La Folaga non è un uccello acquatico bianco e nero ma un sottile siluro dotato di una minuscola elica, capace di svolgere – a bassissimo consumo di energia elettrica ed eventualmente con più esemplari in squadra – una serie di manovre subacquee anche in surplace, cioè restando fermo a mezz’acqua: rilevare immagini e tracciare la mappa del fondo del mare, ascoltare e localizzare balene e altri mammiferi marini, prelevare acqua per misurarne i parametri.
Il modello della Folaga, prodotto dalla azienda genovese Graal Tech, è stato presentato in anteprima al Salone Euronaval di Parigi e proposto alle Marine di tutti i Paesi del mondo. Costa tra 30 e 40 mila dollari a seconda dell’equipaggiamento. Il prototipo della Folaga è stato messo a punto dai tecnici del Nurc, il Nato Undersea Resarch Centre della Spezia, il centro di eccellenza dell’Alleanza Atlantica che ha aperto le sue porte alla stampa. Un gioiello che attira i migliori scienziati e ricercatori che si dedicano a sviluppare progetti multinazionali legati alle tecnologie sottomarine e, dal 2004, anche alla protezione dell’ambiente marittimo e costiero. Allo studio c’è un gommone senza pilota che però non potrebbe navigare: la legge italiana proibisce l’impiego di natanti privi di personale di bordo. Utilizzato in estate alla Cala dell’Oro di Portofino, un misuratore della temperatura dell’acqua che anticipa la normativa europea: dal 2012 imporrà alle comunità costiere di monitorare lo stato di salute e le condizioni del fondo marino (in particolare le Poseidonie). Obiettivo: scongiurare fenomeni come quello dell’estate 2007 quando l’elevata temperatura dell’acqua produsse una proliferazione abnorme di alghe marine. La Nato ha aperto alla collaborazione con l’industria pubblica e privata e, alla luce delle difficoltà di bilancio dei 27 Paesi membri, ne accoglie volentieri i contributi. E’ il cosiddetto finanziamento ibrido. Nel 2010, dei 30 milioni di fatturato del Nurc, il 16% è imputabile a finanziamenti da commesse esterne, pubbliche e private. Si vuole raggiungere un contributo del 30% entro il 2012, secondo le indicazioni fornite dal Consiglio Atlantico. Punto di riferimento, i laboratori e i centri di ricerca attivi in Germania che sfruttano un budget composto per un terzo da finanziamenti provenienti dal settore commerciale. Lo slogan del Nurc è: “Produrre alta tecnologia a bassi costi”.
L’ammiraglio francese François-Regis Martin-Lauzier sta per lasciare la direzione del Nurc al collega tedesco Dirk Tielbuerger. Martin-Lauzier a soli 51 anni andrà a riposo, in barba alle nuove norme volute da Sarkozy che elevano l’età pensionabile da 60 a 62 anni. Tornerà in Italia per guidare industrie italiane e francesi del settore. «Difficilmente riuscirò a rimanere alla Spezia dove vive la mia famiglia – ha detto – È probabile che mi sposti a Genova». L’alto ufficiale ne ha approfittato per togliersi un sassolino dalle scarpe. La politica ligure a suo giudizio «cerca di sostenere le industrie esistenti, ma dimentica di lavorare per favorire la nascita di altre realtà». Evidentemente la collaborazione con industrie e accademie sul territorio (l’indispensabile cluster citato da Martin-Lauzier che comprende anche il Dltm, il Distretto Ligure delle Tecnologie Marine) non ha sempre risposto alle attese. «Non abbiamo la massa critica per operare da soli – ha spiegato il direttore uscente – perciò su uno stesso progetto accade che sia impegnato uno dei nostri tecnici e cinque tecnici di aziende pubbliche o private. In questa chiave si spiegano anche gli accordi come quello stipulato dalla Nato con l’Università di Singapore». Martin-Lauzier si è lagnato anche del fatto che l’Italia riesca a spendere solo una minima parte dei fondi della Comunità Europea. Fortunatamente la Nato, che si prepara alla riforma di sistema annunciata dal segretario Rasmussen, non ha intenzione di ridimensionare il Nurc. «Contiamo che il nostro fatturato possa crescere di due milioni di euro nel 2011 e di cinque nel 2012».
Creato in piena guerra fredda per rispondere alla sfida dei sottomarini sovietici, il Nurc, pur senza abdicare alla originaria missione militare, si è riconvertito a tecnologie civili e lavora per fronteggiare le nuove emergenze: gli interventi per la sicurezza marittima, intesa come sicurezza dei traffici dagli attacchi della pirateria nel golfo di Aden o dei terroristi contro le installazioni petrolifere in Nigeria; e le misure per rendere sicura la navigazione, migliorare la sorveglianza di porti e infrastrutture con la creazione di barriere acustiche per scoprire gli intrusi, lo sviluppo di veicoli sottomarini a basso costo, sistemi di controllo e comando per alianti sottomarini (i gliders come la Folaga). La standardizzazione del linguaggio sottomarino (lo Janus), la protezione e il controllo dei parchi marini, il monitoraggio dei mammiferi marini, gli interventi sulle piattaforme petrolifere marine.