Sardegna, tesori archeologici nascosti

2 Maggio 2010

Fonte: Galileo on line

 

Culture | SARDEGNA NEOLITICA

Quei dipinti che non vedremo mai

Le immagini rubate delle tombe policrome della Tenuta Mariani scoperte di recente vicino Sassari. Un ritrovamento eccezionale che la Sovrintendenza ha deciso di lasciare sotto terra

 

Accontentiamoci di vederli in fotografia. Perché i dipinti che adornano le pareti delle tombe neolitiche della valle di Bonorva (Sassari) in Sardegna resteranno sepolti sotto uno spesso strato di terra fino a data da destinarsi. Così ha deciso la Sovrintendenza per i Beni Archeologici di Nuoro e Sassari dopo avere finanziato una campagna di scavi durata più di due anni e guidata dall’archeologo Francesco Sartor. Non è una prassi nuova per l’isola. Stesso destino hanno avuto nuraghi, domus de janas, pozzi sacri sparsi un po’ in tutto il territorio e altri ritrovamenti nella stessa zona. Un’area di 700 ettari denominata Tenuta Mariani che costeggia il Rio Santa Lucia nelle vicinanze del famoso sito archeologico di Sant’Andrea Priu.
E’ questo, secondo la Sovrintendenza, il sistema migliore e forse l’unico praticabile per tutelare rinvenimenti archeologici eccezionali come la “Tomba n. 7 di Sa Pala Larga. Che appare completamente dipinta, con sette spirali rosso e ocra che si rincorrono lungo le pareti per quasi un metro e il soffitto decorato in blu e bianco e con un motivo a scacchiera. A rivelarlo fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori è stato il gestore di un agriturismo della zona, Antonello Porcu, che ha fotografato l’interno della tomba prima che l’accesso fosse richiuso con un pietrone e coperto di terra. Le immagini che qui vi proponiamo sono state pubblicate su www.stonepages.com, il portale dedicato ai siti megaliti curato da Paola Arosio e Diego Meozzi. I due giornalisti hanno anche lanciato un appello per convincere la Sovrintendenza a intervenire attivamente nella conservazione del sito – minacciato, secondo alcune segnalazioni, da infiltrazioni salmastre – e a renderlo fruibile al pubblico (sul sito internet l’indirizzo a cui inviare le proteste).
di Giovanna Dall’Ongaro
Commenti
Inserito il 3 maggio 2010, 21:24 da boicheddu
Leggo stupito il vostro articolo. Se è più che lecito pubblicare le opinoni di due ottimi dilettanti, sarebbe altrettanto doveroso domandarsi se coloro che sono preposti alla conservazione siano impazziti o meno (ad esempio chiedendo a loro!). L’avete fatto? Avete una dichiarazione, una spiegazione?
Potreste ad esempio chiedervi (ed è strano che non l’abbiano fatto i due dilettanti, peraltro esperti) come mai in Francia tutte le nuove scoperte di cavità dipinte (paleolitico e/o neolitico) siano chiuse al pubblico proprio per motivi di conservazione (le pitture antiche su base lapidea si deteriorano rapidamente). Dunque la richiesta di pubblica fruizione è una sciocchezza, ed uno dei metodi per preservare la tomba (data la mancanza cronica di fondi) è proprio quella di tenerla sigillata garantendo la conservazione del microclima.
Quanto alle pretese infiltrazioni di acqua salmastra, si tratta di un’ulteriore sciocchezza (in quella zona non ve ne sono!), e conoscendo la serietà del vostro sito mi fa specie un articolo di questo tenore.
Cordiali saluti,
Boicheddu Segurani
Inserito il 5 maggio 2010, 12:28 da gustavo
Gentile lettore,
La nostra intenzione era prima di tutto far conoscere una scoperta così
sensazionale e divulgare immagini che non avevamo mai visto prima.
Ci siamo pertanto limitati a segnalare l’iniziativa dei due giornalisti
sperando che la notizia potesse suscitare interesse e anche aprire un
dibattito sulla delicata questione della conservazione dei beni archeologici
nel nostro paese. Come il suo puntuale commento contribuisce a fare.
Sono convinta che le ragioni della Sovrintendenza, le stesse che lei ha
ricordato e che noi abbiamo riportato nella news, sono senza dubbio dettate
dalla convinzione che la sepoltura sia il sistema migliore di conservare i
dipinti. Ma se invece la scelta dipendesse in primo luogo dalla mancanza di
fondi? Siamo proprio sicuri che con un congruo capitale a disposizione non
si potrebbe realizzare un sito archeologico sorvegliato e a ingressi
programmati (anche solamente per i ricercatori) con un museo accanto dove
vengano ospitate le copie dei dipinti insieme ad altri reperti? Così come
accade nei paesi che lei ha citato (per es. in Spagna ad Altamira).
Forse vale la pena di parlarne anche tra i non addetti ai lavori e mi auguro
che al suo commento possano seguirne altri.
(G.D.O)