la Banca nazionale. Oltre ad essa si considera anche la moneta bancaria, le masse monetarie M1 (che comprende altre M0, gli averi che si possono impiegare in qualsiasi momento per effettuare pagamenti: contanti in circolazione e depositi a vista presso le banche e la posta, M2 (composta da M1 più i depositi di risparmio) o M3 (M3 include la massa monetaria M2 ed i depositi a termine).  Bene, di M0 in giro ce ne è tantissima ed è addirittura raddoppiata dallo scoppio della crisi. Le banche hanno incrementato la loro leva finanziaria. Tutto ciò crea instabilità e porta all’inflazione… da qui una facile previsione, che tuttavia è smentita dall’osservazione ad oggi dei mercati a termine che non si aspettano inflazione, ed infatti i BII Rate a 5 e dieci anni sta intorno al 2% (ma mi permetto di ricordare che si tratta di mercati quanto meno gestiti da pochi grandi operatori)! Fino a quanto durerà tale idea della strenua difesa dei reniters e di fronteggiare a tutti i costi l’inflazione? Vedremo al prossimo G20. Peraltro, come ho cercato di spiegare in precedenti articoli, le economie mondiali sono dominate da USA (23,5%) e zona Euro (22,5%) contro il 30 % delle economie emergenti (di cui 7,3% Cina, 2,6% Brasile e 2% India ). Troppo poco per gestire tassi di sviluppo elevati che con l’aumento del PIL possano fare aumentare le entrate fiscali e quindi aggiustare i deficit. Peraltro, la politica del Presidente Obama sempre più convinto della sua riforma sanitaria, contribuirà ad aumentare il deficit del bilancio federale. Allora, quale strada percorrere? Sono convinto che la strada dell’inflazione metterà alla fine tutti d’accordo.
Semplice annotazione: La FED non comunica più al mercato l’aggregato M3. I motivi non si conoscono!

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