SI AL VOTO DI FIDUCIA, MA CON REVISIONE DEI CALCOLI DEI RISPARMI E DELLA LORO DESTINAZIONE IN ITINERE DURANTE IL 2009.
07 Ottobre 2008
Sì al voto di fIducia richiesto dal governo alla Camera per l’approvazione del “pacchetto scuola”. E’ bene ricordare i già forti tagli che hanno colpito il settore nei precedenti anni finanziari, come l’iniquità storica della enorme compressione retributiva dei docenti a fronte della dinamica dell’espansione retributiva in generale e delle spese illimitate sostenute in tutti i settori dai governi per decenni sino a provocare l’indebitamento pubblico che durerà per tutto il nuovo secolo. Sì perché si possa subito avviare l’attuazione ineludibile di aspetti inerenti finalità e obblighi scolastici sul piano educativo e delle conoscenze ( ad es. voto di condotta, educazione civica). No per imporre alle famiglie che non lo vogliono il tempo pieno; in particolare, alle superiori, la “settimana corta” aumenterà da un lato le spese di gestione degli istitui per il consumo di energia e imporrà l’abbandono dello studio individuale a casa, cosa davvero assai grave. Qui si scimmiottano passivamente le realtà non positive degli altri Paesi e della più distruttiva pedagogia che qui impera da tempo oramai quasi illimitato. No affinché i risparmi del settore vengano non destinati dal Ministero dell’Economia solo alle economie generali ma reinvestiti nel settore, da un lato velocizzando il processo cronologico del recupero stipendiale dei professori e dei maestri dopo qurant’nni di completo declassamento; dall’altro reinvestendo nel recupero, ammodernamento e innovazione del materiale edilizio e di supporto, realizzando in primis condizioni ottimali di abitabilità e di protezione della salute nella aule (climatizzazione; sedie e banchi ad altezza variabile per soddisfare le esigenze di alunni delle più diverse stature, rigoroso divieto di parcheggio di motocicli all’interno degli spazi aperti degli istituti scolastici), nelle palestre e nei plessi scolastici per alunni e docenti. No alla demagogia di piazza dell’opposizione su misure scritte nei bilanci pluriennali dello Stato da essa stessa avviate e continuate. No ai sindacati, corresponsabili e sicari numero uno nello scempio e nel macello della scuola pubblica italiana. Sì alla razionalizzazione delle risorse umane nelle elementari con il maestro unico assoluto nel primo biennio, con l’innalzamento qualitativo del personale docente, ovvero con l’assunzione esclusiva di maestri laureati, e con il valutare come prossima misura necessaria lo spostamento in settori del Pubblico impiego dei maestri non laureati assunti negli ultimi quindici anni. Sì all’attuazione immediata dell’area docente, del ripristino degli agganci con la docenza universitaria e la dirigenza, della furuscita con decreto legge dall’accordo sul lavoro del 1993. No alla falsa meritocrazia che avvanteggerebbe nella concreta realtà quali esclusivamente i “docenti” degli apparati burocratico-sindacali.